Questa nazionale può solo crescere

pepeEvitiamo subito i luoghi comuni propri dell'italiano medio: "Abbiamo fatto schifo, non si può non battere il Paraguay!".
Un paio di considerazioni sul valore dell'avversario: i sudamericani si sono qualificati al terzo posto nel gruppo di qualificazione (a pari punti con il Cile, secondo, con una differenza reti peggiore di due gol) ad un punto dal Brasile, vincitore del raggruppamento.
Seconda considerazione: la squadra di Gerardo Martino è rognosa e tatticamente ben disposta, e non lascia giocare.
Sin qui, il Paraguay é sicuramente l'avversario più impegnativo fra quelli affrontati dalle squadre accreditate come favorite alla vigilia.
Pur non essendo molto pericolosi, i "guaranìes" si appoggiano parecchio alle punte Barrios e Valdez, una coppia fresca ma già navigata, che si conosce bene per via della comune militanza nel Borussia Dortmund.
La sorte e l'insospettabile generosità della difesa azzurra regalano un vantaggio inatteso all'"Albirroja": Cannavaro e De Rossi (peraltro alla lunga fra i migliori) si fanno sorprendere come due esordienti; il primo si fa tagliare fuori dal "cecchino" Alcaraz, e il secondo si trasforma in quello che un tempo chiamavamo "libero" e allunga la difesa prima ancora che la punizione sia battuta da Torres.
Frittata completata, e meno male che il centrocampista giallorosso, con la complicità del portiere Villar, trova il pareggio, altrimenti non se la sarebbe mai perdonata.
Perché, nonostante la personalità evidenziata e la prevalenza territoriale espressa dagli azzurri, sono state poche le occasioni da rete create. Questo è accaduto per merito dell'attenta e arcigna disposizione degli avversari, ma anche perché Lippi ha forse compiuto un errore di valutazione schierando un 4-2-3-1 che non sembra essere nelle corde di questa squadra; soprattutto alcuni degli interpreti destinati a ricoprire determinati ruoli non hanno ancora maturato la convinzione necessaria per assolvere al loro compito.
E' il caso di Marchisio, che nel ruolo di guastatore dietro l'unica punta (improprio parlare di trequartista), almeno per ora fatica, o forse é solo un problema, appunto, di convinzione, dato che lo stesso giocatore si è sempre visto più come una versione più tecnica di Perrotta, mentre Lippi vorrebbe fare di lui una specie di clone di Gerrard.
Lo juventino finisce col pestarsi i piedi con Montolivo, a sua volta irritante fino alla conversione al 4-4-2, ma molto cresciuto nel finale di gara sia qualitativamente che, soprattutto, quantitativamente.
Una conseguenza del modulo non propriamente felice è l'intasamento degli ultimi 30 metri e il solo Gilardino (cui preferirei Pazzini) lasciato davanti. Un altro che non vuole saperne di snaturarsi é Iaquinta, che da esterno potrebbe giocare, ne ha le caratteristiche, solo che probabilmente anche lui come Marchisio ancora non ci crede, o non vuole proprio crederci, stando alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Vincenzone e dal suo manager, frasi che l'attaccante calabrese ha ribadito pure nel dopopartita di stasera.
Sta di fatto che, appena entra Camoranesi, impreciso, non ancora al 100% e a rischio espulsione, ma che in questa squadra può essere un fattore, finalmente Iaquinta ritrova quella profondità che gli è propria e costringe la difesa avversaria ad allungarsi e disunirsi.
Qualcosa da rivedere c'è anche in fase difensiva, dove la prima mondiale di Chiellini é tutt'altro che esaltante, un passo indietro rispetto alle prestazioni di Euro 2008.
Nonostante gli acciacchi (purtroppo a noi ben noti) di Buffon, Lippi, contrariato solo per il risultato, può sorridere in merito alla condizione fisica della squadra che è buona, in netto progresso rispetto alla scialba forma esibita in fase di preparazione, e può dirsi soddisfatto degli esterni che hanno fatto davvero molto, ma molto bene.
Detto, pur senza esagerare, di Camoranesi, lo Zambrotta apparso stretto parente dell'elemento di quattro anni fa é una bella sorpresa per chi lo aveva visto nascondersi fra campo e infermeria nelle ultime due annate milaniste.
Benissimo Criscito nella doppia fase, ottimo in avanti, un pochino in apprensione di fronte alle avanzate di Enrique Vera: ma come esordio al Mondiale non ci si poteva attendere di meglio, soprattutto sul piano della personalità.
Radiomercato spinge il giovanotto napoletano verso il Genoa a titolo definitivo in cambio della metà di Bonucci.
Vedremo.
Infine, nota di merito per il neo acquisto juventino Simone Pepe, specialista del ruolo e dinamico dal primo al novantaquattresimo minuto, spostato indifferentemente a destra o a sinistra.
Di sicuro l'ex udinese non ha la qualità di Cristiano Ronaldo, ma è altrettanto certo che da destra a sinistra il suo rendimento non muta, e soprattutto l'uomo che se lo trova di fronte non può permettersi di allentare la tensione.
In conclusione, attendiamo notizie dal match di domani fra Nuova Zelanda e Slovacchia, con la consapevolezza che questa Nazionale qualcosa di importante da dire in questo Mondiale ce l'ha di sicuro.