Rivestiti pure

FerilliTratto da Il Romanista:

Dai microfoni di Radio Monte Carlo, ospite dell'Alfonso Signorini Show, in onda dal lunedì al venerdì alle 9.00, Sabrina Ferilli ha annunciato che realizzerà un'altra sorpresa per i tifosi della Roma.
"Se la Roma vince la Champions prometto una performance per i tifosi che farà dimenticare lo strip tease del 2001 al Circo Massimo. Ma per scaramanzia non dico altro".

Ora, dico io: non è politicamente corretto prendersela sempre con gli Onesti di Milano. Sebbene l'altro giorno avessi scritto che il pensiero di vedere certe facce romane da incubo saltellare per la gioia (nell'eventualità di un sorpasso) non mi faccia impazzire, ma rappresenterebbe comunque il male minore, non sarò tanto ipocrita da rimangiarmi tutto.

Per una serie di motivi che non starò ad elencare, l'opzione della sconfitta in campionato - l'ennesima - della squadra color Viagra e petrolio, rimane di gran lunga la più auspicabile, almeno per me.

Però, a questo punto, non posso esimermi dal dedicare un pensiero alla mucca pazza avvolta nella calza da cotechino (foto), perché il fatto che gli Onesti occupino un angolo speciale nel mio cuore, non significa che non ne siano rimasti altri liberi, di angoli, dove accatastare in ordine sparso questi esponenti del tifo idealmente afflitti dal poco desiderabile connubio epatite/rogna: cioè gialli e rossi.

Se fossero dotati di un quoziente intellettivo nella media, i gladiatori de' noantri, probabilmente oggi sarebbero a due punti dall'Inter, dato che - Ferillona a parte - solo il direttore del manicomio di Saluzzo avrebbe osato azzardare un loro passaggio del turno ai danni del Manchester United.

Qualcuno potrebbe farmi notare che la partita si disputa su 180 minuti, quindi mai dire mai. Sì, certo.

Lo disse anche qualche interista dopo la doppia scoppola rimediata a Liverpool il mese scorso, e non aveva tutti i torti. Infatti la partita non era ancora finita: le presero anche al ritorno, per non scontentare nessuno (di noi).

Quella frase "Se la Roma vince la Champion's League", condizione sine qua non per ammirare i vari Riccardo Luna, Paolo Liguori e Giorgio Martino - con il pinolo in pugno - paurosamente alterati nell'umore e nel colore di fronte a chissà quale maialata della Sabry ("una performance che farà dimenticare lo strip tease del 2001 al Circo Massimo "), è una contraddizione in termini tra le più grossolane che mi fosse mai capitato di leggere.

Ma davvero questi qui hanno pensato seriamente, in questi due anni, di essere qualcosa di più e di diverso da ciò che sono sempre stati, quando cioè gli si lasciavano spendere montagne di soldi senza pagare le tasse e, magari, si cambiavano i passaporti e i regolamenti in corsa (Nakata, do you remember Ricky Moon, oh my friend?), e poi finiva che lo scudetto lo vincevano loro, anche grazie a chi non avrebbe potuto giocare?

Anche la Juve, che era una cosa diversa da Inter e Roma, non faceva sempre dei figuroni una volta varcati i confini per sfidare le regine d'Europa. Però, così come accade per il Milan (per il quale l'Europa rimane una riserva di caccia quasi esclusiva, rispetto a tutte le altre), quando arrivava il capolinea, dal treno della Champion's League ci scendeva con le proprie gambe, non a calci in culo e spintoni e ombrellate, come regolarmente accade a questi qui.

Quella di ieri sera è stata un'altra piccola dose di quella realtà che i giallorossonerassùrri non sono capaci di accettare. Una dose di quella realtà, così spietata e così semplice al tempo stesso, per colpa della quale, da sempre, il loro comune destino trifasico è quello di non vincere, piangere e infine gridare al complotto.

Come diceva oggi un mio amico, per sfottere un tifoso interista tutto impegnato a spiegargli e dimostrargli come il momento dei nerassùrri non sia poi così difficile, se non per colpa della sfiga e degli infortuni, a questo punto solo la Juve può perdere questo scudetto.

E' una battuta, ovviamente. Ma sono convinto che, con una Juve meno imbottita di dirigenti col sorriso e tifosi di serie A, B e C, probabilmente quel mio amico sarebbe il meno strano del trio.

Di quel trio composto da lui, la Sabry e il direttore del manicomio di Saluzzo.