Sentimento alla bolognese

GazzoniFilastrocca/1.
Diceva l’oste al vino / tu mi diventi vecchio /
ti voglio maritare / con l’acqua del mio secchio /
rispose il vino all’oste / fai le pubblicazioni /
sposo l’Idrolitina / del cavalier Gazzoni.
Era scritto sulle confezioni della celebre polverina-bollicina, tanto tempo fa.
Perché voi lo sapete chi è Giuseppe Gazzoni Frascara, vero? Una vita a tutto gas, in tutti i sensi, specialmente quando prese il Bologna Football Club dal fallimento e lo issò fino alla zona UEFA. Poi arrivarono Moggi e Giraudo, che in realtà c'erano pure quando le cose per il Bologna andavano bene, e per il cavaliere, oggi accusato di bancarotta fraudolenta (ma "in bonis", tiene a precisare) e non più azionista dello squadrone "che tremare il mondo fa"(ceva), tutto divenne tetro come le stanze di un agriturismo in Transilvania.
E' uno strano rapporto quello che, da alcuni anni, lega -anzi, slega - una delle città di una delle regioni più juventine d'Italia alla, ovvero dalla, stessa Juventus. Se c'è un posto dove ci si senta in credito nei confronti della Vecchia Signora, esclusa ovviamente la provincia nerassùrra di Onestòpoli, quel posto è Bologna. Non che il sentimento non covasse sotto la cenere anche prima, - e le dimostrazioni di affetto riservate alla Triade ogni volta che si accomodava al Dall'Ara sono lì, nelle immagini di repertorio, a testimoniarlo - ma, forse, una spinta vigorosa agli umori della civil Bologna è arrivata da uno dei capisaldi della Truffa del secolo (Calciopoli). La teoria delle ammonizioni preventive comminate agli avversari della Juventus, infatti, passa attraverso i cartellini galeotti che privarono i felsinei, nella stagione 2004/2005, di Petruzzi e Nastase. Mica due pirla. Tant'è che l'altro giorno, proprio nella settimana che porta a Bologna-Juventus, il direttore generale rossoblù Luca Baraldi ha teso l'ennesima mano intrisa di fair play all'ex Regina del calcio italiano. "Io ho visto quello che è successo sui campi in cui ha giocato la Juventus nelle ultime due domeniche e quindi spero vivamente che sia un argomento di discussione per la classe arbitrale. Personalmente mi auguro che chi arbitrerà Bologna-Juventus sia sereno e soprattutto obbiettivo: il calcio è uno spettacolo che ha bisogno di essere credibile e per esserlo ha assoluta necessità anche di attenzioni da parte degli arbitri. Contro i bianconeri vorrei allo stadio tanti bolognesi che tifino Bologna. Mentre i bolognesi che tifano Juventus per me possono stare tranquillamente anche a casa".
Perché voi lo sapete chi è Luca Baraldi, non è vero? La faccia sembra quella di Marco Travaglio prima di aver ciucciato un bozzolo dal fondo della piscina di "Cocoon" ma, al di là delle apparenze, che a volte ingannano, secondo Repubblica - giusto per citare una testata non troppo vicina alla Juventus - è anche "ritenuto uomo di fiducia di Cesare Geronzi, che lo volle alla Lazio per risanare la situazione dopo il crac della Cirio di Cragnotti". E già amministratore delegato e direttore generale del Parma, dopo la gestione poco James ma molto Bond di Callisto Tanzi.

Filastrocca/2.
Che bella quella sciarpa / mi sa che te la fotto /
perché non vai affanculo? / è del mio giovanotto /
ma come, caro amico / non vuoi ch'io faccia festa? /
e in quattro o cinque, lieti / gli sfondano la testa.

Perché voi lo sapete chi è Massimo De Vita, non è vero? Bugiardi. Beh, è già tanto che, ad oltre un anno di distanza dal 29 ottobre 2008, lo sappia lui di essere se stesso. Fu l'ultima volta che la Juve andò a Bologna, 2-1 e doppietta di Nedved. Se ne parlò giusto il tempo che uscisse dal coma. Suo figlio, oggi diciassettenne, quella sera la descrisse così al quotidiano La Stampa: "Mancavano pochi minuti alla fine della partita e con mio padre e un nostro amico abbiamo deciso di uscire dal settore distinti del Dall'Ara. Dovevamo tornare a Modena, dove viviamo, e volevamo evitare il traffico. Mentre uscivamo, un uomo sui 30 anni mi ha detto di levarmi la sciarpa della Juve: 'Ti conviene farlo', mi ha detto". "Continuavano tutti a offendermi. Vedevano la sciarpa e me ne dicevano di tutti i colori. Io rispondevo a tono, ma non pensavo potesse succedere quello che è successo appena siamo entrati in quella strada. Mi hanno strappato la sciarpa da dietro mentre altri mi davano dei buffetti sulla faccia minacciandomi. Il mio amico era bloccato dalla paura, mentre mio padre si è messo in mezzo per difendermi. Quando mi hanno strappato la sciarpa tutto è precipitato in un attimo: una persona si è avvicinata a mio padre e lo ha colpito al volto con una pietra. Lui è stramazzato a terra, immobile. Mio padre era per terra, sanguinava. Mi sono chinato su di lui, cercavo di parlargli e attorno a me la gente continuava a offenderci. Mentre ero chino su di lui ho preso anche dei calci da quelli che passavano. Sembravano degli animali".
Stavano a Modena, i De Vita, che per ironia della sorte è anche la città di Luca Baraldi. Oggi sono tornati nella loro terra di origine, la Puglia, ma di tornare allo stadio non ne vogliono manco sentir parlare. Nel mondo che Carletto Ancelotti descrive da oltremanica, dove di calcio si parla due sere la settimana, prima e dopo le partite, senza moviole né Processi né altre amenità del genere, magari le prime parole del neo direttore generale del Bologna, alla vigilia del primo ritorno della Juventus dopo quella sera, sarebbero state spese a favore di Massimo De Vita e dei suoi familiari, e, perché no, contro i minorati mentali che hanno rischiato di accopparlo. I quali, per quanto ne sappiamo, non hanno, ancora oggi, né un nome né un cognome.
E in un mondo anche meno interessante di quello descritto da Ancelotti, diciamo solo un po' più normale del nostro, visto come sono andate le cose, la Juventus avrebbe quantomeno replicato con educazione ma con fermezza, anziché esibire il solito penoso silenzio, silenzio interrotto solo quando ci sono da assecondare le sanzioni contro i propri tifosi, senza distinzioni di sorta, anche in casi come quello che ne impedirà, per la gioia di Baraldi appunto, la presenza domani a Bologna.
E allora sì, dai, speriamo tutti che l'arbitro Banti sia sereno, che tradotto in parole povere significa "nel dubbio, non favorire la Juve", come diceva Carraro a Bergamo in una mai abbastanza celebrata intercettazione telefonica.

Da allora, noi ce l'abbiamo messa tutta per essere simpatici. Ma, se serve, cercheremo di fare ancora meglio. Chiedete, e vi sarà dato.