THE DAY AFTER: Regali per Inter e Milan, W il calcio pulito!

nicchiTra lazzi e frizzi il campionato va avanti con tutte le sue maschere, che nulla hanno da invidiare a quelle del Carnevale più classico che quest’anno però cade alto. E’ il calcio dei pulcinella che zompettano fischiettando da uno stadio all’altro dello stivale dispensando regali come se piovesse, specie alle mascherine meneghine. A San Siro, alla Banda degli Onesti di nerazzurro vestita, tale Celi da Campobasso regala un gol perché sì, c’erano pur i raccattapalle a tenere in gioco il Ranocchia; ma per fare pari e patta eccoti il Banti da Livorno, un recidivo, che convalida al Diavolo un gol brasileiro, benché viziato da un vistoso controllo con il braccio. Ma c’è da stare Allegri perché poi in sala stampa è l’allenatore del Milan che ci spiega che sì “i brasiliani stoppano la palla così”. E proprio così che, con questo calcio lindo come la pece, Milan e Inter vincono. Anche il Napoli regola il Catania con un golletto e tiene il passo. Ma siccome al peggio non c’è limite, anche qui l’arbitro ha rischiato di essere protagonista concedendo un rigorino al Napoli, per via di un buffetto a un pantaloncino, giusto un paio di minuti dopo non averne concesso uno, assai più netto, ai catanesi. Così vincono tutte le prime tre. Ingiustizia è fatta! Ma è una di quelle giornate che, in modo contorto, danno ragione a chi sostiene che gli episodi positivi e negativi alla lunga si compensano. Sì, ma per le milanesi in particolare funziona stranamente che gli episodi "fortunati" dell’una, alla fine rischiano di compensare gli episodi fortunati dell’altra. “La sfiga” che resta è ben disseminata altrove...

Mirabile la sintesi di Biondini, centrocampista cagliaritano che a fine partita non ha perso la lingua come il suo presidente stranamente silente: "Ci hanno dato contro dal primo all'ultimo minuto. Spiace aver perso per un gol in fuorigioco. Abbiamo giocato in 12 contro 11. E sulla punizione battuta in fretta dall'Inter l'arbitro aveva detto che prima doveva fischiare lui". E’ proprio vero, dopo Calciopoli il calcio italiano è davvero cambiato, prima l’Inter non vinceva mai, adesso deve vincere per forza, anche per la felicità di tutti gli onesti addetti ai lavori disseminati nelle redazioni sportive nazionalpopolari. Sono cinque anni che stappano le bottiglie alla rosea, con tanto di contratto di esclusiva per i festeggiamenti a Morattopoli, e si rallegrano pure a Sky Sport dove con quelli lì sono pappa e ciccia. E di Calciopoli non si parli più, dicono all’unisono rappresentanti del governo berluschino e infastiditi cronisti con il ciuffo. “Bisogna guardare avanti” perché la FIGC, dopo essersi inventata “l’illecito strutturato” per condannare chi l’illecito non lo aveva commesso (...) sembra abbia varato una nuova regola strizzando l’occhio ai napoletani giusto per non scontentarli di fronte ai pacchiani regali alle maschere meneghine.

Sembra infatti che il nuovo inno federale stia perpetuando la tarantella che recita “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato... scurdámmoce 'o ppassato, simmo 'e Napule paisá!" dev’essere proprio così, perché solo così può spiegarsi una FIGC che dopo 300 giorni non risponde a un esposto su uno scudetto di cartone assegnato a una società che in qualsivoglia altra latitudine mondiale sarebbe stata radiata di fronte a quel che ha combinato dal passaporto farlocco di Recoba in poi fino ad arrivare al controverso rapporto con l’arbitro “spia” Nucini, passando da sorteggi arbitrali che non s’avevano da fare e arbitri con un ruolino da 4-4-4 da cambiare nel modo giusto. Solo un calcio carnevalesco può consentire a tutto ciò di rimanere impunito, specie dopo aver processato e distrutto una società con un seguito di 14 milioni di tifosi per peccati veniali che nulla avevano da spartire con gli illeciti che magari dovevano essere cercati altrove. Ma che dico, questo non interessava gli inquirenti, che hanno indagato solo per colpire un obiettivo ben preciso.

