Il misero crollo dello Juventus Stadium

smilePrima della partita Juventus-Genoa (22-10-2011), mi sono recato davanti allo stadio per verificare le condizioni dell’acciaio dei pennoni.
“Ma che sei matto?” Direte giustamente voi, cari lettori…
No, non sono matto, sono una persona seria, precisa e amorevole. Semplicemente, come tutti, ho letto i giornali in questi giorni e, non pago, ho anche guardato alcuni telegiornali sportivi su emittenti nazionali e non. Quelle sono testate giornalistiche nazionali, sono professionisti, mica bau-bau-micio-micio. Quella è gente di cui mi fido, mica bau-bau-micio-nero-portaiella-stirato-da-ignoti-ad-Appiano-Gentile. Quelli mica sono i tifosi dei forum…
E allora, signori miei, mi sono preoccupato. I tifosetti della Juventus forse non si rendono conto della gravità della situazione… Quelle testate hanno usato parole tipo “crolli”, “pericolo”, “fatiscente”, ecc e così ho deciso di andare a curiosare lì attorno. E, lo ammetto, ero anche parecchio preoccupato e impaurito… E facevo bene ad esserlo.
Arrivato quasi da quelle parti, mentre camminavo a poche centinaia di metri dallo stadio, un uomo mi ha chiesto informazioni su dove si trova il cimitero di Venaria. E già lì ho avuto la prima brutta sensazione della serata, e mi sono toccato i genitali, ma con educazione, discrezione e disinvoltura. Io non sono superstizioso, però giusto per stare sicuro… Sul posto poi ho subito notato che l’atmosfera era stranamente cupa. C’era qualcosa di strano nell’aria, qualcosa di lugubre e malefico… I tifosi davanti allo stadio stranamente erano vestiti tutti di nero e aspettavano l’apertura dei cancelli con la testa bassa e in religioso silenzio. Un silenzio assoluto che mi ha inquietato parecchio. Tutto era surreale come in un film...
Il cielo era nero, come ogni sera che si rispetti, ma guardando in alto mi si è raggelato il sangue nelle vene quando ho visto stormi di migliaia di corvi neri che volavano sopra lo stadio preannunciando sventura. Uno in particolare, aveva degli strani occhi rossi… era spaventoso… e ad un certo punto mi è volato sopra la testa mentre io stavo quasi per farmela addosso dalla paura…
Ma non ho fatto in tempo, perché è stato più veloce di me, e infatti ha sganciato un pacchettino bianco che mi ha sporcato il pastrano. Poi ho avuto un’intuizione veloce e tagliente come un coltello nella schiena. Attorno allo stadio non c’erano automobili in movimento. Inizialmente non me ne ero reso conto… E poi un’altra intuizione veloce e tagliente come un taglierino che ti recide la gola. Le auto erano tantissime, ma tutte parcheggiate e nere. Non ce n’erano di altri colori… Tutte nere e lucide, e con i vetri neri, parabrezza compresi… Il mio cuore ha cominciato a battere a mille all’ora, e io sinceramente non ero più sufficientemente lucido da capire cosa stava succedendo. Eppure ecco ancora un’altra intuizione vorace e feroce come una sega elettrica che ti taglia la testa lentamente. Attorno allo stadio non c’erano più i colori, tutto era in bianco e nero, e a molti tifosi forse ciò faceva anche piacere… Un ometto che vendeva panini, con la faccia butterata e coi denti neri e radi, mi ha piazzato in mano un panino contro la mia volontà, e il suo spaventoso sorriso non faceva altro che mettere in risalto l’unica cosa colorata dei dintorni… Gli occhi rossi e accesi, proprio come quel corvo che mi ha sporcato il pastrano… Ma non è ancora finita…
Un’altra intuizione veloce e tagliente come un lungo chiodo che s’infila nel cervello di alcuni animali prima della macellazione. Tutti gli umani dei dintorni avevano gli occhi rossi… Era un film di paura… Trattenevo la pipì a stento…
D’istinto ho guardato il panino che avevo in mano e poi nuovamente l’uomo che me lo aveva dato.
