"World Football Show": l'Uefa, la Covisoc e le frecciate dalla Lega Pro...

bisoniMilano 11 dicembre. Negli spazi della Fiera di Rho-Pero, quelli destinati ad ospitare l'Expo 2015, è in programma la prima edizione del 'World Football Show'. E' una manifestazione dedicata al mondo del calcio, l'intento degli organizzatori è quello di farne un appuntamento annuale fisso, una vetrina per le squadre di calcio di serie A. Molte sono le squadre presenti con i loro "stand", molte le avvenenti hostess con le maglie delle squadre di serie A. Lo stand dell'Udinese si segnala per la presenza delle hostess più belle, di bianconero vestite (e già il solo accostamento tra il bianco ed il nero attira l'attenzione, anche se dell'Udinese), e per la degustazione del 'Friulano', che fino a qualche tempo fa era conosciuto come Tocai. Ma non sono venuto alla manifestazione per guardare le belle ragazze e per degustare del buon vino, e a malincuore mi dirigo verso la sala convegni dove è in programma l'incontro dal titolo: “Come il Fair Play di Platini può cambiare il calcio? - Un nuovo modello per migliorare uno sport assediato da bilanci in rosso e tifo violento”.
Il tema è di stretta attualità, visto che a breve le società di serie A per poter partecipare a manifestazioni Europee (Champions ed Europa League) dovranno avere i conti a posto, per rientrare nei parametri previsti dall'UEFA. Ma quali sono questi parametri?
A chiarirlo, anche se sommariamente, è il primo intervento in programma, quello del dottor Grasso di “Pricewaterhouse Coopers”. L'UEFA ha previsto alcuni fondamentali paletti:
- i costi non devono essere superiori a ricavi;
- i debiti scaduti non pagati possono costare la licenza UEFA;
- il costo del personale non dovrà essere superiore al 70% dei ricavi.
Ma il cardine di tutto il sistema sarà il “break-even rule”, un sistema di controllo dei bilanci delle società di calcio su un arco di tempo triennale, con dei limiti stringenti alle perdite accumulate nei tre esercizi presi in considerazione. Non sarà più possibile accumulare grossi deficit di bilancio e poi ricorrere alla ricapitalizzazione con apporto di fondi da parte dei soci. L'intento è quello di limitare lo strapotere di quei magnati alla Abramovich disposti a coprire le voragini nei bilanci. Il rapporto costi/ricavi ha tuttavia alcuni importanti corollari: non saranno computati nella somma dei costi, quei costi “buoni”, ovvero i costi per il settore giovanile e per la realizzazione degli impianti sportivi. Ad esempio la Juventus non dovrà inserire nel calcolo del “break-even” il costo d'ammortamento ed i costi finanziari del mutuo per il nuovo stadio. E' chiaro che si vuole favorire la cura dei settori giovanili e la costruzione di stadi di proprietà.
Il secondo intervento in programma è quello di Bisoni presidente di Covisoc (Comitato di Vigilanza sulle Società sportive), organo interno alla FIGC. Il professor Bisoni è presidente Covisoc dal 2003, è stato per lungo periodo vicepresidente della Private Banking di Unicredit ed attualmente è nel collegio sindacale di Unicredit.
Il doppio ruolo sembra non aver preoccupato nessuno se non noi tifosi ed umili informatori per passione.
L'intervento di Bisoni sembra quasi una difesa d'ufficio dell'operato di Covisoc negli ultimi anni: è infatti tutto incentrato sulla comparazione di quanto previsto dall'UEFA e di quanto, a dire di Bisoni, ha fatto e fa la Covisoc. La sua conclusione è alquanto perentoria: la Covisoc in molti casi è più dura dell'UEFA. Sarà che noi eravamo rimasti all'accusa del professor Uckmar ex presidente di Covisoc che era andato via sbattendo la porta denunciando una spoliazione dei poteri dell'organo di controllo. Uckmar aveva chiesto maggiori poteri nel controllo dei bilanci delle società di calcio, ma nessuno accolse le sue richieste, anzi tutte le volte che aveva denunciato fatti poco chiari era intervenuta la Lega a “sistemare” le cose.
E' rimasta celebre una sua affermazione: “Quando sono stato interpellato circa l'entrata in borsa della Lazio, ho risposto che sul prospetto indicativo andava scritto 'titolo vietato a vedove e orfani'”. E dall'abbandono di Uckmar non ci sembra che i controlli si siano inaspriti e che le società abbiano sistemato i conti: anzi, numerose sono state le società di calcio fallite (Fiorentina su tutte), o salvate da interventi politici (decreto spalmadebiti del 2002).
