Gli interventi dell'avv. Paco D'Onofrio hanno non solo messo in luce la possibilità tecnica della revisione di Calciopoli, ma ricordato anche che nel 2001, per il caso dei passaporti falsi (clamoroso quello di Recoba), la Figc aveva chiesto un parere al Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Vincenzo Caianiello, che aveva consigliato "una sanzione sportiva lieve, in attesa della sentenza penale che avrebbe potuto smentire i giudici federali, esponendo la Figc a gravi conseguenze" (Tuttosport del 10/1). In effetti la sentenza, all'epoca, fu lieve, e arrivò al termine di un vero e proprio "pasticciaccio brutto" che sul nostro sito abbiamo ricostruito compiutamente e nel quale si arrivò addirittura ad un cambiamento in corsa delle Norme Organizzative Interne Federali, cosa da sempre ritenuta inaccettabile nel mondo dello sport.
Un pasticciaccio, appunto, che oggi si può valutare meglio: fu un imbroglio, che adesso si potrebbe giustificare proprio con la prudenza raccomandata dal prof. Caianiello. Di quell'imbroglio, oltre a suggerire la lettura della nostra inchiesta a chi ne fosse più interessato, facciamo notare due "perle":
Un pasticciaccio, appunto, che oggi si può valutare meglio: fu un imbroglio, che adesso si potrebbe giustificare proprio con la prudenza raccomandata dal prof. Caianiello. Di quell'imbroglio, oltre a suggerire la lettura della nostra inchiesta a chi ne fosse più interessato, facciamo notare due "perle":
- Recoba e Oriali furono puniti dalla giustizia sportiva (all'Arbitrato) con quattro e sei mesi di squalifica, mentre in sede di giustizia ordinaria patteggiarono entrambi una pena di sei mesi; questo è l'unico esempio che si ricordi in cui il calcio ha punito con mano più leggera rispetto al tribunale, un altro record dell'Inter di Moratti da aggiungere a quello sulle plusvalenze finte certificato dal Sole-24 Ore (con la Covisoc a fare da bella addormentata) e a quello dei debiti finito recentemente anche sulle pagine dell'Equipe.
- La stessa Inter di Moratti minacciò la Federazione di adire le vie legali ancor prima che la Giustizia Sportiva avviasse il suo lungo iter: il 4 aprile 2001 (il processo sportivo ci fu in estate) si fece portavoce di quelle minacce il Corriere della Sera che, a firma di Fabio Monti, presentò le idee battagliere dell'avv. Prisco con questo bel titolo "L'Inter pronta a portare la Figc in tribunale", specificando anche che si trattava di un atteggiamento "adeguato, non istintivo, ma rispettoso". Un avviso ai naviganti in piena regola, subito raccolto da Petrucci, all'epoca Commissario della Figc, che deve aver valutato la situazione dall'alto della sua consumata esperienza e del suo fiuto politico e avrà pensato bene di cautelarsi appunto col parere del prof. Caianiello.
Questo autorevole parere s'incardina sulla legge 586/1996 che aveva equiparato le società di calcio alle società per azioni con fini di lucro e che avrebbe portato addirittura alla quotazione in Borsa di Roma, Lazio e Juventus; il Presidente della Corte Costituzionale infatti scriveva, nella risposta a Petrucci, che penalizzare un giocatore o una società "produrrebbe riflessi sulla Borsa, sulla valutazione del giocatore, cioè un danno economico sui rapporti sociali, di lavoro, di credibilità. E' soprattutto in tali situazioni che si rischia di esporsi alla richiesta di danni. Se la falsità del passaporto non è accertata ricorrere alla responsabilità oggettiva è comunque un rischio" (Tuttosport del 15/1, pag. 2).
Il richiamo ai riflessi sulla Borsa e al rischio della richiesta di danni non possono che ricondurre alle sentenze dell'estate 2006, intanto perché la Juventus, al contrario dell'Inter, in Borsa era quotata, e poi perché quel richiamo non può che significare una cosa: la presunta indipendenza della giustizia sportiva da quella ordinaria è una minchiata megagalattica che i cosiddetti giornalisti sportivi si appuntano sul petto quasi fosse il loro distintivo, mentre il prof. Caianiello nega recisamente quella indipendenza quando raccomanda prudenza, perché le sentenze di un tribunale potrebbero esporre la Figc a richieste di danni. E' allora evidente che anche le sentenze dell'estate 2006 costituiscono, per come sono state preparate e per come ce l'hanno raccontate, un altro grande imbroglio, ancora più grande del passaporto falso procurato da Oriali grazie alla collaborazione di Baldini, e con una architettura esattamente opposta, perché opposto doveva essere l'esito finale.
