La Juve onora la coppa... in attesa del Milan!

Coppa ItaliaLa Juve, ancora una volta, tira il carro dell'intero movimento calcistico nazionale. In una competizione come la Coppa Italia che mostra un certo appeal solo a partire dalle semifinali (e dipende anche dalle protagoniste), le squadre decidono di schierare le riserve, i Primavera o al massimo qualche titolare rientrante da un infortunio. Nonostante ciò, la Juventus mostra alle altre "sorelle d'Italia" che un insieme di fattori, come lo stadio di proprietà, l'attaccamento ai colori e ai propri beniamini (sia esso anche l'allenatore alla prima partita in casa dopo la squalifica dovuta al suo carattere accentratore), una politica dei prezzi in linea con il periodo (dell'anno, storico ed economico), può permettere di mostrare un gradevole spettacolo pur in occasione di una partita considerata minore.

Apro una piccola parentesi in merito a questo aspetto: stanno per svolgersi, forse, le elezioni della Lega di Serie A per scegliere, un anno dopo le pseudodimissioni di Beretta, il nuovo Presidente di categoria. Non entriamo nelle beghe di palazzo e nelle alleanze che stanno delineando scenari impensabili fino ad oggi. Ci preme solo osservare come il movimento professionistico italiano, chiunque sarà il prescelto a guidare la "Confindustria del calcio", non possa prescindere dalla valorizzazione del suo "prodotto", di cui la Coppa Nazionale dovrebbe rappresentare un caposaldo al pari del campionato. Tuttavia da anni essa è vincolata ad una formula con cui fatica a decollare: viene infatti vista dai partecipanti alla stregua della seconda rata dell'Imu e nessuno si sogna di sacrificare il campionato tanto da dare il massimo per il passaggio del turno.

