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pm Filippo BeatricePassiamo quindi in rassegna le partite con cui la compagine moggiana, come la definiscono gli inquirenti, ha brutalizzato la Fiorentina dei Della Valle per ridurla ad implorare pietà in ginocchio.
Andrea Della Valle, nel suo interrogatorio di fronte agli inquirenti sportivi, considera episodi di sudditanza psicologica, non collegandoli però alle concomitanti elezioni in Figc e in Lega, le seguenti partite, in ordine cronologico:
Fiorentina-Lazio 2-3; Fiorentina-Roma 1-2; Fiorentina-Palermo 1-2; Sampdoria-Fiorentina 3-0; Siena-Fiorentina 1-0; Fiorentina-Milan 1-2. Infine Fiorentina-Messina 1-1, che orienta, nella sua percezione, i precedenti dubbi verso una teoria del complotto.
Arbitri, parimenti in ordine cronologico: Rizzoli, non facente parte della Cupola, tra i top dell'attuale team a disposizione di Collina, convalida 3 goal irregolari, due ai romani, uno ai viola, annulla un goal regolare ai biancazzurri, non vede un rigore per i toscani; Ayroldi, non facente parte della Cupola, a disposizione di Collina ancora oggi, annulla una rete per parte; Bergonzi, non facente parte della Cupola, a disposizione di Collina, non espelle, come giusto, il palermitano Ferri; Dondarini, sotto accusa a Napoli, ma non facente parte della Cupola secondo gli inquirenti, arbitra benissimo nonostante le polemiche. I viola finiscono in 9, ma l'espulsione di Bojinov, gomitata a Volpi (che non si accascia al suolo esanime à la Materazzi e quindi non fa gridare all'attentato cronisti e moviolisti), e quella di Delli Carri (andava espulso già prima per proteste esagitate), sono ineccepibili; Racalbuto, presunto associato alla Cupola, che infatti espelle Pasquale del Siena nel primo tempo, con un rosso diretto; De Santis, altro cupolaro, che effettivamente non espelle Stam, favorendo il Milan che, la domenica successiva, però, disputa la partita-scudetto contro la Juventus.
Infine, Fiorentina-Messina, se la fa Nucini. Risate.
Nucini che, come ricordato in un recente articolo, già intratteneva rapporti preferenziali con la dirigenza interista, ma che torna buono per corroborare un'accusa che ha poco a cui aggrapparsi.
Le partite considerate, infatti, le estrapoliamo dal racconto di Andrea Della Valle agli inquirenti. Sensazioni, insomma. E lo stesso Della Valle junior non riconduce in nessun modo un immaginato disegno persecutorio alla volontà di Luciano Moggi.
Il materiale probatorio agli atti per sostenere l'accusa di una presunta volontà persecutoria ai danni della Fiorentina, è invece praticamente insussistente. Tra le partite enumerate da Andrea Della Valle, in cui, per altro, dirigono per la maggior parte arbitri estranei al sodalizio anche secondo gli inquirenti, nessuna di esse è viziata dall'accusa di frode sportiva, nè vi sono intercettazioni che potrebbero confermare il fatto, con una sola eccezione, abbastanza significativa nella sua inidoneità a formare un capo di accusa per una presunta cupola.
Tra queste, l'unica partita additata come tentativo di frode sportiva con conseguente richiesta di rinvio a giudizio, è quel Sampdoria-Fiorentina, arbitrata da Dondarini, match in cui la direzione arbitrale fu particolarmente azzeccata, seppur eclatante per i due rossi affibiati ai viola.
Ma l'elemento probatorio che la sostiene non mira affatto nella direzione di Luciano Moggi.
Trattasi, infatti, di un'intercettazione in cui Bergamo, al telefono con Mazzini, si esibisce in una serie di lamentele verso il comportamento del collega Pairetto e definisce il comportamento di Dondarini come "sollecitato"  da Pairetto. Ma non perchè questi abbia in realtà sbagliato qualcosa, ma perchè "la fa in maniera troppo energica (...) un po' di buon senso doveva usarlo".
Il riferimento di Dondarini è quindi Pairetto e, come abbiamo ascoltato in altra intercettazione, dalla bocca della Fazi, questi risponderebbe a tante parrocchie, compresa quella doriana di Garrone. La richiesta di rinvio a giudizio ha infatti riguardato un singolo episodio di frode sportiva e ha coinvolto anche il presidente della Sampdoria, poi scagionato.
