Dossier doping: la sentenza di primo grado

Il 26 novembre 2004 Riccardo Agricola viene condannato a un anno e dieci mesi di reclusione per somministrazione di Epo e abuso di farmaci (I farmaci considerati “dopanti” erano: Mepral iniettabile, Orudis iniettabile, Voltaren, Bentelan fiale, Depo-medrol fiale, Esafosfina, Neoton, Samyr, Tricortin 1000, Solu-medrol fiale, Flebocortid fiale, Flantadin compresse, Deflan compresse, Bentelan compresse, Lidocaina fiale, Xylocaina, Liposom forte. Tutti regolarmente dichiarati e presenti nelle “farmacie” delle squadre di serie A). Non viene toccato Giraudo che sarebbe rimasto all’oscuro delle pratiche del medico sociale. Dalle motivazioni (300 pagine pubblicate il 24 febbraio 2005) leggiamo che l’ad bianconero è assolto per insufficienza di prove, ma qualcuno storce il naso. Ma è proprio questa assoluzione a costituire un inedito controsenso, travestito da finezza: dati gli elevatissimi costi dell’Epo, com’è possibile che il medico sociale, in tutta segretezza, ne facesse uso? Dove prendeva i soldi per procurarselo? Inoltre, non ci sono né scontrini, né ricevute che ne testimoniano l’acquisto e neppure strani versamenti o prelievi sui conti correnti, peraltro indagati.
Dure le reazioni dell’ambiente bianconero: la dirigenza parla di sentenza predeterminata da un certo sentire comune e di un verdetto già scritto da 3 o 4 anni. Giraudo e Agricola fanno riferimento alla non regolarità delle perizie di D’Onofrio (che poi vedremo essere elemento cardine in appello):

Questo perito del tribunale ha dato pareri completamente opposti su situazioni scientifiche identiche, un parere di tipo A su Conconi, di tipo B per Ferrari e poi di tipo C nel processo alla Juventus […] La sentenza rappresenta un teorema innovativo, stravagante: si vuole dimostrare che usando farmaci leciti si alterano le partite, e sono considerazioni fuori dalla bibbia dello sport. Ma nessuno ha mai detto quali partite sarebbero state alterate in sei anni… ( Parole di Agricola le prime, di Giraudo le seconde. Ricordiamo che D’Onofrio toppò clamorosamente anche alcune analisi riguardo al ciclista Pantani)

Ed ecco riaffacciarsi l’annosa questione: condannati senza che una sola volta si sia stati pescati con le mani nel sacco (leggi “positivi ai controlli”). È il medesimo ragionamento che starà alla base dei risultati di Calciopoli: si altera la classifica pur prescindendo dall’alterazione delle singole gare… La rabbiosa difesa dell’entourage bianconero, via via più esplicita e dettagliata, viene esposta da Giraudo nel programma di Sky, Fuori Zona, del 2 dicembre 2004: D’Onofrio ha svolto la sua perizia senza metodi scientifici, indirizzandola e interpretandola a suo piacimento. Per gli stessi valori riscontrati, in un caso ha fornito un’interpretazione, in un altro ne ha fornita una differente e, nel terzo (quello della Juve), un’altra ancora. Dalla perizia si legge che vi sono dati “interessanti” nelle variazioni di emoglobina, ferritina, transferrina ed ematocrito solo in 2 giocatori su 19 (non considerando che gli sbalzi si sono verificati in periodi in cui i due calciatori erano infortunati) e, errore decisivo, nel produrre questi dati vengono considerati solo i picchi nei valori ematici e non, come deontologicamente corretto, le loro medie (sono presi in esame tre anni di attività e 20 controlli per ogni calciatore mediamente). Incredibile constatare come sia proprio la stessa perizia di D’Onofrio e Muller a dar ragione alla tesi difensiva della Juventus. Considerando i valori di tutti i calciatori juventini (ben 480 esami in totale, quindi un campione altamente probante), la media di essi risulta essere perfettamente in linea, se non sotto, ai valori consentiti. Riportiamo un pezzo decisivo al riguardo, preso direttamente dalla “Perizia per il giudice Dott.Giuseppe Casalbore del 31 maggio 2004:

La media dei valori di emoglobina riscontrati nella casistica degli atleti della Juventus, considerando i 480 casi valutabili, è pari a 14,7 g/dl. […] Questi valori, sia come media generale che come media dei singoli atleti, rientrano pienamente nella distribuzione normale. Un solo atleta fornisce una media pari al limite inferiore (Padovano), nessuno fornisce risultati medi prossimi ai limiti superiori della distribuzione normale.
Il valore medio di ematocrito è di 43,8% […] Il livello medio, lievemente inferiore a quello della popolazione generale, è perfettamente in linea con lo studio di Malcovati e coll., che hanno osservato nei calciatori italiani un valore medio totale di emoglobina di 14,8% e un valore medio di ematocrito di 43,7%.

