Moggi: Il bluff di Collina, le prediche di Moratti

Moratti ombrelloLe prediche di Moratti novello Don Chisciotte

Su queste questioni ho molto apprezzato la discesa in campo de "La Stampa" e le bacchettate date alle "ricadute di Moratti". Il quotidiano di Torino, solitamente molto accorto, prende posizione e scrive: «Moratti un giorno predica distensione e l'altro va alla guerra (...) il Don Chisciotte che si arma contro i fantasmi della triade (...) omettendo che quello scudetto poteva perderlo solo l'Inter, e così è stato (...) lui attacca il passato e la sua squadra approfitta dell'ennesima svista (...) L'Inter è forte, però quanto l'aiutano. E poi quanto compensano, aggiustano, pasticciano». Naturalmente sottoscrivo tutto, ma in quanto a Moratti, più che richiamare come fa La Stampa «l'aplomb che lo distingueva nei tempi grami dello strapotere juventino», è presente alla mia mente il gesto dell'ombrello dispiegato a tutto braccio dal "gran signore" interista. Noto, intanto, che Mancini ha ritenuto doveroso porre fine al "bluff" secondo il quale i rigori dati all'Inter erano tutti regolari. Ma il tecnico è astuto e ha unito nella considerazione entrambi i rigori di Inter-Empoli («Non si possono dare rigori così»). Solo che quello concesso all'Empoli era netto e Mancini lo può leggere e mettere a libretto anche sulla "Gazzetta".

