Il caso Cannavaro-Grava: tanto dubbi e poche certezze

NapoliTanto è già stato scritto in queste settimane sulla penalizzazione del Napoli e sulle squalifiche di Grava e Cannavaro, poche, però, sono state le parole spese sulle motivazioni che sono valse la condanna. E' di queste che tratterò qui, offrendo nel contempo una breve ricostruzione dell'intera vicenda.
Al termine sarà chiaro che non vi è certezza assoluta sul coinvolgimento di Grava e Cannavaro, ma vi sono comunque diversi elementi di una certa valenza in mano all'accusa. Starà poi al lettore trarre le proprie personali conclusioni.
Giova comunque ricordare che siamo appena al primo grado di giudizio, e che questa giustizia sportiva ha dimostrato come da una commissione all'altra le motivazioni possano cambiare in maniera davvero radicale, spesso per il venire alla luce di elementi prima completamente omessi o comunque tenuti precedentemente in scarsissima considerazione.
L'errore di dar poco peso ad elementi scagionanti - o anche accusatori - vale anche per chi si cimenta nel compito di ricostruire casi così complessi. Quella che segue è dunque una ricostruzione che cercherà di essere la più completa ed obiettiva possibile, ma che sicuramente non risulterà esente da omissioni, fatte in buonafede.
Ciò che vi accingete a leggere, insomma, non è il Vangelo.
Iniziamo.

1) Gianello avrebbe confidato ad un amico, tale V.G., pochi giorni prima della gara Sampdoria-Napoli del 16.05.2010, di aver contattato i calciatori Quagliarella, Grava e Cannavaro allo scopo di raggiungere un'intesa per un risultato a favore della Sampdoria. I tre interpellati si sarebbero però tutti rifiutati.

2) Ai tempi della confidenza, datata maggio 2010, Gianello non era al corrente che V.G., oltre che un buon amico, fosse al contempo un ispettore di polizia facente parte del gruppo Tifosi, giochi e scommesse della squadra mobile di Napoli, il cui compito - si legge nel suo interrogatorio reso dinanzi al PM di Cremona del 6 ottobre 2010 - era quello di "raccogliere informazioni di potenziale interesse investigativo nel settore delle scommesse clandestine e delle frodi sportive"

3) V.G., l’amico-ispettore che aveva recepito le confidenze da Gianello, ottemperava ai suoi obblighi di legge depositando relazioni di servizio al proprio Ufficio di appartenenza in data 24.05.2010 - cioè appena una settimana dopo la gara Sampdoria-Napoli - ed una successiva il 14.09.2010. Questo scrive la Disciplinare, che ha condannato in primo grado il Napoli, Gianello, Grava e Cannavaro:

"L’ispettore riferiva nelle proprie relazioni che Gianello aveva rivelato che i suoi guadagni da calciatore non potevano bastare e che, invece, grazie ai contatti che gli consentivano di conoscere anzitempo i risultati di partite alterate, aveva potuto comprare una casa a sua madre, una a suo fratello e ne stava per comprare una per se stesso. Nel corso di un colloquio tra Gianello e l'ispettore, il calciatore confermava di aver contattato, in vista della gara Sampdoria-Napoli, i compagni di squadra Cannavaro, Grava e Quagliarella, ricevendo da tutti un netto rifiuto all’alterazione del risultato"

4) Il 6 ottobre 2010 l'ispettore V.G. veniva dunque interrogato dal PM della Procura di Cremona, a cui confermava tutto quanto sopra riportato. Questo è uno stralcio del suo verbale:

"Di scommesse Gianello non mi fece alcun cenno fino ai giorni precedenti alla partita dello scorso campionato Sampdoria-Napoli. In un bar Gianello mi disse 'ho vinto una bella bolletta. Gaetano, ma vuoi proprio sapere come vanno le cose? Ma davvero credi che mi possa bastare il mio stipendio? Ho appena comprato una casa a mia madre ed un’altra a mio fratello e devo comprarne ora una per me' e, dopo questa premessa, mi disse che era da tempo in contatto con 'gente di su' in grado di conoscere anzitempo i risultati delle partite, per averne alterato il risultato grazie ad accordi con le società e le squadre interessate. Mi fece capire che uno dei contatti viveva a Verona [...] Su Sampdoria-Napoli mi disse che aveva personalmente contattato i difensori Grava e Fabio Cannavaro (sic), oltre allo stesso Quagliarella, ricevendo da tutti un netto rifiuto a prestarsi a quel gioco [...]

