Le rumorose, ma silenziate, dimissioni del giudice Benedetto

giustizia sportivaL’avvocato Giuseppe Benedetto è stato componente della Commissione disciplinare della Figc dal 2002 al 2003, poi Giudice unico nazionale dal 2003 in poi, e giudice sportivo del settore giovanile scolastico della Federcalcio fino al 18 luglio 2006.
Il giudice Benedetto dopo la sentenza della CAF di Ruperto rassegna le sue dimissioni, spiegando tutte le anomalie della sentenza sportiva. Ne parla "Il Foglio" del 21 luglio 2006, con un articolo di Claudio Cerasa. Quelle del giudice Benedetto sono dimissioni rumorose per le cose che dice, ma il resto della stampa mette il "silenziatore", perché le cose che il giudice denuncia vanno contro il "pensiero unico" da propagandare. Non ricordiamo e non abbiamo trovato articoli di altri grandi giornali, nei loro archivi storici, su queste dimissioni.
Riportiamo questo importantissimo articolo de Il Foglio con il parere del giudice Benedetto:

Il giudice della Figc Benedetto si dimette e ci spiega tutte le anomalie della sentenza.

Non è stato facile, però poi l’ha scritta. "Lei, Signor Commissario, aveva già deciso". Era tutto già scontato. "Quale insegnamento i cittadini di domani possono trarre dall’incredibile processo tutto e solo mediatico a cui abbiamo assistito in questi giorni, in una sentenza annunciata più che dai giudici o dai magistrati direttamente dal popolo? Facile coprirsi le spalle con le intercettazioni. Ma prego, prego. Qualcuno potrebbe farmi vedere dove sta l’illecito?". Ha letto la sentenza di venerdì scorso, ha seguito il lavoro del presidente della Caf Ruperto e del commissario straordinario Guido Rossi. Poi scrive la lettera. "Ne ho ribrezzo. Non sono rassegnato, sono semplicemente indignato". Quindi le dimissioni. "Voglio stare a posto con la mia coscienza. Si trovi un altro giudice, caro Rossi". Il problema è il metodo, non la sentenza.
"E’ stato il processo più importante della storia del calcio italiano e non è stato possibile riscontrare neanche una singola partita truccata – dice al Foglio Giuseppe Benedetto – Non c’è però un illecito quindi tutto diventa strutturale, un unico sistema. Ma l’illecito strutturale sta al diritto sportivo esattamente come la concussione ambientale sta al diritto penale. Caro Rossi, perché non diciamo davvero le cose come stanno e che non si è riusciti a trovare nulla?".
I giudici, la sentenza, il metodo, la rapidità. Ma soprattutto il commissario straordinario Guido Rossi. "Non sono state rispettate le regole e sono state utilizzate modalità piuttosto anomale nella strutturazione del processo".
Il problema non è la nomina ma le nomine. Prima di tutto le difese. "Ovvio. Non c’è stato neanche il tempo necessario. Perché l’accusa ha avuto tempo per formulare le sue accuse mentre la difesa non ha avuto neanche il tempo di ascoltare le intercettazioni in aula? Perché gli avvocati difensori non hanno avuto la possibilità di produrre testimonianze proprie? E poi, una camera di consiglio che dura più del processo, che non riesce a evitare fughe di notizie con giornali che pubblicano la sentenza prima ancora che sia emessa, ha qualche senso? Il processo è sui giornali o nelle aule?".
Poi i tempi. "In un processo così importante non ha nessuna logica essere rapidi a tutti i costi".
Quindi la forma. "Senza entrare nel merito, mi sembra però che ci sia stato uno stravolgimento della giustizia sportiva. C’è una cupola che ha condizionato il campionato senza condizionare le singole partite. Non vien fuori nessun caso di articolo 6 e non è possibile pensare che una somma di articoli possa fare un articolo 6. Ci sono state violazioni delle norme dei doveri e obblighi di lealtà. Ovvio. Ma episodi di illecito semplicemente non esistono. Quando si è trattato del caso del Genoa calcio retrocesso in serie C sono state trovate le mani nella marmellata. Cioè le borse con i soldi. La corruzione. Qui soldi non ce ne sono e quando non si trovano i reati e non si trovano gli illeciti tutti diventiamo magicamente concussi e concussori. E tutti iniziano a parlare di un ambiente. Di un diffuso malcostume. Ma nulla di tutto ciò si potrebbe risolvere con delle condanne per responsabilità oggettiva".
Poco prima del processo erano stati anche gli stessi legali della Fiorentina e della Lazio a discutere sulla legittimità della nomina di Guido Rossi. Ma il problema, più che la nomina, sono le nomine. "Mi chiedo come sia possibile non indignarsi. Se Cesare Ruperto non fosse stato in pensione non sarebbe stato nominato presidente Caf. Questo perché i magistrati non possono far parte della giustizia sportiva. E quindi Guido Rossi ha avuto la non proprio eccellente idea di nominare tutti i nuovi giudici praticamente alla vigilia del processo. Ma non sono stati sostituiti solo i magistrati. E’ stato direttamente rivoluzionata tutta la Caf. Sono stati cambiati anche gli avvocati. Ora. Se io dovessi essere processato da un giudice nominato dal mio accusatore e che durante la camera di consiglio pensa pure di andarsene in Parlamento a spiegare cosa è l’etica e cosa è un sistema pulito e sano, io sinceramente non starei tanto tranquillo. Quindi, o il processo è una farsa oppure qui ognuno fa un po’ come crede sia giusto fare. Come si fa a portare avanti un processo senza alcun criterio oggettivo? Vogliamo una giustizia sportiva oppure una bella giustizia tribale?".

Claudio Cerasa
Il Foglio, 21 luglio 2006