Udienza del 24 maggio 2011 - Roba vecchia, smentita dai fatti

NarducciTerza giornata di requisitoria del pm Narducci dall'aula 216 del Tribunale di Napoli, dove si celebra il processo denominato "Calciopoli".
Il programma stilato dal presidente Teresa Casoria prevedeva tre udienze destinate alla requisitoria dei pm ma Narducci ne ha prese tre solo per se e per Capuano, che dovrebbe condurre la requisitoria contro gli imputati con responsabilità "minori", ne sarà necessaria un'altra, quella del 31 marzo.
Abbiamo seguito la diretta Live dell'udienza grazie al solito contributo dall'aula del nostro inviato Francesco/Frales.
Come al solito abbiamo curato la diretta Live anche sul forum tifosibianconeri.com - Cronaca dell'udienza.
Commenti relativi all'udienza anche sul nostro blog.ju29ro.com.

Lo diciamo subito, oggi ascoltare Narducci è stato un tuffo nel passato, come se la requisitoria fosse stata scritta nel 2006 o appena ricevute le informative da Auricchio, come se il dibattimento ed il "ritrovamento" di certe telefonate non avessero mostrato uno scenario diverso da quello propinatoci a larghe mani dai media nel 2006. Nella requisitoria di Narducci, per esempio, resiste la tesi che Moggi sapeva il nome di arbitri ed assistenti prima di altri, nonostante le telefonate ritrovate abbiano dimostrato che Facchetti sapeva un giorno prima di Moggi, e Meani anche alle 11.20, non come Moggi alle 11.53; resiste la tesi che la "borsa", per gli arbitri, era arbitrare di più se graditi a Moggi, quando le classifiche dei guadagni mostra il contrario (De Santis all'ultimo posto tra i "grandi arbitri", ndr); resiste l'ipotesi dei sorteggi truccati, per i quali non è stata prodotta una prova filmata o di altro tipo. Pairetto e Bergamo mescolavano poco le sfere, guardavano le palline, i notai ed i giornalisti che estraevano le sfere hanno fornito testimonianze che valgono meno di quella, per "sentito dire" e fondata su "impressioni", resa da Cellino. Questo sostiene Narducci. Pieroni in aula ha detto che Moggi era risentito perché non riteneva essere la verità quello che lui aveva riferito a Repubblica, ma Narducci preferisce ricordare l'intervista a Repubblica piuttosto che la testimonianza in aula di Pieroni; poi la Panda, data a Pieroni per permettergli di andare in ospedale a curarsi, diventa "auto di grande valore" nella requisitoria di Narducci. Il perito Porto? Non ha trascritto due telefonate richieste dai pm. Mancano due telefonate, dice Narducci. Per anni a noi ne sono mancate molte di più per capire la verità storica del "dietro le quinte", roba che chi ha indagato ha considerato "non rilevante" e che, ascoltando la requisitoria di Narducci, sembra non essere mai esistita, ed invece, piaccia o non piaccia, esisteva. Nulla di nuovo sotto il sole di Napoli. Vi lasciamo alla lettura della cronaca dell'udienza.

Ore 9.45 - L'aula non è gremita. Tra i presenti abbiamo potuto cogliere un certo sconcerto per il rinvio dell'esame dell'istanza di ricusazione del giudice Casoria. Molti hanno evidenziato che sarebbe stata proprio la Procura a chiedere che la prossima udienza della Corte d'Appello si tenesse proprio un martedì, motivo per il quale è finita al 28 giugno, in contemporanea con una udienza di questo processo.

Ore 9.55 - Inizia l'appello. L'avvocato Morescanti ha chiesto un rinvio fino alla nascita del figlio, prevista per ottobre. Il Presidente Casoria dispone che, per quanto riguarda le arringhe altrui, venga sostituita e che parli per ultima. Nel caso che in quella data la Morescanti dimostri il suo legittimo impedimento, verranno stralciate le posizioni dei suoi assistiti: Bergamo, Fabiani e Fazi. La Casoria dice anche: "La difesa si può sostenere anche ascoltando gli audio delle udienze in cui a parlare sono pm o avvocati degli altri, e leggendo le trascrizioni". Inoltre, il 31 maggio si terrà regolarmente udienza, nonostante i ballottaggi elettorali, mentre per quella del 14 giugno la Casoria ha detto: "Quanto all'udienza del 14 giugno, in riferimento ai referendum di quella settimana, non abbiamo ancora informazioni e vedremo se si potrà tenere l'udienza".

Pm Narducci: Questione del sorteggio, modalità e svolgimento concreto; avevo già fatto riferimento alla circostanza per cui il sorteggio, come operazione materiale di estrazione, era solo un segmento di una procedura più complessa di designazione fondata su diversi momenti che, insieme, concorrevano alla procedura di designazione: la griglia, la fase di estrazione/sorteggio, ma anche la fase diversa e successiva di designazione degli assistenti e del quarto uomo. Ho fatto riferimento al fatto che esistevano alcune regole dettate da prassi secondo cui l'operazione materiale di sorteggio, che si svolgeva o a Coverciano o a Roma, doveva essere effettuata rispettando alcuni criteri: inserimento delle sfere metalliche, contenenti le partite, nell’urna, quelle contenenti gli arbitri in altra urna, con abbinamento agli arbitri con estrazione prima della partita, e poi dell’arbitro con le variazioni derivanti dalle preclusioni che andavano verificate in concreto, cioè se dopo l’estrazione scattava una preclusione. Sappiamo che le operazioni di preparazione erano effettuate, sotto la diretta supervisione dei due designatori, dalle persone addette alla commissione arbitrale e dunque, certamente fino alla fine del 2003/2004, ad opera di Fazi e Manfredi Martino, poi in via esclusiva dal solo Martino. Era stata introdotta una modifica che era operante in quella stagione per cui l’operazione avveniva alla presenza del notaio e con la partecipazione di un giornalista scelto dall’Ussi che doveva coadiuvare i designatori, procedendo alla estrazione delle sfere. Quindi la scena era la seguente: un’urna affidata alla gestione di Pairetto che procedeva ad estrarre personalmente la partita, un’altra affidata a Bergamo che aveva accanto a sé il giornalista che doveva procedere alla'estrazione del nome dell’arbitro. Alcune fra queste persone sono state ascoltate per indicazione e produzione di prova da parte delle difese, mi riferisco ad alcuni dei giornalisti e ai due notai che, pressoché nella totalità dei casi, hanno redatto il verbale.

