Rossi scrive, Borrelli tace

borrelliNella conferenza stampa dello scorso 18 luglio Abete, oltre ad esporre le motivazioni per cui il Consiglio Federale ha ritenuto di non essere competente a decidere sulla non assegnazione dello scudetto 2006 all'Inter, ha riportato ai presenti il testo di una lettera ricevuta dall'ex commissario straordinario Guido Rossi. Ecco com'è stato riportato da due quotidiani:
La Gazzetta: “In consiglio è stata letta una lettera di Guido Rossi, che ha ammesso che quando fu presa la decisione di assegnare lo scudetto 2006 all'Inter non si conoscevano le intercettazioni fatte emergere dalla difesa di Moggi”;
La Stampa: “Abete ha letto ai consiglieri una lettera dell'allora commissario straordinario Guido Rossi dove il vertice di una Federcalcio nel caos ricorda come in quelle ore «nessuna diversa informazione al sottoscritto o a Francesco Saverio Borrelli (nell`estate del 2006 capo degli 007 federali, ndr) fosse pervenuta dalla procura o dalle procure della repubblica...».”
La Gazzetta sembra riportare una versione più... rosa della lettera di Rossi, parlando di intercettazioni fatte emergere dalla difesa di Moggi, laddove 'La Stampa' riportava invece un virgolettato con affermazione perentorie: “nessuna diversa informazione al sottoscritto o a Francesco Saverio Borrelli fosse pervenuta dalla procura o dalle procure della repubblica.”
E l'intento di Abete, nel riportare le parole di Guido Rossi, era quello di tacitare le polemiche e gli interrogativi che da più parti piovono nei confronti degli inquirenti e dei Pm di Napoli e nei confronti della Procura federale della FIGC. Ma anche se molti sembrano essersi accontentati delle parole di Rossi riportate da Abete e considerano il caso chiuso, il caso non è affatto chiuso, e tantomeno chiarito. Troppi elementi di segno opposto fanno pensare che non possa e non debba considerarsi chiuso. In un precedente articolo (Nessuna scusante per Borrelli, Palazzi e giornalisti) abbiamo segnalato quanti e quali elementi di segno contrario facciano affermare che anche in FIGC sapessero che c'era dell'altro e soprattutto che c'era dell'altro che coinvolgeva l'Inter. Elementi sfuggiti anche agli stretti collaboratori che Borrelli aveva cooptato nelle forze di polizia, la superpoliziotta Falcicchia ed il colonnello della Guardia di Finanza Maurizio Federico D'Andrea, presente tra l'altro all'interrogatorio di Paolo Bergamo, nel corso del quale Bergamo ha riferito che lui parlava con tutti. Colonnello D'Andrea che poi a febbraio 2007 saliva alla terza carica Telecom, come responsabile dell'audit interno al gruppo Telecom, carica che era stata di Tavaroli. Anche a due segugi di tal fama sono sfuggite le tracce dell'Inter presenti nelle informative e nella deposizione di Bergamo? Suvvia.
Adesso Guido Rossi ribadisce che né lui né Borrelli avevano informazioni di segno contrario. Ma non è così. Ed in tutto questo contesto stona alquanto il silenzio di Borrelli.
L'ex procuratore capo della Procura di Milano, attualmente membro della Commissione di Garanzia della giustizia sportiva, era all'epoca il capo ufficio indagini della Procura ed aveva l'obbligo di indagare in ogni direzione e, pur se nella sua relazione a Palazzi scrive “i plurimi filoni investigativi che sin da ora emergono e che vieppiù emergeranno nel prosieguo non permettono di ritenere conclusa l’opera di individuazione delle responsabilità eventualmente attribuibili ad altre società e ad altre persone fisiche”, stranamente non prosegue le indagini.
Ma se Borrelli adesso tace, ha tuttavia parlato a suo tempo davanti ad un contesto di assoluto rilievo: è stato infatti ascoltato il 14 settembre 2006 dalla commissione Giustizia del Senato che stava effettuando delle audizioni in relazione al disegno di legge governativo sul riordino della normativa sulle intercettazioni. E qui scatta il nostro applauso ad Alvaro Moretti e a Tuttosport che hanno appena riportato e ricordato questa pagina importante per la storia di Farsopoli, sulla quale la stampa, in modo unanime, aveva steso un tir di sabbia. Vediamo quanti si decideranno a fare come Moretti e ad informare i propri lettori su quella audizione, rimediando ad una mancata informazione del 2006.
Tale audizione è stata fonoregistrata e ne sono disponibili gli atti trascritti: si tratta di atti ufficiali, non smentibili. A rileggere il verbale dell'audizione si scoprono delle informazioni che magari sono sfuggite ad una prima lettura. E Borrelli in quella sede fa dichiarazioni inequivocabili che smentiscono la lettera di Guido Rossi letta da Abete.

