Calciopoli, dallo spiffero di Palombo al processo

Ruggiero Palombo

22 aprile 2006. Ruggiero Palombo, che non ha la palla di vetro ma deve avere le fonti giuste, lancia un messaggio "inquietante" con l'articolo "Ricucci del pallone attenti all'estate" nel quale prevede: "Cosa potrebbe accadere se invece, magari a campionato concluso, nella quiete che precede la grande kermesse dei Mondiali, spuntassero fuori dei bei fascicoloni che ci raccontano di questa e quella telefonata, di come il calcio viveva la sua quotidianità, non il secolo scorso ma appena un anno fa?".

3 maggio 2006. Sempre Ruggiero Palombo, con l'articolo "Il diritto di sapere", fa da starter allo scandalo. Scrive: "Le intercettazioni telefoniche relative alla stagione sportiva 2004-2005 delle quali questo giornale fa sommessamente cenno da un paio di settimane. Intercettazioni a cura della Procura di Torino (Guariniello e non solo), girate a quella di Roma e contestualmente alla Federcalcio", ma le intercettazioni di Torino non riguardarono certo quell'intera stagione calcistica, ma solo poche partite tra le prime. Sull'intera stagione 2004-05 aveva disposto intercettazioni la Procura di Napoli, nell'ambito di un'indagine non ancora fatta fuggire, ma a conoscenza di un altro giornalista della Gazzetta, Maurizio Galdi, come apprenderemo nel 2010.

8 maggio 2006 - CARRARO SI DIMETTE. Sotto il fuoco di fila della stampa che ne chiede la testa, si dimette il presidente della Figc Franco Carraro con una lettera nella quale precisa di non aver tenuto "le carte" per mesi nei cassetti, come la stampa lo accusa di aver fatto: "Il 21 settembre 2005 ho ricevuto dal Procuratore Capo di Torino, dr Maddalena, la richiesta di archiviazione ed il decreto di archiviazione del Gip. Il 13 marzo mi è stata inviata la documentazione che sta alla base dei provvedimenti che mi erano stati consegnati a dicembre".

10 maggio 2006. Si dimette anche Innocenzo Mazzini, vicepresidente della Figc. A Roma vengono ascoltati gli arbitri Dattilo, Bertini e Cassarà. L'Espresso anticipa che tra gli indagati dalla Procura di Napoli ci sono anche il dimissionario presidente federale Carraro, l'arbitro De Santis e il designatore Pairetto. Si parla di nove squadre coinvolte.

11 maggio 2006. Si dimette l'intero Cda della Juve. La Procura di Parma apre un'inchiesta su scommesse con broker non autorizzati: indagati Buffon, Maresca, Iuliano e Chimenti.

16 maggio 2006 - IL COMMISSARIO INTERISTA. Guido Rossi viene nominato commissario straordinario della FIGC. Un galvanizzato Nicola Cecere, sulla Gazzetta, scrive l'articolo: "Al potere un vero tifoso interista che evita il caffè al bar bianconero". Cecere informa che Rossi è stato quattro anni nel consiglio nerazzurro, che Moratti la battezza come "Ottima scelta", e che Guido Rossi "ha sempre seguito con costanza le vicende della squadra e quelle della società anche quando non ha più avuto una veste ufficiale. Soffrendo in tutti questi anni come Moratti e gli altri milioni di tifosi, al punto da cancellare dalle sue abitudini il caffè in quel tale locale sotto la sua abitazione perché stufo, si racconta, di essere preso in giro dal barista di fede juventina". Un commissario straordinario che promette mari e monti, che si impegna a riscrivere le regole del calcio, che, però, appena chiusa la fase sportiva del possibile ricorso al TAR, ritornerà in Telecom. Come doveva andare per poterla chiamare Calciopoli lo abbiamo detto.

18 maggio 2006 - ROSSI A NAPOLI. Guido Rossi si reca a Napoli per parlare con i pm Beatrice e Narducci. Repubblica scrive che "Il procuratore capo di Napoli Giovandomenico Lepore ha incontrato i giornalisti presenti davanti al Palazzo di Giustizia per divulgare 'un comunicato prodromico' al silenzio stampa. Inoltre Lepore ha spiegato che nell'incontro tra i magistrati che conducono l'inchiesta sul calcio italiano e il commissario della Figc, Guido Rossi, si sono stabilite, fra l'altro, le modalità di trasmissione, nel rispetto delle previsioni di legge, di copie degli atti di indagine relativi a tesserati della Federcalcio e rilevanti ai fini della giustizia sportiva".

