La mutevole adeguatezza delle sedi

elkannCi sono vicende che vanno affrontate nelle sedi adeguate e vicende che vanno affrontate sui media.

Ad esempio, lo spettacolare teatrino di sabato scorso tra Leonardotti, Gattuso e Seedorf era proprio roba da media. Leonardotti (la nuova creatura mitologica, metà terzino e metà trequartista, che i figli del Berlusca han messo a dirigere il sanatorio Milan) ha dimostrato di saper confabulare a vuoto come nemmeno Ale e Franz nella scenetta della panchina; Seedorf ha mostrato a tutti che la prossima stagione dell’Isola dei Famosi non può assolutamente rinunciare a lui; Gattuso, invidioso, ha cercato di convincere la Endemol che la determinazione con la quale sa uscire lui, di campo o di casa del Grande Fratello che sia, nomination o non nomination, non saprebbe esprimerla nessuno. Più media di così.

Anche se probabilmente, in casa Milan, nulla è più mediatico di Ronaldinho, ormai pura figurina bidimensionale, diafano, impalpabile, capace di inventarsi un guizzo, una torsione da delfino, come un personaggio di “Alla ricerca di Nemo”, pur di cercare di nascondere la svirgolata oratoriale con cui ha fallito l’1-0 nel derby.

E veniamo a Grosso. I suoi occhi, feroci, affamati, determinati, in primissimo piano, chi se li dimentica? Mentre in Italia stavano macellando la Juve, a Berlino i suoi occhi venivano catturati in un dettaglio tra i più espressivi della storia della TV. Poi campo lungo, rincorsa, il giocatore batte e la palla s’infila all’incrocio. Se alla F.C. Tavolini amassero il calcio, quell’estate, per il manifesto della loro campagna abbonamenti avrebbero usato quegli occhi, il cui padrone, vero protagonista del Mondiale, avevano appena prelevato dal Palermo. Un’immagine epica. Invece, usarono Vieira, con tanto di scudetto di cartone. “Gli abbiam fatto lo scalpo, finalmente”, ovvio, loro funzionano così. E’ che la Juve sui media e nei mondiali funziona sempre, non c’è niente da fare. Ora con Grosso la difesa titolare della Nazionale è nostra per i quattro quinti, prima riserva compresa. Insomma, al solito. Per la gioia dell’opinionista portoghese, che potrà andare da Chiambretti e da Fiorello a sfottere Lippi.

Altra roba da media. In questi giorni sta per uscire il film "Abbacchi solidi", con protagonista Claudio Ranieri. Un cantarello, ovviamente. Il protagonista dei due anni più dimessi e penitenziali della storia Juventina ci ha sgravati del suo stipendio per tornare in patria, sperando di non fare come i profeti del Vangelo. Buona fortuna, complimenti per l’educazione e per l’aplomb, ma a mai più rivederci. E se dovesse andar male anche lì… “Beh, pazienza”.

Ripeto: ci sono vicende che vanno affrontate nelle sedi adeguate e vicende che vanno affrontate sui media. Diego è roba da media e di primissima qualità. La discesa di domenica scorsa, col marameo a Cassetti e Riise, fatica ad uscire dagli occhi. Ce li ha accesi, ravvivati, son sparite anche quelle fastidiose rughette lì attorno, mentre gli altri, i soliti rosichini, davano la colpa a Cassetti, come se lo svarione l’avesse colto nell’area piccola e non sulla linea di centrocampo.

Poi ci sono le vicende che vanno affrontate nelle sedi adeguate. Ieri John Elkann l’ha ribadito a gran voce, comprensibilmente, legittimamente: "Sono indignato, e mi rendo conto di non essere l'unico, per le strumentalizzazioni e manipolazioni e per la violenza delle parole e delle falsità su mio nonno Gianni Agnelli. Tutte queste vicende vanno affrontate nelle sedi adeguate e non sui media". Caspita, probabilmente ha ragione. Strano, però, che in quel mese di maggio, tre anni fa, non espresse lo stesso concetto, quando i dirigenti di una delle aziende più floride, di successo e leggendarie del suo gruppo, forse la più amata dal suo amato nonno, subirono un attacco ancora più violento. Tutt'altro, non solo non li difese, ma li scaricò alla svelta.

Strano. Forse il ragazzo sta maturando.