Quindi la Juventus presenta un valore di emoglobina al di sotto del valore medio e un valore di ematocrito superiore alla media di un ridicolo 0,022%, larghissimamente compreso nei parametri consentiti di discostamento dal valore medio (in gergo tecnico range):

Secondo la letteratura, i coefficienti di variabilità individuale dei principali parametri ematologici sono pari al 4,6% per l’emoglobina e al 3,0% per l’ematocrito.

Vedremo come il Parma, che presenta valori enormemente superiori a questi, non abbia avuto il benché minimo problema con la Procura Antidoping.
Ma c’è dell’altro: la Juventus, nella perizia di D’Onofrio, non solo può vantare parametri medi regolari ma, anche nei casi in cui un esame (tra tutti i 480) riveli valori al di sopra di un limite, ciò rientra in un’oscillazione consentita:

I valori eccedenti i limiti superiori sono in numero inferiore all’atteso e rientrano ampiamente nella percentuale di meno di 1% fornita da Marcovati e coll.

Quindi, seguendo la procedura e la metodologia promossa dal Coni dopo lo scoppio della bomba doping, la Juventus è perfettamente “in regola”. Ecco spiegato il motivo delle lamentele di Giraudo e Agricola: la perizia “super partes” di D’Onofrio non gode di alcun riscontro scientifico validante. L’ad bianconero, infatti, spiega che l’ematologo «non ha usato i metodi del Coni per i valori ematici, perfettamente nella norma: se avesse usato i metodi in vigore nello sport, la Juve non avrebbe avuto problemi. Invece no, lui si è inventato un metodo del tutto nuovo, che non ha riscontro a livello scientifico non solo nello sport ma nel mondo. Voglio solo ricordare che in quegli anni la Juve ha partecipato alle competizioni internazionali, andando in finale e vincendo e nessun nostro giocatore è mai risultato positivo ai controlli dei laboratori internazionali» e aggiunge che «nei blitz di Guariniello e della Finanza non è mai stato trovato un prodotto simile all’Epo, né fatture che attestassero acquisti di quel tipo, né fondi neri né tracce sui conti correnti». Infine, vanno segnalate tre anomalie che lasciano qualche ombra sulla correttezza dello svolgimento processuale:

1 - la perizia di D’Onofrio non è completa perché non sono state prese in esame tutte le cartelle cliniche dei calciatori, ma solo alcune di esse: inspiegabilmente sono state escluse, tra le altre, le schede di Marocchi, Porrini, Jugovic, Kohler, Carrera e Inzaghi.
2 - L’ematologo si sofferma quasi esclusivamente sui valori di emoglobina i quali, essi soli, non possono costituire prova sicura di utilizzo di Epo.
3 - Il giudice Casalbore ha respinto la richiesta della difesa di chiamare a testimoniare i due calciatori accusati di aver assunto eritropoietina.

Giraudo, nel chiudere la sua accorata difesa, se la prende con Guariniello, colpevole di eccessivo protagonismo: «Mi ha colpito una frase della sua requisitoria: “la Juve per dieci anni non ha vinto e poi ha ripreso a vincere. E noi non capivamo il perché”». Guariniello, inoltre, ha fornito «una lista dei farmaci dichiarati dalle squadre di A all’antidoping, e la Juve si posiziona solo a metà di questa speciale classifica». Va rimarcata, oltretutto, la correttezza dei dirigenti juventini nell’accettare la sentenza senza isterismi, ma solo dichiarandosi sicuri del proprio operato: è lo stesso ad bianconero a fare i complimenti al giudice Casalbore: «nonostante l’avessimo criticato durante le udienze, è stato un arbitro bravissimo».

