Scudetto al Napoli e Antonio Conte se ne va... Vi piacerebbe, eh?

day_after01"Voi tifosi avete dimostrato al mondo intero di essere proiettati nel futuro, perché non avete condiviso un certo becerume che ancora esiste in altre parti del mondo. I tifosi del Bayern Monaco hanno studiato i tifosi del Napoli: voi siete l'esempio per un calcio più moderno..."
Aurelio De Laurentiis


Giornata calcisticamente soporifera, a tratti narcotizzante, fra partite di commiato e pareggini di fine stagione. E’ andata meglio con il posticipo serale perché, nonostante lo 0-0, fra Milan e Roma è stata partita vera, intensa, con continui capovolgimenti di fronte specie nel finale, quando entrambe le squadre cercavano il gol della vittoria. Da segnalare l’interruzione della partita per i soliti buu, ormai bollati come razzisti, e il richiamo dell’altoparlante per l’utilizzo di laser. Che non si sia ancora riusciti a debellare l’utilizzo idiota di questi laser nonostante le telecamere presenti negli stadi è tutto dire.

Silenzio, parla De Laurentiis. In mancanza di spunti di particolare interesse dal calcio giocato ci ha pensato il presidente del Napoli a tener vivo l’interesse della giornata. Quelle parole che avete letto sopra le ha veramente dette lui e guai se leggendole vi vengono in mente i bagni devastati nel settore ospiti allo Juventus Stadium, in occasione di Juventus-Napoli, oppure la sassaiola che ha accolto al San Paolo il pullman della Juventus, con tanto di vetro rotto, e il lancio di uova e di escrementi verso il settore ospiti come note folkloristiche di quella partita. No, non pensatelo, sennò ce l’avete con Napoli, con i napoletani, avete preconcetti, siete dei razzisti. E mi perdonino i napoletani che si vergognano per tutto questo se uso un po’ di ironia, ma quando si ascolta qualcosa di così grottesco almeno un filo d’ironia dev’essere concesso. Quando vedo un Aurelio De Laurentiis così tronfio, come l’ho visto nel saluto del pre Napoli-Siena, penso a come tanti soldi non servano ad acquistare un grammo di classe, anche se va dato atto al patron del Napoli di saper condurre molto bene una società che in nove anni è arrivata ai vertici del calcio italiano non solo mettendo in fila promozioni e ottimi piazzamenti in classifica, ma esibendo anche una gestione egregia visto che, in riferimento alla stagione scorsa (2011/12), ha chiuso un bilancio in utile di oltre 14 milioni di euro con la più bassa incidenza del costo della rosa dei calciatori rispetto ai costi societari. Solo il 38% rispetto al 70% che mediamente mette a repentaglio i conti delle altre società di serie A. L’assemblea dei soci ha accantonato un utile tanto ragguardevole a riserva senza distribuire il dividendo, ma non lasciatevi trarre in inganno, perché De Laurentiis è tanto in gamba da pensare anche alla famiglia. Ai componenti del CdA è stato liquidato un compenso di oltre 4 milioni di euro. E da chi è composto il CdA del Calcio Napoli? Dal presidente Aurelio, dalla moglie Jacqueline Marie Baudit (vicepresidente) e dai figli Edoardo e Valentina, oltre che dall'amministratore delegato Andrea Chiavelli.

Giochi fatti in testa e in coda. Esaurita la parentesi dedicata all’unica squadra che ha saputo festeggiare con fuochi d’artificio sotto il solleone il secondo posto in classifica (ma non ricordatelo a Mazzarri perché secondo lui lo scudetto l’ha vinto il Napoli “secondo certi parametri”), il calcio giocato ha regalato ben poche sorprese. A 90 minuti dalla fine è già tutto deciso. Primo e secondo posto, le squadre che retrocedono in serie B (Palermo e Siena accompagnano il Pescara), mentre un filo di incertezza c’è per il terzo posto e riguardo al quinto posto che vale la qualificazione per l’Europa League. Ma in entrambe i casi i giochi sembrano quasi fatti, con il Milan in vantaggio di 2 punti sulla Fiorentina per la terza piazza e altrettanti sono i punti di vantaggio dell’Udinese sulla Lazio. Per ridare un po’ più di incertezza a questi finali di campionato sarebbe finalmente il caso che in Lega si interrogassero se non sia meglio portare il numero delle partecipanti alla serie A da 20 a 18 squadre. Ne guadagnerebbero sia la Nazionale che le italiane impegnate nelle coppe europee le quali, usufruendo di una pausa invernale prolungata, potrebbero organizzare due fasi distinte di preparazione fisica, arrivando così in piena forma in primavera, momento topico della stagione. Si eviterebbero tante partite che nel finale di stagione si giocano all’insegna del “meglio due feriti che un morto” e che, ne sono convinto, non portano nemmeno un granché di share televisivo. Sarà un caso, ma il campionato a 18 squadre è la formula utilizzata nella Germania che in questa stagione sta portando due squadre a disputarsi la finale di Champions League. Per il calcio italiano rimarrebbero da affrontare tanti altri problemi (rinnovamento degli stadi, una legge che tuteli al meglio i marchi dalla contraffazione soprattutto), ma intanto quella del numero delle squadre sembra una riforma possibile, diritti televisivi permettendo.

