Lo stellone di cartone

cartoneChi pensava che certi onesti l’avessero finita di ciurlare nel manico degli scudetti di cartone e quant'altro si è sbagliato. Fino a ieri valeva la regola secondo cui ogni dieci scudetti conquistati c’era una stella sulle maglie della squadra titolata a simboleggiare l’importante traguardo raggiunto. Fu proprio Umberto Agnelli, come presidente federale, a sancire la decisione nel 1959 premiando la Juventus che nel campionato 1957-58 aveva conquistato l'ambito primato. Oggi le cose sembrano cambiare. La rosea, conclamato houseorgan nerazzurro, che tanta parte ha avuto nell’architettura di quel sentimento popolare decisivo per legittimare le sentenze di Calciopoli, domenica ha pubblicato, in copertina a tutta pagina, una foto di Milito, abbastanza grande per evidenziare una stellona a cinque punte. Che cosa significherà mai quella stella? "L’Inter Channel" cartacea non perde occasione per spiegare che quella stella simboleggia i cinque scudetti consecutivi vinti dall’Inter. Nell’era post-Calciopoli specifichiamo noi. Dopo lo scudetto di cartone arriva quindi lo stellone di cartone, che celebra cinque (?) scudetti. "Lo stellone" come simbologia perfetta per sintetizzare l'immagine a cui continua a votarsi l’onesto calcio italiano abortito da Calciopoli.

E pazienza se con quattro anni di ritardo sono emerse telefonate in cui il presidente dell’Inter faceva pressioni su designatori e arbitri. Telefonate nascoste da chi palesemente ha cercato di orientare un processo sportivo prima e un processo ordinario poi verso una soluzione evidentemente partorita a tavolino. La FIGC tace ed anzi continua a destare non poche perplessità, lamentando la difficoltà ad entrare in possesso di quelle intercettazioni che avrebbero consentito di avere una visione più globale di quanto accaduto, e non una assolutamente parziale per colpire a senso unico la Juventus e i suoi vecchi dirigenti. E intanto l’estate scorre insabbiando gli ultimi ardori di chi continua a chiedere verità e giustizia anche sull’onda del ritrovamento di quelle intercettazioni che, secondo il PM Narducci, non dovevano esistere.

In tempi in cui molto della comunicazione avviene per immagini, quella stellona è a tutti gli effetti una nuova indigeribile, arrogante e inutile provocazione che sembra spernacchiare anche chi chiede la restituzione dello scudetto di cartone mai assegnato dai cosiddetti saggi, ma regalato agli Onesti da un proprio ex consigliere di amministrazione, nelle provvidenziali vesti di commissario “moralizzatore” del calcio italiano in quell’assurda estate del 2006. Quello stellone è l'emblema di cinque scudetti post-Calciopoli che rappresentano la vera vergogna del calcio italiano. Figli di un processo da Santa Inquisizione che per condannare l’imputato ha eliminato in tutta fretta un grado di giudizio e si è inventato le regole in camera di consiglio. Questa è la vera macchia nera del calcio italiano, letteralmente suicidatosi con gli esiti di un processo farsa, ma latitante quando invece avrebbe dovuto condannare alla serie B la squadra di un ricco petroliere che aveva sperperato 500-600 o forse 1000 milioni di euro. Successe quando il passaporto falso di Recoba portò a una piccola multa anziché alla sconfitta a tavolino per le 29 partite giocate dall’uruguagio nel campionato 2001-2002. Da qui la clamorosa dichiarazione del giornalista Franco Ordine, secondo cui Franco Carraro, allora presidente FIGC, in un Consiglio Federale disse: "Non posso retrocedere l’Inter per il “caso dei passaporti” perché Moratti ha investito 600 milioni nel calcio".

Una dichiarazione che avrebbe dovuto movimentare l'ufficio inchieste e fiumi di giornalisti a indagare sui fatti, ma che invece è stata coperta da un silenzio assordante quanto il baccano fatto su Calciopoli, quando certa stampa rosea aveva addirittura anticipato le sentenze del processo sportivo. Qualcuno dovrà, prima o poi, rendere conto di quel processo farsa che sta all’origine di vittorie ed esibizioni stellari sempre più ridicole alla luce dei fatti. L'olezzo è quello di un sempre più maleodorante regime che, nonostante i danni arrecati al calcio nostrano, rimane ben incollato alla poltrona.