5) E’ importante prestare attenzione alla data in cui viene depositata la prima relazione di servizio (24.05.2010) e la data dell'interrogatorio (06.10.10): la denuncia di V.G. parte cioè in un'epoca del tutto antecedente allo scoppio del bubbone del calcioscommesse, quando le indagini penali e sportive non erano ancora iniziate. Questa “confessione” di Gianello – in realtà una confidenza fatta ad un amico di cui Gianello non conosceva l'appartenenza alle forze dell’ordine - proprio perché avvenuta in tempi assolutamente non sospetti, e proprio perché Gianello non era a conoscenza che V.G. fosse un ispettore di polizia, ha tutti i crismi per poter essere considerata spontanea, disinteressata.

6) E veritiera. L'alternativa è che Gianello in quel maggio 2010 abbia raccontato un'infinità di balle all'amico. Il che avrebbe poco senso, a mio avviso, considerando il tenore fortemente autoaccusatorio della confidenza di Gianello. L'ex portiere napoletano, infatti, rispetto ai tanti delatori orbitati nella vicenda del calcioscommesse, in quel maggio 2010 aveva parlato ed autoaccusato principalmente se stesso, e solo marginalmente si era impegnato a tirare in ballo gli altri. Gianello confessava infatti di essere stato lui, non altri, ad aver acquistato diversi immobili grazie ai proventi derivanti dalla conoscenza di partite aggiustate; di essere stato lui, su richiesta di Giusti, e non altri, ad interpellare i calciatori del Napoli per combinare la gara con la Samp; confessava di essere lui d'accordo a combinare l'incontro, non gli altri, che anzi si erano del tutto rifiutati. E' difficile dunque poter bollare come menzognere le confidenze rese dal Gianello, considerando appunto il tenore così fortemente autoaccusatorio delle dichiarazioni, considerando i tempi davvero non sospetti della confidenza, e considerando il rapporto di amicizia che vi era con V.G., di cui il portiere neppure conosceva la vera "identità".

7) Qualche mese dopo, inoltre, la veridicità di quella confidenza veniva corroborata, perché da intercettazioni telefoniche si scopriva che realmente Gianello aveva a che fare col mondo delle scommesse. Sono numerose infatti, dice la Disciplinare, " le intercettazioni telefoniche acquisite agli atti del giudizio e richiamate nel capitolo 'Gruppo di scommesse' che provano il rapporto costante tra Gianello e Giusti rivolto alla effettuazione di scommesse su varie gare anche del Napoli". Insomma, diveniva così ancora più difficile poter pensare che quelle del maggio 2010 fossero grandi balle raccontate lì per lì all’amico: Gianello, come si è dimostrato dalle conversazioni telefoniche, realmente intratteneva rapporti con abituali scommettitori. Non possono essere state tutte bugie, allora.

8) Gianello viene dunque convocato in Procura il 15.06.2011. Il portiere napoletano non si presenta spontaneamente e manco sembra aver intenzione di parlare. Il portiere non si "pente", ma anzi "resiste", nega ogni addebito, tanto da esordire in Procura dicendosi "molto sorpreso nell'apprendere del mio coinvolgimento in procedimenti della natura che mi sembra di intuire".
Gianello dunque nega a più riprese ogni coinvolgimento. Più passa l’interrogatorio, però, e più cede. Inizia a cedere, per essere precisi, quando la Procura inizia a fargli ascoltare varie intercettazioni con degli scommettitori; cede del tutto, poi, quando in Procura gli leggono le dichiarazioni rese dall’ispettore V.G. del 06.10.10. E’ così che, alle strette, conferma di aver tentato di taroccare la gara Sampdoria-Napoli coinvolgendo Grava e Cannavaro. Ma non Quagliarella - di cui aveva parlato V.G. - né De Sanctis, né Santacroce.
Oltre alle dichiarazioni di V.G., fondamentali sono dunque anche le conferme da parte di Gianello. La deposizione di Gianello sul punto, in realtà, è stata tutt'altro che lineare. Si riporta integralmente lo stralcio, tratto dal verbale del portiere del 15.06.2011, perché rende benissimo l'idea della "confusione" di Gianello, che qui ha iniziato a parlare dopo che gli sono state lette le dichiarazioni dell'ispettore V.G. rese il 6 ottobre 2010:

