Pari con la Lazio, ma è vera Juve

VucinicE' strano dopo un pareggio casalingo scrivere della propria soddisfazione.
Ma per quanto mi riguarda è proprio così.
Uno 0-0 arrivato per caso, per errori sotto porta degli attaccanti, per effetto dello schieramento a barricate impostato da Petkovic e per le straordinarie prodezze di Marchetti, cui lo Juventus Stadium deve evidentemente offrire parecchi stimoli.
Già lo scorso aprile l'ex portiere del Cagliari aveva fatto gli straordinari prima di capitolare agli sgoccioli del match.
Stasera il buon Federico si è ripetuto, con alcuni grandissimi interventi e un assoluto miracolo su Quagliarella.
Quagliarella, proprio lui, che nel primo tempo si era divorato un gol clamoroso con il solito Marchetti a terra per rintuzzare l'unico tiro di Giovinco terminato nello specchio in tutta la gara.
Siamo alle solite con il ragazzo di Beinasco: l'immagine della bella donna che ammicca e promette chissà quali meraviglie si traduce in profonda frustrazione quando alla fine ti ritrovi puntualmente in bianco.
Giovinco è così: ci seduce con un bel controllo, con un dribbling difficile ma perfettamente eseguito, per poi deluderci con la sciocchezza immane della conclusione più ignobile che possa esistere.
Contrariamente al segno distintivo dei fuoriclasse, il rendere semplici le cose complicate, Giovinco ha la capacità inversa: rende difficili le cose facili, e aspettiamo ancora un gol decisivo.
Che il destino decida di concedergli la gioia martedì prossimo?
Chissà, certo che, visti Matri e Bendtner (per quest'ultimo, temo addirittura zero palloni toccati), urge rientro immediato dello sfigatissimo Vucinic, mai come quest'anno colpito da curiosi virus influenzali.
La partita è stata un monologo unico della Juve: squadra grintosa, cattiva e determinata, che fraseggiava veloce e recuperava palla con la ferocia tipica della stagione scorsa.
Mancava Pirlo, rientrava il giovane Pogba (alla faccia di chi nella sua esclusione verso Pescara voleva vederci un caso); e i due perni del centrocampo hanno fatto la loro parte dimostrando di godere di grande condizione come mai avevano mostrato in questa stagione.
I tre difensori sono stati implacabili in marcatura e incisivi in fase di costruzione, Asamoah più di Isla ha "arato" la fascia di competenza nonostante i ripetuti raddoppi praticati dalla difesa laziale.
E si è rivisto Pepe, da cui personalmente mi aspetto molto.
La Lazio non ha mai tirato in porta, non ha mai impensierito Buffon e avrà trascorso nella metà campo avversaria non più di tre minuti sui novanta più recupero concessi da Orsato, che di suo non se l'è cavata bene: il fischietto che con occhio da rapace aveva trasformato una strattonata iniziata al limite dell'area (Marchisio su Milito) in calcio di rigore, stasera è stato troppo permissivo e tollerante nei confronti dei laziali, molto fallosi e tendenti alla perdita di tempo da subito.
Alla fine, se le dirette inseguitrici guadagneranno terreno mi interessa fino ad un certo punto, dato che la Juve che sto vedendo dopo la sconfitta contro l'Inter sembra aver cambiato marcia, sia a livello di atteggiamento che a livello fisico.
Non so cosa succederà martedì, quel che è certo è che i campioni d'Europa si sono - almeno mentalmente - risparmiati perdendo 2-1 alla periferia di Birmingham contro il West Bromwich Albion: quindi che la Juve fosse nei pensieri degli uomini di Di Matteo non può che far piacere ai tifosi della Signora.
Signora che non deve e non vuole mollare nulla, e che dovrà mettere in campo la stessa mentalità, la stessa grinta e la stessa voglia mostrata stasera e nelle ultime esibizioni, con l'aggiunta di un Pirlo in più.
Avanti Juve, senza paure e timori, che i ragazzi di Conte se la giochino alla loro maniera e diano tutto quello che hanno.
Perché in quel caso, comunque andrà, saranno solo applausi.

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