A proposito di prese in giro

amauri

L'intervista rilasciata ieri da Amauri alla Gazzetta dello sport, e che è stata ripercorsa da 'Tuttojuve', ricalca il cliché trito e ritrito dell'ex con il dente avvelenato: "In una lunga intervista concessa a 'La Gazzetta dello Sport', Amauri torna a parlare della sua esperienza alla Juventus e si proietta verso la sfida di sabato sera, con la speranza di riuscire a consumare la sua vendetta. Ecco le sue dichiarazioni raccolte dalla collega Alessandra Gozzini: "Juve signora? Ma dove? Mi sono sentito preso in giro. Conte? Non era colpa sua" - "Perché la Juve mi ha messo da parte? Me l'hanno già chiesto in cinquemila. A Torino ho iniziato bene anche la terza stagione, segnato in Europa League, ho fatto 3 gol nelle prime 4 gare".... Molte colpe sono cadute su di me. Ormai è passato, io ho detto la mia, loro la loro. Non credevano più in me e mi hanno fatto passare per quello che rifiutava il passaggio ad altre squadre, che ancora tutte queste squadre che mi volevano le devo vedere. Il problema della Juve sembravo essere io. Eppure credo di essermi comportato sempre benissimo: mai una parola fuori luogo, mai una polemica verso nessuno. Ho la coscienza a posto..."
Insomma, l'avete capito lui ha la coscienza a posto, e si sente sedotto e abbandonato dalla Società. Per carità, ognuno ha diritto di pensarla come gli pare; ma i numeri raccontano un'altra storia perché, dopo prima stagione di discreto livello contraddistinta da alcune buone prestazioni soprattutto nella prima parte della stagione, e con un bilancio tutto sommato lusinghiero di 14 reti in 43 partite, era arrivata una seconda stagione che ai tifosi bianconeri di lungo corso aveva ricordato gli "indimenticabili" Marco Pacione ed Egidio Calloni; con uno score di 7 reti in 40 apparizioni, ottimo per un difensore un po' meno per un centravanti... il tutto condito da una velocità di esecuzione degno di "er moviola" (al secolo Renato Portaluppi).
Vabbè, una stagione storta ogni tanto ci sta, ma la terza dopo il buon inizio testé ricordato, e mercé una condizione fisica imperfetta, vide un desolante 0 nelle successive 14 gare cui prese parte e una serie di errori in fase realizzativa degni della fortunata rubrica della Gialappa's Band "Questo lo segnavo anch'io"; il che gli aveva assicurato stabilmente la maglia di centravanti titolare del "Broc 11". Dopodiché, essendo finito ormai stabilmente nel mirino dei tifosi era stato, per fortuna anche sua, ceduto in prestito al Parma dove aveva ritrovato una forma discreta; e grazie soprattutto all'aiuto del talento cristallino di Giovinco era riuscito a mettere insieme un discreto bottino (7 segnature) nell'ultima parte di stagione dello scorso campionato.
Il permanere in un ambito che gli era più consono come quello della squadra ducale avrebbe però comportato un taglio ai suoi sostanziosi emolumenti (era di gran lunga il giocatore più pagato tra quelli arrivati nella funesta gestione Blanc-Cobolli), ma da quell'orecchio lui e il suo procuratore si dimostrarono completamente sordi. Raccontano le cronache che furono fatti vari tentativi di piazzare il giocatore in Italia e all'estero: tutti abortiti per mancato gradimento della destinazione o delle condizioni economiche da parte del giocatore.
Per finire qualche numero complessivo che si commenta da solo: l'esperienza bianconera di Amauri assomma 24 reti in 100 partite; complessivamente il giocatore è costato tra cartellino e ingaggio circa 60 milioni quindi 2,5 milioni per ogni rete segnata e 0,6 milioni per ogni partita giocata. Eppure nonostante questi numeri, vorrebbe farci credere che se in tempo relativamente breve è passato da beniamino dei tifosi a bersaglio delle loro invettive è solo colpa del destino cinico e barolo (oppure in agguato dietro l'angolo come un brigante di strada), come se il restare alla Juventus fosse un suo diritto svincolato dalla necessità di fornire un rendimento adeguato.
Che altro dire? Giampiero Boniperti (o era Gianni Agnelli?) soleva dire che il difficile non era arrivare alla Juventus ma restarvi: certo a quel tempo i calciatori avevano meno potere contrattuale, ma quella frase in corso Galileo Ferraris andrebbe incorniciata e appesa in sala mensa!
Detto anche che lo scorcio di stagione in maglia gigliata ha dato finora ragione a chi l'ha voluto scaricare, l'attaccante nativo di Carapicuiba ha però ben capito l'aria che tira nella città che fu di Dante Alighieri e in cui tanti tifosi accetterebbero anche la retrocessione pur di far perdere lo scudetto alla vecchia nemica bianconera: infatti ha promesso di fare il giro del campo se dovesse segnare. Per carità, l'esultanza sarebbe anche comprensibile visto che la sua frequenza di marcatura è ormai talmente sporadica che la cosa farebbe comunque notizia; ciò però non lo assolve per aver sputato nel piatto in cui ha abbondantemente mangiato. Da parte nostra, vista l'ingratitudine mostrata verso la società cui deve oltre l'80% degli emolumenti guadagnati in carriera, auguriamo quest'estate tanti giri di campo nell' Equipe Romagna.