A parte questo... E il resto della giornata? Tutto come da copione. La Lazio batte l’ultima in classifica consolidando la quarta piazza. Perde un colpo l’Udinese, ma soprattutto la Juventus è la stessa squadra morta ammazzata da Calciopoli.

Per la Juventus ormai sono cinque gli anni di gestioni disastrose che ci hanno consegnato una squadra che dimostra di avere una mentalità da provinciale qualsiasi, capace di esaltarsi con le grandi, ma pronta a franare con le piccole. L’esatto contrario di una squadra con personalità e carattere e si tratta di un giudizio netto dato dopo ben due terzi di campionato. La speranza è che il presidente Andrea Agnelli si ricordi del cognome che porta e affronti con coraggio e determinazione una situazione che richiede scelte importanti, magari impopolari, ma necessarie. Si circondi di sue scelte, prima di tutto, e abbia il coraggio di mollare chi per questa squadra oggi è solo una zavorra di fronte all’esigenza di costruire futuro. Ora il traguardo del quarto posto è a -7 dalla Lazio, ma è difficile essere ottimisti pensando a una squadra che non riesce a mettere in fila tre risultati positivi e che poi fornisce prestazioni sconcertanti come quella di Lecce. Rimane al palo anche il Palermo sconfitto sul filo di lana a Bologna, mentre la Roma frana nell’ultima mezz’ora contro il Genoa facendosi rimontare da 0-3 a 4-3. Incredibile! Ranieri se ne va ”per dare la scossa”, tanto aveva il contratto in scadenza. Un paio di anni fa non lo fece alla Juventus, c’era un altro anno di contratto e preferì farsi prendere a calci da Blanc. Beata coerenza!


TOP DI GIORNATA

Palacio (Genoa). Trascina i suoi alla miracolosa rimonta contro la Roma. Ne segna due ed è anche autore dell’assist del gol del 4-3 segnato dal rientrante Paloschi, pure lui autore di una doppietta.

Biondini (Cagliari). Il suo è un top di solidarietà perché, mentre Cellino perde l’uso della parola (non c’era la Juve contro...), lui è l’unico dei suoi a dire le cose come stanno: "Ci hanno dato contro dal primo all'ultimo minuto. Abbiamo giocato in 12 contro 11.” A San Siro è sempre così, gli arbitri non lo fanno apposta, ma sanno che nel dubbio è meglio così!

Lecce. Non fa nulla di trascendentale, ma con una squadra rimaneggiatissima coglie tre punti preziosissimi contro un avversario che, seppur più quotato, oggi avrebbe perso anche contro la Longobarda di Oronzo Canà.

FLOP DI GIORNATA

Del Neri (Juventus). Non c’è mai stato nei flop, ma oggi, con la squadra al completo, se questa Juve trova le motivazioni solo contro le grandi squadre e frana contro le piccole vuol dire che è veramente alla stregua di qualsivoglia “provinciale” che trova le motivazioni della vita contro l’Inter, ma poi frana contro un mezzo Lecce. Manca la personalità della squadra di rango, e anche i più semplici automatismi oggi sono andati a farsi benedire sin dai primi minuti di partita.

Il contratto di Del Piero. Con tutto quello che ci sarebbe da fare in casa Juve, l’argomento tiene comunque banco da parecchio tempo. E’ comprensibile l’attenzione di Andrea Agnelli e Marotta per il capitano tanto caro ai tifosi bianconeri e alla storia della società, ma in una Juventus che avrebbe bisogno di ben altro forse ad appendere una bandiera sul pennone del nuovo stadio si farebbe prima e si risparmierebbe pure. Grazie infinite capitano, ma basta così!

Da Celi da Campobasso a Banti da Livorno. Non sono due santi, ma due arbitri che peccano di almeno qualche diottria. Seppur ben posizionati Celi e Banti sono protagonisti di due grossolani errori grazie ai quali l’Inter vince contro il Cagliari e il Milan va in vantaggio contro il Chievo. Arbitri portafortuna per le milanesi perché con Celi l’Inter ha sempre vinto (3 volte per 1-0), mentre Banti si era reso protagonista di altri “vistosi” errori pro-Milan nel novembre scorso nel corso di un Milan-Palermo. Sarà un caso, ma questi arbitri sbagliano sempre a senso unico.