Qualche mese fa ce l'eravamo chiesto. Calciopoli: come siamo messi? E avevamo risposto con l'omonimo pezzo. Ora, alcuni fatti nuovi ci consentono di aggiornare il quadro complessivo della situazione, con nuove date e vecchie aspettative.
Cosa ci hanno detto finora i processi di calciopoli?
Ribadiamolo per l'ennesima volta, a scanso di equivoci e a favore di chi si fosse eventualmente distratto in questi otto anni.
Il campionato 2004/05, oggetto dell'indagine, non è stato alterato dall'attività dell'associazione per delinquere. Il campionato 2005/06 non è neppure mai stato messo sotto inchiesta. La fantomatica cupola non ha fini di lucro (non c'è corruzione, non c'è alcun passaggio di denaro), né altri moventi criminosi: le frodi contestate non si sono mai realizzate e i risultati delle partite non sono frutto di manipolazione.
Gli arbitri (teoricamente) associati non guadagnano più degli altri, non ricevono benefici in termini di carriera, e la loro condotta in campo non ha agevolato le squadre coinvolte. Non ci sono arbitri corrotti, addomesticati o chiusi in stanzini, e non si sono registrate ammonizioni preventive mirate o espulsioni compiacenti.
E' stata dimostrata la regolarità dei sorteggi, e le griglie arbitrali ipotizzate o le designazioni auspicate da alcuni dirigenti non si sono mai verificate nella pratica. I rapporti dei dirigenti juventini coi designatori non sono esclusivi: i designatori parlano con tutti, e l'ascolto delle telefonate di altri dirigenti ha evidenziato comportamenti ben più censurabili. Ad intrattenere rapporti (vietati, e spesso impropri) con gli arbitri sono stati invece i dirigenti di altre società.
Il teorema delle schede svizzere, intercettabili come tutte le altre, si è rivelato essere un’accozzaglia di dati imprecisi, con numerosi errori di attribuzione, di tempistica e di ricostruzione. Le conversazioni non contengono illeciti, ed è comunque perfettamente legale possedere sim svizzere.
L'indagine sembra essere stata condotta a senso unico, con imprecisioni, occultamenti, omissioni e negligenze. Non ci sono reati accertati, e le condanne appaiono basate su valutazioni non oggettive, illazioni o convinzioni prive di riscontri, presunzione di comportamenti non verificati e fatti oggettivamente non veri.
Quali sono le risultanze dei processi?
A dispetto del quadro riassuntivo sopra riportato, alla Juventus sono stati sottratti due scudetti, ed è stata comminata la retrocessione in serie B. Danni sportivi, finanziari e d'immagine pressoché incalcolabili, le cui conseguenze incidono e incideranno per decenni sulla vita della società. A fronte di questo grande imbroglio, sono inoltre state distrutte le carriere professionali (e spesso le stesse vite) di alcuni arbitri e assistenti, di designatori arbitrali, di alcuni dirigenti di altre società e della Federazione, di alcuni giornalisti e operatori del settore, e soprattutto del gruppo dirigenziale della Juventus dell'epoca.
Nel dicembre 2012, Giraudo è condannato in appello (con il rito abbreviato) come partecipante all'associazione per delinquere (teoricamente creata da Moggi) a un anno e 8 mesi. Il ruolo di Giraudo, senza sim svizzera, nell’associazione per delinquere consisterebbe nell’aver condizionato la formazione della griglia arbitrale di una partita non truccata, con arbitro e assistenti tutti assolti e sorteggio regolare, attraverso una telefonata tra Moggi e Bergamo (che neppure lo nominano), nella quale Moggi ipotizza una cinquina di nomi della quale non fa parte Rodomonti, che sarà l'arbitro della partita, poi comunque assolto. Ricordiamo che i giudici all'abbreviato hanno avuto a disposizione gli atti delle indagini preliminari, rapporti di Auricchio compresi. Non essendoci nel giudizio abbreviato il dibattimento, valevano le dichiarazioni rese dai testi alla polizia giudiziaria o al Pm. Parte delle prove dibattimentali emerse nel processo ordinario è stata comunque accettata anche nel processo con rito abbreviato.
Nel dicembre 2013, Moggi è condannato in appello (con il rito ordinario) come promotore dell'associazione per delinquere a due anni e 4 mesi, senza che venga comprovata l'illiceità delle sue azioni. Nelle motivazioni della sentenza, ci si limita a dare un giudizio sulla persona, e lo si dipinge come individuo di non comune spregiudicatezza. Senza provare alcunché e senza far emergere le finalità né le modalità con le quali sarebbe stato esercitato il potere che gli viene attribuito. Ricordiamo che nel processo svolto con rito ordinario i giudici hanno avuto a disposizione anche il materiale probatorio successivo al 2006, frutto dell'attività del collegio difensivo. In teoria, valevano non i rapporti degli investigatori, ma le deposizioni rese dagli stessi in udienza. E tutte le prove maturate e le dichiarazioni rese nel corso del dibattimento, e non quelle rese durante le indagini. Ma, ad oggi, tutto ciò non è bastato ad ottenere giustizia.
Cosa succederà il 31 ottobre 2014 a Roma?
