Calciopoli, chi ha fatto sparire le prove?

Riprendiamo un interessante articolo su calciopoli de Il Tempo

L’inchiesta su Giuseppe Narducci, il pm di Calciopoli indagato per abuso d’ufficio a Roma, è partita da una denuncia presentata dall’imputato «simbolo» Luciano Moggi, dall’arbitro Massimo De Santis e altri «parte offese». Il nodo centrale è il video del sorteggio del 13 maggio 2005 girato a Coverciano dal maresciallo Sergio Ziino, anche lui indagato per falso ideologico nello stesso procedimento.

IL FILMATOSCOMPARSO

Il filmato, architrave di Calciopoli, dimostrerebbe che quel sorteggio non è stato affatto truccato, perché si vedrebbe il primo designatore arbitrale, Pierluigi Pairetto, estrarre le squadre che dovranno disputate la partita, poi un giornalista tirare fuori il nome dell’arbitro da associare a quella partita e infine il secondo designatore, Paolo Bergamo, pronunciare ad alta voce il nome della giacchetta nera. Quel filmato, però, non è più agli atti del processo dal 29 luglio 2009, «sostituito» da foto estrapolate dal video. Solo che, secondo quanto sostengono coloro che hanno denunciato Narducci e Ziino, fra il primo e le seconde c’è un’inversione cronologica dei fatti. Nelle foto, infatti, si vede per primo Bergamo che pronuncia il nome dell’arbitro estratto, poi il giornalista con in mano lo stesso biglietto e solo alla fine Pairetto (che secondo l’accusa è «in combutta» con Bergamo e quindi con Moggi) che tira fuori il nome delle squadre sfidanti. Solo «piazzando» Pairetto come «terminale» del sorteggio si può, infatti, ipotizzare il «trucco». Se invece il giornalista (uno diverso ogni settimana) estrae il nome dell’arbitro solo dopo che Pairetto ha tirato fuori il bussolotto con le squadre sfidanti, per sostenere che il sorteggio è truccato occorre coinvolgere il giornalista stesso e quelli che hanno sorteggiato gli arbitri in altre occasioni. Nelle annotazioni delle foto redatte dal maresciallo Ziino, inoltre, Riccardo Bianchi, il giornalista che partecipa al sorteggio, viene definito «dipendente Figc». Così da «dimostrare» al processo, sospettano i denuncianti, che tutto fosse «orchestrato» da una sorta di «cricca». Per Moggi e De Santis, dunque, il filmato, che loro non hanno mai trovato agli atti e di cui sono venuti a conoscenza nel 2009 solo perché trasmesso, in parte, da La7, «poteva smascherare le falsità del maresciallo» e pertanto il video è stato «ritirato» dai pm per «coprire» la falsità ideologica.

LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE

Il 10 gennaio 2014 il pm Eugenio Albamonte ha chiesto l’archiviazione sia per Narducci che per Ziino. Quanto all’errore commesso da Ziino, il pm evidenzia che il maresciallo lo ha attribuito a un «difetto di conoscenza delle persone presenti», ritenendo che i soggetti «autori delle operazioni fossero dipendenti Figc». E per il magistrato «non emergono elementi dai quali poter in alcun modo inferire l’intenzionalità di tale erronea rappresentazione». Quanto al «ritiro» del filmato dagli atti, «è stato appurato» che il video venne richiesto da Narducci il 29 luglio 2009, e che lo stesso Narducci, sentito due volte, «non ha saputo ricordare le esigenze d’ufficio per le quali ciò avvenne, ricollegandole, verosimilmente, all’esigenza di predisporne copie da depositare nell’ambito di alcuni procedimenti stralcio». Da qui le conclusioni di Albamonte: «Il venire meno di ogni dubbio circa l’intenzionale falsificazione dell’annotazione del maresciallo Ziino, fa venire meno qualsiasi sospetto circa la "maliziosità" dell’iniziativa assunta dal Dottor Narducci». Inoltre il pm aggiunge che «la procura lasciò agli atti i fotogrammi estrapolati dal video; proprio quei fotogrammi dai quali fu possibile rivelare l’incongruenza, di modo che non avrebbe avuto alcun senso, volendo occultare maliziosamente la falsità dell’annotazione, sottrarre il video e lasciare i fotogrammi che consentivano di disvelarla». Per queste ragioni «si deve fermamente escludere anche solo il sospetto che la condotta di Narducci possa essere stata ispirata da intenzioni mistificatorie o illecite». La procura che ha indagato su Narducci e Ziino annota, infine, che è stato possibile visionare il video «acquisito dalla Digos di Roma (dvd consegnato dalla giornalista Lidia De Simone Amalia)».

LE CONTRODEDUZIONI DI DE SANTIS

Le controdeduzioni dei denuncianti, che si oppongono alla richiesta di archiviazione, non tralasciano nessun punto. Il legale di De Santis, Paolo Gallinelli, evidenzia innanzitutto come «l’errore di persona» commesso da Ziino non sia stato mai chiarito dallo stesso maresciallo, e poi come sia «inverosimile che Ziino non abbia svolto alcun accertamento in ordine all’identità dei soggetti che partecipavano attivamente alle operazioni». Secondo punto: perché, se il video è stato ritirato nel luglio 2009, dopo quattro anni e le molte richieste della difesa, non è ancora agli atti, come evidenziato dalla corte d’appello nelle motivazioni della sentenza depositate nel marzo 2014? E ancora. Se il filmato è stato «ritirato» per farne delle copie da inviare nei «procedimenti stralcio», come mai il video pare non essere stato rinvenuto nemmeno nell’unico processo «parallelo», e cioè quello celebrato con il rito abbreviato? E poi, si chiede ancora il legale di De Santis, perché la Digos per entrare in possesso del filmato si è dovuta rivolgere a una giornalista «e non già presso gli uffici giudiziari del tribunale di Napoli»? Non è tutto. Il legale fa notare che nella richiesta di archiviazione il pm «bypassa» il confronto fra il video, acquisito dalla Digos, e i fotogrammi che «invertirebbero» la sequenza delle immagini del sorteggio di Coverciano. Ragione per cui al giudice che a ottobre dovrà decidere se archiviare l’inchiesta o, come chiede la difesa di De Santis, proseguire nelle indagini, sarà domandato di confrontare il filmato con le foto. Infine viene sottolineato come la richiesta di archiviazione per Narducci e Ziino, presentata il 10 gennaio 2014, sia «precedente alla "cristallizzazione" dell’inesistenza del filmato negli atti, fatta dalla corte d’appello con il deposito delle motivazioni», avvenuto, come detto, nel marzo 2014.

Luca Rocca