Luciano Moggi lo aveva promesso qualche settimana fa.
Non sarebbe stato più spettatore passivo, ma sarebbe sceso in campo per cominciare a puntualizzare e a replicare attraverso le dichiarazioni spontanee, alle deposizioni rese dai testimoni dell'accusa.
Aveva cominciato nel corso dell'udienza del 13 novembre, replicando pesantemente alle dichiarazioni rese in aula da Manfredi Martino, e ha continuato ieri, 24 novembre, con una filippica al vetriolo di circa 10 minuti.
I suoi missili terra-aria stavolta sono stati puntati dapprima contro il PM Narducci, accusato di aver avuto un tono arrogante nei suoi confronti durante i primi interrogatori del 2006, poi contro Zeman, protagonista di una delirante deposizione il cui "riassunto" potete seguire qui. Le ultime due bordate dell'ex- Direttore Generale della Juventus sono riservate al "santo subito" Facchetti, e alla fraterna commistione tra arbitri e guardalinee organizzata da Leonardo Meani, definito recentemente, da Roberto Beccantini, il "preservativo" milanista di Galliani per i rapporti con gli arbitri.
Moggi prende la parola verso la fine dell'udienza, dopo aver ascoltato gli altri testi presenti in aula, tra cui una delle sue segretarie di quando lavorava alla Juventus, Morena Mosca.
La dichiarazione spontanea appare il giusto corollario alla testimonianza della sua ex segretaria.
Regalare gadgets e biglietti era infatti una usanza consolidata, e ne approfittavano tutti, finanche i carabinieri che periodicamente si recavano in visita ispettiva nella sede di Corso Galfer.
Queste affermazioni determinano un gustoso siparietto tra il Presidente Casoria e il PM Narducci che, insofferente e polemico, le definisce "fesserie e sciocchezze".
La Casoria insorge e "spegne" il Narducci con una bastonata ben assestata, intimandogli di lasciar parlare l'imputato e ricordandogli che l'imputato può dire quello che vuole. Moggi - Narducci 1-0.
Emerge un particolare interessante dallo scontro tra Moggi e il PM. Moggi accusa Narducci di averlo accolto con tono arrogante nel maggio del 2006, nel corso del primo interrogatorio, subito dopo lo scoppio dello scandalo. "Lei ha finito, Moggi" questa la frase che Narducci avrebbe pronunciato.
Narducci, nel corso dell'esame a Morena Mosca si era soffermato sulle telefonate tra la segreteria della Juve e quella di Diego Della Valle come indizio dei contatti illeciti per salvare la Fiorentina. Moggi stigmatizza questa affermazione dichiarando che si sentivano spesso, da molti anni, con Della Valle e che, se avesse voluto fare qualcosa di illecito, non lo avrebbe fatto certamente passare dalla segreteria! Quello che Narducci dimentica (o fa finta di non sapere) è che la segreteria della Juventus ha contatti con tutte le segreterie delle altre squadre, con le quali ci sono tutta una serie di adempimenti di reciprocità su biglietti, trasferte e altri impegni istituzionali.
Nel corso della deposizione Moggi si accalora, il tono di voce si fa più duro, sferzante, soprattutto quando parla di Zeman. Le dichiarazioni del tecnico boemo hanno profondamente amareggiato Moggi ("mi ha rovinato la carriera"), che non fa nulla per nasconderlo. Gli rinfaccia le cifre che ha guadagnato a Napoli, dove, secondo Zeman, sarebbe stato Moggi a mandarlo per metterlo in difficoltà. La redazione del Team si sta chiedendo se forse non è meglio mettersi contro Moggi per farsi mandare a Napoli a 2,5 miliardi di lire all'anno; in questo modo avremmo risolto un bel po' di problemi.
Poi Moggi inizia a parlare di calcio e dell'importanza dei risultati, della sovranità dei "fatti" rispetto alle "chiacchiere". Ecco dunque che snocciola il curriculum di Zeman: retrocessioni, esoneri, piazzamenti mediocri con regolarità disarmante. Gli appunti di Lucianone infilzano "l'allenatore migliore d'Europa" fino a farlo diventare un Oronzo Canà un po' più tecnico. E alla fine l'annuncio: "I miei legali stanno studiando una querela".
Le ultime "attenzioni" sono dedicate a Babini, il guardalinee amico di Leonardo Meani, che lo aveva accusato (udienza 13 novembre) di andare regolarmente negli spogliatoi degli arbitri a fine partita.
Moggi spiega che era permesso ai dirigenti andare negli spogliatoi a fine partita e che, a differenza di altri dirigenti in odore di santità, lui non ha mai ricevuto 4 mesi di squalifica per essere andato nell'intervallo a parlare con la terna arbitrale, proferendo strane minacce ("Adesso capisco tutto, ci penso io....")
Babini aveva raccontato di aver chiesto ai designatori di arbitrare la Juve. Moggi lo asfalta: "Se leggete le intercettazioni, vedete che alle 11,53 io sapevo le terne, mentre alle 11,40 Meani telefonava direttamente a Babini per dirgli che era stato designato insieme a Puglisi, Cric e Croc, e gli impartiva anche ordini su come alzare o abbassare la bandierina!"
Il fiume in piena si placa. La Casoria ascolta e annota tutto. Moggi ringrazia e affila la lingua per la prossima deposizione spontanea. Ci sta prendendo gusto. Si siede proprio mentre da Torino arrivano altre buone notizie...
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