Ad essere sotto accusa in quest'occasione sono i comportamenti di chi ha condotto le indagini, nella fattispecie in relazione alla sparizione del video del sorteggio. Grazie ad esposti denuncia di Moggi e di alcuni ex arbitri imputati anch'essi in calciopoli (Dondarini, Bertini, De Santis), la Procura di Roma nel 2013 ha aperto un fascicolo sul modo nel quale è stata condotta l’inchiesta che ha portato al processo di Napoli. Tra le tante anomalie segnaliamo, ad esempio, l'occultamento delle telefonate (circa 170mila) che avrebbero potuto indirizzare l'indagine e il successivo processo in direzioni ben diverse.
Per il 31 ottobre è fissata l'udienza davanti al Gip, con gli indagati (il Pm Narducci per abuso d'ufficio e il maresciallo dei Carabinieri Ziino per falso ideologico), che, nel caso in cui venisse rigettata la richiesta di archiviazione, dovrebbero poi rispondere della sparizione del video riguardante il sorteggio (sostituito dall'ormai nota sequenza fotografica "adattata"). Ricordiamo che quel video, che avrebbe dovuto testimoniare che il sorteggio fosse truccato, dimostrava invece ancora una volta la regolarità del sorteggio stesso. Il video scomparve dalla Procura di Napoli, ritirato dagli stessi inquirenti, venendo poi sostituito da una sequenza di immagini, montata ad arte, atta a stravolgere l'ordine temporale e la natura stessa degli eventi.
Cosa succederà il 22 gennaio 2015 a Roma?
La Cassazione è chiamata ad esaminare i ricorsi di Giraudo e Moggi contro i rispettivi giudizi penali, e a pronunciarsi sulle risultanze dei due processi di Napoli (abbreviato per Giraudo e ordinario per Moggi). Ricordiamo che davanti alla Corte di Cassazione si discute di questioni di legittimità e principalmente della sussistenza di vizi logici nelle motivazioni della sentenza d'appello. Nessun teste da sentire, solo discussione tra le parti.
Dal punto di vista juventino, il rito ordinario ha attestato che la condotta attribuita a Moggi è estranea al suo rapporto con la Juventus, della quale non era amministratore né rappresentante. E' quindi stata esclusa la responsabilità civile della società, che era stata citata per danni dalle parti civili (possibilità prevista solo nel giudizio ordinario). Ordinario e abbreviato restano comunque due processi distinti, con materiale probatorio diverso. Così come per le sorti juventine, anche agli effetti di possibili richieste di risarcimento danni, diverso è il peso della figura di Giraudo (Ad della società, con poteri di firma) rispetto a quella di Moggi (Ds).
Le difese puntano ad ottenere in Cassazione l'annullamento delle sentenze d'appello, con o senza il rinvio ad un diverso giudice di appello. Dopo quel giudizio, sarà più chiaro l'iter, sportivo e non, che intenderà seguire la Juventus. Sarà un momento fondamentale: a seconda della sentenza della Cassazione si potranno e dovranno decidere le mosse su revocazione-revisione e ricorsi.
Cosa succederà il 31 marzo 2015 a Roma?
La Corte d'Appello di Roma dovrà pronunciarsi sull'impugnazione da parte della Juventus della pronuncia del Tnas, che si dichiarò incompetente a giudicare la richiesta di annullamento (avanzata dalla Juventus in funzione delle risultanze della relazione presentata dal Pf Palazzi nel luglio 2011) dell'assegnazione dello scudetto 2006 all'Inter. E' evidente che il ricorso in questione ha una valenza prevalentemente simbolica, così come il ricorso al Tar del Lazio che contiene anche la richiesta di risarcimento danni alla Figc per quasi 444 milioni, per la discussione del quale non è stata ancora fissata alcuna data di udienza. Appare evidente che quel ricorso servirà, se e quando sarà il momento, quindi, dopo una sentenza favorevole passata in giudicato, come strumento di pressione (e di trattativa) verso la Figc nella battaglia per gli scudetti.
Cosa succederà dopo, a Torino (e non solo)?
La strada percorribile per superare le sentenze sportive definitive (la retrocessione e la sottrazione degli scudetti) è quella di richiederne la revocazione, avvalendosi dell'art.39 del Cgs, puntando ad ottenere la revisione del processo sportivo. A patto che la giustizia sportiva della Figc sia disponibile ad accogliere la suddetta richiesta. Il conseguimento dell'obiettivo di riportare a casa gli scudetti passa necessariamente attraverso quella possibilità. Stante il fatto che (così come per l’assegnazione degli scudetti) per le sentenze sportive non è prevista la prescrizione, è sensato che la società Juventus non abbia fretta: lo farà quando sarà ora, quando riterrà cioè di avere ragionevoli possibilità di successo. Anche perché lo si può fare una sola volta.
In sostanza, per riavere gli scudetti c'è un solo percorso: dovranno darci ragione in un nuovo processo sportivo. Perché ci sia la revisione e quindi un nuovo processo sportivo, la Figc deve accettare la richiesta di revocazione delle sentenze. Per chiedere l'applicazione dell'art.39 per la revocazione, è bene avere l'appoggio di una sentenza penale non negativa passata in giudicato. Per avere sentenze penali positive bisogna aspettare il giudizio della Cassazione...
22 gennaio 2015
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- By Nino Ori