La prova del (venti) nove - ripetilo se hai il coraggio! /4

Gaucci09.04.2009 - GAUCCI: Sì, nell’intervallo arriva il finimondo, un metro d’acqua. Vado dal designatore degli arbitri e gli faccio: se vi azzardate a sospendere la partita, io non faccio giocare domani i miei giocatori e con l’ordine pubblico succede un casino. Collina era l’arbitro e andò a testare il campo: era un disastro ma trovò un pezzetto dove il pallone rimbalzò e si riprese a giocare.

Tanto vale dirlo subito, sgombrando il campo dall'ipocrisia, abbiamo sempre pensato che quell'incontro non andasse disputato.
Non solo per le condizioni del campo, ma soprattutto per la lunga, inusuale ed inspiegabile pausa forzata, più di un'ora, tra i due spezzoni di partita.
L'arbitro decise di continuare, la partita poi finì come tutti sappiamo, ma da juventini accettammo il verdetto del campo.
Smoccolando e maledicendo la cattiva sorte e, da quel momento, seguendo con diffidenza la carriera dell'arbitro di Viareggio.
Leggende metropolitane come Il gol di Turone e il rigore di Ronaldo, simboli immarcescibili di presunte ingiustizie subite, non fanno certo parte del nostro DNA, ma Perugia e i protagonisti di quell'episodio saranno sempre legati da un filo indissolubile.
Collina era l'unico arbitro che avrebbe potuto prendere, e sostenere, una decisione di questo genere, grazie all'aura che lo accompagnava e lo dipingeva al di sopra delle parti.

Sembra invece che il comportamento di Gaucci non sia stato molto diverso dagli atteggiamenti più volte contestati ad altri esponenti del mondo del pallone: e infatti nel prosieguo
dell'intervista l'ex presidente del Perugia si affretta a precisare che non ci fu nulla di illecito.
Non abbiamo motivo di dubitare della sua parola, ma giudicando con lo stesso metro usato, ad esempio, per Luciano Moggi, non possiamo non notare alcune situazioni imbarazzanti.
Qualche bello spirito potrebbe scambiare il prolungato stop per un sequestro di persona, il colloquio con i designatori (affiliati alla cupola moggiana?) come un tentato condizionamento con conseguente alterazione della classifica, la minaccia di problemi di ordine pubblico come la solita millanteria del potente di turno e la motivante tournée estiva, 2 mesi in Cina, come un esempio di violenza privata o di mobbing ante-litteram.
Ma noi pensiamo che la realtà fosse un'altra, talmente chiara da apparire banale: così funzionava il sistema e nessuno doveva o poteva chiamarsi fuori.
Tutti sgomitavano per portare acqua al proprio mulino e le relazioni nel sistema erano un delicato intreccio di dare e avere che quel giorno a Perugia ha funzionato nella direzione meno scontata.
Vale la pena ricordare che la presunta cupola bianconera avrebbe subito un'ulteriore beffa l'anno seguente, con il cambio di regole sull'impiego di extracomunitari a campionato in corso, giusto prima dell'incontro con la capolista Roma, che avrebbe trovato il pareggio proprio grazie al fino a poco giorni prima non utilizzabile Nakata.
Un'"organizzazione", quella Juventina, che in queste situazioni non si dimostrò affatto in grado di spadroneggiare ed imporre le proprie volontà, né a livello politico né pratico, ma ciò nonostante verrà in seguito accusata e ritenuta colpevole di ogni nefandezza. Un gruppo votato alla difesa, non certo all'attacco. Un gruppo che, quando vinceva, e per nostra fortuna succedeva spesso, lo faceva grazie alla superiorità del proprio organico, non certo ai maneggi di cui è stato invece ritenuto responsabile.

Cornercorto