La vispa pirosa

telecomE così, ovviamente senza alcun secondo fine, ma curiosamente all'indomani della prima sentenza del tribunale di Napoli sui fatti di Calciopoli, ieri sera è andata in onda su La7 la docu-fiction (un neologismo che farà impazzire Lapi e Briatori di tutto il mondo) sul più grande scandalo del calcio che l'Italia abbia mai vissuto, se escludiamo le campagne acquisti della Juventus dal 2006 a oggi.
Questa operazione, di pessimo gusto e degna di una civiltà preistorica, mi solletica alcune riflessioni, per quanto possano valere delle riflessioni in un paese come questo. Un paese dove, tra le altre cose, se la versione demonìaca di Forrest Gump spacca la faccia al Presidente del Consiglio al termine di un comizio, immediatamente esplodono le due curve (quella del centro-destra e quella del centro-sinistra) per rimbalzarsi a suon di insulti e minacce più o meno velate l'accusa di aver fomentato la parte avversa con parole e comportamenti irresponsabili.
Antonello Piroso, direttore del tg di LA7, oltre a godere di una grande fama di intenditore di docu-figa è il prototipo del giornalista impegnato, senza peli sulla lingua, sensibile, bello, elegante e interista. Uno che, durante lo speciale che dedicò alla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora nel 2008, nel raccontare il calvario del compianto telegiornalista e ideatore di Portobello, a un certo punto non ce la fece più e scoppiò in lacrime davanti alla platea plaudente.
Ma la fede calcistica, inutile negarlo, è come il lato A di un trans senza mutande: ti confonde le idee. Così, nonostante il processo - del quale questa sceneggiata vorrebbe essere il documento storico - sia in corso di svolgimento e manco ancora giunto a sentenza di primo grado (ripeto: di primo grado), il lacrimevole Piroso si è imbattuto improvvisamente nella terribile sindrome di Sjögren, tanto da permettere e promuovere sulla rete televisiva di proprietà della Telecom (a proposito: a quando la docu-fiction su Tronchetti, Buora, Tavaroli e Adamo Bove?) un processo, più processo del vero processo, ai responsabili delle sue interminabili domeniche pomeriggio passate a dover sopportare l'onta dello sconforto dei suoi beniamini frodati. Gente del calibro di Pistone, Manicone, Centofanti, Vampeta, Galante e Colonnese, tanto per citarne sei fra i migliori su circa millecinquecento.
Nella speranza che i diretti interessati provvedano a querelare senza esitazioni i responsabili di questo esempio di inciviltà a mezzo TV, voglio ricordare cosa disse Antonello Piroso la sera del 1 aprile 2008, sempre su La7, durante una puntata di NDP dedicata al ricordo della tragedia dello stadio Heysel. Ospiti in studio, un sopravvissuto di quella notte a Bruxelles, il tifoso juventino Nereo Ferlat, e il portiere della Juventus di allora Stefano Tacconi.
Disse Piroso: "L'immagine di voi giocatori che esibite la Coppa ai tifosi è una delle immagini più indecenti dello sport; Le dirò di più, ma Glielo dico spassionatamente, mi creda, quella coppa non dovrebbe nemmeno comparire nell'annuario (sic) della Juventus. Quella coppa andrebbe riconsegnata". Applausi a scena aperta in studio.
A quel punto Tacconi replicò che, a suo avviso, fu certamente un errore festeggiare la vittoria al termine dell'incontro, ma che quella coppa fu giusto ritirarla, anche per dedicarla proprio alla memoria di coloro che avevano perso la vita nella follia di quella notte maledetta.
Piroso, visibilmente seccato, passò allora la parola a Ferlat, rivolgendogli la stessa domanda. Ferlat rispose così: "Concordo con Tacconi. Lui fu il migliore in campo, quella sera, e se avesse vinto il Liverpool, nell'Italia dei comuni e delle signorie avrebbero fatto festa tutti gli anti-juventini; e quei trentanove morti sarebbero stati lo stesso oltraggiati".
Conclusione di Piroso: "Già il fatto che ne stiamo discutendo è sintomatico di come vengano concepiti i fatti di sport, cioè le tifoserie, l'anti-tifoseria, gli juventini, gli anti-juventini... i morti sono morti".
Ecco, appunto. Esattamente come gli imputati sono innocenti, fino a prova (e sentenza definitiva) contraria.
Chissà se il buon Piroso saprà mai ritrovare le lacrime perdute, insieme a un po' di equilibrio. Per come la vedo io, sarà dura.

Che Dio (e la Durex) gli preservino almeno la docu-figa.


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