Ghioni: “Licenziato senza giusta causa”

gattinoFabio Ghioni, ex responsabile del Tiger Team di Telecom Italia, si racconta in un’ intervista a Radio24

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E’ un torrente in piena e pronto a straripare, Fabio Ghioni , ex dipendente della Augusta Westland (società di Finmeccanica), ex partner della Ikon Corp. (oggi ceduta con un gioco di scatole alla stessa Finmeccanica), ed ex responsabile del team di micioni che aveva il compito di proteggere i sistemi e le infrastrutture di Telecom Italia. Lui, che tanto ha dato a Telecom Italia, oggi si sente tradito. Parla di un licenziamento ingiusto e non dovuto - come si potrebbe supporre - al suo coinvolgimento nel caso Pirelli/Telecom bensì al sospetto che abbia comunicato informazioni sensibili di Telecom Italia a Mucchetti, proprio quel Mucchetti violato, pedinato e dossierato per conto di Telecom Italia ma non - almeno così sostiene - da Fabio Ghioni.

Il trattamento che il top management ha riservato alla sua security, creata e coltivata negli anni, con l’aiuto di Giuliano Tavaroli, è un rospo che non ha mai ingoiato: "non è che una security si sveglia un giorno e decide di ottenere delle cose a vantaggio dell’azienda, senza avere nessun mandante. Quindi io so perfettamente che certe cose mi sono state chieste, anzi, erano ordinate e che dovevo dare queste informazioni ad un determinato numero di persone che non erano sotto di me".

Ma chi poteva dare ordini a Ghioni?
- Tavaroli (a cui succederà Bracco), suo diretto superiore
- Focaroli, l’ex responsabile audit, oggi fondatore della JFc&Partners insieme a Jannone (altro coinvolto nella storia di spie ed ex capitano del comando dei Carabinieri di Corleone, in piena era Riina)
- Buora, a cui la security doveva rispondere
- Ruggiero, l’ex amministratore delegato
- Tronchetti Provera, l’ex presidente a cui succederà il versatile Guido Rossi.

Quindi è a questo “circolo ristretto” di persone che Ghioni si riferisce quando dice di aver ricevuto degli ordini precisi. Ed è a loro che si riferisce quando confessa di aver ricevuto delle richieste non solo nel dopo-Tavaroli ma persino dopo i primi arresti, presumibilmente tra il settembre del 2006 ed il 17 gennaio del 2007, giorno precedente al suo di arresto. Ghioni svela quello che è stato l’ultimo lavoro, un’attività di “vigilanza” nei confronti della Angra Partners (società brasiliana che gestisce fondi di private equity): " c’era interesse a sapere se queste persone erano in buonafede con Telecom Italia". Non svela invece quali erano le richieste che non è riuscito a portare a termine a causa dell’arresto, ma afferma di averne già parlato con i PM e che c’è un’inchiesta in corso.

KROLL
Lungo è l’approfondimento sul caso Kroll, a cui la giornalista, Raffaella Calandra, concede maggior spazio e sui cui Ghioni è maggiormente disposto a chiacchierare. Il caso Kroll - dice Ghioni - nasce dal sospetto che l’agenzia, ingaggiata dal Governo italiano, attraverso Enrico Bondi, per rintracciare il celebre “tesoro di Tanzi”, stesse usando i fondi del Governo per svolgere lo stesso lavoro su Telecom Italia, mischiando in qualche modo le carte tra Telecom e Parmalat. La faccenda si portava avanti ormai da diversi anni e Tavaroli - sempre secondo Ghioni - capì subito quanto fosse importante risolvere questo caso e quanto il top management tenesse alla faccenda. Difatti pare ci tenesse talmente tanto da promettere un lungo viaggio premio in Polinesia per tutto il team a caso risolto. Ma la Kroll non era certo un osso facile da masticare e i nostri micioni, probabilmente, non sapevano da dove iniziare. Così la fatina buona, un bel dì, decise di aiutare loro facendogli scoprire che, per pura coincidenza, uno degli agenti più importanti della Kroll alloggiava proprio nello stesso albergo in cui loro stavano pernottando.

