La Juve vola a +9. Crolla il Napoli, gli aiutini spingono il Milan.

day_after01E' stata una giornata che potrebbe risultare decisiva per la lotta al titolo, ma anche no. Nelle interviste Conte ha evocato i fantasmi di scudetti persi con tanti punti di vantaggio (quello annegato nella piscina di Perugia lui certo non lo scorderà mai). C'è ancora da pedalare, soprattutto se il Milan continuerà a godere di quegli aiutini seriali che hanno reso travolgente la sua rimonta dal terzultimo posto.

Profumo di scudetto? La Juventus ha acchiappato per i capelli, in pieno recupero, i tre punti che le fanno sentire, seppur ancora da lontano, il profumo dello scudetto: è solo un sentore, intendiamoci, ci sarà ancora da lottare, ma un passo avanti è stato fatto. La Juve ha vinto una partita che rischiava seriamente di pareggiare contro una squadra che, come già era accaduto contro la Lazio (e in quel caso lo 0-0 non si era schiodato), stava tutta dietro la palla; anche perché gli attaccanti bianconeri evidenziavano la solita mancanza di concretezza, fallendo anche qualche buona occasione. Poi a dare la spinta ci ha pensato il più giovane, Paul Pogba, che con le sue iniziative fatte di tecnica ma anche di grande forza fisica e determinazione ha suonato la carica e proprio nel recupero ha creato due situazioni pericolose, la prima sprecata da Giaccherini (che per soprammercato si è guadagnato un giallo per simulazione), la seconda buttata più nel mucchio ma finalizzata proprio da Giak. Ed è stata gioia, in campo e sugli spalti. Adesso un giorno di riposo e poi ancora tanto lavoro e tanta umiltà, secondo il credo di Conte.

La zona Champions. Napoli (53 punti, 9 sotto la Juve) e Milan (51 punti a -11), grazie alle sconfitte di Inter e Lazio, scavano un piccolo solco rispetto alle altre e si accreditano come le più credibili aspiranti ad entrare nella prossima Champions League, con o senza preliminari. Ora come ora il Napoli, finito ko a Verona, mantiene due punti di vantaggio, ma è in fase nettamente calante, mentre il Milan, corsaro a Genova, sembra volare su, sospinto dall’euforia per la grande rimonta e dal vento arbitrale, anche se la cosa sembra per i media rientrare nell’assoluta normalità; nessuno si scandalizza della prolungata serie di favori elargiti alle maglie rossonere; d’altronde il mantra è rimasto sempre lo stesso: se sbaglia che non sia a favore della Juventus; per il resto transeat.

La zona Europa League. Per ora è la zona Europa League ma, con tanti scontri diretti ancora da giocare, i punti di distacco non sono irrecuperabili. Da quest’ultima giornata e uscita indubbiamente avvantaggiata la Fiorentina (48 punti) che, andando a battere la Lazio a domicilio, ha scavalcato d’un sol colpo la stessa Lazio e l’Inter (entrambe a 47); un’Inter in grande confusione, allo sbando e senza gioco che, al termine di una partita molto scialba, è stata sconfitta in casa dal Bologna. I viola così si mettono in scia rispetto al Milan e, se ritroveranno lo smalto di inizio campionato, potrebbero tranquillamente giocarsi l’ingresso in Champions. La Roma è attardata, a 44 punti, ma non si sa mai.

La zona tranquilla o quasi – E’ guidata con 42 punti da quel Catania che prima delle due ultime gare (altrettante sconfitte: quella rocambolesca con l’Inter la giornata scorsa e questa all’ultimo respiro con la Juve) sognava esplicitamente l’Europa League e, passando per Udinese (41), Bologna, Sampdoria, Parma (tutte a 35), Cagliari (34) e Atalanta (33), si chiude con Torino e Chievo (a 32 punti). Con 30 punti ancora a disposizione, la salvezza, sotto i quaranta, non è acquisita, ma sono squadre bene avviate: la più debole del lotto, se non guardiamo solo ai punti, sembra l’altalenante Torino che a Parma, a un quarto d’ora dal termine, è letteralmente sparito dal campo, consentendo agli uomini di Donadoni, e ad Amauri in particolare, di maramaldeggiare; anche qui gli scontri diretti saranno decisivi. E distrazioni o cali di tensione potrebbero costare cari.

La zona bollente. E’ la zona delle squadre che maggiormente rischiano di salutare la serie A per precipitare nell'inferno della B. Pescara e Palermo sembrano le più serie indiziate a scendere nella serie cadetta, assolutamente in caduta libera; poi se la giocano soprattutto il Siena che è a 24 punti (e che però ne vale 30, essendo partito da meno sei) e, due punti sopra, il Genoa, che venerdì ha pagato la tassa Milan, esattore Damato. Tra loro e le altre, quelle in odore di salvezza, c’è un divario di sei punti, che non rappresentano una sicurezza, ma un discreto margine sì.


TOP DI GIORNATA

Paul Pogba (Juventus). Il francese, nonostante a Conte nel primo tempo non sia piaciuto, ha disputato una gran prova di sostanza, fatta di tecnica, forza fisica, piacere di giocare e determinazione. Adorato dal pubblico dello Juventus Stadium, ricambia l’amore con prestazioni che denotano una crescita costante. Conte gli tiene le ali basse e fa bene, ma d’ora in poi lasciarlo fuori sarà un problema.

Amauri (Parma). Ha realizzato tre goal e si è portato a casa il pallone: ha fatto l’Amauri dei bei tempi, quello che alla Juve si è visto solo all’inizio per lasciare poi posto al suo fantasma.

Ibarbo (Cagliari). La terza citazione tocca al colombiano, in giornata di grazia: la sua tripletta, sebbene agevolata da una difesa blucerchiata decisamente rivedibile, ha regalato al Cagliari tre punti importantissimi nella corsa verso la salvezza.


FLOP DI GIORNATA

Cavani (Napoli). Con i suoi goal teneva su il Napoli. Ora sembra essersi spento, contro il Chievo si è fatto parare anche un rigore; e con lui va spegnendosi il suo Napoli.

Il duo Damato-Guida. Gli arbitri dei due anticipi hanno combinato disastri a ripetizione. Il Genoa chiede conto all’internazionale Damato di tre rigori non concessi; e all’arbitro di Barletta va anche addebitata un’eccessiva tolleranza del gioco duro (questa volta da parte genoana). Anche Guida a Trieste ha dimostrato di non meritare designazioni alte come premio per Juve-Genoa: a Udine la sua partita è stata ricca di errori, piccoli e grandi, dal rigore negato ai friulani a un’espulsione affrettata, ad una serie di gialli a casaccio. Ma Nicchi e Braschi si rinchiudono nel loro fortino.

Stramaccioni (Inter). Invece di inalberarsi tutte le volte che qualcuno gli muove la minima critica (è successo anche dopo l’ingloriosa sconfitta col Tottenham: ‘Solo noi siamo criticati così tanto’, in puro stile piagnoni), forse sarebbe meglio riflettesse su come mettere in campo in modo un po’ più sensato i suoi giocatori, che per un’ora e mezza sono rimasti sul terreno del Meazza assolutamente spaesati, senza un’idea di come organizzare il loro gioco.

 

 

Twitter: @carmenvanetti1