Tra le reazioni illustri alla sentenza si registra lo storico battibecco tra Marcello Lippi e Zdenek Zeman durante Stadio Sprint, trasmissione Rai condotta da Enrico Varriale:

"Non devo essere soddisfatto o amareggiato da una sentenza - ha risposto Lippi -. Prima di tutto non è definitiva, e poi non cambia il mio apprezzamento e la stima che ho per tutte le persone che hanno lavorato con me nella Juve, tecnici, dirigenti e giocatori, alcuni dei quali continuano a giocare e vincere in quel club, e non hanno mai smesso di farlo. Altri, come Di Livio, Torricelli, Ravanelli e Carrera, anche quando sono andati altrove sono sempre stati portati ad esempio per la loro serietà nel lavoro, ecco perchè la mia Juve vinceva: per la stratosferica forza morale che aveva in quel periodo". […]
La parola è tornata a Zeman, che ha voluto fare una puntualizzazione: "Io non ho discusso le persone (a dire il vero qualche nome l’ha fatto…, nda) - ha detto il boemo - però ho sentito dire che Lippi con Guariniello ha parlato di tre grammi di creatina, mentre nel libro che hanno scritto (Lippi e Agricola n.d.r.) hanno parlato di venti. Quindi si contraddicono da soli".
Lippi si è risentito: "Zeman fa tanto il moralista - ha sottolineato l'attuale ct della Nazionale - però molti dei giocatori che hanno lavorato con lui hanno raccontato che lui diceva 'perché' gli altri devono prendere la creatina e noi no? Mica siamo più scemi...".
Il botta e risposta è continuato con la parola a Zeman. "Io l'ho sempre detto - ha detto il boemo -: alla Lazio abbiamo preso tre grammi di creatina al giorno, perchè lo facevano anche in Nazionale. Noi lo abbiamo fatto per un mese, ma tre grammi non sono venti. E poi il problema non è la creatina. Ognuno dovrebbe dichiarare ciò che ha fatto. Io l'ho fatto, altri no, eppure sei anni sono un periodo di tempo sufficiente, e abbastanza ampio".
"A Zeman dico che non è giusto criticare un sistema e continuare a farne parte", è stata la frase con cui, nel 'match' televisivo, si è reinserito Lippi.
"Ma io voglio cambiarlo e farlo diventare più pulito", è stata la risposta conclusiva del boemo, che ha poi affermato comunque che non avrebbe problemi a dare la mano al ct della Nazionale (ANSA, 28 novembre 2004)

L’onda lunga delle sentenze arriva a coinvolgere ancora una volta esponenti della politica. I deputati Maurizio Paniz (Forza Italia) e Salvatore Buglio (DS), facenti parte dello “Juventus Club Montecitorio” chiedono un’interrogazione parlamentare, nella quale si invita il ministro di grazia e giustizia Castelli (milanista) a verificare l’operato del giudice Casalbore. Il presidente della Camera, Casini, chiude però ogni spiraglio definendo inammissibile la richiesta, mentre Luciano Violante si fa beffe dei suoi colleghi definendo la richiesta «un’iniziativa goliardica che non merita alcun commento». Di nuovo due pesi e due misure: alle prime dichiarazioni di Zeman, l’interpellanza dei cinque ministri a Veltroni era stata giudicata saggia, ora invece la si respinge con sarcasmo.
Ma in quanto a contraddizioni siamo solo all’inizio: il senatore a vita Andreotti partecipa al dibattito e risponde a chi chiede l’intervento della giustizia sportiva: «essa è abbastanza anomala. Per funzionare davvero forse dovrebbe avere una competenza esclusiva, che non ha. E così rimane a mezza strada. Non ha una propria procedura, e assomiglia più a un comitato di signori che si occupano di calcio». Vedremo due anni dopo come verrà dimostrato l’esatto contrario: discorsi fiume sulle competenze esclusive (“l’alveo”) della giustizia sportiva e sul cattivo gusto che qualche squadra dimostrerebbe nel cercare di subordinarla a quella ordinaria. Siamo al paradosso più completo.
A chiudere la trafila di interventi post-sentenza giunge la dichiarazione quanto mai opportuna ed eloquente di Giovanni Verde, capo della procura antidoping del Coni:

Negli anni fra il 1994 e il 1998, a cui fa riferimento il processo, non abbiamo avuto casi di positività che facessero pensare ad una pratica abituale di questo tipo, né ci sono state dichiarazioni e testimonianze.