Ma procediamo con ordine, Borrelli dichiara (pagina 7):
....questo materiale è stato acquisito regolarmente, alla luce del sole, dall’ufficio indagini con trasmissione da parte dell’autorità giudiziaria, prima di Torino e poi di Napoli, di parte degli atti di cui disponevano, in particolare di queste tre informative dei Carabinieri, corredate poi da un invio delle intercettazioni, delle trascrizioni delle intercettazioni vere e proprie e da un interessante documento multimediale che abbiamo ascoltato più volte nel corso delle indagini."
E già questo stralcio smentisce Guido Rossi ed Abete, Borrelli infatti dichiara che la Procura di Napoli ha consegnato “parte degli atti di cui disponevano”, quindi sapeva che c'erano altri atti e sapeva che quelli consegnati erano parziali. Le intercettazioni poi sono state consegnate a corredo delle informative, ovvero sono state consegnate le intercettazioni citate nelle informative e solo quelle, pur sapendo che si trattava di “parte degli atti”. Ma vi è dell'altro che chiarisce che Borrelli sapesse che quelle fossero solo intercettazioni parziali.
Si legge a pagina 8:
Credo tuttavia che l’eventuale approvazione del nuovo testo dell’articolo 270 non dovrebbe cambiare la situazione di fondo e l’utilizzabilità in genere delle intercettazioni nel procedimento disciplinare, anche perché normalmente i dati provenienti dall’autorità giudiziaria ordinaria vengono forniti già trascritti e depurati delle parti che non interessano.
Borrelli, da ex Procuratore capo a Milano, conosce il modo di operare dei PM e sa che le intercettazioni sono depurate dalle parti che non interessano la giustizia ordinaria. Ma, vi è un ma, se come ci è stato ripetuto fino alla noia le telefonate che non rivestono rilevanza penale possono avere rilevanza per la giustizia sportiva, allora perché Borrelli non si preoccupa di farsi consegnare tutte le intercettazioni e si accontenta degli atti consegnati, che sa bene essere parziali, in funzione di una valutazione dell'eventuale presenza di illeciti sportivi commessi da altri?
Ed i dubbi sulla parzialità delle intercettazioni e sulla conseguenza che tale parzialità possa causare un errore giudiziale è ben presente nei rilievi mossi dal Senatore Manzione, si legge a pagina 11:
Ora il problema secondo me non è quello di comprendere bene quello che si dice, ma di sapere rispetto a quale gamma e in quale panorama di intercettazioni viene estrapolato solo un determinato contesto. ….......”. “Ciò significa che una corretta difesa nasce laddove tutta la gamma degli elementi viene messa a disposizione e quindi come il pubblico ministero può decidere quale elemento serva a rafforzare l’ipotesi accusatoria, così il difensore può stabilire quale elemento sia utile a confutarla. Ora però la procura di Napoli non ha messo a disposizione tutte le intercettazioni e una delle doglianze che i difensori delle varie società sportive interessate hanno avanzato davanti agli organi di giustizia sportiva riguarda proprio questo aspetto e cioé da chi sia stata operata la selezione degli atti utilizzabili. Questa è anche l’altra domanda che pongo al dottor Borrelli posto che la questione non è la veridicità o meno dell’intercettazione, ma il contesto complessivo all’interno del quale essa viene svolta, tenuto conto che le conversazioni che precedono e seguono una determinata telefonata possono risultare illuminanti al fine di valutare determinati elementi.”
Noi non pensiamo che il Senatore Manzione sia dotato della sfera di cristallo, ma queste affermazioni sono profetiche: s'è infatti verificato puntualmente quanto temuto dal Senatore, ovvero vi è stata un'estrapolazione di intercettazioni da un contesto molto più ampio e si sono volutamente tralasciate tutte quelle telefonate “che precedono e seguono”, e che chiariscono i fatti. Ma dalle parole del Sen. Manzione emerge ancora in maniera più prepotente il fatto che la giustizia federale ha acquisito solo alcune intercettazioni, pur sapendo che si trattava di una minima parte di quelle realizzate. A rileggere queste dichiarazioni, sentire poi Abete riportare le parole di Guido Rossi secondo il quale “nessuna diversa informazione al sottoscritto o a Francesco Saverio Borrelli fosse pervenuta dalla Procura o dalle Procure della Repubblica” appare francamente ridicolo. Borrelli sapeva che vi erano altre intercettazioni e, anche se per negligenza e per una valutazione errata non si era intuito dalle informative che vi fossero altre intercettazioni, davanti alla commissione giustizia del Senato non può negare che la FIGC ha ricevuto da Napoli atti parziali ed intercettazioni parziali. Atti parziali che, come intuisce immediatamente il Senatore Manzione, minano le stesse sentenze (pagina 13):
Concludendo, ribadisco che per fortuna, come ho detto in premessa, tutto questo non ha dato la stura ad una serie di ricorsi in via amministrativa, altrimenti sarei stato curioso di conoscere come il giudice amministrativo avrebbe valutato una serie di violazioni che obiettivamente esistono e una serie di forzature che obiettivamente sono state consumate.”