Dalle promesse al fallimento totale

E' evidente a questo punto che la questione arbitrale ha assunto una rilevanza e una gravità mai prima riscontrata. Nel tentativo di trovare una spiegazione (arbitri scarsi, poco preparati, spaventati dalla moviola... come se l'avessero inventata quest'anno) si dimentica il punto di partenza, la grancassa che aveva accompagnato l'investitura di Collina, la prosopopea con la quale il "demiurgo" degli arbitri si era presentato e lo slogan da lui coniato: «Non mi sento un designatore, piuttosto un allenatore». L'hanno dimenticato tutti, salvo un network televisivo che conduce una "diretta stadio" e che ha buona memoria. Tagliente la fustigazione («un allenatore che fallisce, si dimette o viene esonerato») e il conseguente invito all'esonero (ovviamente non sarà ascoltato).
Gussoni ne dirà una delle sue, Matarrese incespicherà in considerazioni di cui si potrà fare - come sempre - benissimo a meno. Il tanto strombazzato "terzo tempo" è clamorosamente fallito. Ne converrete. A questo punto tocca a me promuovere un'innovazione: nelle partite dell'Inter suggerisco di fischiare, prima del calcio di inizio, un rigore a favore dei nerazzurri. Esaurita la pratica l'arbitro potrà dirigere con più tranquillità. Lungi da me, ovviamente, parlare di "malafede": certe cose capitano spesso e favoriscono le squadre che gravitano nelle prime posizioni della classifica. Si chiama "sudditanza" e capitava anche alla Juve (magari non in queste proporzioni). Qualcuno ha ritenuto esagerata l'espulsione di Vieira, ma mettiamoci nei panni dell'arbitro: sentirsi mandare... "a quel paese" dopo tutto quello che aveva fatto per i nerazzurri, avrebbe fatto imbestialire chiunque.
In via Durini, però, si sono fatti astuti. Pur di non far parlare troppo dei "favori" che ricevono adottano la strategia della "confusione". In questa operazione allenatore e presidente sono esattamente in sintonia. Così Mancini parla di "vedove di Calciopoli" (boh!) e Moratti torna indietro nel tempo per parlare del famoso "5 maggio" (se la prende con la "banda" di presunti "truffatori" che l'avrebbe danneggiato). L'illustre patron dimentica che l'Inter perse quella partita (e lo scudetto) esclusivamente per sua colpa: non sarà una ventata di fantasia a mutare la storia. ognuno resterà abbarbicato alla sua poltrona, in attesa che passi la buriana. Stavolta, però, sarà difficile far finta di nulla e la storiella degli errori "equa mente ripartiti" non sarà sufficiente per mettere a tacere l'opinione pubblica.
Su questo aspetto debbo dare ragione a un commentatore della domenica col quale solitamente sono in totale disaccordo. A suo dire i favori all'Inter rappresentano 5 punti in più per i nerazzurri: un gruzzolo più che sufficiente per determinare l'andamento del campionato. Sono questi i discorsi che Mancini e Moratti non vogliono sentire e per questo mandano in campo "vedove" e "vecchi fantasmi". Il patron impari a stare in tribuna, magari ricordando il padre; il tecnico impari a stare in panchina, magari con un po' più di aplomb. Nel frattempo i due dovrebbero pensare che ogni favore alla loro squadra rappresenta un danno per gli altri.
Un esempio? Il Parma, chiamato a riscattarsi contro l'Atalanta dopo l'immeritato ko contro Zanetti e c., si ritrova adesso al quartultimo posto vittima di altre pecche arbitrali (vedi rigore di Lucarelli fatto ribattere per "affollamento in area", ma al secondo tentativo... l'area era ugualmente affollata). La rincorsa del Milan firmata da baby Pato Il discorso si è fatto lungo, il campionato a livello di primo e secondo posto ormai è finito.
I miei lettori ricorderanno come io avessi pronosticato al primo posto l'Inter, davanti a Roma, Milan, con Juve e Fiorentina in lotta per la quarta piazza. Adesso il campionato vero è proprio quello che riguarda il terzo e quarto posto, con la grande rincorsa dei rossoneri. E' giusto quindi dare risalto al Milan, che ha battuto una coraggiosa Fiorentina grazie ad un'invenzione di Pato e alle parate di Kalac. Ancelotti ha trovato il portiere che cercava e si augura adesso che l'infortunio occorso al baby brasiliano sia meno grave del previsto. C'è un muso lungo in casa Milan ed è quello di Seedorf, che fa il paio con la parziale delusione di Gilardino. In definitiva, però, le scelte di Ancelotti sono risultate vincenti. Per il diavolo la pratica Champions è finalmente a portata di mano.
Se debbo scegliere il vero protagonista della giornata vado al Siena e al suo allenatore Beretta, carnefici della Roma. Spalletti farà bene ad interrogarsi sui motivi che hanno portato a una tale disfatta. Nel saliscendi della classifica Novellino ha colto con il Torino la sua prima vittoria esterna a spese della Reggina; dal canto loro Ulivieri e Foti si sono infuriati con l'arbitro. Li capisco. Curiosità: nel dopo gara Cairo ha detto che gli arbitri vanno aiutati, mentre qualche settimana fa voleva crocifiggerli (questo, signori, è il calcio). Un grande Lavezzi rilancia il Napoli.
La Lazio ha regolato la Sampdoria, cui non è bastato un gran gol di Cassano, mentre il Genoa ha ripreso la marcia superando il Catania. E ancora: la Juve ha sofferto oltre misura il Cagliari (1-1), Palermo e Napoli si sono aggiudicati gli anticipi di sabato (anche qui proteste dell'Udinese contro l'arbitraggio al San Paolo, dove comunque si è esaltato l'argentino Lavezzi con due splendidi gol).

Un commentatore sereno e obiettivo come Casarin ha puntualizzato i tanti errori ma anche le troppe proteste. A me pare che queste siano una derivazione diretta di quel che succede sui campi e il problema torna all'origine: la pochezza degli arbitri che, per magia, Collina avrebbe dovuto trasformare in maghi del fischietto, fatto salvo una trascurabile percentuale di errori. E' accaduto esattamente il contrario e non basterà al designatore il parlare forbito e la dimestichezza con l'inglese. Caro Collina, il bluff è finito.
Ps. Un abbraccio di conforto al presidente del Milan, Silvio Berlusconi, per la scomparsa di sua mamma. A lui vanno le mie più sentite condoglianze.

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