23 maggio 2006 - ARRIVA ANCHE BORRELLI. La stampa chiede teste nel cesto, come durante la rivoluzione francese, e il 19 maggio dà le sue dimissioni Italo Pappa, generale della Guardia di Finanza e capo dell'Ufficio Indagini. Guido Rossi chiama Francesco Saverio Borrelli a guidare l'Ufficio Indagini della Figc. La nomina dell'ex capo della Procura di Milano scatena reazioni nel mondo politico. Plaude la maggioranza di centrosinistra guidata da Prodi, replica duramente l'opposizione e Berlusconi attacca: "Si sono scelti l'arbitro di fiducia".

26 maggio 2006 - LA "GITA A NAPOLI" DI BORRELLI. Tour de force di Borrelli che si presenta a Roma e subito dopo schizza a Napoli per ritirare il materiale d'indagine, accompagnato da Paolo Nicoletti, vicecommissario FIGC, uomo di fiducia di Guido Rossi, nonché "figlio dell’avvocato Francesco Nicoletti, stretto collaboratore e legale di fiducia di Angelo Moratti", come evidenzierà la senatrice Maria Burani Procaccini in un’interrogazione al ministro dello sport Melandri.
Al termine dell'incontro con Borrelli, il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore dichiara: "Alla riunione con Borrelli ho partecipato con i magistrati che conducono l'inchiesta contro Moggi e altri. Al termine, sono stati consegnati al capo Ufficio indagini della Figc gli atti delle indagini necessari per una rapida attivazione della giustizia sportiva, le cui leggi consentono di operare in tempi più brevi e di poter procedere al più presto nello spirito di collaborazione. Se ci sarà la necessità, e se si potrà fare, non ci saranno ostacoli. Noi ce la stiamo mettendo tutta per concludere l'inchiesta, almeno nella parte che ci riguarda, nel più breve tempo possibile. Per questo, Narducci e Beatrice stanno lavorando come pazzi, assieme agli investigatori, per chiudere questa fase con garanzie per tutti. Penso che Borrelli abbia apprezzato il nostro impegno e la collaborazione avuta".
In una successiva audizione davanti alla Commissione Giustizia del Senato , il 14 settembre 2006, Borrelli ammetterà che quando è andato a Napoli ha ricevuto gli atti senza averne fatto richiesta e parlerà di "gita a Napoli" (Pdf completo dell'audizione). E' un documento RILEVANTE, oscurato dai media e che ogni juventino dovrebbe conoscere. Ne riportiamo un brevissimo stralcio:
Borrelli: "Non sono in grado di dare molte spiegazioni. Certo, non possiamo fare a meno di constatare che a Napoli è successo qualcosa di strano, e dire strano è dire poco. Certo, è possibile che l’invio degli atti da Napoli all’ufficio indagini o, per meglio dire, la consegna materiale nelle mie mani sia stata determinata, facilitata, incoraggiata dalla circostanza che nel frattempo era già comparso sulla stampa periodica il contenuto integrale delle tre informative dei Carabinieri. Non mi sento autorizzato a ricostruire anche psicologicamente il processo mentale dei colleghi di Napoli".
Borrelli ricostruisce i fatti e quella giornata: "Sono venuto a Roma a prendere possesso dell’ufficio intorno il giorno 26 maggio; dal primo contatto con l’avvocato Nicoletti, che è il braccio destro del commissionario straordinario, professor Rossi, ho appreso che Napoli aveva una messe notevole di atti che avrebbe potuto trasmetterci e che poteva interessare la giustizia sportiva. Quindi, in seguito ad intese telefoniche preventive tra l’avvocato Nicoletti e la procura della Repubblica di Napoli, lo stesso 26 maggio, quando ho preso possesso dell’ufficio a Roma, l’avvocato Nicoletti ed io ci siamo trasferiti a Napoli su una macchina dei Carabinieri e dietro mia richiesta verbale, perché non avevo ancora firmato nulla, il procuratore della Repubblica di Napoli, come risulta dalla lettera di accompagnamento datata 26 maggio, mi ha consegnato il cd-rom contenente la copia delle informative dei Carabinieri.
Sen. Manzione (Ulivo): Atti che non aveva ancora chiesto formalmente e che non era titolato a chiedere perché non aveva assunto le funzioni. Questo è un limite.
Borrelli: Nel momento in cui sono andato a Napoli si è parlato di questa indagine e mi sono state verbalmente illustrate le linee portanti della stessa ho chiesto se potevamo avere questi atti.
Sen. Manzione (Ulivo): È possibile che un procuratore della Repubblica illustri al capo di un ufficio indagine di un’associazione privata – sottolineo questo punto – le linee principali di un’indagine coperta dal segreto istruttorio?
Borrelli: Qui entra in gioco l’articolo 2 della legge n. 401 del 1989.
Sen. Manzione (Ulivo): Lei ci ha detto che la richiesta non era stata ancora inoltrata e ancor più che non aveva nemmeno assunto le funzioni, quindi non era in condizione di presentare la richiesta. A volte la forma diventa sostanza.
[...]
Borrelli: C’è stata forse una fase, che ha preceduto la mia gita a Napoli, un po' fluida di contatti tra il vice commissario Nicoletti e la procura di Napoli.

