THE DAY AFTER: Difese in sciopero preventivo, Chievo capolista

marottaScoppiettante giornata di campionato con fuochi d’artificio praticamente su tutti i campi con tanto di 38 botti per festeggiare il provvisorio primato in classifica del Chievo. Se Preziosi dichiara stordito un “non ci ho capito niente” per commentare la disfatta casalinga del suo Genoa contro i clivensi, Berlusconi concede una battuta alla sua folla alludendo all'esistenza di arbitri di sinistra per motivare la secca sconfitta rimediata dal Diavolo in terra romagnola contro la matricola Cesena. Ma la disfatta di giornata è della Roma, che da Cagliari esce con le ossa rotte ingobbita da cinque gol subiti, franando così ben oltre il lecito dettato dall’inferiorità numerica.

La resa delle antagoniste. Delle squadre più o meno accreditate per contrastare la marcia dell’Inter, o aspiranti a piazzamenti di prestigio, non ne esce vincitrice una in questa seconda giornata di campionato. Se Milan e Roma perdono già nell’anticipo serale del sabato, il pranzo domenicale rimane indigesto al Palermo, sconfitto a Brescia, e il pomeriggio prosegue malamente per la Fiorentina sconfitta a Lecce e, come già accennato, anche per il Genoa travolto dalla rimonta del Chievo. L’Inter fa il suo vincendo contro l’Udinese, senza destare particolari entusiasmi, ma approfittando di un’ingenuità difensiva degli ospiti, da cui nasce il calcio di rigore la cui ribattuta in gol vale i tre punti. Dopo una giornata del genere è difficile pensare a una o più squadre che possano insidiare la squadra allenata da Benitez, che pure è apparsa tutt’altro che irresistibile.

Difese in sciopero preventivo. In anticipo rispetto allo sciopero indetto per la quinta giornata di campionato, alcune difese si sono permesse di provare una sorta di sciopero a singhiozzo. Soprattutto a Torino, dove il tanto spettacolo decantato dai cronisti di Sky altro non è che una sequenza di gollonzi che non si capisce come sia possibile trovare divertenti. Non bisogna certo arrivare al Brera pensiero, secondo cui la partita perfetta è quella che finisce 0 a 0, ma se si definisce divertente una partita in cui si sommano le lacune difensive di una squadra a quelle dell’altra, solo perché per sei volte il pallone va in rete, tanto vale commentare le partite di beach soccer o di calcetto.



Quando la Juve era "socialdemocratica". Chissà che cosa direbbe oggi l’Avvocato di questa Juventus? Lui che definì “socialdemocratica” una Juventus di fine anni sessanta per sintetizzare con una battuta la poca classe che la contraddistingueva. La Juve in quegli anni vinse un insperato scudetto sotto la guida di Heriberto Herrera nel 1966/67, poi ottenne un 3° posto, quindi un 5°, ancora un 3°, un 4° e poi finalmente lo scudetto nel 1971/72. Mai comunque, anche in quella fase storica tutt’altro che brillante per i colori bianconeri, mai si era partiti con l’obiettivo di raggiungere un 4° posto come dichiarato dopo due turni di campionato dal d.g. Marotta. Un obiettivo che suona bene per le piazze di Genova, Firenze, Napoli, ma non per la Juventus!


TOP DI GIORNATA

Bogdani (Cesena). Una serata di gloria assoluta per l’onesto ariete albanese che scherza ripetutamente la difesa rossonera quando attacca, è il primo efficace difensore in fase di non possesso palla e si toglie la soddisfazione di girare in rete di testa per il vantaggio cesenate.

Daniele Conti (Cagliari). Determinante quanto sfortunato. Segna un gol in giravolta manco fosse il protagonista di un videogame. Poi, suo malgrado, è decisivo nell’azione che porta all’assegnazione del rigore per i sardi e all’espulsione di Burdisso, subendo un fallaccio che lo manda direttamente all’ospedale con tanto di trenta punti di sutura al ginocchio. Scongiurata fortunatamente la frattura e la lesione dei legamenti. Dovrà stare lontano dai campi una ventina di giorni.

Pozzi (Sampdoria). Trova la maglia da titolare solo per l’indisponibilità di Pazzini e si toglie lo sfizio di metterne dentro due.

FLOP DI GIORNATA

Burdisso (Roma). Il difensore argentino, fortissimamente voluto da Ranieri, è il protagonista dell’intervento da codice penale che, oltre a mettere ko Daniele Conti, lascia i suoi in dieci con tanto di rigore contro. La partita è andata e dovrebbe arrivare anche una pesante squalifica ai danni del giocatore.

Allegri (all. Milan). Le sue squadre partono sempre lente, ma il Milan stellare non può perdere in quel modo a Cesena. Si tratta di una sconfitta bruciante in cui recriminare su questo o quello si può giusto fare a livello di battuta. Certo che vedere partire Ibrahimovic defilato sulla fascia destra all’altezza della trequarti avversaria anziché vederlo fare a sportellate sulle palle alte è difficile da capire.

Marotta d.g. (Juventus). Fa bene certamente la società a stringersi intorno alla squadra e all’allenatore assecondando l’auspicata crescita delle prestazioni sul campo. Destano però non poche perplessità le scelte fatte da Marotta che lo spingono a dichiarare, dopo due giornate, che l’obiettivo della Juventus è il quarto posto. Praticamente siamo davvero all’anno zero, più in basso di quando, dopo un campionato in serie B, la Juve è tornata in serie A centrando un terzo posto. Incrociamo le dita perché, a dirla tutta, pensare oggi a un quarto posto è, allo stato dell’arte, una professione di grande ottimismo che comunque è molto difficile da accettare se ti chiami Juventus.