Notai e giornalisti meno credibili di Cellino. Sostanzialmente da parte di costoro sono state fornite dichiarazioni la cui sintesi è che, dal loro punto di vista, non è mai accaduto nulla di particolare e non hanno avuto mai né certezze né percezioni di irregolarità. Queste dichiarazioni sono decisamente contrastate da elementi di prova che dimostrano come siano state messe in atto e si siano verificate numerose situazioni dimostrative che i sorteggi sono stati anch’essi alterati. Questo non sulla base di indicazioni rispetto alla quali si potrebbe obiettare che siano percezioni e valutazioni sfornite di riferimenti reali: quando è venuto Cellino a questo ha fatto riferimento, dicendo che dal suo punto di vista i sorteggi effettuati non erano regolari. Ma Cellino non può sostanziare la propria affermazione di fatti concreti, che invece possono essere desunti da una serie di attività acquisite nel corso del dibattimento. Occorre oltretutto fare riferimento ad un dato cha ha una sua rilevanza anche se non decisiva.

Il fondamentale Martino. Dai verbali notarili generalmente l'operazione di sorteggio aveva inizio intorno alle 11 di venerdì e durava per il tempo necessario alla procedura, e questa era una procedura pubblica, che era seguita da una fase tenuta al riparo da occhi, o orecchie, dei partecipanti: la fase della scelta dei collaboratori dell’arbitro che bisognava fare una volta terminata la fase di scelta degli arbitri. Quasi sempre veniva diramato un comunicato da parte della Federazione ad orario variabile. Il nostro processo è uno dei pochi che, da questo punto di vista, ha permesso addirittura di registrare dei momenti più significativi di acquisizione della prova, che esisteva ma che è stata rafforzata dai testi. Lo dico con riferimento ad un teste fondamentale come Manfredi Martino. Egli ha riferito delle circostanze importantissime.

Truccato, per Zamparini. Anche Zamparini, quando è stato sentito per l’integrazione ha raccontato un episodio di straordinaria rilevanza, che si colloca in una fase temporale precedente al 2004, ma che ha una decisività probatoria di grande rango, che affronta il tema non con percezioni ma con un fatto preciso. Egli ha riferito che nel corso di un incontro, avvenuto per altre ragioni a Torino con Moggi, ad un certo punto il colloquio aveva avuto come tema le capacità professionali degli arbitri. Il teste è stato preciso nel ricordo ed ha ricordato che, su sollecitazione di Moggi, aveva detto che il migliore arbitro della B di quell’anno era Rizzoli, e che Moggi aveva alzato il telefono parlando con una non meglio identificata persona alla quale aveva dato indicazioni affinché fosse designato Rizzoli per il Palermo. Zamparini prosegue dicendo che l’episodio lo aveva valutato come sintomatico di una capacità di condizionamento e aveva ritenuto meritevole questo episodio di essere segnalato, visto che effettivamente era arrivato Rizzoli, ai suoi colleghi e ciò aveva determinato una telefonata, non ricorda di chi, se Moggi o Giraudo, che avevano manifestato fastidio per questo suo atteggiamento che era stato di poca riconoscenza.
Quali possono essere i motivi per cui Zamparini doveva inventare o esagerare un fatto del genere? Oltretutto questa parte Zamparini la aveva già detta in una intervista radiofonica. Se una ragione di questo tipo avesse animato il presidente del Palermo, cioè di raccontare un episodio inventato, questo intento avrebbe dovuto conciliarsi con un rischio notevole di essere smentito o contraddetto proprio da quelle persone a cui ha detto di aver raccontato questo episodio, e cioè i suoi colleghi delle società "medio/piccole". Così non è stato, così come non riesce il tentativo di ottenere dal teste una dichiarazione che permetta di posticipare la collocazione temporale di quell’incontro da un giorno precedente ad un giorno successivo. Ovviamente non è possibile, e non perché lo dica Zamparini, ma perché se, per avventura, il sorteggio fosse stato già effettuato e fosse già stato individuato Rizzoli per quella gara, crollerebbe tutta la trama di racconto e diventerebbe incomprensibile non solo tutto ma illogico il colloquio telefonico avvenuto tra Zamparini e Foschi, che certamente sapeva che era stato effettuato il sorteggio. E per quanto riguarda l’atteggiamento tenuto nei confronti del teste da Moggi e Giraudo, e quindi in ordine al fatto che vi è stata una dimostrazione della capacità di orientare o ottenere una designazione. (Nota della redazione: ricordiamo che quel sorteggio, assenti Bergamo e Pairetto, fu condotto personalmente da Manfredi Martino, teste appena dichiarato attendibilissimo dal Pm).

Galati e Martino. Ma questo è solo il primo racconto. Vedremo quali sono le testimonianze sul punto, che hanno un valore pari o superiore a quella di Zamparini, che al sorteggio non partecipò, perché provengono da parte di persone che di quella commissione arbitri hanno fatto parte. Non si tratta di punti di vista, o di persone estranee a quel gruppo, ma di qualcuno che ne faceva parte. Il sorteggio riposava sulla riconoscibilità delle sfere collocate nell’urna. Riconoscibilità desumibile da elementi di due tipi: le sfere di metallo avevano colori diversi perché si legavano a due estrazioni diverse, e dunque vi era un primo elemento, per cui alcune avevano scoloriture, graffi, alterazioni di colore. La seconda è che le sfere di metallo presentavano meccanismi di alterazione della struttura, dunque tracce più o meno forti di usura legate all'operazione attraverso la quale esse venivano buttate nell’urna; e che, dunque, questo è stato il meccanismo utilizzato, ad onta di giornalisti e notai, per potere operare l'estrazione secondo piani predisposti. Prima ancora di Manfredi Martino una testimonianza di grande spessore è quella di Dario Galati, componente della commissione arbitrale sino al primo periodo dell’era del doppio designatore. Egli dice che in più circostanze ha partecipato ad operazioni materiali affinché certe partite risultassero abbinate a determinati arbitri. Fa riferimento a tre esempi, uno ad una designazione di un arbitro per un derby genovese, nel senso che quella gara doveva essere affidata a Bazzoli, poi ad una designazione di Fausti e un anticipo di serie B. La frode avveniva in quel caso mettendo i nomi degli arbitri in sfere che fossero immediatamente riconoscibili. Ricevuta questa indicazione, erano i designatori in grado di operare l'estrazione di quelle sfere che già conoscevano poiché il giorno del sorteggio, una volta fatta dai collaboratori quell'operazione, essi controllavano il tutto prima di procedere. Questa dichiarazione è coerente con un racconto che apprenderemo da Manfredi Martino che riguarda tutta la fase successiva. Manfredi ha fatto parte della commisione per un lunghissimo periodo, dal 1999 alla fine del campionato 2005. Ha sempre partecipato a queste attività. Quando è venuto qui ha detto precisamente, non quindi in modo generico, che il meccanismo era proprio quello di cui aveva parlato Galati in precedenza, ed ha descritto i fatti, che coincidono col verbale di sequestro delle sfere da parte dei carabinieri, che in quella fase le sfere potevano essere riconosciute e gestite per quelle caratteristiche.

