Tecniche di calunnia giornalistica

Stracanddido e la PravdaSampdoria - Juve del 22-9-04 era finita sotto la lente della procura di Torino che aveva analizzato, tra le altre, l'intercettazione di una telefonata avvenuta il giorno successivo tra il designatore Pairetto e l'arbitro di quella partita, Dondarini. Il 19 luglio 2005 il procuratore Maddalena, nel dispositivo di archiviazione dell'indagine sulla Juve, esprimeva questa valutazione:

"E, dal dialogo, emerge in modo nitido che DONDARINI ha concesso il rigore alla Juventus in buona fede, convinto cioè che il rigore c'era, e non per volutamente alterare il risultato a favore della Juventus".

Ma l'anno dopo, a inizio maggio, come tutti sappiamo, comincia la campagna di stampa contro la Juve moggiana. In attesa di un secondo filone di intercettazioni che si preannuncia più sostanzioso in arrivo da Napoli, vengono pubblicati "stralci" delle intercettazioni torinesi, tra cui la Pairetto-Dondarini.

Il 5 maggio se ne occupa Repubblica, con un pezzo a firma nientemeno che di Marco Travaglio, dall'inequivocabile titolo "Tutti agli ordini di Moggi".

Un aspetto curioso della faccenda: lo stesso giorno in cui esce l'articolo di Travaglio, Repubblica mette on-line sul suo stesso sito web l'intero dispositivo di archiviazione della procura di Torino. In questo modo, si può dire che la testata pubblica insieme un articolo e la sua smentita, dal momento che, poche righe sotto al brano sopraccitato, il procuratore Maddalena si spinge ad affermare: "sono state registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti della ipotizzata possibile frode, ma da esse non solo non si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì piuttosto elementi di prova di segno contrario".

Non solo, sempre tramite la lettura del documento della procura torinese, abbiamo la possibilità di leggere la Pairetto - Dondarini post-partita nella sua versione integrale, versione che smaschera la natura subdola dell'operazione di Travaglio.

Infatti, nel suo pezzo, che comprende anche stralci di altre intercettazioni, così il giornalista descrive la partita e riduce la telefonata:

L'ARBITRO CON 50 OCCHI
[…]
La Juve vince 3-0, a mani basse. Il primo gol è su rigore, generosamente concesso dal Donda fra le proteste. All'ultimo minuto il guardalinee segnala un rigore anche per la Samp: fallo in area su Pagano. Il Donda indica il dischetto, ma poi, quando Flachi sta per calciare, cambia idea e trasforma il penalty in corner. Finisce in rissa. L'indomani il malcapitato telefona a Pairetto: "Bella battaglia, hai visto? Questi della Samp erano fuori di testa, se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano, non so come finiva la partita... Ho dovuto dare un rigore (alla Juve), che era di un netto, Gigi... Emerson mi guarda subito come a dire "oh, ma questo è rigore", e io tranquillamente fischio e indico il rigore, solo che sai lì nessuno ha capito niente... il pubblico... Poi per fortuna mi dicono che c'è l'inquadratura dietro la porta che fa vedere che è nettissimo... Non puoi dare un rigore perché è una grossa squadra?". Quanto al rigore dato e poi tolto alla Samp, è tutta colpa del guardalinee: "Mi ha detto: "Donda, scusami, ho fatto una gran cazzata, non dare il rigore, è solo angolo". Allora, sul 3-0, gli ho detto: "Ma ormai diamo il rigore". Ma lui fa: "No, assolutamente non darlo, perché facciamo una figura di me**a". Alla fine l'episodio non è stato bello, ma è meglio non averlo dato... Alla fine credo di averla portata via limitando i danni...".


Questa riduzione è subdola perché, oltre a mettere in dubbio la legittimità del calcio di rigore, seleziona accuratamente solo determinate frasi in modo che messe in fila diano l'impressione di una intenzione "accondiscendente" da parte dell'arbitro. Ad esempio, leggendo questa versione, sembra quasi che Emerson "ordini" il rigore all'arbitro. Ma basta andare a leggere la versione completa fornitaci dalla procura di Torino e chissà perché si ha un'impressione ben diversa:

D: e non basta poi cosa succede che Emerson non si butta Emerson cerca di andare via allora praticamente il difensore che lo trattiene cade e cadendo se lo trascina giù abbracciandolo di nuovo cioè non lo ha nemmeno mollato mentre cade ed infatti lo tira giù praticamente facendo andare Emerson all'indietro Emerson mi guarda subito come per dire "oh ma questo è rigore" io tranquillamente fischio e indico il rigore. Solo che sai li non ha capito niente quasi nessuno sul momento soprattutto il pubblico quindi la tensione è stata quella ovviamente di polemizzare con l'intervento ma è un rigore cioè per fortuna che mi hanno detto che c'è l'inquadratura di dietro la porta che fa vedere che è nettissimo.