Perché si trovavano in Brasile proprio quel giorno? Sempre per coincidenza! Dovevano svolgere dei normali controlli di routine su Brasil Telecom e, per pura casualità, qualcuno del team ha violato il sistema dell’hotel, s’è garantito l’accesso al registro delle presenze ed ha notato che era presente questo agente che non solo non aveva coperto il suo nome ma si era anche premurato di dire per chi lavorava. Però il lavoro della fatina non finisce qui, infatti il nostro buon 007 brasiliano è stato così gentile da collegare il proprio notebook alla rete dell’albergo e di loggarsi agli archivi della Kroll senza prendere alcuna misura di sicurezza. Così i micetti ottengono, senza nessuna fatica, i dati d’accesso e li usano allegramente per circa un anno. Ghioni sostiene di essere riuscito ad entrare in possesso solo di una piccola parte del gigantesco archivio e che già questa piccola parte fosse composta da circa 5 dvd compressi.

Che fine hanno fatto questi dvd? Cosa è rimasto di questo materiale? Ghioni afferma di aver distrutto i dvd quando ha saputo dell’inchiesta, un po’ per paura e un po’ perché non sapeva cosa farsene, ma non tutto è andato perduto. Dopo la sua scarcerazione, infatti, dice di aver ripescato nel suo borsone una chiavetta USB da 4GB, sfuggita alla perquisizione, contenente tutto il materiale che riguardava le parole chiavi inerenti a Telecom Italia e Parmalat. Tale chiavetta è stata da lui consegnata ai PM poche settimane fa. Un’ultima importante affermazione sul caso Kroll è la consegna di parte di questo materiale, quello che dimostrava la scorrettezza dell’agenzia nell’uso dei fondi del Governo, da Tavaroli a Gianni Letta, il quale informò subito Bondi. Che qualcuno, già allora, abbia chiesto a Tavaroli la reale provenienza di tutto quel materiale riservato?

DOSSIER AVARIATI

RCS: Ghioni precisa che tale inchiesta non sia nata a causa di problemi personali con Colao, né per dissonanze col Gruppo RCS. Tra il 2003 ed il 2004, in TIM si accorsero che Vodafone Italia stava contattando tutti i clienti gold della rivale per convincerli a cambiare gestore. Sospettando che Colao avesse ancora rapporti con la sua ex società, lo “attenzionarono”. Dove sta il nesso tra un’operazione di Vodafone e lo spiare un suo ex dirigente che, in ogni caso, si occupava di altre faccende? Chiedetelo a Fabio Poppins, magari il vero motivo l’ha dimenticato nel borsone.

ANTITRUST: avendo multato Telecom su segnalazione di Fastweb, i micioni sospettarono che la persona denunciante fosse in stretti rapporti con il capo dell’authority e vollero verificare se tale sospetto fosse fondato o meno. Per farlo si limitarono a monitorarne le email e, ovviamente, fu solo un buco nell’acqua.

BRIDGESTONE: l’ordine giunse da Pirelli, che allora era considerata parte integrante del gruppo, e l’obiettivo era quello di avere maggiori dettagli su un componente che garantì alla Bridgestone di essere il fornitore della Ferrari. Che la Pirelli stesse manovrando da tempo per rientrare in F1, già si sapeva, ora conosciamo anche con che tipo di manovre. A questo punto Ghioni parla di un ennesimo buco nell’acqua, poiché il team non conosceva la lingua giapponese. E ciò suona molto strano visto che sono vari i giapponesi che collaborano col “gruppetto allargato” di Ghioni e Preatoni. Tra questi ci sono addirittura due del Defence Institute di Tokyo! Che parlino solo l’ osakano stretto?

TELEFONICA: era nel loro interesse dossierare gli affari che Telefonica, come altri concorrenti di Telecom, svolgeva in Brasile. Era solo una delle tante, dice Ghioni, che però accenna anche a recenti richieste riguardanti sempre lo stesso gruppo. Cioè nel periodo in cui Telecom Italia stava cercando un acquirente e Telefonica mostrava un certo interesse.