Designatori prestigiatori. Quella che doveva essere una regola da seguire con precisione, cioè estrarre da parte di Pairetto, con chiarezza ed evidenza la sfera della partita e, solo dopo questa operazione, mettere la mano nell’urna, prendere la sfera ed estrarre il nome dell’arbitro, non funzionava secondo questo ordine temporale. Questo ordine veniva sospeso, o capovolto, perché o avvenivano in contemporanea o variando le operazioni, facendole immediatamente seguire alla prima operazione di estrazione della sfera della partita. La sfera individuata per le sue caratteristiche usurate era stata individuata per espressa indicazione dei due designatori che avevano già deciso quale gara affidare ad un arbitro più gradito. Ed è Martino che racconta di come all’interno del sorteggio ciò avveniva attraverso quelle particolari pause adottate da Pairetto che indugiava, aspettava che il giornalista avesse già tirato fuori la sfera con la gara e, avendo percezione della circostanza, tirava fuori la sfera con il nome dell’arbitro. Il meccanismo è stato questo, visto che occorreva da parte dei designatori fare uno sforzo ulteriore, visto che vi era il giornalista all’interno della sala. Tutto ciò non è valutazione di chi è passato per caso, ma conoscenza di chi ha detto: 'Ho ricevuto disposizioni da Bergamo e Pairetto per collocare i bigliettini in determinare sfere'. Ed è Manfredi Martino che, pur trattenendosi, dice che questo è avvenuto almeno tre o quattro volte nel corso del campionato che ci riguarda. Fa riferimento ad una non meglio precisata gar,a che dice è collocabile nella prima parte del campionato 2004/2005, a Coverciano, in cui gli venne detto di inserire il bigliettino in sfera riconoscibile; è avvenuto per un altro episodio di sorteggio, che si è svolto a Roma, per un turno di B, e che l'indicazione ricevuta riguardava il bigliettino dell'arbitro; e ancora è avvenuto certamente in occasione di un incontro Milan-Juventus affidato a Collina (arbitro non certamente voluto dal capo della presunta cupola per la partita-scudetto, ndr). Si tratta di una testimonianza anche sofferta, nel senso di una persona che decide di raccontare verità di cui è stato protagonista e che ad un certo punto quasi si arresta per non offrire una verità ancora più piena.

Non mescolavano e Pairetto osservava le palline. Certo, a questo si oppongono le dichiarazioni dei notai e dei giornalisti ascoltati che, dicendo che non hanno avuto percezione di nulla, hanno riferito alcune circostanze di cui per primi hanno parlato Galati e Manfredi Martino, sulle condizioni in cui erano le sfere e sul clima particolare che c’era al sorteggio. Questi stessi testi hanno detto che in tante occasioni si sono verificate circostanze per cui le sfere si aprivano, fatto molto ricorrente, che quelle sfere erano usurate e oramai di colore diverso l’una dall’altra, e addirittura i notai, che attestano come quelle operazioni erano ineccepibili, hanno dovuto riconoscere che, certo, anche loro ricordavano che tante volte queste sfere venivano sbattute sul tavolo per farle aprire o si aprivano accidentalmente quando venivano messe nell’urna; certo è che nessuno dei due notai, né i giornalisti, possono riferire circostanze che riguardano la preparazione delle sfere, o di quando venivano portate via dalla sala. Il sorteggio del 13.05.2005 presso Coverciano è un sorteggio che è sotto osservazione, per questa data leggerete un verbale di estrazione immancabilmente sempre uguale agli altri. In questo verbale si fa riferimento al fatto che è presente Bergamo e che, secondo le modalità previste dal regolamente, ha avuto il seguente esito: arbitri, partite ecc... le cose, quando le si vanno a vedere in concreto, risultano diverse dallo stringato e fotocopiato verbale notarile. Qui più di tanto non vi è mai scritto ma, se si va a guardare l’attività di osservazione della polizia giudiziaria, si constaterà come siano raccontate doviziosamente tutte le fasi del sorteggio e si verifichino proprio una serie di fatti coincidenti con il racconto di Galati e Martino. Basti pensare al fatto che, allorché designatori e collaboratori sono presenti in sala, questa suddivisione della collocazione nelle urne avviene senza che il notaio vi partecipi o abbia capacità di intervenire. Ancora i carabinieri attestano di come, una volta collocate le sfere nelle urne ed iniziate le operazioni di estrazione, contrariamente a ciò che ci si aspetterebbe, e cioè che se esiste un’urna e delle sfere queste ultime vengano ogni tanto mescolate, questa è un'operazione che non avviene mai, perché né Pairetto né Bergamo provvedono a mescolarle; e ancora, mentre Pairetto deve provvedere a prendere la pallina delle gare, una di queste si apre nelle mani del designatore che la chiude e la ricolloca nello stesso posto dove è stata presa in precedenza. E ancora i carabinieri attestano come avvenga questa fase: Pairetto osserva insistentemente le palline, e le rimescola leggermente senza staccare gli occhi dalle stesse. Tutte queste operazioni: vi è un altro fatto, in altra data, che dimostra ciò che dico: invito il collegio a guardare, se ce l’avete, la griglia del 22 aprile 2005, 14a di ritorno, e il verbale del notaio. È tutto, come al solito, regolare e ineccepibile, ma nel corso del sorteggio è avveuto qualcosa di significativo che è in ogni caso importante, perché ha provocato una non lieve modifica del sorteggio. Ci sono 2 telefonate in quella giornata. Il designatore Pairetto riceve una telefonata alle 12.54 sul suo numero, da parte di Foschi, che ha questo sviluppo: Foschi dice che sta venendo fuori un polverone, per cui la mattina era stato sorteggiato Collina per Atalanta-Palermo, ma poi si era scoperto che era precluso e poi è venuto Rizzoli, poi Rodomonti. Pairetto dice che è vero e Foschi dice che forse non è regolare, e Pairetto: "Fai la denuncia se ritieni giusto". La telefonata sarà seguita da altra dello stesso tenore da parte di Zamparini alle 13.09, che preannuncia segnalazioni del fatto al presidente della Figc. Questo fatto è di straordinaria importanza, perché l’errata preclusione di Collina ha reso necessario un azzeramento delle operazioni di cui non vi è traccia alcuna né nei verbali dei notai né nel comunicato della Federazione.

