Esordio positivo: la Juve cade, si rialza e per poco non vince

quagliarellaDallo stadio che la scorsa stagione vide infrangersi i sogni europei del Napoli la Juve esce con la consapevolezza di potersela giocare alla pari con i campioni d'Europa.
Un po' di emozione iniziale e i campioni partono prendendo il pallino del gioco, anche se Buffon, al di là di qualche mischia, non rischia nulla.
Ma la Juve riparte creando qualche opportunità interessante anche se pare palpabile una certa frenesia, che si traduce in grossolani errori di misura. La tensione, si sa, gioca brutti scherzi.
Il Chelsea viene abbastanza snobbato dai bookmakers in quanto a possibilità di vittoria finale; sarà perché da quando la Champions League ha adottato questo nome soppiantando la vecchia Coppa dei Campioni nessuno è mai riuscito a confermare il titolo?
Di certo, i 90 milioni di sterline spesi in estate, se non fanno dimenticare Drogba, aiutano di sicuro a rimpiangerlo di meno, e proprio uno dei gioiellini sbarcati a Londra in estate è il grande protagonista della serata.
Roberto Di Matteo ricalca le orme di Liedholm, che in un antico Juve-Milan piazzò un centrale difensivo (Filippo Galli) sulle tracce di Platini, annullandone completamente l'estro. All'epoca si gridò al sacrilegio, il profeta del gioco a zona rinnegava il suo credo.
Oggi, l'allenatore campione d'Europa sacrifica Oscar (più di 30 milioni di euro per un ventunenne) in marcatura a uomo sulla fonte di gioco bianconera, Andrea Pirlo.
E il brasiliano, all'esordio con i “blues”, si regala una serata da favola annullando il regista bresciano - mai visto così appannato - e segnando due gol (il secondo, semplicemente fantastico) che portano il club di Abrahmovic sul 2-0 a cavallo della prima mezz'ora di gioco.
Una stangata che abbatterebbe un bisonte, un uno-due in due minuti, roba che in altri momenti avrebbe prefigurato una goleada inevitabile, si rivela quasi un toccasana.
Perché lo straordinario Arturo Vidal, azzoppatosi qualche minuto prima nell'intento di offrire una gran palla a Vucinic - ottimo in rifinitura, soliti limiti in fase conclusiva - batte Cech con un sinistro rasoterra al termine di una bella azione manovrata.
La Juve c'è, lotta e risponde alle folate del Chelsea, che pur essendo meno potente gioca la palla con maggior tecnica e rapidità rispetto a quello che è il modello classico della squadra sin dai tempi di Mourinho.
Nel secondo tempo i blues cercano di chiudere la gara, ma il gioco vede prevalere ora l'una ora l'altra squadra. Tiene bene la difesa bianconera, con il trio di centrali (soprattutto Barzagli e Chiellini) ben supportati da Lichtsteiner (nonostante abbia a che fare con un Ashley Cole in versione Arsenal) e, almeno inizialmente, un po' meno da Asamoah, evidentemente intimorito dall'esordio.
Il ghanese è cresciuto col passare dei minuti, ma può fare molto di più, e nella serata negativa di Pirlo i protagonisti assoluti sono il guerriero Vidal e Marchisio, due mediani come ce ne sono pochi (anzi, pochissimi) in tutta Europa.
Da rivedere il partner d'attacco di Vucinic, perché Giovinco non passa l'esame Chelsea e non solo per il gap fisico fra lui e i centrali di Di Matteo (non proprio gli avversari ideali per agevolare un esordio carico di attese), quanto per la troppa voglia di strafare mostrata in certe occasioni in cui scelte più azzeccate avrebbero potuto rivelarsi più produttive. Poi arriva Quagliarella, l'inconsistente, a tratti irritante, Quagliarella di questi ultimi mesi, che pareggia il conto e rischia di portare a casa il match con una girata delle sue, quelle cose folli che gli riuscivano spesso ai bei tempi pre-infortunio. Che sia un segnale beneaugurante per il prosieguo della stagione?
Intanto abbiamo visto Isla, seppur solo per qualche minuto, e abbiamo maturato la consapevolezza che in questo torneo la Juve, con i margini di miglioramento a disposizione, può dire la sua.