Agnelli: Non vedo la Juve senza Conte! Beretta non è il presidente adatto.

News, 25 dicembre 2013.
 
Andrea Agnelli a 'Tuttosport': su Calciopoli è ancora tutto in piedi. Agnelli: Non vedo la Juventus senza Conte; Pogba, per ora, resta. Agnelli a 'Il Messaggero': Beretta non è il presidente adatto al cambiamento, non è presente, non è intraprendente, né rappresentativo delle esigenze del calcio.
 
Agnelli su Calciopoli e tanto altro - Nella lunga intervista rilasciata ieri da Andrea Agnelli a 'Tuttosport' il numero uno ha affrontato una molteplicità di temi, a partire da quello cruciale di come intende muoversi in proposito la Società: "Bisogna aspettare l'ultimo grado di giudizio per trarre delle conclusioni complete. Ad oggi siamo alle motivazioni del primo grado di giudizio che ci dicono che un campionato non era sotto inchiesta e che l'altro non è stato falsato. Attendiamo le motivazioni di secondo grado per avere piena consapevolezza dei motivi che hanno portato a nuove condanne. A conclusione dell'iter svilupperemo le nostre valutazioni su che tipo di richieste presentare in base all'articolo 39 per la revisione dei processi sportivi. Però va sottolineato che questa possibilità è utilizzabile una volta soltanto: sfruttarla senza essere in possesso di tutta la documentazione significa privarsi di strumenti che potrebbero rivelarsi determinanti in quel procedimento". E la richiesta danni di 400 e passa milioni? "E' tutto assolutamente in corso. Mi consenta: da una parte abbiamo una giustizia sportiva troppo celere, dall'altra una giustizia ordinaria troppo lenta".
Sulla nuova giustizia sportiva: "Le linee guida sono state espresse, per il momento è difficile formulare un giudizio completo finché non si vede il testo del nuovo codice. Di sicuro, si tratta di un'opportunità. Solitamente quando si parla di giustizia sportiva si parla di processo sportivo: bisogna che venga maggiormente tutelato il diritto alla difesa. Tutta una serie di documentazioni viene passata dalla giustizia ordinaria a quella sportiva in un'ottica solo di accusa. Si istruisce un processo che deve chiudersi al massimo in due mesi. Dopodiché c'è da valutare l'impatto della figura del superprocuratore: fino a quando non se ne conosceranno i poteri sarà impossibile giudicare. C'è chi parla di commissariamento e chi di opportunità per una maggiore garanzia per l'attività di indagine". Da lì a Scommessopoli il caso è breve, con Conte sbattuto in prima pagina, e Agnelli osserva che senza il nome di Conte il calcioscommesse avrebbe avuto lo stesso impatto solo "dal punto di vista delle indagini, dal punto di vista del peso mediatico no".
Sulla Lega: "Al peggio non c'è mai limite... Detto questo, bisogna risalire e ciò può avvenire attraverso una managerializzazione dell'Assemblea, un nuovo modello di governance e una deresponsabilizzazione dell'Assemblea stessa e dei suoi costituenti. In Lega ci sono fior di imprenditori e personalità di varie industrie del Paese e tutti si sentono, io per primo, titolati ad avere un'opinione su ogni argomento. E' forse proprio qui l'errore: vanno istituite commissioni che riferiscono al Consiglio, che a sua volta un paio di volte all'anno riferisce all'Assemblea".
Sulle riforme: "La Legge 91 del 1981 è obsoleta e va completamente rivista. Ci vuole un testo unico dello sport. Quanto ai marchi, è prioritario combattere la contraffazione. Penso a una sinergia con il mondo della moda, che è un altro settore in sofferenza, e alle garanzie delle Forze dell'Ordine".
Sulla riforma dei campionati: "Il risultato ottimale è un torneo a 18 squadre. Il livello competitivo del campionato italiano è il più alto del mondo, una partita facile da noi non esiste. Significherebbe eliminare i tre turni infrasettimanali e dare alle squadre la possibilità di allenarsi un mese in più. Per arrivarci ci sono mille declinazioni ed è indispensabile la condivisione con la Lega è con la Lega di serie B e con la Lega Pro".
Qualcosa però Agnelli è già riuscito a ottenere, se si pensa alla questione della nuova intesa sui diritti tv: "L'auspicio principale di questa operazione, che a qualcuno è sembrata un'azione di disturbo da parte di sette società, è in realtà l'introduzione di un metodo di lavoro diverso, che parte dal confronto e dall'analisi delle problematiche e che sfocia nell'individuazione di una soluzione. Un metodo di lavoro nuovo che possa essere applicato, ad esempio, per altre riforme impellenti come quelle dei campionati. Non è stata una mia iniziativa ma, lo ripeto, l'iniziativa di sette società. La definirei la prima vittoria della Lega che, grazie a questo metodo, si è trovata con 450 milioni in più di minimo garantito su 6 anni, una struttura di commissioni più in linea con il mercato e un nuovo contratto da scrivere che sarà un completamento di questo pezzo di lavoro".
Ma per Andrea c'è un rammarico per un errore: "L'impostazione politica quando c'è stato il rinnovo della presidenza in Lega e di conseguenza in Federazione".
 