Moggi sapeva prima. Ma che i sorteggi siano alterati emerge anche da altro: 13a giornata con Inter-Juve 2-2. Si verificano una serie di circostanze: il 24 novembre parte una telefonata tra l’utenza svizzera 164 di Moggi verso la svizzera 135 di Pairetto. Alle 20.41 viene intercettata una conversazione tra Bergamo e Moggi, molto breve, e Bergamo dice di averlo chiamato nella mattinata e l’accordo è di sentirsi a mezzanotte. Alle 20.56 abbiamo una ulteriore conversazione tra la 164 e la 135 e, proprio da indicazioni al termine di quella gara, alle 00.56 del 25.11.2004, una telefonata molto lunga, 24 minuti dalla 164 alla 736 di Bergamo. Alle 11.17 segue altra telefonata tra i due designatori. Bergamo dice di avere avuto dei problemi e che ne voleva parlare all’altro telefono. Parte una serie di telefonate nel corso della giornata la prima alle 00.13 del 26.11.2004 dalla 736 di Bergamo verso la 138 di Moggi, un’altra alle 11.02 parte dalla 135 di Pairetto alla 164 di Moggi, seguita da un'altra alle 11.19 dalla 135 di Pairetto alla 164 di Moggi. Alle 11.56 del 26.11.2004 telefonata a Moggi. Dopo la progressione detta riceve una chiamata da una segretaria, che si chiama Alessia, che chiama da Torino, e le battute sono queste: Moggi dice di sapere già di Rodomonti. Moggi in quel momento sa già di Rodomonti, anticipando la sua segretaria (a Narducci non interessa ricordare le richieste di Facchetti a Mazzei e Bergamo per la stessa partita, o che Facchetti conoscesse gli assistenti un giorno prima di Moggi, ndr)
Il 10.01.2005, ottavi di finale Coppa Italia del 12 e 13 gennaio. C’è una differenza rispetto al sorteggio del campionato, perché le designazioni per le partite di Coppa Italia avvengono per designazione diretta dei designatori, quindi non vi è un luogo fisico preciso, ma una diramazione delle designazioni. In quella data si parte alle 11.02, con telefonata dalla 284 di Bergamo verso la 741 di Moggi. Alle 12.11 segue telefonata dalla 213 Pairetto verso la stessa di Moggi. Alle 14.40 ha inizio una conversazione in cui Moggi parla con un suo collaboratore di nome Giuseppe Bozzo e mntre avviene la conversazione scatta un'altra telefonata su un altro telefono, in cui Moggi parla con l’arbitro Pieri e di cui ho già parlato in altra data. Alle 15.13 Moggi riceve una telefonata della segretaria Alessia e, quando ella si presenta e dice che sono usciti gli arbitri per la Coppa Italia, la successione di parole di Moggi è: "Vediamo se riesco ad indovinare, uno è Ayroldi, Roma-Inter Gabriele, Milan è Palanca – Alessia ride – sono un indovino, eh?", Alessia dice: "Sono uguale ai miei". Moggi quindi non conosce i nomi degli arbitri di Coppa Italia alle 15.13, ma alle 14.40, perché quando parla con Bozzo queste notizie sono già possedute e sono riferite a Pieri (Narducci non evidenzia che lo stesso 10 gennaio Bergamo anticipa a Facchetti, alle 11.44, "Avevo intenzione di mandarti Gabriele... Niccolai e Gemignani", cosa della quale parla anche con Moratti, che esordisce dicendo a Bergamo: "Avevo intenzione di chiamarla io...", per poi assicurare "Vado a trovarlo prima della partita", riferendosi all'arbitro Gabriele. Le telefonate dell'Inter, che "non interessa", ndr)

La grigliata alla "svizzera". Ancora il 9.2.2005, all’indomani di due incontri che avverranno l’8, e che analizzeremo dopo, uno si svolge a Torino e riguarderà Giraudo e Pairetto, l’altro a Roma tra Moggi e Fazi. Questa è una fase che ci condurrà al sorteggio dell’11.2.2005, che concerne la giornata del 13.2.2005. Alle 0.45 avviene una chiamata dalla 284 di Bergamo verso la 741 di Moggi. Immediatamente dopo avviene una telefonata che ascoltiamo, che parte dalla abitazione di Bergamo verso la svizzera 741 di Moggi: sono già avvenute due telefonate almeno nel periodo precedente a questa e a un certo punto Bergamo, con poca avvedutezza, decide di chiamaare Moggi dal fisso. La telefonata ha una grossa rilevanza. Avviene tra il designatore e Moggi e riguarda, per la prima parte, le tematiche complessive di come questa organizzazione gestisce il campionato, e poi affronta la questione di come definire le griglie per il sorteggio. Moggi riprende qualcosa di cui sta già parlando in precedenza, perché la discussione si avvia subito. Moggi dice di essere preoccupato per l’andazzo generale, poi cominciano a parlare della griglia confrontandosi su quali arbitri mettere nelle varie posizioni. Quando sono stati ascoltati i due protagonisti della telefonata, Bergamo ha detto che quello era un confronto con una persona esperta e che non vi era nulla di male. Quando è stato chiesto a Bergamo, poi, visto che le griglie venute fuori erano proprio quelle suggerite da Moggi, se esse potevano essere composte in maniera diversa, egli risponde di sì e che non ha inserito Collina e Rosetti perché avevano arbitrato la giornata precedente. Quanto alla lettura della telefonata e alle dichiarazioni di Bergamo si deve trarre la seguente conclusione: nella telefonata la griglia viene preparata con un peso preponderante di Moggi su Bergamo. Moggi propone di inserire nella prima fascia 5 gare e decide, sempre lui, che questa fascia si faccia a 5 e non con altro numero di gare. È il designatore che avanza la debole proposta di inserire una gara meritevole di considerazione, Livorno-Sampdoria, ma Moggi risponde di no, in quanto sono due squadre con una tranquillità di classifica; ed infatti finisce in fascia B e resteranno le 5 di Moggi. Quanto alla scelta degli arbitri, Moggi indica 4 persone: Bertini, Paparesta, Trefoloni e Racalbuto e saranno 4 dei 5 che si ritroveranno in quella griglia. Quando viene in ballo il nome di Tombolini alle perplessità di Moggi fa riscontro il consenso di Bergamo di fermarlo per un turno, e quando si parla della sostituzione, all'indicazione del nome di Rodomonti si realizza l’adesione di Bergamo. Quando Moggi afferma che non devono essere inseriti in griglia Collina e Rosetti, Bergamo dice che questa indicazione è giusta, vedremo poi perché sono fuori i due. Il primo problema della debolezza di Bergamo è che i due rimangono fuori perché Moggi dice che bisogna punirli, non perché per prassi, avendo arbitrato la domenica prima, stanno fermi. Questa indicazione viene subito fatta propria da Bergamo che dice: "Certo, certo, non li metto". Ma perché devono essere puniti? Sono accaduti due episodi su cui tornerò dopo. In Milan-Lazio Rosetti ha commesso un peccato capitale, non espellendo un giocatore, il che permette di capire come qui, altro che prassi, si tratta di punire un arbitro che non ha fatto quel che doveva nei confronti di un giocatore del Milan (Stam, ndr), che non è rimasto danneggiato nella corsa scudetto contro la Juve. Ma se è vero che si osserva la prassi di non dirigere due gare di seguito, è strano rilevare che per una fase successiva non si adotta la prassi. Nei sorteggi della sesta giornata, quella precedente, ci sono Paparesta e Racalbuto che sono anche nella griglia A del turno successivo. Quindi le prassi si seguono quando si vuole.

