Il richiamo all'ordine di Bobbygoal

bettega- "Nella rosa della Juventus sono quasi tutti nazionali"
- "Nessuna delle rivali è partita bene, hanno tutte stentato"
- "Non posso accettare di pensare solo al quarto posto già alla seconda giornata"


Parole e musica di Roberto Bettega, pronunciate domenica sera nella trasmissione Controcampo, di cui è opinionista fisso.
Sono parole di orgoglio Juventino, che esprimono un modo di concepire la Juventus, una mentalità imparata e anche praticata in 50 anni di matrimonio con la Vecchia Signora.
Parole che sottendono l'idea di una Juventus che ha stima di sé, e non accetta di considerarsi inferiore alle sue avversarie sinché queste non avranno dimostrato sul campo, con i fatti, la loro superiorità.
Parole che interpreto come una lezione, da parte di uno Juventino Vero, su come si debba ragionare quando si è alla Juventus: ok essere realisti, parlare chiaro e non illudere i tifosi, ma certe dichiarazioni di resa si possono firmare solo quando gli avversari avranno dimostrato coi fatti che quella superiorità tanto evidente sulla carta è anche reale. Nel frattempo meglio lavorare sodo, ma senza mettere le mani avanti.
Chiaro il riferimento alle parole di Marotta e Del Neri, che dietro al "non fare proclami" e "non illudere i tifosi" nascondono probabilmente la tentazione di rifiutare da subito quelle responsabilità che comporta l'essere Juventus, in qualsiasi momento storico.
Probabilmente c'è anche la volontà di sottrarsi a quelle pressioni e a quegli obblighi nei confronti di una tifoseria sempre esigente, volontà dettata forse dalla paura di rimanerne schiacciati come chi li ha immediatamente preceduti alla guida della società più gloriosa d'Italia.
Ma questa paura ha partorito una mossa mediatica pessima, che probabilmente non deve essere sembrata vera ai nemici di sempre, vista la grande risonanza che ha avuto. Basti come esempio il titolo sbeffeggiante di ieri del 'Corriere dello sport' ("Del Neri si ritira").
Le parole di Bobbygoal quindi, proprio per il pulpito da cui provengono, ci ricordano come tutto ciò possa magari essere "onesto" (nell'accezione non nerazzurra del termine), ma sicuramente è molto poco juventino. Perché la Juve ha sempre saputo riconoscere sportivamente l'eventuale superiorità degli avversari, senza accampare scuse puerili tanto in voga presso altri lidi, ma sempre DOPO che questa si è manifestata sul campo.
Farlo prima sa tanto di voler indorare la pillola alla tifoseria, preparandola psicologicamente a risultati che mai saranno consoni al blasone della Juventus.
Allo stesso tempo, però, mi piace pensare che quanto dichiarato da Bettega possa essere anche un richiamo verso una nutrita parte della nostra tifoseria che, in preda ad un comprensibile scoramento per un mercato inferiore alle attese e per le prime due gare molto deludenti, già si lancia in previsioni apocalittiche, parlando di squadra da metà classifica o, peggio ancora, da zona retrocessione.
Anche per noi tifosi, infatti, vale l'imperativo di non alzare bandiera bianca prima ancora di iniziare a combattere.
Certo, la squadra è quella che è, inutile nascondersi, e non permette affatto di sognare ad occhi aperti. Ma almeno noi, che abbiamo sempre avuto a che fare con la Juve e non con la Sampdoria o il Chievo, non cadiamo nell'errore di dichiararci sconfitti prima di giocare!

P.S. Anche (ma non solo) alla luce di tutto ciò, la domandina facile facile sale spontanea dal cuore e non si riesce a sopprimerla: Presidente Agnelli, ma era proprio così necessario sbarazzarsi in fretta e furia delle qualità professionali e umane di Roberto Bettega?