Alla faccia di Garcià... e di tutti i gufi che nun ce vonno stà!

Il Sassuolo era da tutti ritenuto l'ultimo ostacolo serio verso il 32° scudetto bianconero, l'ultimo appiglio al quale rimanevano aggrappati gli avversari, e per avversari intendo i concorrenti sul campo e i loro cortigiani mediatici.
I ragazzi di patron Squinzi prima della gara avevano 62 punti in meno dei bianconeri, numeri impressionanti che avrebbero consigliato agli emiliani di sposare la filosofia catenacciara tanto cara alle provinciali (e anche a qualche grande europea).
Invece Di Francesco ha sbugiardato sul campo le tante chiacchiere provenienti da un ambiente a lui ben noto, impostando la solita gara coraggiosa e spavalda, con grande grinta e una personalità non comune per una pericolante.
Ecco perché a fine partita mi sento di pronosticare il Sassuolo come favorita nella corsa salvezza, per un motivo molto semplice: Catania a parte - siciliani ormai spacciati - nessuna squadra fra Livorno, Bologna e persino Chievo - che però ha due punti in più e questo conta - é "viva" come i neroverdi.
Di fronte ad una prima mezz'ora di tanta intensità la Juventus ha presumibilmente fatto innervosire molto i suoi tifosi, per la lentezza di una manovra quasi sempre "rugbystica", fatta di passaggi in orizzontale a basso ritmo e verticalizzazioni improbabili e altrettanto imprecise.
Il primo tempo juventino é stato, diciamo così, molto modesto, e solo la genialata numero 19 in campionato di Carlos Tevez ha parzialmente rincuorato il popolo bianconero, già pronto a prefigurare scenari apocalittici al gol di Zaza.
Già, Simone Zaza, in comproprietà fra Sassuolo e Juventus e da stasera incubo personale di Angelo Ogbonna, alla peggiore esibizione stagionale.
L'ex granata, sul quale Conte ha puntato forte - e il Mister dovrà lavorarci molto - non ci ha capito proprio nulla sbagliando oltre il lecito tanto che il tecnico salentino lo ha sostituito a poco meno di venti minuti dalla fine con il titolare del ruolo.
Anche il centrocampo nella prima frazione è stato deludente, malgrado la sostanziale libertà concessa a Pirlo, libertà non sfruttata dal regista bresciano, e neppure si é visto Pogba, autentico fantasma per buona parte della gara e riemerso nel finale con alcune giocate di qualità, una delle quali decisiva per il gol di Llorente, un altro che oggi ha fatto sostanzialmente scena muta.
La ripresa è iniziata col Sassuolo ancora all'arrembaggio ma le grandi squadre (e la Juve indubbiamente lo é) sanno soffrire e attendono il calo dell'avversario di turno, colpito alla prima occasione sull'asse Tevez-Pirlo-Marchisio.
Il Sassuolo, dopo qualche minuto di sbandamento, reagiva, fino all'1-3 definitivo di una Juventus cresciuta alla distanza come d'abitudine nell'ultimo periodo.
Questa partita è l'esempio pratico di quanto Garcià l'abbia fatta "fuori dal vaso": la dimostrazione che se una squadra, indipendentemente dagli interessi di classifica, deve scegliere contro chi fare la partita della vita di solito ci prova con la prima della classe, meglio ancora se si tratta della Juventus.
Se poi la prima della classe è tale da tre anni, figuriamoci quale possa essere lo stimolo che suscita affrontare i bianconeri.
In questo triennio ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori: il primo anno tutti cercavano l'Impresa, che consisteva nel tentare di interrompere l'imbattibilità dei bianconeri.
Obiettivo fallito, e la portata di quel risultato non la coglieremo mai fino a quando qualcuno non lo migliorerà.
Se mai ci sarà qualcuno in grado di farlo, e nel caso ci dovesse mai riuscire aspettiamoci fiumi di inchiostro per le giuste celebrazioni.
A meno che a battere quel record non dovesse essere nuovamente la Juve.
Nel secondo anno l'obiettivo di tutti era battere i bianconeri e possibilmente violare lo Juventus Stadium.
La doppia impresa riuscì all'Inter, e quella sera sulla sponda nerazzurra di Milano gonfiarono il petto un po' tutti, persino un presuntuoso giovanotto reduce da un successo in un torneo europeo giovanile "ad inviti" non riconosciuto ufficialmente dall'UEFA.
Inutile ricordare la fine del suddetto giovanotto, che ora commenta le partite su Fox Sports.
Quest'anno si sperava nel Napoli, è sbucata la Roma, autrice di un campionato straordinario, protagonista di serie positive entusiasmanti e fautrice di un calcio spumeggiante.
Una stagione che riconcilia con il calcio, la "Roma dei record" é una gioia per gli occhi...
Che peccato che davanti ci siano sempre i soliti, e che tutta questa meraviglia abbia portato ad un "testa a testa" al vertice che dal 5 gennaio è rimasto invariato (8 punti: siamo davvero sicuri di poterlo definire un "testa a testa"?) e in assoluto non è mai sceso sotto i sei punti di divario.
Quindi, rispetto e fiducia per questi ragazzi, per questa società che dopo essere tornata a primeggiare in serie A a sei anni dall'ultimo successo - e dopo aver attraversato quello che sappiamo - da due anni si sta riconfermando e alza sempre più l'asticella dei propri limiti.
Con quest'ultimo successo sono arrivati, contemporaneamente, il gol numero 100 in stagione (Marchisio) e il punteggio più alto mai toccato nella storia del club (93 punti), oltre alla vittoria numero 30 su 35 partite.
Quando torneremo ad esprimerci a livelli più umani, certi tifosi cosa diranno?