Altre telefonate. Altra telefonata del 9.2.2005, quando alle 9.39 Bergamo chiama la Fazi. Il giorno prima c’è stato incontro tra Moggi e la Fazi e la chiamata affronta questi argomenti. A un certo punto Bergamo dice di aver fatto le 2 per fare le griglie e che si è lamentato con un amico (Pairetto). La Fazi gli dice che se non gli ha detto niente ha accusato la cosa. E poi in riferimento a Moggi, Bergamo dice di avere la testa a oggi e non a giugno e che la situazione è che "Massimo e Gigi sono i padroni del vapore (De Santis e Pairetto, ndr). Con Roby (Rosetti) gli ha detto: 'se non è espulsione quella...'". La Fazi dice: "Gli devi mettere un po’ di paura, lo vincono il campionato perché il Milan è morto, ma gli devi mettere un po’ di paura". Bergamo dice che lo deve chiamare verso le 9.30. Poi si confronta con la Fazi sulla griglia successiva.
Colloquio del 6.5.2005 alle 23.22: Bergamo telefona alla Fazi e spiega cosa è avvenuto nella giornata: dice che Gigi la mattina era in angoscia, che c’è stata una lunga discussione tra i due per le griglie e che alla fine lui lo ha portato dove voleva. A domanda risponde che gli assistenti sono Mitro e Farneti e che tutto è preparato per bene. Questo discorso viene ripreso nella telefonata del 7.5.2005 tra Bergamo e la Fazi, alle 13.54, quando, tornando ad affrontare questi argomenti, si torna a parlare di quello che è accaduto su questa storia con un linguaggio che è chiaro, come quello di quando parlano di padroni e di referenti.

Gli incontri. Altra modalità utilizzata è quella che riguarda lo svolgimento di tanti momenti riservati di discussione tra gli appartenenti al sodalizio, incontri che, nella quasi totalità dei casi, hanno risposto a regole di assoluta riservatezza e cautela nell'organizzazione e nello svolgimento, poiché era opportuno evitare che terzi potesero sapere di questi incontri. Per quanto riguarda la frequenza e lo svolgimento, questi incontri si sono svolti nel corso dell’intero campionato, dal settembre al maggio 2005; se li si vuole enumerare ed individuare forse si tratta di 13 o 14 incontri fra gli imputati di questo processo, avvenuti soprattutto fra Moggi, Giraudo, Bergamo e Pairetto, in diverse occasioni; l’incontro ha coinvolto Mazzini, in altri casi Lanese; e anche, allorché alcuni tra loro non hanno partecipato, ne venivano informati sia per la data e il luogo di svolgimento sia per l’esito. Vi sono poi incontri tra Moggi e la Fazi, la quale non viene invitata alle riunioni più generali e si pone come elemento di collegamento nel rapporto tra Moggi e i designatori, particolarmente Bergamo. Non facciamo riferimento a qualcosa come un banale incontro conviviale tra più persone, qualcosa che abbia a che fare con un pranzo o una cena, non ci interessa. Facciamo riferimento solo ad incontri nell’ambito dei quali si discutono questioni che riguardano le attività dell'organizzazione ed il modo come comporre questioni interne ai partecipanti; e non parliamo di qualcosa come se ci fossimo occupati solo di vicende riguardanti discussioni o fatti di cosiddetta contiguità federale, cioè qualcosa che riguardava la determinazione di cariche, assetti o assimilabili. Una delle questioni principali è senz’altro la sorte della Fazi e dei due designatori e come devono essere gestiti gli arbitri per garantire una determinata soluzione al campionato. Nel settembre 2004, attraverso le intercettazioni, si può provare che il 21.9.2004 avviene un incontro a casa Giraudo, incontro che vede la partecipazione di Moggi e dei due designatori; di questo incontro è informato Lanese, e anche Mazzini, di cui pure è prevista la partecipazione, salvo poi non andare a casa Giraudo ma incontrare i due della Juve in altro momento, separatamente. La sequenza di contatti è desumibile dalle telefonate che indicherò. Innanzitutto quella del 17.9.2004 tra Moggi e Giraudo che parlano di incontro con Pinochet (Pairetto, ndr), e poi quella successiva tra Moggi e Bergamo, in cui si parla della serata a casa Giraudo e in cui vi è un riferimento chiaro alla situazione della Fazi, in riferimento ad un "casino che non deve scoppiare". Quella del 18.9.2004, alle 15.48, in cui Moggi ricorda a Mazzini che lo attendono per il martedì successivo. Quelle del 20.9.2004 in cui Mazzini dice che avrebbe incontrato i due della Juve presso la sede della società.

