Udine l'illusione, stasera la realtà

delneriEcco la risposta a chi si chiedeva quale fosse la vera Juve.
Quella che ha maramaldeggiato contro un avversario (l’unico) ancora a zero punti o quella imbarazzante vista nelle precedenti esibizioni di campionato ed Europa League?
La risposta è la seconda versione, cioè la Juventus che ritorna alla buona abitudine di pigliarne tre, ma stavolta non ha la forza, e soprattutto la sorte, di restituirne altrettanti.
Era passato poco più di un minuto dall’inizio del match, e già la Juve doveva rincorrere.
Una difesa bucata centralmente al primo tentativo, ma quello che più ha impressionato non è la facilità con cui i palermitani hanno perforato la retroguardia juventina con la combinazione Pastore-Pinilla che ha portato il cileno a tu per tu con Storari, quanto il fatto che nell’occasione i rosanero fossero in superiorità numerica sulla ribattuta dell’argentino.
Ed eravamo, lo ripeto, al primo minuto.
In mezzo a questo batti e ribatti, dove fossero i centrocampisti bianconeri non è dato sapere.
La Juve provava a recuperare con poche e confuse idee; Melo praticamente inutile, Motta disastroso in entrambe le fasi, il solo Krasic provava ad accelerare e a cambiare passo nella monotonia di un gioco che continua a non vedersi, anche se la disposizione del Palermo, molto chiuso, ma rapido e tecnico nel ripartire, chiudeva spazi alla manovra.
Pastore, Ilicic e Pinilla giocavano splendidamente fra loro e, ad onor del vero, già nella prima frazione è andato più vicino il Palermo al raddoppio di quanto i bianconeri abbiano sfiorato il pari.
Un palo del gioiello argentino a colpo sicuro (complice una scivolata del sempre sciagurato Motta) e un paio di iniziative firmate dallo stesso Pastore e da Pinilla legittimavano il vantaggio siciliano all’intervallo.
Per la difesa di Delio Rossi gli unici pensieri arrivavano da Del Piero.
Il capitano juventino si procurava un rigore non visto solo da Orsato (Zamparini sarà contento: il cabaret di lunedì scorso ha avuto effetto) ed era l’unico ad impegnare Sirigu con un destro che il portiere rosanero deviava sulla traversa.
Ripetiamo anche questo, che il numero 10 a quasi 36 anni sia il migliore di un gruppo che naviga in zona retrocessione (è prematuro ma è un dato di fatto) è semplicemente allarmante.
Uno scontento Del Neri cambiava frettolosamente Pepe e Quagliarella con la coppia dal Q.I. calcistico più basso di tutta la serie A: Amauri-Iaquinta.
E al quarto d’ora pure il fantasma di Sua Inutilità Aquilani per Del Piero.
Scelte quantomeno discutibili, per non dire assurde.
Ma il Palermo continuava a mostrare più personalità e qualità, persino con Balzaretti, una riserva della Juve quando eravamo la Juve.
A proposito di Balzaretti: lui e Cassani (uno riserva, l’altro un ragazzo del vivaio) sono di un’altra galassia rispetto ai loro attuali eredi in bianconero.
Questo è un altro indice di quel che la Juventus di Marotta è diventata, una modestissima squadra di soldatini senza talento.
C’è più talento nell’attacco del Palermo che in tutta la rosa della Juve, e Pastore lo ha dimostrato anche sul gol del raddoppio: Storari respingeva una conclusione del sudamericano e, come nell’occasione del primo gol, la superiorità di maglie rosanero in ribattuta è stata imbarazzante.
Ilicic, solissimo, concludeva a rete in modo sporco ma efficace.
Game over.
Da quel momento, solo lanci lunghi e tanta approssimazione, uno spasso per il Palermo che giocava al gatto col topo, chiudendo con un tiraccio di Bovo una gara meritatamente vinta con la sicurezza del più forte.
Nettamente più forte.
A nulla servirà l’inutile gol di Iaquinta, specialista in marcature a partita finita.
Cari tifosi juventini, la realtà è questa, Marotta ci ha costruito una squadra peggiore di quella dello scorso anno.
E’ chiaro che la classifica adesso non fa testo, ma trovare la Juventus dopo quattro giornate nell’ultimo quarto della graduatoria fa impressione.
Dal 1987-88, l’anno uno del dopo-Platini, l’anno di Magrin come rampa di lancio per Rush, la Juve non perdeva due partite nelle prime quattro, e mai nella storia della Juventus una squadra aveva espugnato il suo campo per tre anni di fila, filotto chiuso dal Palermo stasera.
In quattro partite, già tre record, contando quello della sconfitta all’esordio (la precedente risaliva al 1982): Del Neri, abbacchiato e di nuovo pessimista nel dopo partita (chissà se a freddo correggerà ancora il tiro?), sembra già un pugile suonato e la sua intervista a Sky trasmette l'impressione di un uomo già rassegnato.
La società si dia da fare, perché il mister di Aquileia pare già alla frutta e, anche se il materiale umano che il suo direttore generale gli ha messo a disposizione è scadente, l'impressione che questa squadra con Del Neri possa stracciare i primati negativi collezionati in serie da Ranieri, Ferrara e Zaccheroni è forte.
Ma fare peggio significa stracciare anche il record raggiunto per "merito" di Sandulli e Ruperto…

Postilla: Bergomi e Caressa devono essere stati catechizzati, visti i loro commenti buonisti nei confronti della Juve. Sono palesemente finti, e puzzano di compassione. Li preferivamo prima.

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