Facchetti Jr, l'input ed i riscontri che erano ragionamenti

facchetti gianfeliceAbbiamo già visto alcuni aspetti della testimonianza di Gianfelice Facchetti legati al presunto cd con la registrazione della confidenze di Nucini, poi abbiamo analizzato l'inesattezza (eufemismo, ndr) sui "giovani arbitri" mandati ad arbitrare la Juve, ed espresso il dubbio nato da un'intervista di Gianfelice a Vanity Fair. Ora passiamo alle prove, quelle che dovrebbe portare un teste chiamato dall'accusa: quali nuove prove, non impressioni, ha portato in aula Facchetti contro gli imputati? Nessuna prova inconfutabile, l'unica novità della sua testimonianza è stata che Nucini, l'altro teste dell'accusa, avrebbe fatto parte dell'organizzazione. Le cose riferite da Gianfelice sono quelle che gli avrebbe detto il padre che, a sua volta, riferiva ed appuntava cose che avrebbe saputo dal Nucini. L'avvocato Prioreschi lo ha evidenziato: "Presidente, in teoria questo non lo dovevamo proprio sentire, perché so' tutte cose de relato, de relato, de relato", ma è stato stoppato dalla Casoria: "E’ stato deciso così". Hanno contribuito a quella decisione anche le difese, non opponendosi alla richiesta dei pm, perché convinte che fossero "solo chiacchiere", come dichiarato dall'avvocato Trofino.
Il pm Narducci, nell'udienza del 22 febbraio, chiedendo in extremis la convocazione di nove testimoni, tra i quali Gianfelice Facchetti, presentava le dichiarazioni acquisite attribuendo loro "una immediata rilevanza e diretta pertinenza alle imputazioni per cui vi è processo", e ne stava spiegando i contenuti quando il Presidente Casoria gli faceva rilevare: "Lei dovrebbe piuttosto precisare l'influenza, perché noi quello dobbiamo vedere, perché è influente questa ulteriore istruttoria. Lei ci dovrebbe dimostrare con queste ulteriori prove...". Per il pm la deposizione di Gianfelice era "influente" perché il teste era in possesso di un "patrimonio di conoscenze ereditato dal padre".
Dov'è l'influenza e dove sono le prove nella deposizione di Gianfelice Facchetti, ritenuta di immediata rilevanza?
Durante la deposizione di Facchetti l'avvocato Catalanotti ha chiesto alla Casoria di valutare la "rilevanza" delle domande poste nel controesame del teste e la Casoria non ha potuto evitare di far notare: "Eh, rilevanza. E dovremmo non fare nessuna domanda al testimone, parliamoci chiaro, perché qua si riferisce de relato di un morto che era già morto. Andiamo". E' quello che abbiamo sempre pensato e scritto. Parliamoci chiaro: senza la possibilità di verifica, perché la persona è deceduta, chiunque può scegliere cosa dire. Prendiamo le deposizioni in sequenza di Gianfelice e di Nucini: il primo dice di aver saputo dal padre che Nucini aveva fatto parte della cupola, mentre Nucini dice che Facchetti gli propose il ruolo di "cavallo di Troia". Ed allora come la mettiamo? A chi dobbiamo credere?

Le dichiarazioni rese da Gianfelice, almeno secondo noi, hanno arrecato più un danno che un supporto all'accusa: aumentano di un'unità, per esempio, le diverse versioni del presunto incontro al Concord, cosa che scalfisce l'attendibilità di Nucini.
Facchetti ha retto la scena con buon piglio, del resto è attore e il copione era scontato, perché le domande delle difese non potevano che dipendere dalla sua deposizione, e in dieci mesi di tempo ci si può preparare bene sulle risposte da dare. Vediamo per punti come è andato il teste Gianfelice Facchetti.

COSA NON GLI DICEVA. Come abbiamo visto in un altro articolo, Gianfelice, ad aprile 2010, quando escono le telefonate "scartate", si lascia prendere dal dubbio, forse perché gli mancavano certe informazioni. Ascoltando la deposizione di Gianfelice apprendiamo che il papà gli parlava molto dei sospetti sugli avversari e delle confidenze di Nucini, soprattutto su Moggi, e pochissimo delle sue attività. Gianfelice dice che non sapeva delle telefonate del padre, dice che le ascolta man mano che escono ad aprile 2010. Gianfelice dice che non può dire quando iniziò il rapporto del padre con Nucini, e che il papà non gli disse nulla a proposito di un esposto alla Procura di Milano, dove era stato convocato l'amico e confidente Nucini.