Veniamo alla partita: già le convocazioni diramate dai due allenatori lasciavano intendere che sarebbe stato difficile, per gli juventini, trovare grandi stimoli per mettere in campo la solita cattiveria agonistica. E in effetti il Cagliari, pur disputando un'onesta e attenta partita, sembrava essere salito in Piemonte come la vittima sacrificale del più quotato avversario. La gara è scivolata via per tutti i 90 minuti con il medesimo leitmotiv: sviluppo del gioco in una sola metà campo, salvo sporadiche apparizioni davanti all'inoperoso Buffon, quando soprattutto Thiago Ribeiro decideva di far sfoggio, per così dire, delle sue capacità balistiche.
Da parte dei nostri, invece, si son viste concentrazione e attenzione nel presidiare gli spazi come nelle migliori prestazioni. La curiosità principale riguardava la coppia d'attacco, quasi inedita, composta dall'articolo "il", Giovinco e Bendtner. Purtroppo i minuti disputati insieme, prima dell'uscita del danese, non permettono di stilare un giudizio esaustivo su quanto mostrato dai due. Peccato, perché il profilo di giocatore che è Bendtner è quanto di più vicino abbiamo in rosa a quello che è Vucinic, con le dovute proporzioni: fisico da prima punta, piedi educati e discreta capacità di dialogo coi compagni. Quello che sembra mancare all'ex "Gunner" è il fiuto del goleador, quella capacità (difficile da imparare, purtroppo per lui e quelli come lui) di trovarsi nella posizione migliore al momento di concludere in porta. Capacità che, nella prima parte dell'anno scorso, Matri aveva dimostrato ampiamente di possedere. Dispiace dirlo, ma il bell'Alessandro sta ripercorrendo pari pari il percorso di Amauri alla Juventus. Primi sei mesi molto promettenti e ricchi di gol, spesso decisivi, a cui sta facendo seguito un'involuzione (sia realizzativa che prestazionale) decisamente preoccupante per un calciatore che, a quell'età, dovrebbe invece dare il meglio di sé grazie a tutta l'esperienza maturata. Matri è quasi l'opposto di Bendtner: tecnica non eccelsa, poca capacità di sviluppo del gioco ma, nel recente passato, un dignitoso fiuto sotto porta che, ripeto, sembra essere svanito nel nulla. In teoria, il nostro numero 32 sarebbe quello con possibili margini di miglioramento poiché le sue lacune sono di quelle che si colmano con il lavoro, e le premesse per farlo c'erano tutte. Comincia ad essere un po' tardi, però, e il mercato di gennaio si avvicina.
Un altro giocatore che sta facendo discutere, visto anche il costo del suo cartellino, è Mauricio Isla. L'esperienza di Quagliarella ci ha ampiamente dimostrato che recuperare da un infortunio grave al ginocchio non è questione da poco. Il ruolo in cui viene utilizzato, inoltre, costringe il giocatore a movimenti che necessitano di quella serenità mentale indispensabile per sfruttare tutte le potenzialità di movimento di quella parte così importante, ma altrettanto delicata, dell'"attrezzo del mestiere". Per "fortuna" si tratta del ginocchio destro, sarebbe stato peggio il contrario (la gamba di appoggio e sostegno ai movimenti è quella opposta di quella con cui solitamente si calcia). Fino ad ora non abbiamo mai visto Isla fare un dribbling e saltare l'uomo. Poca sicurezza nei movimenti col ginocchio infortunato? Oppure è semplice incapacità? Ricordiamo, comunque, che il cileno ex-Udinese viene impiegato in un ruolo per lui nuovo. Ad Udine, infatti, era partito come laterale destro della difesa a 4 per poi essere impiegato come mezz'ala e finanche come trequartista, prima del crack di San Siro contro il Milan. E la mancanza di praticità e familiarità con movimenti e tagli tipici di quel ruolo si percepisce tutta. Isla, a mio parere, avrebbe bisogno soprattutto di giocare, affrontare avversari diversi per bravura e compiti, apprendere i fondamentali di un ruolo molto dispendioso quanto determinante nell'economia e nell'equilibrio di squadra.
Le note liete della serata sono diverse. Il quartetto difensivo, pur non eccessivamente stimolato, ha ancora dimostrato tutta la sua solidità. Come ha correttamente ricordato Bizzotto durante la telecronaca, l'ultimo gol subìto su azione dalla retroguardia bianconera è quello del pescarese Cascione nell'1-6 del 10 novembre scorso!
Altra nota positiva, la prestazione in crescendo di un finalmente decisivo Giovinco, capace sì di sprecare alcune ghiotte occasioni per la voglia di strafare, ma soprattutto bravo a sfruttare l'unico grave errore difensivo dei rossoblu in tutta la partita. Padoin ha sfruttato l'occasione di giocare tra i tre di centrocampo, fornendo una prestazione molto intelligente che conferma la bontà della scelta di Conte quando ha chiesto il suo arrivo a Vinovo. Pogba, dal canto suo, ha ribadito quello che di lui ci era sembrato finora: un giocatore mostruoso in fase di copertura, ordinato nella gestione della palla, mancante della genialità nell'ultimo passaggio che ne farebbe presto uno dei migliori centrocampisti al mondo. Non per nulla Conte stava per far subentrare Pirlo quando lo 0-0 non voleva schiodarsi.

Archiviamo dunque il secondo 1-0 consecutivo aspettando di conoscere stasera l'avversario dei quarti di finale (che giocheremo di nuovo in casa); se il pronostico verrà rispettato affronteremo il Milan, che già l'anno scorso battemmo in semifinale grazie al gol di Vucinic nei tempi supplementari. Speriamo soltanto di non dover rimpiangere troppo i tre infortuni patiti da Giaccherini, Vidal e Bendtner. Non farebbe che riportarci a chiudere il cerchio con il discorso iniziale. Perché, nell'ottica di una valorizzazione della Coppa Italia, che senso ha far disputare delle gare in notturna, a dicembre, con il termometro che scende sottozero?