Il trionfo degli idioti nel derby della Mole

Dopo 20 anni di sofferenze il Toro ce l’ha fatta. A vincere lo scudetto? Macché. Coppa Italia? Ma va’! A vincere il derby della Mole.  Se l’andata era stata una partita dove la fortuna aveva baciato i bianconeri, il ritorno la Dea Bendata ha tolto anche più di quanto aveva dato.
Certo, alla vigilia nessuno pensava che la partita sarebbe stata facile: le motivazioni del Torino erano decisamente maggiori di quelle juventine, avendo gli uomini di Allegri scaricato molte energie nervose nel passaggio del turno; inoltre c’è da considerare il massiccio turn over effettuato per dare fiato ad alcuni giocatori che sembravano un po’ alle corde, operazione che ha sicuramente agevolato il compito dei padroni di casa. Tutto ciò premesso, la partita non è stata affatto facile per i granata, che hanno addirittura dovuto subire il vantaggio bianconero nel primo tempo.
Il pareggio e il successivo vantaggio del Torino sono poi arrivati su disattenzioni difensive. Dice bene Allegri a fine partita: è mancata concentrazione sui due gol. Ma oltre a quello, è mancata la prestazione da parte di Bonucci, non bravo come al suo solito a dirigere la difesa, e soprattutto di Ogbonna. Uno si sarebbe aspettato una reazione, o che il clima da derby lo potesse infiammare… invece nulla. I suoi movimenti sui due gol presi sono l’antologia di cosa NON dovrebbe fare un difensore. Nel secondo addirittura possiamo “ammirare” una delle sue migliori caratteristiche: l’indolenza nel voler andare in anticipo sull’attaccante. Ma indubbiamente la dote che rende il suo futuro sempre più lontano da Torino è il non saper gestire il peso della maglia che gli grava sulle spalle. Niente di vergognoso, tanti non hanno saputo gestirla.
Scaricare tutto su di lui per ieri comunque sarebbe errato: Padoin anche ha fatto una prestazione sotto la media, come Matri e Morata, molto poco incisivi in fase d’attacco. Nel finale è mancata anche come detto un po’ di fortuna, ma preferisco che la Dea Bendata si concentri su ben altri appuntamenti…
Purtroppo però la partita si è contraddistinta per episodi di violenza che ben poco hanno a che fare col calcio. L’assalto guidato dai tifosi granata al pullman juventino poteva avere conseguenze serie. E quello che sorprende ancora di più è che non sono stati degli adolescenti o dei giovani irrequieti a commettere questi atti di vandalismo, bensì padri di famiglia, con tanto di pancia. È questo l’esempio che vogliono dare ai propri figli?  E, come se non bastasse, si sono sentiti i soliti cori sull’Heysel. Sfortunatamente, ho anche avuto il dispiacere di parlare con alcuni tifosi granata, i quali difendono la liceità di quei cori, dicendo che in realtà il male nel calcio siamo noi.
“Perché, le bombe carta lanciate dagli ospiti?”. Non temete, sono bestie anche loro, eccome, e andrebbero individuate e bloccate una volta per tutte. Certo, sarebbe bello se il giornalismo nostrano desse attivamente una mano e non si aggrappasse a questi eventi per scagliarsi contro la Juventus, come Gianni Mura su Repubblica: “Un impianto modello, si diceva del nuovo stadio della Juve. Già, ma come mai ci entrano le bombe carta?”.  Ottima domanda, come sono entrate? Però è meglio chiederlo al Torino e alle autorità presenti al Comunale, perché dubito che Agnelli le possa rispondere in merito.
Ma da dove viene questo clima di violenza? È stato coltivato durante gli ultimi decenni, portando le altre squadre a trovare nella Juventus la ragione dei propri insuccessi e l’obbiettivo delle proprie frustrazioni. Trovo quindi comprensibili le parole di Marotta, che si è giustamente scagliato contro una certa parte dei media, che hanno pubblicato in modo sconsiderato editoriali di tifosi-giornalisti. Perché se qualcosa ha aiutato ad esacerbare il clima, dobbiamo dare una buona dose di merito a questi continui attacchi alla Juventus, che sicuramente non aiutano a svelenire questo clima che avrebbe potuto pure portare ad una tragedia.
Per ricapitolare quindi, la differenza tra la Juventus e ogni altra società c’è, ed è enorme: la Juventus è l’unica ad aver creato uno stadio dove questi comportamenti vengono controllati e arginati meglio che negli altri. Inoltre, mentre il club biancomero scrive una nota condannando UNILATERALMENTE questi gesti,  Cairo e il Torino in generale si perdono nella retorica del grande toro (rigorosamente in minuscolo) e nel tremendismo, tacendo su tutto il resto. E come lui fa Della Valle di fronte ai cori che la Fiesole intona ogni partita, o De Laurentiis di fronte ai comportamenti dei napoletani quando distruggono ogni centimetro quadrato della curva ospiti allo Stadium.
E in questo scenario il sistema calcio è inerme. Per commentare l’operato della FIGC, vengono utili le parole del collega Alessio Epifani: “Se dei delinquenti possono introdurre dentro uno stadio delle bombe carta e poi, guarda un po', persino utilizzarle, mi pare logico che la soluzione non sia né fare in modo che le bombe carta non entrino più né individuare chi le porta dentro e le poi le usa. No, la soluzione è chiudere una curva, uno stadio, qualcosa. Così come per combattere gli stupri la soluzione è vietare la vendita delle minigonne”.
Archiviata questa ennesima brutta pagina, la sconfitta di ieri ci avvicina al 33° scudetto perché, a causa del pari della Lazio, alla Juventus basteranno ora non più 6 ma 4 punti per aggiudicarsi il trofeo.  E ora sotto con la Fiorentina, nella speranza che non si ripetano gli episodi di violenza, o di peggio ancora, visti ieri a Torino.