Cari anti-Juve, c'è prescrizione e prescrizione

giustizia sportivaFacendo zapping tra le innumerevoli trasmissioni calcistiche nei giorni precedenti l'inizio del campionato, quando nell'attualità sportiva teneva banco la schermaglia Juve-FIGC-Inter e l'argomento prescrizione, non ho potuto fare a meno di notare come il leit motiv dell'ospite interista di turno fosse l'argomento prescrizione Juve nel caso doping degli anni novanta: "Rinuncino loro per primi alla prescrizione, e restituiscano i titoli vinti in quel periodo". Ovviamente lungi dalla mente di qualsiasi presentatore in studio controbattere; e nemmeno gli ospiti juventini o sedicenti tali parevano avere la possibilità o la capacità di smontare l'untore di turno.
Mi piacerebbe quindi ripercorrere brevemente l'argomento, peraltro già sviscerato nei dettagli negli articoli del sito, per evidenziare come le due prescrizioni siano specchio di situazioni praticamente opposte.

Nello scandalo doping lanciato da Zeman a fine anni '90 vi fu un'indagine del CONI che giunse alla conclusione che non vi fosse doping nel calcio. Solo Juventus e Torino furono indagate dalla magistratura ordinaria, per mano del procuratore Guariniello che ovviamente indagò solo le squadre di propria competenza per territorio: nessuno si interessò di Milan, Inter, Roma, Lazio, Napoli, Parma, Fiorentina... eppure lo stesso tecnico boemo aveva ammesso che le pratiche sotto accusa erano in uso anche nella Lazio da lui allenata. L'indagine di Guariniello non portò a nulla: non si trovò traccia di sostanze proibite, del loro uso, del loro acquisto, o di flussi di denaro che avrebbero potuto ipoteticamente esservi stati finalizzati.
Al termine delle indagini Guariniello potè solo chiedere il rinvio a giudizio del medico sociale della Juventus Riccardo Agricola e dell'amministratore delegato Antonio Giraudo per "frode sportiva per abuso di farmaci".
L'accusa era traballante nel suo stesso concepimento: non solo il fatto non costituiva reato secondo la legge sulla frode sportiva in vigore, ma l'uso di farmaci per migliorare le prestazioni sportive era già regolato dalla legge antidoping che stabiliva esplicitamente quali farmaci fossero ammessi e quali no. Era un'accusa molto particolare insomma, perché di fatto cercava di far giudicare il doping non tramite la legge preposta, ma tramite un'altra legge, che non stabilisce espressamente quando l'uso di farmaci costituisca doping e quando no. Non si può trascurare il fatto che i farmaci usati dal medico della Juventus erano tutti leciti, erano tutti dichiarati regolarmente, ed erano gli stessi lecitamente usati e dichiarati dalle altre squadre del campionato!

Lo "scandalo doping" si sarebbe chiuso rapidamente in una bolla di sapone se non si fosse trovato il fantasioso perito Giuseppe D'Onofrio, disposto a produrre una clamorosa perizia sulle analisi del sangue dei giocatori bianconeri in cui concludeva, senza alcuna rigorosa base scientifica, che alcuni giocatori avrebbero fatto uso di epo. La perizia, che portò ad una condanna di primo grado, fu agevolmente smontata nel processo d'Appello, che infatti si concluse con l'assoluzione per la società ed il medico Agricola. La Juventus fu assolta dall'accusa di doping anche dalla Corte di Cassazione, che ratificò la correttezza del processo d'Appello nel sancire che 'il fatto non sussiste' (cioè che non è mai avvenuto).

Il processo d'Appello si pronunciò anche in merito alla frode sportiva, assolvendo gli imputati poiché, non essendo dimostrato che i farmaci utilizzati potessero portare un miglioramento delle prestazioni, non si poteva ravvisare una frode sportiva nel loro uso. Il processo di Cassazione però - che non si occupa di giudicare gli imputati, ma solo la correttezza dei gradi di giudizio già intervenuti - stabilì che questa motivazione non fosse sufficiente. In sostanza la parte di processo riguardante l'abuso di farmaci leciti si sarebbe dovuta rifare da capo per giungere ad una sentenza che avesse motivazioni diverse, ma in pratica non sarebbe stata rifatta per il sopraggiungere dei termini di prescrizione. Senza approfondire le implicazioni giuridiche che troverete spiegate meglio altrove, vale la pena di ricordare che in altre sentenze riguardanti il ciclismo la Cassazione aveva già escluso l'uso di sostanze dopanti dall'ambito di applicazione della frode sportiva.

