Tra le ultime intercettazioni ritrovate dalla difesa di Moggi, ve n'erano alcune che aggiungevano elementi sostanziali a favore della buonafede di alcuni arbitri sotto inchiesta: Racalbuto, Pieri, Dondarini. Uno dei nostri primi pensieri è andato dunque agli imputati già condannati in primo grado con il rito abbreviato: imputati che non disponevano dunque di tutti gli elementi necessari per difendersi. Tra questi casi, particolarmente enorme ci è parsa la condanna a Dondarini, non accusato di possedere una scheda svizzera, con miseri elementi indiziari a suo carico, non di meno condannato.
Abbiamo deciso perciò di contattarlo perché potesse esprimere la sua opinione su una condanna che oggi, a maggior ragione, appare come una vera e propria ingiustizia. L'arbitro emiliano si è detto disponibile, ma purtroppo l'AIA, a cui è ancora associato, gli ha negato l'autorizzazione a concedere un'intervista a Ju29ro.com, nonostante tale permesso gli sia stato accordato in occasioni precedenti, per altre emittenti.
Ingoiato il rifiuto, abbiamo deciso infine di porre le stesse domande al suo legale nel processo, l'avvocato Gabriele Bordoni, che con grande disponibilità si è prestato al nostro interrogatorio.
Avvocato Bordoni, facciamo chiarezza, perché avete scelto il rito abbreviato? Ritenevate che le prove fossero insufficienti per una condanna ?
E’ stata una scelta di trasparenza, nella fiducia che si sarebbe definito il processo prima del dibattimento (come è stato), giungendosi in fretta all'assoluzione che spetta di diritto a Dondarini, come accadde nel processo sportivo che sugli stessi fatti e sulla base degli stessi atti lo ha riconosciuto come figura "tersa e lontana da ombre di qualsiasi natura". Del resto, posso affermare che le prove proprio non c’erano; d’altro canto non può esserci prova di ciò che non è stato commesso.
Nel frattempo i consulenti di Moggi hanno ritrovato importanti telefonate che, secondo noi, provano la buonafede degli arbitraggi del suo assistito e che avrebbero potuto indirizzare diversamente il giudizio. Si è pentito della scelta fatta, ovvero far giudicare Dondarini sulla base delle sole carte dell'accusa dallo stesso giudice che lo aveva rinviato a giudizio?
Il Giudice non aveva rinviato a giudizio nessuno, tanto meno Dondarini e le carte erano già tutte nella sua disponibilità, almeno astratta, come lo erano nella nostra di difensori, comprese quelle di cui ora abbiamo tutti evidenza. Del resto, di fronte alla totale assenza di prove ed a capi di imputazione estremamente generici era la scelta di elezione. Purtroppo, nel giudizio hanno prevalso le congetture, ora definitivamente smentite dalle telefonate ritrovate dal dott. Penta, al quale va ovviamente il nostro ringraziamento per l’opera immane compiuta nel rintraccio delle intercettazioni che avevano veramente un senso probatorio.
Secondo Lei perché le telefonate "ritrovate" che riguardano Dondarini non sono state prese in considerazione e riportate nelle informative dagli investigatori?
A questa domanda dovranno dare risposta altre persone nelle sedi appropriate.
Nel processo d'appello chiederete che queste telefonate siano acquisite e tenute in considerazione nel nuovo giudizio?
Ovviamente sì, per meglio dire chiederemo che vengano tenute in considerazione, visto che negli atti già c’erano. Starà soltanto ad ascoltarle e trascriverle. Sarebbe veramente segnale di alta dignità se, a fronte di queste intercettazioni inspiegabilmente omesse e dal significato univocamente a favore della linea difensiva, la pubblica accusa si unisse alla richiesta di accoglimento dell’appello.
Rileggiamo le motivazioni della sentenza di condanna: al capo F (partita Juventus-Lazio), il giudice De Gregorio in pratica sostiene non ci siano vere prove che il reato sia avvenuto ma "poiché il tema di prova è spostato dal terreno di gioco a quello dei rapporti tra gli imputati, deve darsi conto di un antefatto realizzatosi nel settembre 2004", quindi cita la famosa telefonata dei "50 occhi", alla quale dà un'interpretazione opposta a quella del procuratore di Torino Marcello Maddalena. De Gregorio attribuisce grande rilevanza alla raccomandazione "non far saltare tutto... di vedere anche quello che non c'è a volte" detta da Pairetto. Ci può dare la sua spiegazione?