Andrea Agnelli: Conte resta, Pogba, per ora, sì - Naturalmente ad Andrea sono state rivolte anche domande specificamente sulla Juventus, dal presente al futuro. A partire da Istanbul: "E' stato fatto ciò che abbiamo creduto giusto fare in quel momento. Col senno di poi... Eravamo in contatto con i massimi vertici dell'Uefa che ci hanno detto: questa partita si deve giocare". L'eliminazione "è un danno sia di immagine sia, potenzialmente, per il bilancio. Ed è pure un peccato. Noi dobbiamo partecipare anno su anno. La scorsa stagione siamo andati meglio delle aspettative, questa peggio. L'anno prossimo ci ritroveremo verosimilmente in Champions League sapendo che abbiamo un problema di ranking Uefa nei due anni 2010/11 e 2011/2012: per questo è importante andare avanti in Europa League. La normalizzazione deve avvenire nei prossimi tre anni, perché vogliamo puntare all'equilibrio di bilancio al netto della partecipazione alla Coppa". In concreto "due anni fa, senza Champions, eravamo a circa 210/215 milioni di fatturato, l'anno scorso abbiamo raggiunto quota 283, di cui 60 e passa milioni derivati dalla Champions. Nel 2015/2016, quando ci scadranno alcuni contratti, in forza di altri già siglati saremo intorno ai 240/250 milioni: il nostro obiettivo sono i 300 milioni di fatturato al netto della Champions League. Così si raggiunge il principio di autofinanziamento, senza rischio sportivo e con capacità di fuoco. Poi bisogna saper spendere".
Il tormentone Conte: "Sono molto contento di lui e lui è molto contento di me e della Juventus. Non vedo la Juventus senza Conte".
Pirlo: "Ad Andrea ho detto che qui è a casa. Gli piace la Juventus e gli si addice. So che lui e Marotta si sono dati appuntamento a febbraio-marzo per definire. Pirlo starà con noi ancora per un po' di tempo".
Pogba: "Premessa fondamentale: a Londra parlavo del calcio italiano e non della Juventus. Noi non abbiamo le risorse per andare oltre certe cifre; le nostre cifre non consentono di contrastare alcune realtà affermate come Real, Barcellona, Bayern e United; oppure altre diverse come Psg, City o Chelsea. Ditemi: in Italia chi paga più di cinque o sei milioni di ingaggio? Io ho preferito citare uno dei miei piuttosto che uno degli altri, perché non mi sembrava carino: visto che Pogba viene considerato il prossimo miglior centrocampista al mondo, credo sarà difficile trattenerlo". Ma "il prolungamento ci può stare. Non credo esistano problemi a questo giro di boa".
E conclude: "Non è detto che se il prodotto non costa non è buono. E' anche giusto ottimizzare gli investimenti, o no? Dopo di che lavoriamo tutti per costruire una struttura di conto economico che ci porti nel breve-medio periodo a quel tipo di situazione per cui la mera partecipazione alla Champions League ci consenta un grande acquisto. In sintesi, oggi possiamo già cominciare a ipotizzare una serie di operazioni che sono di taglio superiore, poi però devono valerne la pena. Spendere per spendere no".
 
Agnelli a 'Il Messaggero': Beretta non è il presidente adatto - Oltre che a 'Tuttosport', Andrea Agnelli ha rilasciato un'altra lunga intervista a 'Il Messaggero'. I temi affrontati sono stati prevalentemente focalizzati sulla situazione del calcio italiano e sulle sue problematiche di governo: "Ci sono due elementi di descrizione. II primo: il calcio italiano è visto dai campioni come un campionato di transito e non una destinazione finale. II secondo: al momento la nostra dimensione è fare bene in Europa League. E un problema di aspettative, non è come dieci anni fa quando portavamo3/4 formazioni nelle semifinali di Champions. La Lega può crescere in maniera esponenziale, deve assolutamente managerializzarsi, dotarsi di una struttura più capace per agire su vari fronti, aprirsi al confronto e darsi delle regole precise per alzare lo standard qualitativo del nostro calcio. Non possiamo permetterci manti erbosi ed illuminazioni che non siano da serie A. II prodotto calcio va in scena negli stadi, quindi vanno bene quelli nuovi, così come ristrutturare gli esistenti. Gli stadi sono fondamentali. Lo vediamo con il nostro impianto che, salvo rari casi, sopporta una capacità di saturazione molto alta. Quando lo abbiamo inaugurato ho ragionato come se si dovesse riqualificare un'area urbana, rendendola migliore cambiano i fruitori e così il loro comportamento. I nostri stadi devono diventare un punto d'attrazione come il centro di una città, dove possano convivere sia i tifosi tradizionali sia le famiglie e i bambini con una serie di servizi".
Un giudizio sul presidente Beretta? "La sua figura è stata utile in passato. Ma non è il presidente adatto al cambiamento, non è presente, non è intraprendente, né rappresentativo delle esigenze del calcio. A capo della Lega ci deve essere un presidente, con un amministratore delegato che pensi allo sviluppo del business". Lei lo farebbe? "No, non sarebbe giusto che lo sia un presidente di un grande club, meglio di uno medio. La Juventus non ha bisogno di una sedia in consiglio, ma di essere parte attiva e riconosciuta". La Juventus è un modello? "Non sta a me dirlo. Vogliamo essere una società competitiva e vincente, con un autofinanziamento tale da consentirci di crescere in modo adeguato".
Come riesce a scindere la figura di presidente da quella del tifoso? "Ho chiesto esplicitamente di non avere ruolo istituzionali due ore prima e due ore dopo la partita. Al di fuori di questo spazio prevale la capacità decisionale del manager".

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