5 giugno 2006. BORRELLI INTERROGA. Partono gli interrogatori in Federcalcio. Borrelli si lamenterà di aver trovato un muro di omertà, di non aver trovato nessun pentito ma chi voleva collaborare c'era. L'assistente Rosario Coppola si era recato spontaneamente dagli investigatori di Roma per parlare del "sistema" in modo allargato e di pressioni ricevute per un caso che coinvolgeva l'Inter, ma gli fu risposto che "L'Inter non interessa". Queste dichiarazioni non furono neppure verbalizzate e noi le conosceremo solo anni dopo, grazie alla deposizione di Coppola al processo di Napoli.

15 giugno 2006. Guido Rossi nomina presidente della Caf Cesare Ruperto che prende il posto che era di Cesare Martellino.

19 giugno 2006. BORRELLI HA CONCLUSO. La relazione del pool di Borrelli su Calciopoli viene stampata e consegnata in serata a Palazzi, che Bondini sulla Gazzetta descrive così: "Un magistrato militare «cortese, ma ermetico» che normalmente impiega una settimana a stilare i suoi accurati deferimenti, ma che stavolta dovrebbe farcela entro venerdì". Quanta differenza con il Palazzi post-Calciopoli!
Le indagini hanno riguardato cinque squadre: Juventus, Milan, Fiorentina, Lazio e Sampdoria. I giornali preannunciano la linea dura di Palazzi, con unico dubbio riguardo la posizione della Sampdoria. Borrelli conclude la sua relazione scrivendo: "Resta da ripetere che le indagini dovranno proseguire: la vastità del contesto, la unicità di questo che è il più grande scandalo del calcio, il numero davvero ampio di società e di soggetti coinvolti, i plurimi filoni indagativi che sin da ora emergono e che vieppiù emergeranno nel prosieguo, non permettono di ritenere conclusa l'opera di individuazione delle responsabilità". Nel 2010 si apprenderà che non hanno proseguito nelle indagini né Borrelli, all'Ufficio Indagini fino alla primavera 2007, né Palazzi. L'Inter e altre squadre l'hanno fatta franca, perché l'intero corpo delle intercettazioni effettuate per Calciopoli la FIGC lo richiede, e lo ottiene, solo ad ottobre 2010, dopo che la difesa di Moggi sveglia tutti dal letargo (aprile 2010) con le intercettazioni "sfuggite".

Sono giorni di grandi peana per Stefano Palazzi. Gianni Bondini sulla Gazzetta del 21 giugno 2006 scrive che è un procuratore invincibile, blindato nella sua casa per studiare le 193 pagine della relazione di Borrelli: "È un giudice di appello della corte militare di Napoli dal '98. Un Palazzi di cemento armato, dice chi lo conosce. [...] Ora è Palazzi il Borrelli di Moggiopoli. Pronto a sfidare baroni e principi del foro (Italico) nei saloni dell'Olimpico. TIFA NAPOLI. Per scoprire un po' il Palazzi gelosissimo della sua privacy, si ricorda che il 12 giugno di un anno fa era in tribuna al San Paolo...".

21 giugno 2006. La stampa informa che Palazzi vorrebbe "far scattare subito i provvedimenti", ma c'è un dilemma federale perché sembra che "dalla Germania, s'è ventilata l'esigenza di non distrarre gli azzurri nell'immediato prepartita con la Repubblica Ceca". Rallentare? Un lusso che non ci si può permettere. La Gazzetta scrive anche: "Ma così come Borrelli, e il suo staff, han fatto la corsa contro il tempo nell'istruttoria (guadagnandosi il plauso della Ministro Melandri), stesso ritmo vuole tenere Stefano Palazzi. E il commissario Guido Rossi sembra fermamente intenzionato a non autorizzare rallentamenti". Guido Rossi ha ridotto da 10 a 5 i giorni per la costituzione dopo la notifica del deferimento per andare ancora più veloci verso la meta.