Trascrizione non fedele. Il 21 settembre c’è una telefonata tra Pairetto ed il figlio Luca che si trova da altra parte. È possibile ascolatre in ambientale le voci di Giraudo e Moggi nella stanza. Il perito non ha trascritto fedelmente la telefonata. Quando viene attribuita una frase all’uomo 1 che è Giraudo il perito non trascriva alcune frasi, così come non rileva quello che dice Moggi successivamente o la frase 'E' un rischio troppo alto' detta da Giraudo e non trascritta. Alle 21.23 viene intercettata altra telefonata tra Pairetto e il figlio Luca, in cui si fa riferimento ai presenti e poi si raggiunge una prova ulteriore che Moggi sia presente in quella stanza. Nel dicembre 2004 ci sarà un nuovo incontro presso la casa di Pairetto e ad esso parteciperanno ancora Moggi e Giraudo, questa volta anche con Lanese. Di questo incontro cominciano ad affiorare le prime tracce nel corso della telefonata del 9.12.2004, dove Lanese ritiene che la prima persona a dovere essere informata del rientro in servizio di Palanca e Gabriele debba essere Moggi. Questo incontro viene ripreso in un paio di conversazioni che vengono registrate il giorno successivo, in data 22.12.2004, la prima fra Pairetto e Lanese alle 11.52, nel corso della quale lo scambio di battute è che si può lavorare bene e che ogni tanto converrà fare un check, anche a gennaio. Successivamente anche in una conversazione tra Moggi e Lanese, ancora più esplicita, in cui Lanese dice a Moggi di stare tranquillo che c’è il massimo della collaborazione. Quando rispondono alle domande Lanese asserisce alcune cose: di aver partecipato ad un incontro senza sapere chi era invitato e che Moggi e Giraudo arrivarono senza che lui lo sapesse, contrariamente a quanto si evnce dalla telefonata del 17.12.2004. La seconda è quanto si rileva dalle dichiarazioni spontanee di Bergamo: quello era un incontro in cui si doveva definire una questione di fare acquisire un peso politico maggiore alla federazione italiana arbitri nell’ambito della Figc. L'espressione 'fare un check', in realtà, non è nemmeno nuova, perché nelle telefonate del settembre 2004 compare un'espressione testuale, ed è altresì da tenere in considerazione la circostanza per cui, come si rileva da oltre 100 telefonate disseminate qua e la in realtà, noi da parte di questi interlocutori non abbiamo mai una particolare attenzione ad usare un linguaggio riservato o criptico se sono state in gioco solo questioni di politica federale. Quel chek non si interrompe nemmeno dopo l'elezione di Carraro, dopo la quale non sarebbe stato più necessario se quello fosse stato il motivo degli incontri. Ma se fosse vero quello che dicono Lanese e Pairetto, e cioè se uno si muove per andare a perorare una causa, l’Aia, dovremmo ascoltare una telefonata tra Moggi e Lanese di tenore diverso, mentre quella che ho letto non è fatta di rassicurazioni che Moggi rivolge a Lanese sul fatto che il suo progetto sarà sostenuto ma esattamente il contrario. Lanese rassicura Moggi per tre volte di seguito! e se è Lanese, che offre il massimo della collaborazione a Moggi, stiamo partlando del proigetto politico dell’Aia o stiamo parlando di ben altro? Tutto questo man mano che avanza il campionato diventa man mano sempre più chiaro soprattutto perché proprio agli inizi del mese di febbraio cominciano a registrarsi una particolare fibrillazione ed allarme in Moggi e Giraudo che ritengono che stia accadendo qualcosa, che non tutto stia andando come programmato e che ad un certo punto, visto anche che la posizione della Juve è quasi pari a quella del Milan, si sia verificando qualcosa che ha molto a che fare con il grado di affidabilità che alcuni arbitri manifestano nei confronti della Juve.

L'ambiente interno equello esterno. Che questa sia la situazione, di richiamare all’ordine i designatori e serrare le fila per la fine del campionato comincia a venir fuori da una prima telefonata che intercorre il 6.2.2005, alle 11.05, tra Moggi e Giraudo. I due iniziano a parlare di una situazione interna alla sqaudra. E ad un certo punto Giraudo avvia il discorso dicendo: "Dobbiamo riprendere anche l’altro argomento. Bisogna mettere a posto i due ambienti, quello interno e quello esterno e bisogna richiamare gli amici perché nel dubbio siamo penalizzati". Giraudo dice che c’è la paura di essere marchiati dopo e che nel dubbio si dà sempre contro e, quindi, bisogna riprendere l’interno ma anche l’esterno. Moggi dice che le due cose vanno insieme. Che cosa significa rimettere a posto le cose e che cosa significa rimettere a posto l’esterno è chiaro da una conversazione del 6.2.2005, alle 15.07, tra Moggi e Pairetto, e che porterà ad un incontro che avverrà di lì a poco. Questa telefonata è molto breve ed è il rimprovero di Moggi a Pairetto; dice che lo sta chiamando da ieri sera, Pairetto dice che non ha ancora acceso il telefono e Moggi dice di chiamarlo al termine delle partite. Vi sono infatti delle chiamate, a partire dalle 17.15, tra la 741 di Moggi che è a Napoli e la 123 di Pairetto che è a Torino. Che ci sia questa necessità di richiamare all’ordine è nella conversazione del 6.2.2005, alle 22.58, sempre fra Giraudo e Moggi. Si parla di Rosetti in Lazio-Milan e Moggi dice che bisogna chiamare i due perché "ce lo mettono nel...", Giraudo dice che "bisogna incazzarsi con quelli che pensiamo amici", Moggi dice "infatti, non è mica che chiamiamo quei due, sarebbe opportuno che martedì ci facciamo una chiacchiera di brutto muso perché a noi ci assassinano di brutto, io più che con quei due vorrei parlare con quelli che ci abbracciano e ci baciano e ci spiegano le tattiche invece di fare il loro dovere". Giraudo dice di parlare dell’arbitro di ieri, quel Massimo di cui si parla è De Santis, arbitro di Palermo-Juve del precedente 5.2.2005, "Io non voglio stare zitto", dice Giraudo, "ma parlare con quelli giusti", e Moggi dice che quelli giusti sono anche i designatori.
Alle 16.08 dell’8.2.2005 la Fazi racconta a Bergamo come è andata e che cosa si sono detti. Dice che Moggi ha chiamato Pairetto davanti a Lei e che è sicuro che ci saranno ancora un anno. Lei ha detto a Moggi che se non dà ancora credibilità lui il campionato non lo vince.
(sembra che, da verifiche fatte dai consulenti di Moggi, non esistono telefonate di Moggi a Pairetto in quella data, su nessun tipo di utenze, né italiane né svizzere, ndr).

PAUSA e sospensione dell'udienza fino alle ore 15.00

Ore 15.15 - Riprende l'udienza con la presidente Casoria che invita il Pm Narducci alla sintesi, visto che andrà già oltre le tre udienze previste per la requisitoria.