Ricapitolando: la Juventus è stata praticamente l'unica squadra indagata per doping dalla giustizia ordinaria (che ha ben altre possibilità investigative rispetto a quella sportiva), è stata trovata pulita, e tuttavia accusata di frode sportiva per l'uso di farmaci dichiarati leciti e usati da tutte le concorrenti. Fu "salvata" dalla prescrizione? L'accusa era molto debole e forse sarebbe potuta valere la pena di rinunciare alla prescrizione per togliere ogni appiglio anche ai più accaniti contestatori. Però la "frode sportiva per abuso di farmaci leciti" era quasi un reato creato ad hoc, un cambiare le regole del gioco in corsa (vi ricorda niente?), dato che sconfinava dalla regolare applicazione della legge sulla frode sportiva e tentava di squalificare l'uso di farmaci che la legge sul doping invece consentiva. Obiettivamente ci sarebbe potuto essere un rischio, seppur minimo, di diventare la vittima sacrificale di una sentenza clamorosa che avrebbe colpito solo la Juventus: eventualmente dopo una simile sentenza quale altra squadra avrebbe rinunciato alla prescrizione nel caso che le varie Procure avessero seguito l'esempio di Guariniello indagando le altre società? Hai voglia ottenere parità di trattamento!


Lo "scandalo Calciopoli" si muove in modo simile, ma con piccole importanti differenze: questa volta non si esaminano armadietti farmaceutici, conti bancari ed analisi del sangue, ma tabulati telefonici ed intercettazioni. E' un argomento molto più "fresco" e non serve ripercorrerlo in dettaglio. Anche qui l'oggetto di indagine è la Juventus, con particolare riferimento a Luciano Moggi, mentre le altre squadre non interessano. Anche qui abbiamo un documento determinante redatto in modo quantomeno discutibile, ma al posto della perizia d'Onofrio abbiamo le informative dei carabinieri, in cui le voci di corridoio vengono elette a prove e le chiacchiere telefoniche a fatti incontestabili che non necessitano di riscontro. Anche queste perizie sono state smontate in tribunale e, se il finale non è ancora scritto, non si può negare che la difesa sia fiduciosa. Ma stavolta non c'è rischio di prescrizione: sparati in prima pagina nei giornali, i ritagli delle intercettazioni più suscettibili di malizia hanno fomentato le folle, i titoloni le hanno aizzate a puntino, ed il linciaggio si è consumato. Sull'illecito strutturato e le altre fantasiose innovazioni introdotte negli iter della giustizia sportiva per garantire il risultato non vale la pena spendere qui altre parole.
Fatto sta che, spulciando nella farmacia della Juventus, questa volta si sono trovate anche le analisi del sangue di altre squadre, inspiegabilmente graziate dal genio investigativo della giustizia ordinaria. E le analisi dicono che, se colpa vi fu, colpevoli furono anche l'Inter e qualche altra, chiedere al dottor Palazzi!

Insomma in questa vicenda la Juventus ha già "rinunciato" alla prescrizione ed è stata processata nel 2006 dalla giustizia sportiva! Ora anche l'Inter potrebbe rinunciare alla sua prescrizione: non farebbe altro che sottoporsi allo stesso giudizio che già ha toccato Juventus, Milan ed altre. Ma con quali prospettive? La Juve è stata condannata solo sulla base delle intercettazioni telefoniche, e ce ne sono, a carico dell'Inter, di quelle che Palazzi inquadra nell'ambito di art.1 e art.6... in pratica per non essere troppo diretti diciamo che scommettendo sulla condanna dell'Inter si otterrebbero dai bookmakers quotazioni molto basse.
Insomma, se tanto mi dà tanto anche stavolta... Hai voglia ottenere parità di trattamento!