Si tratta di congetture che si sono sostituite alle prove che non c’erano, tanto da enfatizzare negativamente il legame tra Dondarini e Pairetto, quasi che fosse sospetto che un arbitro si rapporti col proprio designatore. Sarebbe come dire che un calciatore non deve avere rapporti col proprio allenatore. Tengo a precisare che il "non far saltare tutto" era riferito alla imminente nomina di Dondarini ad arbitro internazionale, già in ipotesi l’anno precedente e poi saltata all’indomani di un’UDINESE-INTER (leggasi la Gazzetta dello Sport del giorno della gara e del giorno dopo) quando fu aspramente criticato il suo arbitraggio.
Prima pagina della Gazzetta; Gazzetta: le critiche di tre giornalisti; Facchetti dall'arbitro nell'intervallo per contestare.
Ancora al capo F: De Gregorio scrive che Dondarini e l'osservatore De Marchi dopo la partita si sarebbero intrattenuti con Moggi che avrebbe detto: "Siccome, quando ci sei tu, in trasferta facciamo sempre 3-0, dirò a Gigi di mandarti sempre". Abbiamo evidenziato in un articolo che, dopo quella partita con la Samp, Dondarini diresse la Juve solo una volta, contro la Lazio, e che mai aveva diretto la Juve vincente per 3-0 in trasferta. Moggi quella frase la rivolse a Dondarini o all'osservatore De Marchi?
La stessa affermazione, scritta dal dott. De Gregorio in sentenza, è stata oggetto di querela per diffamazione a carico di un giornalista che in un articolo riportò questa errata notizia. Nella realtà a fine gara, quando il Direttore Generale della Juventus si recò nello spogliatoio a salutare, come facevano quasi tutti i dirigenti, si accorse della presenza di Sergio De Marchi che era l’osservatore di quella gara.
Poiché lo stesso 15 giorni prima aveva visionato l’arbitro di Brescia-Juventus 0-3 gli disse, in tono evidentemente scherzoso: "Visto che quando ci sei tu in trasferta facciamo sempre 3-0 dirò a Pairetto di mandarti sempre". De Marchi ha confermato quanto realmente accaduto ai Carabinieri che lo hanno interrogato; per di più, come avete evidenziato, era la prima volta che Dondarini arbitrava in assoluto la Juventus in trasferta, quindi la frase non poteva oggettivamente essere riferita a lui e si poteva verificare la circostanza con assoluta semplicità anziché teorizzare ipotesi suggestive del tutto campate in aria.
Di nuovo capo F: per il giudice De Gregorio era stata alterata anche la corretta e genuina procedura di quel sorteggio e scrive che "il suo contributo al perfezionamento del delitto consisté nell'accettare una designazione che egli sapeva fraudolenta e fatta allo scopo di alterare il risultato di gara, derivando da questo la sua scelta". Dondarini ha mai avuto la sensazione di essere stato "scelto" per quella partita in modo fraudolento?
Le sensazioni le lascio ad altri, così come i colpi di tosse… Gli arbitri non assistevano ai sorteggi, che avvenivano durante la seduta di allenamento del venerdì mattina. L'esito dei sorteggi veniva loro comunicato sempre dalla segreteria, per cui non vedo come e perché Dondarini dovesse sospettare di qualsiasi cosa in quell'occasione come in ogni altra. La presenza di un notaio durante le operazioni, del resto, ne assicurava la regolarità.
Altro capo d'accusa per il quale è stato condannato è la partita Chievo-Fiorentina, dove il suo "delitto" sarebbe stato l'essere consapevole della designazione fraudolenta e l'aver adottato "una decisione determinate del risultato annullando un gol al Chievo addirittura nei minuti di recupero". In realtà De Gregorio copia un errore di Auricchio che trasformò un possibile rigore da accordare in un gol annullato. Lei cosa ha da dire a discolpa del suo assistito su quella partita?
Già durante il processo Dondarini fece rilevare, in forma scritta, al Giudice il clamoroso errore presente nell’informativa e lo invitò a guardare le immagini per rendersene conto. Non riesco a comprendere quindi come lo stesso grave errore sia stato ripreso pedestremente anche in sentenza.
Un elemento di prova viene ritenuta la conversazione nella quale Lanese, a Capone che dice: "Hai visto il killer ha colpito a Verona... gli avranno mandato dei segnali, o ha capito da solo?", risponde "Guarda che ormai non mandano segnali loro telefonano prima delle gare". Si è mai dato una spiegazione del perché i due interlocutori facessero quelle affermazioni nella telefonata?
Devo dire che quella telefonata è molto imbarazzante per i commenti fatti sull’arbitro della gara, operati da chi avrebbe dovuto avere un rispetto, quantomeno istituzionale, diverso nei confronti di un professionista. Si tratta comunque di una telefonata tra due persone assolutamente estranee al fatto-reato imputato che parlano in libertà, come si fa nei bar tra tifosi; persone che, al dunque, hanno negato di conoscere alcunché di illecito riguardo al mio assistito.
