La Gazzetta s'inkazza

gazzettaI nostri lettori ci segnalano un bel doppio articolo a firma Palombo-Monti su La Gazzetta Sportiva. Direttore e vicedirettore del quotidiano rosa si lasciano, come potete leggere, un po' andare con riferimento alle nuove intercettazioni scovate dalle difese degli imputati, denunciandone l'uso dissennato. Il direttore Monti si trovava altrove nell'estate del 2006, mentre Palombo è uno che con orgoglio può dire "io c'ero". E allora.

Non è stata forse la Gazzetta dello Sport a pubblicare illegalmente le intercettazioni dell'inchiesta di Napoli che non si era ancora conclusa? Un mese avanti alla prima chiusura indagini, ben un mese prima che gli atti fossero noti alle parti? Niente a che vedere, perciò, con la "legge-bavaglio", così strumentalmente invocata dal direttore Monti, ma nell'illegalità rispetto alla normativa vigente allora e tutt'oggi. E si badi bene: non un caso di ordinaria abitudinaria consuetudinaria violazione di tale legge, ma un caso quasi unico, in cui i diritti degli imputati sono stati violati, in assenza del presupposto legale. Dice: tanto è Moggi.

Quanto alla manipolazione. Non fu forse la Gazzetta che pubblicò le intercettazioni di Torino, senza neanche prendersi la briga di leggersi il dispositivo di archiviazione, facendo credere, ad esempio, con un taglia e cuci, che nella famosa telefonata tra Dondarini e Pairetto si stesse preparando una frode sportiva a favore della Juventus? Quando sarebbe bastato leggere la trascrizione della telefonata per intero, e gli accertamenti svolti dagli inquirenti, per comprendere che quella telefonata non aveva nulla a che vedere con l'ipotesi di frode sportiva, e, con le parole di Maddalena, non era equivocabile "nemmeno nella peggiore cultura del sospetto"? Il direttore Monti sa dunque che, secondo le parole di un giudice, la Gazzetta si spinse allora ben al di là della peggiore cultura del sospetto?

E non fu sempre la Gazzetta, e sempre mentre le indagini erano ancora in corso, a confondere gli orari della telefonata tra Giraudo e Moggi, in cui si diceva di Dattilo, che "se è sveglio gli dimezza la squadra", facendo credere che tale telefonata fosse avvenuta prima della partita tra Udinese e Brescia, quando, come invece sappiamo, avvenne dopo? Non fu un errore gravissimo, da costare le dimissioni al responsabile? L'errore venne corretto con colpevolissimo ritardo e tre righe a liquidare la questione. Nello stesso errore, però, la Gazzetta dello Sport è incorsa ancora quattro anni dopo, e sotto la direzione, per l'appunto, di Andrea Monti.

La Gazzetta non giudicò forse come rilevanti e affatto sputtananti telefonate come ad esempio quella in cui Alessandro Moggi si rammaricava di essere andato in bianco con la D'Amico, o ancora quella in cui Moggi e Giraudo parlavano male dei figli di Bettega? Qual era l'attinenza processuale? O forse erano solo strumentali alla creazione giornalistica della "banda di mostri"?

Visto che il direttore Monti prova allora a fare la storia con i se, cercando di immaginare che cosa avrebbe potuto fare nel 2004, ci spieghi casomai cosa avrebbe fatto nel 2006: da direttore, avrebbe lasciato che si diffondessero illegalmente le intercettazioni, che le si piegasse alla peggiore cultura del sospetto, che si sputtanasse a destra e manca? Provi semmai a raccontarci questo: il pulpito per pontificare non può certo essere il suo giornale rosa.