Moggi su: 'aiutini arbitrali', Moratti e Mancini

Luciano MoggiRiportiamo l'ultimo editoriale di Luciano Moggi, scritto per il sito www.papanews.it, dal titolo:
All'Inter non bastano più neanche gli 'aiutini arbitrali', Moratti e Mancini facciano ‘mea culpa’

Comprendo Moratti e i tifosi dell’Inter. Una sofferenza così non se l’aspettavano. Però a tutto il resto d’Italia (che non tifa Inter), non è andato giù il tentativo con cui, anche Domenica, si è cercato di aiutare la capolista in difficoltà. Un commentatore a “Controcampo” non ha avuto dubbi, “hanno tentato di regalare il rigore-scudetto”. Materazzi ha rovinato tutto, ma resta il fatto, e non è solo l’opinionista di fede romanista (Liguori) che lo dice, che il rigore non c’era. Senza appello il giudizio del moviolista della stessa trasmissione, l’ex arbitro di lungo corso Graziano Cesari; chiarissime le immagini che condannano la decisione dell’arbitro Gava. Inventato o fasullo, la sostanza è la stessa, il “rigore dello scudetto” non c’era.
Immagino le fatiche che avrebbero fatto gli interisti di “chiara fama” per giustificarlo, come il Severgnini ad esempio, abituato a scavare nel passato alla ricerca di teoremi che sono solo nella sua mente e per i quali io e tante altre persone ci troviamo a frequentare i tribunali anziché i campi di gioco. A lui e a tutti gli altri suggerirei di dirottare la loro attenzione sulle novità di quest’anno, dove si può pescare fior da fiore. Ce n’è una, sempre in Inter-Siena, quando Materazzi compie un intervento durissimo e pericolosissimo su Locatelli. Gava grazia l’interista, limitandosi al giallo, in tal modo falsando il resto della partita. En passant, lo stesso Cesari ha ricordato che, in Inter-Roma dell’andata, i nerazzurri, già in dieci, dovevano finire in nove perché Burdisso andava espulso, e il risultato, aggiungo io, poteva essere diverso.
Indico i nomi di coloro che segnalano queste “prodezze” arbitrali per sgombrare il campo da chi può pensare che siano solo mie idee fisse. Non è così. Per anni l’Inter ha giustificato i suoi fallimenti attribuendoli solamente a furbate di altri, ha sempre cercato di sparlare, e non solo, di coloro che hanno dimostrato invece di saper lavorare e che, per questo, davano fastidio: con un organico di primo ordine per qualità e quantità, Mancini ha dimostrato immaturità nella gestione (troppi errori, troppe polemiche e litigi anche in campo tra i giocatori). Moratti sta confermando invece le sue spiccate qualità: tanto munifico nel rinforzare la squadra, quanto incapace di saperla gestire, e in più, eccezionale nel condannare i suoi avversari sportivi, poco importa quali possano essere le conseguenze (bypassando anche la “presunzione d’innocenza”, ergendosi lui a giudice supremo).
Alla fine se la caverà, questo almeno resta il mio parere, ma è un fallimento già questa marcia penosa verso il titolo che a metà del percorso il patròn nerazzurro pensava di essersi già ampiamente aggiudicato. Spalletti l’ha messa sull’eleganza dei toni (che è sempre meglio), trascurando però la sostanza. Il tecnico della Roma ha detto a Sky, avendo di fronte Mancini, che non c’erano “recriminazioni da fare” sul campionato che si stava chiudendo, dal punto di vista della Roma. Non so quanto abbiano apprezzato i tifosi romanisti, ma si sa che gli allenatori cercano di tenersi super partes, non facendo però in tal caso gli interessi della loro società. Io so che i tifosi romanisti vedono la loro squadra ad un solo punto dall’Inter sapendo che la posizione poteva essere molto più forte, senza qualche scivolone giallorosso ed ancor più senza qualche decisione arbitrale che ha sorretto l’Inter nei momenti di crisi, esattamente com’è avvenuto nella partita contro il Siena.
Noto, con qualche meraviglia, che il nuovo inciampo dell’Inter ha aperto una serie di critiche anche accidiose nei confronti del club, della squadra e dell’allenatore. Improvvisamente ho avuto l’impressione che tutti si siano svegliati da un lungo sonno. L’ex calciatore Berti, finora impegnato a coprire qualsiasi magagna, ha scoperto che l’Inter ha giocato una sola partita buona, contro la Fiorentina; Sacchi è andato giù pesante, chiamando in causa Moratti e sostenendo che il male dell’Inter è nella mancanza di coesione tra squadra, società e calciatori e, quindi, in una sorta di anarchia non governata. Sul banco degli accusati anche Mancini, di cui si è ricordata la clamorosa esternazione del dopo Liverpool, il tutto condensato nel titolo “Inter psicodramma”. Bene, io credo che Moratti abbia tantissime colpe, e gli suggerirei di prendere esempio da chi (il presidente Lillo Foti), in una realtà molto più piccola ma ugualmente difficile da governare (quella della Reggina), ha saputo anche quest’anno portare alla salvezza la sua squadra e il suo club. Mi viene da pensare che, con i mezzi di Moratti, Foti avrebbe già vinto lo scudetto, si sarebbe preparato a vincere la Coppa Italia, e sarebbe andato assai più avanti in Champions.
Moratti sa mettere il danaro sul banco, ma non sa mai raccogliere, e ho l’ìmpressione che lo scudetto vinto l’anno scorso gli abbia confuso le idee. E’ stata una giornata nera per il calcio milanese. E’ caduto fragorosamente, infatti, anche il Milan. Come appagata dalla vittoria nel derby, la squadra di Ancelotti è naufragata a Napoli davanti alla compatta truppa di Reja, che si è preso il lusso di una rivincita pesantissima nei confronti dei rossoneri, che avevano stravinto all’andata. Poiché la Fiorentina vincendo si è rimessa davanti con due punti di vantaggio, sembra improbabile che il Milan riesca in un nuovo ribaltone. Per il Milan è quasi una tragedia, perché sfuma la Champions e l’Uefa è poca cosa. Sul fondo si è seduto definitivamente il Livorno, che scende in serie B. All’Empoli resta un lumicino di speranza, mentre festeggiano la salvezza il Torino, il Cagliari e la già detta Reggina.
Catania e Parma conosceranno il loro destino affrontando rispettivamente Roma e Inter, che si giocheranno le ultime carte per lo scudetto al rush finale. Ma l’Inter è in vantaggio, e le basterà vincere per non dover chiedere il risultato della Roma. Ragionamento semplice, ma che Domenica non è stato portato a compimento. E l’ansia di vincere può fare brutti scherzi.
Luciano Moggi

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