Speciale Calciopoli – reloaded: O, quando telefonare a Biscardi è reato

Nelle motivazioni della sentenza della sesta sezione della Corte d'Appello di Napoli (presidente Silvana Gentile, consiglieri Roberto Donatiello e Cinzia Apicella) relativa a Calciopoli, curiosamente, il capo d’imputazione O relativo a Cagliari-Juventus del 16 gennaio 2004, finito 1-1, e che, oltre all’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, vedeva coinvolto anche l’ex-arbitro Racalbuto (per il quale le ipotesi di reato nel frattempo sono state prescritte) è preceduto da un capo d’imputazione che vedeva coinvolto sempre l’ex-arbitro. Nel capo N, relativo a Parma-Roma del 19 dicembre 2004, il Pubblico Ministero teorizzava le famose ammonizioni preventive della “dottrina Meani” (che abbiamo ritrovato anche in altri capi d’imputazione: "Speciale Calciopoli: G+I/1, la dottrina Meani", "Speciale Calciopoli: F, Juve-Lazio con effetto farfalla", "Speciale Calciopoli: B, il pugno di Jankulovski"). . Quest’accusa però non trovò conferma nel dibattimento e venne quindi rigettata dal giudice del Tribunale ordinario. Proscioglimento confermato anche in seguito all’appello del P.M. poiché, scrive la Corte a pag. 162, “in relazione agli elementi raccolti in dibattimento (ovvero n. 15 contatti desunti dai tabulate sulle schede “riservate” tra il Moggi ed il Racalbuto, di cui due prima dei sorteggi, tre prima della partita e due dopo) non appaiono di per sé sufficienti – in assenza di conversazioni in chiaro – ad individuare una concorde turbativa della partita Parma-Roma”. Ricordiamo che le sim sono state attribuite in modo discutibile dal maresciallo Di Laroni  ("Il puzzle delle sim svizzere: 'Ognuno li legge come vuole" e "Prime crepe anche per il teorema delle sim svizzere")

Per quanto riguarda invece il capo O, oltre ai presunti contatti su schede riservate “ben 20 contatti fra il Moggi ed il Racalbuto, di cui due il giorno del sorteggio, ben 6 il giorno della partita ed uno la notte successiva alla gara)” (pag. 162) vengono riscontrate anche quelle “conversazioni in chiaro” che a detta dei giudici sono necessarie per condannare l’imputato. Le uniche tre telefonate in chiaro citate nelle motivazioni della Corte d’Appello sono la 10966 del 5.1.05, la 12547 del 17.1.05 e la 27570 del 19.1.15 e sono esattamente le stesse utilizzate anche dal Tribunale di primo grado. Le avevamo elencate e spiegate nello Speciale dedicato al primo grado a cui rinviamo (("Motivazioni della sentenza di 1°grado")

Ciò che risalta è la relativa inconsistenza di tali conversazioni, tra cui una lontana dalla partita, quella presa in ambientale del “ma che procuratore hai?“, la quale nulla ha a che vedere con la gara in questione. Oltre a questa vi sono altre due telefonate, avvenute a risultato ampiamente acquisito: a telefonata istituzionale con l’ex segretario della FIGC, Francesco Ghirelli, per chiarire la posizione della Federcalcio in relazione alle lamentele sull’arbitro al termine della partita da parte di esponenti del Cagliari (incluso l’allora presidente Cellino) e, infine, una telefonata tra Moggi ed un esponente del processo di Biscardi. E così, per questo capo d’accusa, Luciano Moggi è stato condannato principalmente perché nei giorni successivi alla gara, l’ex direttore bianconero ha discusso se fosse opportuno o meno togliere punti dalla patente dell’ex-arbitro Racalbuto al processo di Biscardi.

In sostanza, paragonando i capi N e O, risulta essere decisivo per la condanna (anzi, per ben due) dell’ex dg della Juventus proprio un processo da bar sport, programma televisivo che non ha mai goduto di grande credibilità ("Biscardi assolto: niente offese, quel Processo è da bar sport"),   un po’ come il processo stesso di Calciopoli, ci verrebbe da dire, il quale si fonda su dicerie, articoli di giornale e motivazioni curiose e qualche volta, come in questo caso, addirittura paradossali

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