Il panino era stato già assaggiato e l’uomo masticando a bocca aperta, con un filo di bava bianca e luminosa che gli scendeva sul mento ballonzolante come il laccio di una scarpa, mi ha detto: “Salsiccia, cipolle, maionese e salsa piccante. Il migliore di tutti! Quello che piace a te. Mangiatelo, offre la casa!”. Poi ha sputato il pezzo di panino in bianco e nero che aveva in bocca sul marciapiede, e da sotto una macchina sono spuntati due grossi ratti neri con gli occhi rossi che hanno cominciato a cenare. L’uomo mi guardava e sghignazzava…
Mi ero ormai deciso a correre verso casa, per provare a sfuggire all’incubo spaventoso che stavo vivendo ad occhi aperti, quando in un attimo brevissimo l’ometto dei panini si è trasformato in Miles Davis. Ho strabuzzato gli occhi e mi sono accorto che anche dietro le lenti degli occhiali da sole di Miles si intravedevano due puntini rossi. Il sangue ormai mi si raggelava di continuo nelle vene, io avevo freddo a tutte le ossa del corpo e una parte del mio cervello stava cercando un posto dove fare pipì, perché l’autonomia era praticamente finita… Miles, nero con un vestito nero, con occhiali da sole neri, con una tromba nera satinata, ha cominciato a suonare una melodia eccezionale ma inquietante. Una melodia che volava ad un tono altissimo. Mai sentito niente del genere sulla terra. Nel silenzio generale c’era solo quel fortissimo suono, con un eco che pareva di essere in un Grand Canyon. Poi quel suono è diventato un rumore sempre più stridulo… Miles ha smesso di suonare di colpo, ma il rumore restava fortissimo e si librava nell'aria senza controllo. Uno scricchiolio così forte che ho dovuto tapparmi le orecchie, mentre i tifosi, ancora fuori dai cancelli, non solo non si tappavano le orecchie, ma cantavano una ninnananna malefica il cui testo era composto da una sola parola che periodicamente veniva ripetuta come una cantilena: “Etfe”. Il cuore mi stringeva forte, la bocca dello stomaco mi stringeva forte, la vescica mi stringeva forte, la paura mi stringeva tutto molto forte…
E poi all’improvviso, tutto ciò che i media della Repubblica delle Banane avevano annunciato con grande competenza e autorevolezza: dei fortissimi colpi, i pennoni dello stadio che si spezzano, i tiranti esterni che si staccano dagli agganci, la copertura del nuovo stadio che traballa e scricchiola, e la caduta della copertura stessa sopra al catino ancora vuoto. Booooooooooooom! Un botto talmente forte che mi ha fatto sanguinare le orecchie…
Le gocce del mio sangue cadendo a terra hanno attirato l’attenzione dei due grossi ratti fuori a cena, che col musetto baffuto ne hanno raccolto/bevuto qualche goccia. Di colpo lo Juventus Stadium è diventato fatiscente e in 29 secondi esatti è stato avvolto da miliardi di ragnatele, come se fosse in quelle condizioni da millenni. Poi Miles mi ha guardato ridendo e ha puntato il dito verso il cielo.
Io mi sono girato di scatto, con il naso verso l’alto, in preda al panico più assoluto e…
Come avevano prontamente e autorevolmente anticipato le grandi testate giornalistiche nazionali e non, finalmente il grande momento che tutti gli uomini aspettavano da sempre.
Ecco, quando ho visto l’astronave e gli alieni che sbarcavano sulla terra, non ho più retto.
Sì, a quel punto, calda e rassicurante, liberatoria e rilassante, sostanziosa e dilagante…
me la sono fatta addosso dalle risate.