22 giugno 2006. PALAZZI, SUPERVELOCE, DEFERISCE. Come una lepre iperveloce, non come nel 2010, quando per il caso "Moratti-Preziosi-Milito-Motta" ci metterà un anno. Bastano solo quattro giorni a Palazzi per mettere a punto il maxiprovvedimento di deferimento. Galdi della Gazzetta è euforico: "L'attesa è finita... Il Procuratore federale Stefano Palazzi conferma il teorema accusatorio dei magistrati napoletani Beatrice e Narducci". Francesco Saverio Borrelli ha sposato l'ipotesi napoletana, ha formulato un'accusa che parla di "illecito strutturato", e Palazzi ha sposato i risultati dell'indagine di Borrelli, in parte, perché per giorni si parlerà di una divergenza tra i due sulla posizione del Milan, che Palazzi avrebbe alleggerito rispetto a Borrelli. Alla relazione di Borrelli sono allegate 7.000 pagine di informative e verbali che le difese devono leggere, e prepararsi a controbattere, in soli quattro giorni. Inumano!

24 giugno 2006. I media parlano sempre più della differenza di vedute tra Borrelli e Palazzi riguardo alla posizione del Milan. La Gazzetta, con Repubblica in testa al plotone mediatico, scrive: "Borrelli riteneva grave la posizione del Milan. [...] il documento del capo dell' Ufficio Indagini che ha fatto da «traccia» al lavoro del Procuratore federale Stefano Palazzi. Ma non per intero. Palazzi, infatti, non ha sposato la tesi accusatoria di Borrelli sul Milan. Anzi".

27 giugno 2006 - BALDINI DUBITA. L'uomo che "io vivo per fare il ribaltone" ha detto NO... a Palazzi. "Palazzi non offre garanzie" dice Franco Baldini intervenendo dai microfoni Rai di "Radio anch'io". Baldini: "Forse non sono il più adatto a dare un giudizio nei confronti del procuratore Palazzi, però, negli ultimi due anni in cui sono stato alla Roma, il suo organismo non è mai stato particolarmente tenero, visto che sono stato deferito tre volte per aver sollevato il dubbio che i campionati fossero svolti in maniera regolare. Per questo sono stato severamente multato". Vittima. Baldini insiste: "Non molti hanno rilevato che gente come Borrelli, salutata giustamente con entusiasmo, è stata messa a capo dell'Ufficio indagini, quindi in un ruolo importante, ma non determinante del processo. Sono cambiate praticamente tutte le persone per le indagini e alla Caf, ma colui che istruirà il processo (Palazzi) e in qualche modo ne indirizzerà gli esiti è una persona che sta lì in Federcalcio da tanti anni; questa forse non era la cosa migliore per dare alla gente l'impressione di garanzia". Un po' di pressione mediatica in più su Palazzi non guasta e tutti offrono una prima pagina o un microfono ai grandi accusatori storici di Moggi.

29 giugno 2006 - PARTE, ANZI NO.
Inizia il processo e Galdi sulla Gazzetta sembra euforico: "Si parte. Il giorno dell'inizio del maxiprocesso a Moggiopoli è arrivato". Doveva essere la prima giornata di udienza ma è una falsa partenza. Prima di mezzogiorno è stato deciso, all'unanimità dopo una camera di consiglio durata due ore, il rinvio a lunedì per consentire alle parti convocate di prendere visione delle istanze presentate dalle società "parti terze interessate" che la Caf ha deciso di ammettere: Bologna, Brescia, Lecce, Messina e Treviso.

I GIUDICI DELLA CAF:
Cesare Ruperto, 81 anni, una lunga carriera alle spalle, magistrato dal 1950, ex presidente della Consulta.
Carlo Porceddu, ex procuratore federale di lungo corso, come De Biase. La Gazzetta ricorda che "E' tornato da sei mesi nei ranghi della giustizia sportiva e alla Caf. È stato rimosso, da rigoroso capo della Procura dopo aver chiesto due anni e più di squalifica per tutti i protagonisti di Passaportopoli".
Mario Zoppellari, avvocato e docente a Bologna, è uno dei "vecchi" della Corte d'appello del calcio, nonostante i suoi 43 anni.
Michele Lo Piano, professore, ex consigliere di Cassazione
Giuseppe Marziale, ex presidente di sezione della Cassazione, esperto di diritto societario e commerciale.

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