"A questo punto ritengo doveroso riferire quanto segue con riferimento alla partita Sampdoria-Napoli. Ricordo che qualche giorno prima dell'incontro Giusti ebbe a contattarmi al fine di verificare la possibilità di contattare qualcuno dei miei compagni di squadra, con la proposta di rendere maggiormente sicuro il risultato della partita a favore della Sampdoria, immagino sempre per consentirgli di effettuare scommesse sicure. Voglio però precisare che, pur potendo aver detto al Giusti che mi sarei adoperato, non l'ho certamente fatto, non avendone nessuna intenzione né possibilità . Forse posso aver chiesto a qualcuno dei miei compagni con quale animo andassero a giocare, ma non ricordo né con chi né tantomeno in quale occasione.
Riflettendo con maggiore precisione, ricordo che Giusti mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni di squadra che avessero aderito alla richiesta con somme di denaro, ma non ricordo con certezza tale circostanza, né saprei quantificare. Risposi al Giusti che gli avrei fatto sapere.
Riflettendo con ancora maggiore attenzione sulla vicenda, mi ricordo che nello spogliatoio, non ricordo quali compagni fossero presenti, (credo fossero quattro o cinque), ingenuamente dissi ai miei compagni che c'era una persona disponibile a dare del denaro qualora avessimo lasciato vincere la Sampdoria.
Ricordo che ricevetti decisa risposta negativa da tutti i presenti.
L'ufficio chiede al Gianello di cercare di ricordare con maggiore precisione i particolari della vicenda, data la rilevanza degli eventi appena narrati.
L'indagato dopo aver riflettuto dichiara: ora ricordo che decisi di fare la mia proposta per aggiustare la partita ai miei compagni di difesa. Scelsi per farlo l'occasione offertami da un allenamento alcuni giorni prima della partita. Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava e a nessun altro; escludo, in particolare, che fosse presente Santacroce, che pure ricordo giocò quella partita anche perché coinvolto nell'azione del gol della Sampdoria. Escludo altresì che fosse presente De Sanctis. Escludo infine di aver parlato con Quagliarella della richiesta del Giusti."


Questi ritengo siano i fatti salienti che hanno portato alla condanna del Napoli (penalizzazione per il tentato illecito di Gianello, non per l'omessa denuncia dei due calciatori), di Grava e di Cannavaro. Gli altri indizi presi in considerazione dalla Disciplinare si riportano solo per completezza:

- "la posizione di Gianello nella squadra del Napoli come facente parte della rosa di prima squadra e, dunque, idoneo ad avere contatti quotidiani con i propri compagni;
- "i rapporti di particolare familiarità in essere con i compagni di squadra Cannavaro e Grava;
- "la situazione di classifica all’ultima di campionato di Sampdoria e Napoli (Sampdoria alla ricerca di punti Champions, Napoli matematicamente al sesto posto in classifica, ndr) assai compatibile con l’ipotesi che si possa essere concretizzato il tentativo di illecito


E’ evidente, comunque, come la prova cardine sia proprio quella “confessione” datata in tempi non sospetti, per di più confermata da Gianello in Procura.
Perché, però, non si può affermare con certezza assoluta che Cannavaro e Grava siano colpevoli di omessa denuncia? Per due ragioni:

A) Una prima motivazione è che la confidenza di Gianello a V.G. riportata nella relazione di servizio e nell'interrogatorio dell'ottobre 2010 sembra mancare di precisione assoluta: l’ispettore fa infatti un nome, quello di Quagliarella, che in realtà Gianello – perché non credergli? – nega in Procura di avergli mai fatto. Chi ci assicura che non possano esserci state altre “imprecisioni” da parte dell’ispettore, che poi Gianello, per ciò che si dirà, ha pensato di sfruttare per i propri comodi?

B) Perché Gianello fatti gravi che personalmente lo riguardavano - come, ad esempio, l'aver scommesso personalmente - li ha negati anche di fronte ad intercettazioni compromettenti. Premesso comunque che nessuno è obbligato ad affermare la propria responsabilità penale (nemo tenetur se detegere), qualcuno potrebbe pensare che confermare le dichiarazioni di V.G. su Cannavaro e Grava sia stata una mera strategia per "sviare" l’interrogatorio da fatti più gravi che potevano personalmente riguardarlo, come se la collaborazione di Gianello per Sampdoria-Napoli avesse la seguente valenza: 'avessi fatto altro, ve l'avrei detto, come vi ho detto di aver tentato quella combine coinvolgendo Grava e Cannavaro.'
Ma, se così fosse, che senso avrebbe confermare il coinvolgimento di Grava e Cannavaro ma non quello di Quagliarella, con cui vi era anche inferiore rapporto d'amicizia, come riferito dallo stesso Gianello?

Insomma, la certezza assoluta sul coinvolgimento di Grava e Cannavaro non c’è, ma, alla luce della strada intrapresa dalla giustizia sportiva nei casi precedenti e delle dichiarazioni dei vertici della giustizia sportiva che sino alla conclusione di questa vicenda regole e modalità rimangono tali e quali, non c'è da stupirsi che siano arrivate le condanne. Soprattutto perché si è visto di peggio.