La questione non riguarda minimamente la Juventus o la Cupola, ma, piccola parentesi, il Dondarini va a giudizio, per una partita arbitrata bene, in modo energico, con una giusta applicazione del regolamento e non del buon senso. Nella stessa telefonata, Bergamo esprime dubbi su un altro delfino di Pairetto, il magnifico Rosetti, accusato di avere commesso "una porcata"  in Milan-Lazio, ossia la mancata espulsione del milanista Stam. Con lo stesso metro applicato prima, i Pm avrebbero dovuto rinviarlo a giudizio.
O forse "porcata" è espressione più tenue di "troppo energico"?
Ad ogni modo, nemmeno questa partita contribuisce, in alcun modo, a corroborare l'accusa di associazione a delinquere e messa in schiavitù di miliardario cinquantenne.
Un'altra partita è presa in considerazione dagli inquirenti, Fiorentina-Messina, arbitrata da Nucini, che convince la dirigenza viola di essere vittima di qualche potere forte non meglio identificato, ma che i Pm identificano, tra i tanti, in Moggi.
Naturalmente, non vi è alcun materiale realmente probatorio a riguardo. Le uniche intercettazioni ad essa collegate sono le lamentele del dirigente viola Mencucci esternate presso il vicepresidente FIGC, il ridanciano Mazzini. Mencucci ritiene che Nucini abbia arbitrato in modo da danneggiare la Fiorentina. E i Pm non hanno dubbi, tanto che suffragano la sua teoria con qualche ritaglio di giornale. Cosa era successo? Nucini concesse sei minuti di recupero sull'1-0 per la Fiorentina, espellendo contestualmente Maggio. Al sesto minuto di recupero, Arturo Di Napoli trovava il pari per i siciliani. Non merita la lente degli interlocutori, l'espulsione dell'ivoriano Zoro, avvenuta un minuto prima.
Altrettanto naturalmente, Mencucci non se la prende con Moggi, che non individua come mandante del killer Nucini.
Gli inquirenti però utilizzano questa partita come elemento di prova per sostenere la teoria della punizione, dedicandogli particolari attenzioni. La partita non costituirà base per accuse di frode sportiva, nè alcun illecito verrà considerato al riguardo.
Nucini ha una doppia veste per gli inquirenti: testimone di accusa contro Moggi per suffragare un'accusa, tassello di un disegno criminoso per provarne un'ulteriore. Non si può. E, infatti, se Nucini a Napoli non deve rispondere di niente, ma soltanto puntare il dito, nemmeno questa partita può essere presa in considerazione per provare alcun genere di accusa.
Il totale è zero. Zero illeciti o tentativi di illecito per provare la volontà persecutoria di una presunta associazione a delinquere. Questo è.

Illeciti ambientali? Tutto si riduce ad un dossier contro i Della Valle, proposto negli ambienti fiorentini al Mazzini, che ne informa Luciano Moggi. Moggi, inizialmente, prende in considerazione l'idea di servirsene, viste le elezioni federali imminenti, poi non se ne fa niente.
Non c'è nulla di male, a meno di non pensare che nell'entourage di Obama rifiutassero i dossier contro McCain, per fare un esempio buono per tutti. Moggi sponsorizzava la linea di Carraro, come del resto Milan e Inter, e contrastava legittimamente a livello politico la linea sponsorizzata da Della Valle che spingeva Abete verso la poltrona presidenziale.
Il dossier era bell'è fatto: non c'è, come in altro caso, un invito a costruirlo e non vi è nemmeno motivo di pensare che contenesse falsità.
Ad ogni modo non viene usato e Moggi, al telefono con Mazzini, esprime le sue perplessità sull'effettiva utilità delle notizie. Non vorrebbe, il direttore della Juventus, che dietro a questi tifosi confezionatori di dossier, ci sia qualcuno che vuol prendere il posto di Della Valle alla guida della Fiorentina. Moggi mostra di non desiderare questa opzione.
Infine, di contro all'auspicio del Mazzini che la Fiorentina perda qualche partita, Moggi non esprime alcun assenso al riguardo.

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