A cominciare dal comportamento delle due società: mentre l'avv. Prisco, per conto di Moratti, aveva minacciato anzitempo di portare la Figc in tribunale, l'avv. Zaccone prima e Cobolli Gigli poi, per conto della proprietà della Juve, hanno rispettivamente ritenuta congrua la B e rinunciato al diritto del ricorso al Tar; a Milano Oriali ha fatto carriera (la missione del passaporto di Recoba l'aveva svolta praticamente da neo-assunto), a Torino hanno obbligato Giraudo e Moggi alle dimissioni. Per proseguire con le modifiche di codici e regolamenti: per i passaporti falsi fu modificata in corsa la norma sull'utilizzo degli extra-comunitari con l'intento di fare da sponda alla futura pena che doveva essere lieve; per Calciopoli, invece, la modifica è intervenuta col nuovo Codice di Giustizia Sportiva che prevede il reato associativo nella speranza che le risultanze del processo di Napoli facciano stare in piedi ex-post una sentenza sportiva che nel 2006 in piedi non poteva starci, perché puniva un reato non previsto dal vecchio Codice ma, ciononostante, doveva essere, com'è stata, forte. Una sentenza forte che adesso, oltretutto, la stampa vorrebbe inappellabile in sfregio ai regolamenti vigenti; tutto questo ha fatto scrivere appunto all'avv. D'Onofrio "nel caso di Moggi e della Juventus è stato fatto l'esatto opposto del caso Recoba".
L'invito alla prudenza del prof. Caianiello è stato sottolineato anche dal prof. Antonio Baldassarre, ordinario di Diritto Costituzionale ed ex-presidente della Consulta, che in una intervista ha a sua volta rilevato che "il mondo del calcio ha interessi economici e patrimoniali tali per cui l'ordinamento sportivo non può non tenere conto dei principi generali della giustizia ordinaria e delle sue sentenze" e fatto notare la superficialità e sommarietà del processo gestito dal commissario Rossi, chiamato in causa con queste parole "Lo dissi anche a Guido Rossi: non stai agendo da commissario super partes, ma da tifoso" (Tuttosport del 16/1 pag. 7).
Sul comportamento del commissario tifoso ormai pochi nutrono dubbi, bisogna però anche sottolineare il ruolo che nel doppio imbroglio ha svolto Petrucci: commissario straordinario Figc (oltre che presidente del Coni) quando scoppia il caso Recoba e chiede il parere al prof. Caianiello; presidente del Coni quando scoppia Calciopoli e lui fa approvare velocemente il commissariamento della Figc e ancor più velocemente la nomina del prof. Rossi (tanto velocemente che Rossi sta già lavorando in Figc prima ancora che la nomina venga ratificata). C'è da chiedersi: Petrucci avrà informato Rossi del parere di Caianiello che invitava alla prudenza? Avrà fatto presente che i motivi della prudenza risultavano ancor più stringenti nel caso della Juventus, perché quotata in Borsa? Interrogativi senza risposta, ma abbastanza inquietanti, se si pensa che Guido Rossi é Professore Emerito e superesperto di diritto e che il Coni ha il compito di sovrintendere all'attività delle varie Federazioni e, in particolare, risponde direttamente dei procedimenti di giustizia sportiva dovendone garantire la correttezza.
Proprio perché chiama in causa personaggi del calibro di Guido Rossi e di Sandro Petrucci si potrebbe pensare che l'imbroglio della giustizia sportiva usata a piacimento (un buffetto a Oriali-Recoba, la fucilazione in piazza per Moggi-Giraudo) resterà tale per sempre, un maledetto imbroglio col quale ci hanno rubato due scudetti vinti sul campo. Sembrano pensarla così anche quelli pagati per scrivere sui giornali di carta, ma fortunatamente molti frequentatori del web hanno ormai capito che quella è carta straccia ed è a loro che sottoponiamo il ragionamento che abbiamo fatto sull'importanza del parere del prof. Caianiello, sul suo invito alla Federazione ad essere prudente, sul rischio a cui poteva andare incontro.
Quell'autorevole parere potrebbe anche essere stato strumentalmente usato nel 2001 per imbrogliarci sul passaporto di Recoba, ma adesso dobbiamo fare in modo che ci torni utile per mettere in difficoltà tutti gli imbroglioni di Calciopoli nel caso la giustizia ordinaria, come paventava il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, dovesse smentire quella sportiva. Possiamo e dobbiamo farlo, tutti insieme.
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