Il 9 maggio è la volta del Corriere, che così spezzetta la telefonata:

Dondarini: "Eh, bella battaglia hai visto?"
Pairetto: "Minchia"
Dondarini: "Ma questi della Sampdoria erano da fuori di testa (...) Guarda ti giuro se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano io non so come finiva (...). Poi sai ho dovuto dare quel rigore lì, guarda che è di un netto Gigi"
Pairetto: "Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione" (...)
Dondarini: "Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine"


Qui la riduzione è addirittura banditesca. Praticamente abbiamo l'accostamento malizioso di 5 frasi, di cui le prime 3 ("minchia" compreso) pronunciate all'inizio della conversazione e riguardanti il rigore concesso alla Juve, mentre la quarta e la quinta, e cioè queste:

Pairetto: "Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione" (...)
Dondarini: "Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine"


sono prelevate con perfidia chirurgica da contesti ben diversi.

La malafede appare palese nella scelta di accodare l'ultima frase di Dondarini, quel "ho cercato di... di far si insomma che la partita andasse a quella fine", a un dialogo incentrato sul rigore alla Juve, creando così la fasulla impressione di un'intenzione fraudolenta da parte dell'arbitro.
In realtà questa frase è stata estrapolata da un altro passaggio, in cui Pairetto e Dondarini parlano delle difficoltà dei direttori di gara quando una piccola squadra incontra una grande. Spesso, infatti, il regolamento li costringe a prendere decisioni impopolari, che scatenano continue ed esasperate recriminazioni.

D: si ho dovuto, ho cercato di non infierire perché questi erano... cerca di... non erano sereni dall'inizio per cui...
P: si si ma vanno sempre in campo mai sereni contro le grandi squadre si sentono sempre vittima di tutto guarda sono incredibili
D: si veramente ma è una cosa vergognosa quella a questo punto cosa fai? Non puoi dare rigore perché è una grossa squadra ...(si accavallano voci)
P: ma vedrai anche in futuro quando avrai modo di farne ancora vedrai sarà sempre cosi ti devi già preparare psicologicamente
D: si si ma io me lo aspettavo poi eh perché ci mancherebbe
P: ma poi tu hai visto domenica hai espulso due sacrosanti no?
D: mamma mia
P: sacrosanti no?si piangevano addosso e dicevano che era stato fatto perché la partita dopo era contro una grande squadra no?
D: no no infatti infatti
P: ma tu pensa due due espulsioni di Airoldi ma non chiare strasolari
D: certo, ma io ti dico io ho cercato di... di far si insomma che la partita andasse a quella fine
P: poi combinazione non conterà un c**** ma quella alla fine quell'episodio


Benché lo scambio di battute sia tutt'altro che lineare, appare chiaro che qui si parla del clima teso fomentato dal vittimismo dei doriani e della conseguente condotta dell'arbitro, improntata alla moderazione nei provvedimenti disciplinari da prendere, al fine ("quella fine") di rasserenare gli animi.

D'altra parte, sia Corriere che Repubblica si guardano bene dal menzionare (o, nel caso, di farlo correttamente) i passaggi che testimoniano dell'assoluta buonafede dei due interlocutori. Come questo, in cui Dondarini parla del rigore non concesso alla Samp:

D: io ho fischiato... Ambrosino
P: ha indicato rigore?
D: lui mi ha dato rigore ed io ho fischiato rigore dopo di che mi ha richiamato mi ha detto "Donda scusami ho fatto una grande cazzata non dare rigore perché facciamo una troiata mai vista"
P: era calcio d'angolo infatti
D: e infatti fa "guarda che ha preso la palla scusami istintivamente ti ho indicato rigore ma guarda è angolo" allora sul 3 a 0 gli ho detto "Marcello ma oramai diamo rigore" fa "no no guarda assolutamente non darlo perché non è rigore facciamo una figura di me**a" a quel punto l'ho visto talmente convinto.


Qui Dondarini ammette di essere stato disposto ad assegnare alla Sampdoria un rigore che in realtà non c'era pur di non sconfessare il suo assistente, e di aver cambiato idea solo su sollecitazione di questi che temeva la "gogna moviolistica".

In definitiva, leggendo la trascrizione completa non è difficile capire, come ha fatto Maddalena, che arbitro e designatore, rispetto a quella partita, hanno operato in perfetta buonafede.

Anzi, a essere pignoli, vi si ravvisano due casi in cui l'arbitro ha semmai ammesso di aver avuto un atteggiamento di favore per i doriani.
E cioè:

1) Non sanzionando fino in fondo il comportamento facinoroso dei padroni di casa per non surriscaldare ulteriormente gli animi.
2) Per la sua disponibilità a concedere loro un rigore inesistente (benché ormai ininfluente).

Come spesso accade quando si approfondiscono i fatti di Farsopoli, la realtà si dimostra l'opposto di quella che i media ci hanno raccontato.