ABU OMAR: su questo caso sembra cascare letteralmente dal pero. Dice di non sapere nulla del suo rapimento e che si è occupato di Abu Omar solo come consulente della procura che indagava su di lui mentre era ancora in moschea.

INTERCETTAZIONI: anche Ghioni nega che qualcuno della security abbia mai fatto intercettazioni telefoniche. Per sostenere tale tesi, scivola sulla buccia di banana e afferma che servirebbero molte persone per portare a termine delle intercettazioni. Il nostro amico dimentica due cosucce:
1. Sono molte le persone coinvolte;
2. I sistemi di Telecom dovrebbe conoscerli bene e sa benissimo che da alcuni di essi è possibile “aprire” direttamente la linea d’interesse o reindirizzarla in un punto d’ascolto.

TABULATI: Conferma la versione di Tavaroli, ovvero che Telecom Italia si batteva da anni per denunciare il traffico dei tabulati telefonici. Suoi compagni di battaglia erano Bernardini e Cipriani a questo punto.

PAGAMENTI OCCULTATI: Ghioni ammette l’esistenza di due linee di pagamento. La prima, ufficiale, tramite l’ufficio acquisti, ed è da lì che dice di aver sempre ricevuto i suoi compensi. La seconda, non ordinaria, che veniva usata sa un suo collega.

VALUE PARTNERS: Nuovo messaggio sibillino per la Value Partners, da anni consulente strategico del Top Management di Telecom Italia. Ghioni afferma che, per i servizi forniti, erano troppo cari… eppure il management continuava a servirsi di loro… perché?

FIDEL, MIO CARO FIDEL: Il micio continua a sostenere di aver lavorato per diversi governi, anche se, a quanto risulta, le sue sempre più brevi collaborazioni hanno riguardato il solo governo italiano. Di certo non è la fantasia a venir meno, così Ghioni ci onora col racconto della sua collaborazione con Cuba:
“C’era una volta un governatore preoccupato della veemenza con cui i suoi sostenitori intendevano lanciare dei piccoli attacchi informatici agli USA. Così, in una notte di luna piena, decide di offrire qualcuno dei suoi pregiati sigari ad un celebre esperto italiano, Fabio Ghioni, che, data la sua immensa caratura, gli sistema in un batter d’occhio l’infrastruttura nazionale in modo che i cari compatrioti non possano più violentare telematicamente il nemico statunitense”.

CONCLUSIONI FINALI
Aldilà dello psico-dramma, vero o presunto che sia, vissuto da Ghioni durante la sua permanenza in carcere, talmente grave da portarlo presto ad un urgente ricovero presso una struttura ospedaliera, il nostro micio non sembra soffrire più di tanto le accuse che gli vengono mosse e, anzi, vorrebbe che qualcuno riconoscesse la sua bravura e lo stimasse un po’ di più. Forse è proprio l’orgoglio che lo sta portando a parlare, quell’orgoglio per cui, come riferiscono dei suoi ex colleghi, diventava incontrollabile e “pericoloso”. Forse è per questo che non è stato fatto nessun riferimento alla trappola, fatta scattare dalla Kroll, in cui tutti i mici sono cascati (tanto va il tigrotto al lardo…). Forse è per questo che non si è accennato al curioso appellativo affibbiato dagli investigatori: tonno-team. Certo è che, micetto o pesciolino che sia, il caro Ghioni ha mandato un messaggio forte e chiaro ad ex-collaboratori e all’ex top management. Fabio Ghioni è abituato ad altri ambienti e ad altro tipo di trattamento, la sua miscela di rancore e orgoglio potrebbero portarlo a fare nuove ed interessanti scoperte in quello stesso borsone della meraviglie da cui, improvvisamente, è spuntata la prima chiavetta.
Chissà che non riguardi proprio dei dossier ordinati in altre “sedi”, in Via Durini, per esempio. Cerca Fabio… cerca…