Pm Narducci: Un altro incontro è quello del febbraio 2005, sempre presso casa Pairetto, con Moggi e Lanese, incontro che si svolge quando è già avvenuta l’elezione del presidente federale. Dell’avvenimento è informato anche Mazzini e quale sia ancora il tema della discussione è provato da una telefonata che avviene immediatamente dopo quell’incontro, il 21 febbraio, tra Mazzini e Moggi. Moggi chiede a Mazzini se è stato chiamato da qualcuno dei designatori, risponde di no e, dopo avere affrontato altre questioni, le parole di Mazzini sono: "E' grave se questi sono dequalificati e i fischietti pensano che sia tutto crollato. Io mi sono già fatto sentire, adesso fallo tu". È chiaro che l’argomento sono ancora gli arbitri e il fatto che in questo momento essi possono avere la sensazione che tutto sia crollato. Vi saranno, poi, altri tre incontri dedicati alle questioni che riguardano il pericolo rappresentato dalle dichiarazioni che la Fazi potrebbe rendere a Guariniello, e che formano oggetto sia di un incontro, che avviene tra la Fazi e bergamo, che si incontrano a Livorno, e dall’altro di un incontro che sarà sollecitato da Giraudo con Bergamo, appuntamento che si terrà a Torino il 28 febbraio 2005. Ciò è provato dalla telefonata del 26.2.2005, alle 10.37, sulla utenza in uso alla Fazi, da altra telefonata dello stesso giorno alle 10.42 sulla utenza in uso a Bergamo con la moglie, e dalla lettura dei tabulati dei telefoni intercettati che dimostrano quale è il percorso effettuato dalla Fazi per raggiungere Collesalvetti.
Seguirà ancora un incontro il 23.3.2005 a Torino, in una fase che precede lo svolgimento di alcuni incontri, il primo Fiorentina-Juventus. La questione di come rapportarsi e contenere i pericoli rappresentati dalle indagini in corso della procura di Torino, forma oggetto di altre conversazioni che attestano che il 30.3.2005, a Roma, la Fazi incontra Moggi. I dati sono: telefonata delle 9.54 del 30.3.2005 tra la Fazi e Moggi, telefonata del 30.3.2005 delle 12.24 tra Fazi e Bergamo, telefonata del 2.4.2005 delle 13.43 tra la Fazi e Bergamo.
Un altro incontro si svolgerà a Torino tra Moggi, Giraudo, Pairetto e Lanese il 30.4.2005. I dati di riferimento sono: telefonata del 20.4.2005 alle 17.35 tra Lanese e Pairetto, ancora tra i due lo stesso giorno, quella tra Lanese e Pairetto il 20.4.2005 alle 17.58. Ancora alle 11.13 del 30.4.2005 tra Lanese e Pairetto e ancora delle 12.41 della stessa giornata tra Lanese e Giraudo. Ma quella che merita di essere segnalata è quella che alle 19.11: avviene tra Mazzini e Bergamo. Discutono i due di quella che è la situazione esistente e che formerà oggetto dell’incontro torinese. Mazzini dice che pensano che siano tutti contro di loro e aggiunge, rivolto a Bergamo, che bisogna che lui gli dia la sensazione, anche se farà in altra maniera, e Bergamo dice che non c’è una mezza strada, che non si possono fare le cose impossibili e che i due sbagliano a vedere nemici dappertutto, anche perché il lavoro viene fatto. Espressioni che stanno a significare il fatto che alla fine i due dirigenti Juve devono comunque fare i conti e devono constatare la loro lealtà, così come è chiaro che Bergamo ricorda come il lavoro che loro fanno viene fatto, perché non puoi passare da una domenica all’altra e che, senza il loro apporto, la possibilità di raggiungere gli obiettivi dipende da loro.

Il Divino Amore. Nell'ultima fase, quella che si realizza tra aprile e maggio, gli argomenti entrano anche più direttamente nel vivo: il 29 aprile 2005 inizia una serie frenetica di contatti che, infine, attraverso vari appuntamenti, condurranno la Fazi ad un singolare appuntamento con Moggi, che si svolgerà nel santuario del Divino Amore, a Roma.
I dati di riferimento sono: quella del 29.4.2005 tra Nello De Nicola e la Fazi, quella delle 20.31 dello stesso giorno tra la Fazi e Bergamo, quella delle 11.27 tra Moggi e Nello De Nicola, quella del 2.5.2005 delle 18.08, in cui colloquiano Armando Aubry e Fabiani, fino ad arrivare alla telefonata di resoconto che avviene tra la Fazi e Bergamo, il 2 maggio. L’ultimo incontro della serie è quello che avverrà il 21 maggio a Livorno, anch’esso preceduto da una serie di telefonate tra i vari protagonisti. Il 22 maggio alle 12.43 Bergamo fa un resoconto alla Fazi di ciò di cui si è parlato in quell’incontro. Salvataggio viola.In questo contesto si inserisce anche il salvataggio di una squadra come la Fiorentina che improvvsamente diventa alleata della Juventus.

Ecco la "borsa". All’interno di questo sistema non va nemmeno taciuto il ruolo che conserva la possibilità di fare carriera e, quindi, guadagnare più soldi. La carriera arbitrale proseguirà o si arresterà seconda della capacità di sostenere, o avversare, la squadra di Luciano Moggi. Quale stratosferica differenza passa tra lo spogliatoio di Reggio Calabria, dove Paparesta riceve la visita di Moggi, e lo spogliatoio di Lecce-Juve arbitrata da De Santis, dove non solo non si viene maltrattati, ma si riceve l'assicurazione che l’arbitraggio è stato gradito, o quando, pochi minuti dopo quel particolare evento, si scatena o non si scatena un'aggressione di tipo mediatico affidata a mezzi televisivi sia pubblici che privati; se ci sono state direzioni di gare gradite questo lo si percepisce immediatamente vedendo le dichiarazioni per cui bisogna assicurare un sostegno ad un arbitro gradito. C’è poi un altro meccanismo: l’osservatore arbitrale non si muove seguendo una logica imparziale ma per sollecitazione altrui viene indotto ad assegnare un determinato voto. Succede poi ancora che, come è stato descritto da alcune testimonianze, una delle occasioni più significative per sancire l’esistenza di questo sistema è che in occasione dei raduni arbitrali vengono rimarcate quelle prospettive per cui si viene premiati o puniti a seconda di quello che si è fatto. Vi sono, quindi, situazioni che vengono trascurate ed altre che vengono enfatizzate perché bisogna evidenziare un presunto atteggiamento negativo dell’arbitro. Accade qualcosa che rasenta l’incredibile, quello che racconta Cellino in una situazione che apparentemente è quasi neutra, o indifferente, e che egli registra: all’esito di un incontro che coinvolge il Cagliari, e che terminerà 1-0 per i sardi, nel quale quasi sicuramente, dice Cellino, il gol che gli permette di vincere l’incontro è viziato da un fallo non rilevato da Tombolini. Cellino dice che, colloquiando con l’arbitro nel post partita, questi è preoccupato per ciò che questo potrà determinare nella reazione di Moggi, perché questo errore ha determinato un risultato favorevole al Milan antagonista. Che Tombolini non rientri nel novero di persone rispetto alle quali esiste un gradimento emergerà dalle intercettazioni, così come da altre dichiarazioni testimoniali che fanno riferimento al gruppo delle persone rispetto alle quali Moggi esprimeva sentimento di amicizie e alleanza. Invito il collegio a leggere una serie di telefonate che possono sembrare a contenuto diverso e non direttamente rilevante per questo discorso, ma che invece hanno una diretta importanza.