PERCHE' SOLO DOPO QUATTRO ANNI? Gianfelice dice: "Non mi sono sognato di venire a raccontare delle cose semplicemente per difendere mio padre. Se non avessi avuto uno straccio di carta in mano, mi avrebbero riso in faccia". E la Casoria gli fa presente: "Ma Lei non lo doveva difendere da nessuno qua. Mica è imputato Suo padre". Poteva andare anche prima a Napoli, anche senza una carta in mano, come dimostra il fatto che gli hanno dato retta sia i pm che le difese anche quando ha dichiarato che Nucini aveva fatto parte dell'organizzazione, senza che sia cosa scritta sulle carte del padre.
A Prioreschi che gli chiede come mai non abbia portato nel 2006 quegli appunti ai pm, o alla Giustizia sportiva, Gianfelice spiega che dopo la morte del padre aveva trovato nel suo armadio degli appunti e a quell'unico foglio, "il contenuto di cui abbiamo parlato stamattina sta tutto in un foglio", non aveva fatto caso, "cioè un foglio in mezzo a 30 fogli che riguardavano la società F.C. Internazionale, problemi di organizzazione societaria, non ci avevo neanche fatto caso. In quel periodo di aprile, quando in qualche modo si è riaperto tutto, quando è ripartito il processo di Napoli, sono andato a rivedere quelle carte ed ho trovato questo".
Ad aprile sono state portate alla luce le telefonate, scartate da Auricchio, di altri dirigenti ed anche quelle dell'allora Presidente dell'Inter; Gianfelice le ascolta man mano che vengono pubblicate e, come risponde all'avvocato Gallinelli, non resta stupito ascoltando che il padre parlava con i designatori "perché, comunque, i contatti con i designatori arbitrali erano contatti leciti". Si dà il caso che nel 2006 nessuno dei dirigenti poi ascoltati conversare con i designatori nelle telefonate riemerse ad aprile scorso abbia ammesso che parlava, grigliava e cenava con i designatori, perché nel clima da caccia alle streghe che era stato creato era pericoloso ammetterlo, e ricordiamo bene lo slogan imperante: "Basta la telefonata". La linea mediatica sulla liceità delle chiamate con i designatori, guarda caso, è cambiata proprio dopo le telefonate "riemerse": è diventato lecito quello che nel 2006 si diceva essere proibito.
Forse Gianfelice non è rimasto stupito ascoltando la telefonata del padre con Mazzei, con la richiesta che Inter-Juve fosse arbitrata da "il numero uno degli arbitri" ed il suggerimento sugli arbitri preclusi da inserire nella griglia, fatto sta che l'input per presentarsi dai pm di Napoli glielo dà l'udienza del 13 aprile 2010: "Siccome in quell'udienza venne ribadito più volte il concetto che... se fosse più grave che una persona avesse fatto certe cose piuttosto che Facchetti che continuava a dire 'Mettimi Collina'… questo fu ribadito un sacco di volte all'interno di quella udienza. Io ascoltai la telefonata che viene messa in rete, la ascoltai e rimasi molto stupito dal fatto che quella voce, in quel frammento di frase, non era la voce di mio padre. A me quello che stupì, quello che stupì è che per superficialità venne usata una trascrizione sbagliata in cui una persona non più viva parlasse. Questo è quello che in qualche modo mi fece…".
Questo input non viene riportato nel verbale del 26 aprile, l'avvocato Gallinelli chiede il perché, Gianfelice risponde tergiversando sulla perizia fonica, ed il Presidente Casoria deve chiarire al teste: "No, senta, Lei non ha… Aspetti, non ha capito la domanda. L’avvocato vuol sapere: siccome Lei ha avuto l’input, lo stimolo ad andare dal PM perché ha visto questa ingiustizia, dice: perché quando è andato non ha detto :“Io vengo per far valere questa ingiustizia”?".

