Palazzi sull'Inter: Era illecito sportivo!

Facchetti e MorattiClicca e leggi la RELAZIONE COMPLETA DI PALAZZI (fonte: QN).

Avevamo ragione: certe telefonate dell'Inter erano da violazione dell'art. 6 del Codice di giustizia sportiva in vigore all'epoca.
Lo certifica il Superprocuratore federale, Stefano Palazzi, nella relazione che accompagna le recenti prescrizioni sulle telefonate riemerse ad aprile 2010 per merito della difesa di Luciano Moggi. Piaccia o non piaccia le cose erano evidenti già al primo ascolto di quelle telefonate e solo il tifo, la simpatia sportiva per i nerazzurri, o altre motivazioni, potevano spingere gli stessi che nel 2006 dicevano "Basta la telefonata" ad aggrapparsi sugli specchi con "Ma il tono è diverso".
La sfida. Palazzi prescrive, ma lancia un guanto di sfida a chi, se si ritiene innocente, non dovrebbe temere il giudizio della Federazione: "I fatti sono prescritti, ma alla prescrizione si può rinunciare". Vedremo se Moratti aderirà e sosterrà le sue ragioni davanti ai giudici sportivi per ripulire l'immagine della sua società dai "graffi" che questa relazione lascia. Moratti non l'ha presa bene e ha rilasciato giudizi pesanti sull'operato e sul contenuto della relazione, come quando dice: "Considerare Facchetti come nelle accuse della Procura federale è offensivo, grave e stupido". Per queste dichiarazioni non è ancora "prescritto" e Palazzi potrebbe valutarle come in precedenza aveva fatto con altri dirigenti e giocatori. Ricordate i deferimenti di Totti e De Rossi quando parlarono di "aiutini"? Vedremo questa volta come valuterà le parole di Moratti.

Nella sua relazione Palazzi ammette una "frequenza ed assiduità di contatti" tra presidenti e dirigenti arbitrali che rendono quella che gli altri chiamano Calciopoli 2 del tutto analoga allo scandalo del 2006: quindi, aggiungiamo noi, nel 2006 si è celebrato un processo monco e l'esclusività dei rapporti contestata ai dirigenti della Juventus non sarebbe stata tale se da Napoli la Procura avesse evidenziato tutte le condotte di altre società e lasciato alla FIGC la valutazione sulla loro rilevanza sportiva.
Palazzi scrive che il quadro probatorio che emerge dalle intercettazioni riportate alla luce solo nel 2010 "... è consistente e delinea una serie di condotte che sia pur con rilevanti diversità e variazioni di sfumatura, gradazione, intensità e connotazione, e in definitiva di gravità, appare omogenea a quelle già evidenziate dai precedenti procedimenti sportivi celebrati nell'ambito della cosiddetta Calciopoli".

Capitolo Inter. Sull'allora presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti, Palazzi scrive:
"aveva una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, con entrambi i designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, fra i cui scopi emerga tra l'altro il fine di condizionare il settore arbitrale. [...] Alla luce dei principi posti dalla decisione della CAF (del 14 luglio 2006), va rilevato che la condotta del Facchetti appare presentare notevoli e molteplici profili di rilievo disciplinare. In questa trattazione specifica della posizione del Facchetti, è appena il caso di rilevare che la società Internazionale F.C. di Milano, oltre che essere interessata da condotte tenute dal proprio Presidente che, ad avviso di questa Procura federale, presentano una notevole rilevanza disciplinare per gli elementi obiettivamente emergenti dalla documentazione acquisita al presente procedimento, risulta essere, inoltre, l'unica società nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo, anche se in via indiretta rispetto agli esiti del procedimento disciplinare, come già anticipato nella premessa del presente provvedimento e come si specificherà anche in seguito. Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, emerge l'esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, intercorsi fra il Presidente della società Internazionale F.C., Giacinto FACCHETTI ed entrambi i designatori arbitrali, Paolo BERGAMO e Pierluigi PAIRETTO, fra i cui scopi emerge, fra l'altro, il fine di condizionare il settore arbitrale. 57 La suddetta finalità veniva perseguita sostanzialmente attraverso una frequente corrispondenza telefonica fra i soggetti menzionati, alla base della quale vi era un consolidato rapporto di amicizia, come evidenziato dal tenore particolarmente confidenziale delle conversazioni in atti...".

Moratti sapeva. Palazzi scrive sull'allora maggiore azionista della società milanese:
"Alla luce dei principi posti dalla decisione della CAF (del 14 luglio 2006), va rilevato che anche la condotta dell'attuale Presidente dell'Internazionale appare presentare profili di rilievo disciplinare, anche se di gravità decisamente inferiore rispetto a quella sopra esaminata dell'allora Presidente. Infatti, va rilevato che le conversazioni in esame attengono a temi introdotti principalmente dal BERGAMO e, in relazione ai quali, il MORATTI ha fornito giustificazioni idonee a sminuirne la rilevanza. In particolare, ha dichiarato di avere ritenuto le frasi pronunciate dal designatore come tentativi di accreditamento ma, nonostante la ragionevolezza di tale spiegazione, rimane il contrasto obiettivo fra il contenuto delle telefonate in parola e i principi di terzietà, autonomia ed indipendenza del settore arbitrale, cui anche i dirigenti delle società devono, ovviamente, concorrere. E l'avere accettato la conversazione su temi quali la 'conferma di un clima di cordialità' di cui sanno solo gli interlocutori ovvero una richiesta di gradimento preventivo di una designazione diretta a cui segue la rassicurazione da parte del socio di riferimento che avrebbe salutato personalmente l'arbitro, integra, certamente, una condotta di rilievo disciplinare. Infine, non può non rilevarsi che lo stesso Moratti fosse comunque informato della circostanza che il Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore. Anche con riferimento alla posizione del Presidente MORATTI va ripetuto integralmente, e si deve qui ritenere per riportato, quanto osservato sulla pretesa convinzione di agire in presenza di una causa scriminante che, si ripete, questa Procura valuta insussistente. Ne consegue che la condotta del tesserato in esame, in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell'art. 1 CGS vigente all'epoca dei fatti, sotto i molteplici profili indicati".

Sullo scudetto di cartone. Palazzi passa la palla al Consiglio Federale e ad Abete ed evidenzia come l'Inter "risulti essere l'unica società nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo, anche se in via indiretta rispetto agli esiti del procedimento disciplinare". Questo perché "è emersa l'esistenza di una rete consolidata di rapporti di natura non regolamentare diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale".

Chi è il "qualcuno"? Moratti, come dicevamo, non l'ha presa bene ed ha rilasciato dichiarazioni pesanti, aggiungendo anche: "Non c'è nessun elemento nuovo: stanno giudicando quello che si era già visto e che qualcun altro aveva giudicato poco consistente e poco importante". E' come quando dichiarò che "Un tizio si offrì di farlo", anche quel "qualcun altro" non definisce a chi si riferisce. Chi è il "qualcuno"? Si riferisce ad Auricchio e/o a Narducci e Beatrice? "La giustizia sportiva è diversa da quella penale" è stata la bandiera di nugoli di giornalisti, dal 2006 al 2010, per giustificare l'annientamento della Juventus sulla base delle sole informative di Auricchio. Sul fatto che "si era già visto", poi, gli sfugge che beneficia della prescrizione proprio perché non si era visto né ascoltato quello che riguardava l'Inter, era stato reso non visibile, e tale sarebbe rimasto senza la determinazione a difendersi di Moggi.