Il giudice De Gregorio scrive che i designatori potevano "istruire" su cosa fare in campo durante i raduni a Coverciano prima e dopo i sorteggi, Lanese dice che telefonavano prima delle gare, gli investigatori ipotizzano che degli arbitri possedessero sim svizzere sulle quali ricevere istruzioni direttamente da Moggi. Lei ritiene possibile che tutto questo avvenisse o ha elementi per escluderlo?
Per le indicazioni, se si parla di quelle meramente tecniche sono ovvie, delle altre non esiste nemmeno una larva di prova, almeno per la posizione di Dondarini che è quella che conosco. Quanto alle sim straniere che sarebbero state fornite ad alcuni arbitri, Dondarini ne ebbe notizia prima da un articolo di Ruggiero Palombo sulla Gazzetta dello Sport nel gennaio 2007 poi dalla chiusura delle indagini dei P.M. avvenuta nella primavera dello stesso anno.
La teoria accusatoria sostiene che i due designatori fossero integrali alla Cupola, entrambi al servizio di Moggi; eppure dalle intercettazioni leggiamo che spesso non andavano d'accordo su questioni importanti, cruciali. In una telefonata Bergamo se la prende proprio con Dondarini, ritenuto, diciamo così, "Pairettiano". Come andava nella realtà di tutti i giorni?
La stessa domanda fu rivolta a Dondarini dal dott. Borrelli dell’Ufficio Indagini della F.I.G.C. nel 2006 e già in quella sede venne chiarito dall’interessato che il suo rapporto professionale era identico con entrambi i designatori. Quello che differiva era il modo di approcciarsi da un punto di vista umano e caratteriale. Tutto questo viene confermato dalle intercettazioni emerse ultimamente.
Sa se Dondarini riteneva Pairetto piuttosto che Bergamo vicino alla Juve?
Qui non si tratta di avere opinioni, si deve stare alle prove: nel senso richiesto non ve ne sono.
Nelle ipotesi dell'accusa si scrive che Dondarini sarebbe uno degli "arbitri fidi", senza addurre particolari motivazioni a riguardo: non gli è imputata nemmeno una "scheda svizzera". Nondimeno gli tocca difendersi: quali sono le prove a garanzia della sua neutralità?
Il fatto che gli osservatori delle due gare incriminate lo abbiano valutato positivamente, e quello era il riferimento decisivo, se il GIP non voleva confinarsi a fare il "moviolista" e rivedere tutte le gare commentandole, essendo peraltro privo del bagaglio tecnico specifico; ma non è stato fatto nemmeno così, andando a prendere spunti qua e là, disancorati e sconnessi. Peraltro, Dondarini non era gravato né dalla disponibilità di schede coperte né da altri elementi di sospetto di sorta.
Adesso un pettegolezzo: dopo Calciopoli, mentre era in attesa di giudizio, Dondarini fu designato da Collina per un Reggina-Juventus, che terminò 2-1, con quattro rigori negati alla Juve e uno molto dubbio assegnato alla Reggina al 90'. A nessuno di noi piace vedere del marcio nelle nostre sconfitte, e naturalmente facciamo salva la sua buonafede. Ci chiediamo in che condizioni psicologiche entrò in campo, però: con il peso di essere a processo per aver favorito la Juve? Fu sorpreso dalla designazione di Collina?
Fui contento per Paolo che meritava di arbitrare partite importanti. Magari, in quel momento era meglio evitare di creare l’occasione per il sollevarsi di polemiche velenose che, a processo aperto, non aiutavano certamente il lavoro della Magistratura.
Per Juventus-Lazio il giudice rimprovera "decisioni favorevoli alla Juve": cita un mancato rigore su Inzaghi e la mancata segnalazione del fallo di Ibrahimovic. Non tiene conto, perché non riportato nelle informative, che le stesse cronache sportive parlano di un rigore negato per parte, alla Juve sull'1-1 e alla Lazio solo dopo, sul 2-1. La difesa ha messo in evidenza questo fatto?
Chiudendo queste considerazioni con una battuta, posso dirle che - come tifosissimo laziale - ricordo soltanto gli episodi che reputai penalizzanti per la mia squadra; ma erano pensieri di tifoso che finiscono in qualche imprecazione. Ma in una sentenza, lo standard di valutazione ci si attende che sia ben diverso, altrimenti essendo lecita nell’imputato una profonda amarezza e, nei suoi difensori, una certa delusione. Adesso attendiamo il Giudizio d’appello, con quella decisione e quella tenacia che ci sono proprie e sono peculiarità di chi sa essere nel giusto.
Video: Paolo Dondarini ed i suoi legali a "Dedalus" del 25.11.2010, su E' TV (www.e-tv.it):
Prima parte; Seconda parte; Terza parte.
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