IL FOGLIO DEL PADRE. Quel "Metti Collina" spinge Gianfelice a cercare tra quegli appunti che aveva conservato, trova il foglio con brevi e sintetici appunti sul quale il padre aveva annotato le confidenze di Nucini, quindi telefona al pm Narducci e gli dice "che volevo parlare per rendere testimonianza di una serie di racconti che mi aveva fatto mio padre e, nella fattispecie, avendo trovato queste carte di mio padre, volevo presentarle per vedere se potessero avere un’utilità ai fini delle indagini processuali".
Presentarsi con un solo foglio in mano? No, ne porta anche altri, come riferisce in aula: "Allora… questi sono nove fogli. In realtà gli appunti erano, come dire, appunti di lavoro che riguardavano principalmente la sua attività all’interno della società F.C. Internazionale. Riguardo a quello di cui abbiamo parlato, fondamentalmente era questo primo foglio". Un unico foglio poteva essere utile: "Si tratta di un foglio, quindi, cioè di un foglio in mezzo a tanti appunti di lavoro personali", ma i pm allegano al verbale tutto quello che Gianfelice ha portato, anche i fogli che riguardano fatti interni dell'Inter e le pagine di giornale. L'utilità ai fini delle indagini ci sfugge.

RISCONTRI? NO RAGIONAMENTI, IMPRESSIONI. I termini sono importanti sempre, ma il loro uso lo è ancora di più quando si parla di giustizia. Il pm Capuano pone domande sul rapporto del padre con l'arbitro Nucini e Gianfelice dice: "Avemmo, così, un momento di confronto, così, abbastanza approfondito. Mio padre disse di essere a conoscenza, o quantomeno di aver trovato riscontro a tutta una serie di suoi dubbi che manifestava... Disse di aver trovato, come dire, un riscontro abbastanza preciso nei fatti attraverso, così, la testimonianza di questo arbitro che si chiamava Danilo Nucini". Un riscontro preciso nei fatti, quindi una prova? Per il pm va bene questa dichiarazione, ma per Prioreschi no e chiede: "Lei ha esordito, rispondendo alle domande del PM che, più o meno testuale, ho preso l’appunto: 'Mio padre ha trovato riscontro preciso ai fatti attraverso la testimonianza di Danilo Nucini'. Ecco, mi vuole dire quali sono questi riscontri precisi, indicando specificamente episodio per episodio e fatto per fatto?"; Gianfelice dice che i riscontri sarebbero le cose di cui aveva parlato, Prioreschi incalza: "Lei, quando è stato sentito dal PM, all’inizio della Sua dichiarazione ha esordito dicendo: 'Mio padre svolgeva propri ragionamenti su queste tematiche e prendeva appunti'. Quindi un conto è far riferimento ai ragionamenti e un conto dire che ci sono riscontri precisi a dei fatti. Quindi, stiamo parlando di riscontri o di ragionamenti?"; e Gianfelice deve ammettere: "Mio padre faceva dei ragionamenti che, come dire, verbalizzava ed ha verbalizzato in questo…". Successivamente Prioreschi chiede: "Gli incontri che Suo padre faceva con Nucini avevano ad oggetto lo scambio di impressioni?", e Facchetti risponde: "Si sono scambiati delle impressioni ed il contenuto sta sotto". Ah, sono ragionamenti, e impressioni, non riscontri. E diciamolo, chiamiamoli con il loro nome.

NON CONOSCE FATTI DEL 2004-05. Sembra che Giacinto Facchetti con il figlio sia stato prodigo di discorsi e segnalazioni sul campionato 2003-04, ma che, stranamente, non gli abbia evidenziato nulla sul campionato seguente, quello "per cui vi è processo". L'avvocato Gallinelli chiede se sa a quale campionato si riferisce il processo e Gianfelice tentenna: "Ehm… duemila… dunque, 2003/2004 e 2004/2005"; il Presidente Casoria: "Non è preparato. Che importanza ha questa domanda? Vabbè, mostra titubanza"; Gallinelli: "2004/2005. Lei quindi ha fatto riferimento, quando venne sentito dai PM a fatti riferiti da Suo padre relativi al campionato di calcio 2004/2005?"; Gianfelice risponde: "No, i fatti di cui io ho fatto menzione sono fatti precedenti". A Gallinelli deve sembrar strano e riformula la domanda: "Suo padre non Le parlò di fatti, diciamo sospetti, del 2004/2005?"; e Gianfelice conferma: "No. Io non ne ho parlato".