L'intervento del professor Bisoni ha quindi lasciato qualche perplessità anche tra alcuni giornalisti presenti in sala. Perplessità invece non ne ha avute il giornalista della Gazzetta Iaria quando ha affermato che Moratti non ha fatto una campagna acquisti imponente proprio in forza del fairplay finanziario venturo; e qualcuno in sala (il sottoscritto) ha ribattuto: “Ah, ed io che pensavo per i 450 milioni di debiti”. È poi intervenuto il presidente del Brescia Corioni. Corioni è uno di quei presidenti che i giornalisti amano definire “vulcanici”, termine che dovrebbe etichettare quei presidenti tuttofare che sono l'anima di una squadra di calcio; ed in effetti Corioni è l'anima del Brescia: “Sono l'unico in Italia ad essere stato presidente in tutte le categorie del calcio dalla terza categoria alla serie A”, afferma con un pizzico di orgoglio e continua: “Io i conti li devo per forza avere a posto altrimenti fallisco, però ci sono alcune cose che non comprendo: il Brescia Primavera ha finito il campionato al terzo posto, ma nessuno di questi giovani è finito in prima squadra, abbiamo un valore potenziale che viene sprecato per colpa di tecnici scarsi”. Ha poi continuato: “Il male del calcio sono i procuratori ed i dirigenti scarsi, sento poi affermare che una squadra non deve basare i sui bilanci sulle plusvalenze, io in 20 anni nel Brescia ho realizzato qualcosa come 197 milioni di plusvalenze (!), senza queste il Brescia sarebbe fallito.” Infine sugli stadi ha detto:“Il problema degli stadi è un problema principalmente politico, a Brescia sono anni che si parla di costruire un nuovo stadio ma non se ne fa mai nulla, ad esempio una volta un sindaco mi disse: 'Compra un terreno agricolo che poi noi lo trasformiamo in edificabile, così con l'incremento di valore ti costruisci lo stadio'; io il terreno lo comprai ma lo stadio non venne mai costruito”.
Dopo Corioni è stato il turno di Macalli, Presidente di Lega Pro. Il suo è stato un intervento molto polemico e spigoloso “Platini ha inventato l'acqua calda” ha esordito. “Noi in lega-pro i controlli li facciamo da venti anni, e non agiamo come prevede l'UEFA su budget ma su soldi reali; le nostre società per potersi iscrivere devono garantire la possibilità di pagare gli stipendi, noi facciamo fare le fideiussioni anche per pagare gli stipendi. Il presidente di Covisoc ha detto che fanno molti più controlli, ma devono spiegare come fare a rispettare il codice civile”. E' un fiume in piena Macalli e il bersaglio a ben vedere non è né l'UEFA né Platini, ma si trova in Italia e all'interno della FIGC: la Lega di serie A. Molto dura è stata la sua presa di posizione sulla legge per gli stadi proposta dal sottosegretario Crimi: “Chi vuole gli stadi se li costruisca, sottoscriva un mutuo e lo stadio se lo paghi (unico applauso in sala quello del sottoscritto, guardato dagli astanti come fossi un marziano, ndr), la proposta di legge di Crimi ha stornato il 75% dei fondi stanziati dalla legge Melandri alle leghe minori per la costruzione degli stadi, le mie società non devono pagare gli stadi delle grandi società di A dotate di grandi manager che fanno grandi deficit”. Eh sì, Macalli è proprio infuriato con la Lega di serie A, e non s'è fatto scappare l'occasione per punzecchiare anche Bisoni di Covisoc: “V'è stata una società retrocessa dalla serie B alla serie C1 che ha presentato una fideiussione per l'iscrizione al campionato, la stessa con cui era stata ammessa al campionato di serie B, noi in dieci minuti abbiamo scoperto che era falsa. Questa società ha giocato un anno in B grazie a documenti falsi”.
Bisoni è sprofondato nella poltrona. Alla faccia dei controlli puntuali e stringenti di Covisoc.
Ma Bisoni ha dato un'altra prova dei controlli della Covisoc allorquando il direttore della redazione sport del Corriere della Sera Dallera ha chiesto agli addetti ai lavori: “Come mai se i controlli sono così stringenti si sono registrati negli ultimi anni così tanti fallimenti societari, e come mai il Bologna è messo così male?” La risposta di Bisoni è stata una doccia gelata per chi ripone una fiducia illimitata nei controlli di Covisoc: “Non conosco il caso del Bologna se non per quello che leggo sui giornali.”
C'è ancora qualcuno che dubita che un controllo dell'UEFA sia necessario?
E che questo controllo debba venir affidato ad un “panel” esterno alle Federazioni nazionali?