Tutto ruota intorno ad Antonio Conte. In considerazione della mancanza di interesse per il calcio giocato, a tener banco in questi giorni è già il calciomercato, ma più di questo o quel giocatore al centro dell’attenzione c’è Antonio Conte. Se ne va? Si ferma un anno come prospetta qualche ben informato? A sperare che non ci sarà più lui a guidare la Juventus sono in tanti, con i media pronti a speculare su una situazione che a me pare piuttosto chiara. Conte è legato alla Juventus da un vincolo molto forte oltre che da un contratto in scadenza nel 2015. E allora che cosa c’è che non va? Conte vuole avere la garanzia di un mercato di alto profilo che preveda l’arrivo di giocatori che possano fare davvero la differenza in un contesto ormai rodato e vincente. Ora, avete presente il calciomercato di Marotta da tre anni a questa parte? Se si tratta di spendere poco o nulla sono arrivati grandi colpi come quello di Pirlo, Pogba e Barzagli, ma quando si è trattato di metter mano al portafoglio, a parte l’acquisto di Vidal, sono state troppe le volte in cui i colpi di mercato sono andati a vuoto o si è trattato di acquisti pagati a caro prezzo. In tre stagioni nel calciomercato sono stati investiti circa € 130 mln al netto delle cessioni, eppure quando si è tratto di inseguire Van Persie se n’è parlato per un’estate intera per poi ripiegare su Bendtner. L’occasione di mercato può pure presentarsi, ma a tirare per le lunghe certe operazioni poi si rischia di perderle. Vediamo che altrove i top club le operazioni importanti le concludono spesso in anticipo poi, in base ad altri movimenti, magari piazzano il colpo finale. Non penso ad una società autolesionista che si fermi proprio sul più bello. E’ vero invece che alla Juventus è in atto un processo di crescita sia a livello di risultati che sul piano finanziario per cui si può guardare con estrema fiducia al futuro. Certo, magari ci sono da rivedere equilibri interni alla dirigenza e a bocce ferme sembra essere il momento migliore per poterlo fare.

TOP DI GIORNATA

Totò Di Natale (Udinese). Un’altra doppietta decisiva per lui e i gol in stagione sono 22. Fanno 102 negli ultimi 4 campionati.

Antonio Candreva (Lazio). E’ il migliore dei suoi e trascina la Lazio al terzo successo consecutivo. Si concede lo sfizio di trasformare il rigore del gol sicurezza con un cucchiaio.

La curva del Torino. Un top a scoppio ritardato, ma meritato. Prima della partita contro il Genoa la curva granata ha risposto al minuto imposto dal CONI in commemorazione di Giulio Andreotti esponendo migliaia di fotografie raffiguranti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino...

FLOP DI GIORNATA

Sulley Muntari (Milan). Già ammonito mette le mani addosso a Rocchi e poi cerca di immobilizzargli le braccia per impedirgli di estrarre il cartellino. Rosso sacrosanto quanto il comportamento di Muntari è stato assurdo.

Aurelio De Laurentiis (pres. Napoli). Il saluto che fa ai propri tifosi prima della partita con tanto di discorso e fuochi artificiali sotto il solleone è la cosa più grottesca e kitsch della giornata.

Francesco Totti (Roma). Rovina una stagione con il più stupido dei falli di reazione su Mexès, uno di quei falli che, alla sua età, fino a stasera, sembravano poter essere solo un ricordo di gioventù di cui non andare particolarmente fieri.

 

Twitter: @nicolanegro