IL 2003 NON INTERESSA. Gianfelice non è in grado di dire quando è iniziato il rapporto tra il padre e la "fonte" Nucini: "I rapporti, presumo, che siano partiti dalla stagione… dal 2003 circa". Nucini dice dalla fine del campionato 2002. Facchetti Jr del campionato 2003-04 "non ricorda nessuna partita se non Inter-Udinese", come evidenzia l'avvocato Generali in opposizione ad una domanda di Gallinelli su un'altra partita del 2003. Il Presidente Casoria: "Accolta l’opposizione, perché le partite del 2003 sinceramente non ci interessano"; e l'avvocato Morescanti non può evitare di far notare: "Però il teste ha parlato solo delle partite del 2003. Stiamo parlando solo del 2003. Ma dall’inizio". Eh già. Inoltre Gianfelice dovrebbe ricordare almeno Avellino-Messina, perché aveva detto di averla vista su consiglio del padre. Ma questo lo vedremo nel prossimo articolo nel quale analizzeremo come Facchetti inserisce Nucini nell'organico della "cupola".

LA CENA DA BERGAMO. Questo punto merita delle considerazioni allargate al 2006. Gianfelice ha detto che va dai pm di Napoli per vedere se quello che sa e quelle carte potessero essere utili alle indagini, ma della cena a casa di Bergamo dice che aveva saputo dal padre. L'8 giugno 2006 Paolo Bergamo dice prima al colonnello D'Andrea (vice di Borrelli), e la stessa sera a Matrix, che lui si incontrava con diversi dirigenti e l'amico Facchetti lo aveva anche ospitato a casa. La Gazzetta del giorno dopo dice che "è stato poco convincente". Palombo, che era presente in trasmissione, nell'articolo "Il testimone e l'impunito", scrive: "Quanto a noi, la sincerità di Bergamo è sembrata tutta racchiusa in quella frase iniziale dedicata a Luciano Moggi... Poi Bergamo ha tenuto la sua rotta, respingendo ogni ipotesi di reato sportivo, tirando dentro Facchetti e la Roma... Da un indagato per associazione a delinquere finalizzata al reato di frode sportiva, una difesa coi fiocchi. Per noi, pure e semplici dichiarazioni inattendibili".
Non gli crede nessuno, perché nessun dirigente conferma le parole di Bergamo. Anche Giacinto Facchetti non pensa, in quei giorni, di riferire il "suo bagaglio di conoscenze" per vedere se possa avere "un'utilità ai fini delle indagini". Gianfelice lo fa dopo quattro anni, dopo che le telefonate su quella cena vengono ritrovate e rese pubbliche. Che anche Sacchi o Facchetti facessero pranzi o cene con i designatori lo hanno dovuto tirare fuori le difese, ma Gianfelice e l'accusa hanno interesse a darvi una luce diversa. Il pm Capuano chiede: "Lei sa se Suo padre ha mai partecipato a cene con i designatori?"; Gianfelice ricorda come "l’unico episodio che ricordo, che è quello che raccontai anche mesi fa, di un… non so se un pranzo o una cena, con il signor Paolo Bergamo a Livorno, in occasione di un Livorno-Inter". Un ricordo indotto dalle telefonate, non certo spontaneo.
A questo punto Capuano si dimostra interessato a che il tribunale venga a conoscenza del commento della madre. Perché non chiede direttamente il commento del padre come farà poco dopo?
PM Capuano: Sì. Ricorda il commento che fece Sua madre?
Presidente Casoria: Sua madre o Suo padre? Sua madre? PM, siamo stati zitti fino a mò, ma il commento della madre mò, eh... non ammetto questa domanda.
PM Capuano: Ricorda cosa disse Suo padre di quest’incontro?
Facchetti: Andò a quest’incontro, ma insomma, aveva avuto… cioè non c’era un rapporto… cioè sapeva bene che cosa succedeva dentro, era molto chiaro che cosa… che cose che succedevano all’interno di quel mondo, quindi andò a quest’incontro così, formalmente, ma senza nessun tipo di…

Telefonata del 3 gennaio 2005:



Bergamo va a prendere Facchetti all'aeroporto il 5 gennaio 2005: Video.

Nel prossimo articolo analizzeremo la parte di testimonianza di Gianfelice Facchetti relativa a Nucini come arbitro che aveva fatto parte dell'organizzazione.

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