Dei, profeti e buoni samaritani pallonari

vomitevoleEto'o fugge in Russia a guadagnare 89.000 euro al giorno, non risponde alle domande dei giornalisti e ufficialmente non saluta i suoi tifosi.
L'uomo delle (circa) 20 fuoriserie e dal cellulare in diamanti, noto compagno di nottate di Ronaldinho - e mal sopportato nei suoi ultimi anni catalani per certi suoi atteggiamenti -, rilascia a Sky un'intervista esclusiva e nell'occasione risponde alla domanda: "Chi vuoi ringraziare all'Inter?" con una frase shock: "Voglio ringraziare molta gente all'Inter, ma prima di tutto questo Signore, il mio presidente. Vorrei dire tante cose ma sarò breve. Se esiste un Dio su questa Terra, Moratti è Dio". Dopo galanteria, onestà e perbenismo, ora pure l'investitura a divinità per il presidente nerazzurro. Moratti uno e trino, anzi, da terzo a primo, come avvenne nel 2006 quando si compì il miracolo di attaccare sulla maglia del suo club un simbolo che non gli apparteneva. Quanto ad Eto'o, aspettiamo presto sue dichiarazioni riferite a Kerimov, il suo nuovo munifico finanziatore: chissà che anche il discusso magnate russo non possa subire quantomeno un processo di beatificazione per gentile intercessione del camerunese.

Da un ormai ex interista ad un altro: José Mourinho, reduce dall'ennesima scoppola subita dal Barcellona con tutto quel che ne è seguito, dalla rissa culminata col gesto del dito infilato nell'occhio del secondo di Guardiola, Tito Vilanova, alle sceneggiate contro i giocatori blaugrana (comportamenti che gli potrebbero costare fino a 12 turni di squalifica), fino alle dichiarazioni del suo portavoce (anche gli allenatori hanno un portavoce? Ah già... lui non è un allenatore, lui è il Profeta...) che riportano: "José non si pente di niente, non ha niente di cui pentirsi e quel che fa lo fa per difendere il madridismo". Di cosa dovrebbe pentirsi l'Infallibile? Mai mettere in discussione il suo Verbo. Vero Casillas? E sì, perché ieri sera andava in scena il Trofeo Bernabeu, la tradizionale passerella della plantilla merengue davanti al proprio pubblico prima degli impegni ufficiali. In porta nel Madrid c'era il secondo portiere, Adàn. A fine partita (vinta dalle merengues per 2-1 contro il Galatasaray della vecchia conoscenza juventina Melo) a ricevere il trofeo da Florentino Perez sono andati in due: Sergio Ramos, capitano in campo, e Casillas, capitano in... panchina. Casillas aveva lo sguardo di uno che piuttosto che trovarsi dove si trova preferirebbe essere in miniera e ha lasciato la coppa a Ramos scendendo le scale scuro in volto per l'esclusione dal match. Il motivo parrebbe essere legato alla telefonata che il portiere campione d'Europa e del Mondo avrebbe fatto ai suoi compagni di Nazionale Xavi e Puyol per tentare di stemperare gli animi fra blancos e azulgrana. A Mourinho questa cosa non deve essere andata giù. Che strano tipo di Profeta, amante delle risse e delle provocazioni. Alle prossime puntate delle avventure di José, il nuovo Profeta del madridismo.

Anche a Roma c'è stato un episodio che meriterebbe l'attenzione del Vaticano. Davanti alla sede della Federcalcio, il presidente dell' Assoallenatori Ulivieri (uno di quelli che se ne lavarono le mani sullo scudetto 2006 lo scorso 18 luglio) si è incatenato per protestare contro l'abolizione dei patentini dalla Prima categoria in giù, paventando l'ipotesi di iniziare uno sciopero della fame. Quale migliore occasione per il presidente Abete, meglio noto come "Mi chiamo Giancarlo, non dico nulla ma parlo" di gestire la situazione con un colpo ad effetto, in grado di rivalutare la pessima immagine che lui e il suo mandato hanno finora offerto? Il buon samaritano Abete ha cercato di accudire amorevolmente Ulivieri, facendo sfoggio di tutto il suo buon cuore per persuaderlo a desistere dalla protesta: "Devi ascoltarmi e fidarti, adesso devi venire di sopra, ti aspettiamo, c'è da vedere una partita dell'Udinese, dobbiamo tifare insieme per una squadra italiana". Questo a grandi linee il sunto del discorso accorato di Abete, mentre Ulivieri seduto a terra con la schiena appoggiata al muro ribadiva, con voce provata: "Io...ora... devo solo riflettere.... stare tranquillo e capire cosa è meglio fare...". Dopo qualche istante, l'ex allenatore famoso per i cappotti indossati anche a 30 gradi per questioni scaramantiche si rialzava e veniva avvicinato dall'inviato di Sky che, dopo aver esultato con un duplice "Abete ce l'ha fatta! Abete ce l'ha fatta!" domandava: "Mister, cosa l'ha convinta a desistere dalla protesta?". Risposta: "Ringrazio il presidente Abete... la sua persona... basta. ". Con lo sguardo stralunato ma finalmente sereno, Ulivieri mollava le catene e seguiva il suo persuasore, l'uomo che gli aveva indicato la via e preservato l'anima dalle sofferenze della carne. La Congregazione per le cause dei Santi parrebbe aver già acquisito il filmato per avviare la canonizzazione di Abete in vita, anche se pare che Pippo Baudo, memore del famoso episodio del (finto?) salvataggio di un operaio al Festival di Sanremo di qualche anno fa, sia andato su tutte le furie. Ma Baudo ha un difetto: è juventino.