Biscardi, l'arma mediatica. Il lavoro di trascrizione peritale è pieno di colloqui che nel corso di un lungo periodo di tempo sono state interecettate tra Moggi e i realizzatori di un programma, 'Il processo del lunedì'. La questione potrebbe sembrare avere un rilievo di natura generale, destinato ad avere una non diretta influenza, ma proprio alcuni di quei colloqui hanno rilievo sulle imputazioni che ci riguardano, perché offrono un'indicazione precisa circa la appartenenza, o la contiguità, fra determinati arbitri e questo sodalizio capeggiato da Moggi. È lui che attraverso alcune indicazioni date ai giornalisti ci offre elemento di prova, e la questione ha una sua importanza perché solo una parte di questo fatti e questi nomi citati riguardano partite o eventi disputati dalla Juventus. Tanti altri casi non sono di questo tipo ed egli, in altri termini, quando offre indicazioni su come affrontare la trasmissione televisiva, non difende il risultato della propria squadra.

Gli arbitri "amici" e "nemici". Se si guarda a quei colloqui ne viene fuori un elenco solo parziale degli amici: Pieri, Dondarini, Paparesta, Bertini, Racalbuto, Maggiani, Cennicola, Consolo, Mitri; indifferenti sono: Tombolini, Grilli, Rossomando; i nemici: Farina e Copelli. Non è un elenco stilato con superficialità, ma coerente con le attività di intercettazione. Si vedano in proposito le numerose telefonate tra Baldas e Moggi e tra Moggi e Biscardi.
Il 6.1.2005 vi è una telefonata tra Bergamo e la Fazi che è molto significativa perché segue un avvenimento, e cioè una partita della 17° giornata di andata ed arbitrata da Pieri, Reggina-Palermo. L’arbitraggio solleva molte critiche sui media. A commento del fatto i due dicono che Pieri l’ha fatta grossa e che si prenderà una bella botta. La Fazi: 'Mo è ora che gliela dai la botta, visto che non riguarda la Juve'. Stavolta la telefonata non ha bisogno di spiegazioni. Bergamo non esprime il più timido cenno di dissenso ma anzi, con un triplice 'ah ah ah' quasi fa adesione. L’ultima parte della mia discussione. Tra le persone accusate di associazione compare il nome di Scardina. Sappiamo che egli è stato capo della redazione del calcio nella struttura Rai Sport e che fra l’altro in tale qualità egli aveva la responsabilità di scegliere i giornalisti da impegnare per le gare domenicali. Gli scopi del sodalizio erano di avere giornalisti che fossero solo in grado di compiacere le aspettative che c’erano per commentare o meno, per intervistare o meno, secondo modalità e tecniche usate sia per il rapporto con il pubblico che con il privato.

Sanipoli come Zeman, altra vessata da Moggi. Le dichiarazioni ascoltate da Francesca Sanipoli, Varriale e Venerato conducono a questo risultato. Queste dichiarazioni ci dicono che, attraverso la figura di Scardina, Moggi si è proposto fatti significativi che conducono al ridimensionamento, o battute di arresto, della professione di una giornalista come la Sanipoli e l’assicurazione di una straordinaria carriera a chi non possedeva qualità superiori alla Sanipoli, come Venerato, che era un precario di Rai Sport per la sede di Milano. Il risultato è stato che per indicazione di Scardina si è realizzata una straordinaria anomalia: Venerato, legatissimo a Moggi, veniva di fatto, quasi esclusivamente, utilizzato per seguire la squadra di Moggi a discapito di persone che possedevano qualifiche superiori, il che aveva causato proteste redazionali a Rai Sport, quando era stato utilizato Venerato per una intervista rilasciata da Cannavaro per "Dribbling". Quando è stato sentito Venerato, egli non ha contrastato queste dichiarazioni ma ha asserito che egli, da collaboratore estern, aveva realizzato uno straordinario numero di eventi e, a risposta della domande delle difese, ha amesso che se avesse dovuto dare una idea delle gare seguite almeno 25 o 27 partite, su 34 seguite, avevano riguardato la Juve. Quando ha risposto alla domanda del perché si fosse rivolto a Moggi per questioni riguardanti la sua carriera, ha risposto che ciò era stato fatto da lui solo per segnalargli di problemi avvenuti che avevano riguardato lui come giornalista, ma senza effettuare alcuna pressione. Sappiamo che le cose sono andate diversamente e ciò è avvenuto almeno in due occasioni.

Auto per Pieroni. Altro aspetto è quello raccontato dall’ex presidente dell’Ancora Pieroni che, prima a 'Dribbling' poi a 'La Repubblica', parla di Moggi, che viene descritto come il male del calcio e come una delle persone più vendicative che conosca. Tanto che fa risalire la storia legata ad un periodo della sua carriera, quando era al Perugia, l’inizio di una serie di problemi. Egli dirà che Moggi controlla molte squadre del calcio italiano, controlla Fabiani, che ha amicizie nel mondo della Federazione, che il suo metodo è zittire chi gli è ostile, e che è amico di Pairetto da tanti anni. Questo è ciò che racconta Pieroni (a Repubblica, ndr). Che cosa scatena questa intervista che non viene presa sottogamba da Moggi? Scardina raggiunge Pieroni a Perugia e gli consegna un’autovettura di grande valore (sarà contenta la Fiat per la definizione, perché sapevamo essere una Panda, utile per permettergli di recarsi in ospedale per le cure, ndr) ed inoltre, nel giro di poco tempo, a giugno 2005, Pieroni diventa dirigente dell’Arezzo calcio grazie all’intervento di Moggi. Ciò viene fuori anche dal racconto che fanno alcuni protagonisti della vicenda. (come teste dell'accusa, in aula, Pieroni ha detto ben altro, ndr)

Porto non ha portato tutto. Il 25.5.2005 ci sono due telefonate tra Moggi e Pieroni. Queste due non risultano tra le trascrizioni, eppure erano state da noi richieste.
Presidente Casoria: Che cosa dicono queste telefonate?
Pm Narducci: Presidente una delle due è quella della macchina, ma c’è un’altra incompletezza. Abbiamo chiesto che il perito facesse la trascrizione della conversazione del 29.5.2005 tra De Santis e Mazzini, che ha ad oggetto il commento a Lecce-Parma, ed anche questo colloquio non c’è agli atti. Lo dico perché ora abbiamo rivisto tutto il materiale ed affidiamo al collegio questo tema. Termino qui la mia discussione.

Alla prossima udienza parlerà il Pm Capuano e, quindi, il calendario slitterà di un'udienza. Prossima udienza il 31 maggio.