Il misero crollo della prima cupola

crollo della cupolaCi avevano raccontato che Moggi tramite la GEA condizionava illecitamente il mercato dei calciatori a favore della Juventus. Pretesero l’estromissione di Lippi dalla Nazionale, stracciandosi le vesti, perché suo figlio condizionava le convocazioni  (prima di salire sul carro del vincitore dopo il trionfo di Berlino).
Ieri, a Roma, un Tribunale della Repubblica ha stabilito che si trattava solo di chiacchiere, maldicenze, che la fantomatica cupola di Moggi e dei procuratori non è mai esistita, che la GEA non svolgeva attività illecite, né, tantomeno, era il braccio armato per il mercato del DG della Juventus.
Tutti assolti, tranne Luciano e Alessandro Moggi, condannati - a dispetto delle pesanti richieste dell’accusa - solo a un pugno di mesi per “minacce private”, il padre ai danni dei Blasi e Amoruso, il figlio dei semisconosciuti Ilyas Zetulaiev e Victor Budianski. Benché, sulla base di quanto emerso dal dibattimento, anche queste condanne lascino non poche perplessità (e gli avvocati, incuranti del fatto che la pena verrebbe comunque indultata, hanno promesso battaglia all’appello), attendiamo rispettosamente le motivazioni per poter fare un commento nel merito.
Resta il fatto che la giornata di ieri ci racconta una cosa fondamentale su Calciopoli: è crollato il primo dei due grandi teoremi che costituiscono l’architrave del processo sportivo. Due teoremi, quello della GEA e quello della cupola in FIGC, che, si badi bene, sono intrecciati fra loro in maniera quasi inestricabile.
In queste ore, gli juventini che manifestano sollievo a questo verdetto, si sentono spesso fare questa obiezione: “Okay, la GEA era pulita, ma che c’entra questo con gli arbitri, i designatori, i dirigenti federali e tutto il resto? Questi fatti riguardano il processo di Napoli, è un’altra cosa”.
Sì, quello è un altro processo, in un'altra città, ma c’è un dettaglio: è scaturito dalla stessa indagine. Vi ricordate le informative delle intercettazioni, quelle misteriosamente passate alla stampa nel maggio 2006? Ebbene, sono una delle principali fonti del teorema fatto a pezzettini ieri dai giudici e, allo stesso tempo, pure la fonte principale dell’ipotesi accusatoria che dovrà passare al vaglio del tribunale di Napoli.
La sentenza di ieri ci dice, ad esempio, che le accuse di Franco Baldini erano completamente campate in aria, e scusate se è poco. Sì, Baldini, quello che andava dalla Dandini a lamentarsi mentre stava perdendo il posto alla Roma, quello che in un’aula romana, clamorosamente, ha dovuto ammettere di aver frequentato, durante le indagini, l’estensore delle informative sulle intercettazioni.
Ora fate un esperimento: andate nell’area download del nostro sito e scaricatevi l’informativa di aprile 2005. Andate a pag. 589, e cioè all’inizio del capitolo 5 “L’esercizio monopolistico del mercato calcistico”. Le prime righe recitano: “Le indagini hanno portato all’acquisizione di ulteriori elementi che integrano quelli già segnalati nella nota del 18 settembre scorso, circa lo strumento operativo utilizzato da Luciano Moggi per condizionare le economie calcistiche, costituito dalla GEA World S.p.A., società che lo stesso controlla avvalendosi a tal fine del figlio Alessandro e di Franco Zavaglia…” eccetera eccetera.
La sentenza di ieri ci dice che tutto questo capitolo è da cancellare, non descrive la realtà. A questo punto, che pensare del cap. 1 “La struttura associativa” in cui si descrive la presunta cupola in Figc? E del capitolo 2 “Il controllo del palazzo”, in cui si tratteggiano foschi rapporti tra Moggi e le istituzioni? E soprattutto cosa del capitolo 3 “Il controllo del settore arbitrale”?
Cosa pensare, dato che stiamo parlando di un documento che la stampa presentò al pubblico come verità rivelata e sulla cui base venne celebrato in tutta fretta il processo sportivo che tolse due scudetti alla Juventus e la eliminò per un anno dalla serie A?
Sarà il processo di Napoli ad avere l’ultima parola, com’è giusto che sia.
Nell’attesa, dopo il verdetto di ieri, il tifoso juventino ha ora elementi molto solidi per ritenere che quella Juve, così ferocemente vilipesa due anni e mezzo fa, fosse invece una società sana che esprimeva una squadra che vinceva senza barare.