Leggendo queste parole del Senatore Manzione aumenta a dismisura la nostra amarezza per il ricorso al TAR prima presentato e poi ritirato. Altro che "per fortuna" come dice il Senatore, quella è l'origine di tutti i guai della Juventus negli ultimi cinque anni. E se anche un membro autorevole della commissione giustizia del Senato arriva a dire che è stata commessa "una serie di violazioni che obiettivamente esistono", appare evidente che il ricorso sarebbe stato accolto; ed allora la FIGC si sarebbe trovata con le spalle al muro e avrebbe dovuto rivedere quelle sentenze che a cinque anni di distanza appaiono senza alcun dubbio illegittime ed illogiche.

E Borrelli non può far altro che ammettere che qualcosa di strano sia accaduto (pagina 14):
"Certo, non possiamo fare a meno di constatare che a Napoli è successo qualcosa di strano, e dire strano è dire poco. Certo, è possibile che l’invio degli atti da Napoli all’ufficio indagini o, per meglio dire, la consegna materiale nelle mie mani sia stata determinata, facilitata, incoraggiata dalla circostanza che nel frattempo era già comparso sulla stampa periodica il contenuto integrale delle tre informative dei Carabinieri."
E c'è stato qualche giornalista che ha avuto il coraggio di scrivere che la fuga di notizie ha favorito gli imputati!
Ma se Borrelli era certamente a conoscenza della parzialità degli atti e delle intercettazioni consegnate dalla Procura di Napoli, di certo non era il solo, infatti sempre di fronte alla commissione Giustizia dichiara (pagina 15):
Sono venuto a Roma a prendere possesso dell’ufficio il giorno 26 maggio; dal primo contatto con l’avvocato Nicoletti, che è il braccio destro del commissionario straordinario, professor Rossi, ho appreso che Napoli aveva una messe notevole di atti che avrebbe potuto trasmetterci e che poteva interessare la giustizia sportiva. Quindi, in seguito ad intese telefoniche preventive tra l’avvocato Nicoletti e la procura della Repubblica di Napoli, lo stesso 26 maggio, quando ho preso possesso dell’ufficio a Roma, l’avvocato Nicoletti ed io ci siamo trasferiti a Napoli su una macchina dei Carabinieri e dietro mia richiesta verbale, perché non avevo ancora firmato nulla, il procuratore della Repubblica di Napoli, come risulta dalla lettera di accompagnamento datata 26 maggio, mi ha consegnato il cd-rom contenente la copia delle informative dei Carabinieri.”
Quindi l'avvocato Nicoletti che aveva intrattenuto i rapporti con la Procura di Napoli era a conoscenza dei fatti, e sicuramente era a conoscenza del fatto che la Procura di Napoli stava consegnando solo dati parziali, e Nicoletti era il braccio destro di Guido Rossi. E per dovere di cronaca riportiamo che Paolo Nicoletti, oltre che vicecommissario FIGC, ed uomo di fiducia di Guido Rossi, è "figlio dell’avvocato Francesco Nicoletti, stretto collaboratore e legale di fiducia di Angelo Moratti", come evidenziato dalla senatrice Maria Burani Procaccini in un’interrogazione al ministro dello sport Melandri.
Ci sembra francamente non credibile il fatto che Guido Rossi venisse tenuto all'oscuro da Borrelli e dal suo braccio destro Nicoletti. Dall'analisi degli atti, ovvero informative, intercettazioni citate nelle informative e da ultimo dal verbale di Borrelli davanti alla commissione giustizia del Senato, emerge in modo inequivocabile che in FIGC sapevano che quelli erano atti parziali, sapevano che quelle in loro possesso erano solo una minima parte delle intercettazioni realizzate e sapevano che la Procura aveva operato un'operazione di selezione, e soprattutto sapevano del diverso rilievo che possono avere alcuni fatti per la giustizia ordinaria e la giustizia sportiva. Se tutti gli atti non sono stati acquisiti, se tutte le intercettazioni non sono state acquisite non è certo perché Guido Rossi o Borrelli sono stati tenuto all'oscuro, s'è trattato di una loro scelta, scelta di cui adesso devono rispondere Abete e la FIGC, in prima battuta, e soprattutto Borrelli, considerato il suo attuale ruolo di garanzia all'interno della giustizia sportiva. Rileviamo infine che per molto meno nel 2006 molti giornalisti facevano a gara nel chiedere le dimissioni dei vecchi componenti della giustizia sportiva perché sfiorati dal sospetto di aver intrattenuto rapporti, anche solo professionali, con Moggi e gli altri imputati: adesso si accontentano della lettura di stralci di una lettera.
Dalla lettera di Guido Rossi ai giornalisti: “Miei cari......”

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