Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /7

tifosiIl romanzo nevrotico della vostra vita

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Sabato, 5 novembre ore 17.00
Novembre arriva inesorabile: essendo la maggior parte dei frequentatori del bar poi non così distante da Torino nell'autunno delle proprie vite, si fa un gran piagnucolare di malanni, acciacchi e patologie croniche che si acuiscono improvvisamente. Gastriti soprattutto, neanche la Juve fosse a metà classifica.
Crisi personali e, ci mancherebbe altro, crisi globali: trentacinque/quaranta allenatori, trentacinque/quaranta omeopati, trentacinque/quaranta macroeconomisti specializzati in economia ellenica.
"Ce l'ho io la soluzione per la Grecia. Fuori Karagounis e sposti Papastathopoulos più avanti. Com'è che nessuno ci arriva?" cazzeggia El Borchoké, la cui vita è l'estate permanente dello sprovveduto. Gli altri si disperano per la propria salute e i propri risparmi mentre lui beve, fuma e, compulsivo, scommette. Mica alla SNAI, no, lui è un nostalgico del Totonero, della scommessa fatta al bar, piccolo mondo antico.
Tutto ebbe inizio il 30 agosto 2010 quando, al termine di una campagna acquisti fallimentare, Marotta annunciò l'ingaggio di Quagliarella. El Borchoké, talmente avvelenato da sgranocchiare noci moscate al posto delle arachidi, fece subito notare che il Napoli ce l'aveva scaricato alle stesse condizioni economiche alle quali aveva comprato il più giovane e più forte Cavani. Tale affermazione incontrò l'opposizione del Presidente, il colto, schivo ed azzimatissimo vegliardo del gruppo, uno che, noblesse oblige, si porta le fodere copricesso da casa, uno che in genere, si capisce, non si mescola.
Non si mescolava. E faceva bene. Provocazione dopo provocazione, però, lo sventurato rispose. Scommessa.
La Storia racconta che quel cialtrone del Borchoké ci vide più lungo, ma il Presidente, tipico uomo della sua generazione, coerente con i suoi ideali fino alla morte, non gli diede mai soddisfazione. Non alla tripletta con cui Cavani schiantò la Juve, né al raggiungimento dei 33 goal stagionali. Parlò addirittura di estorsione, fantasticando 35 goal stagionali per il Quaglia, se solo non ci fosse stato quel maledetto infortunio. Lascia stare: Cavani pippa e Quaglia idolo. Epperò paghi.
Ancora più incredibilmente, il Presidente ha di recente acconsentito al replay della scommessa in questa stagione. Un assenso che sembra il preludio a un matrimonio di interesse tra i due, da celebrarsi in Spagna, e che ha fatto guadagnare al Borchoké la fama di "truffatore di serie C". Il giovane, decisamente galvanizzato da questi successi, si è allora messo a piazzare scommesse ad alto coefficiente di rischio con mezzo bar, dall'ambiziosissima "Cavani segnerà il doppio dei goal di Matri" alla suicida "Vucinic segnerà più goal di Matri". Lo squallido profittatore era convinto di andare sul sicuro, dopo aver ricevuto un'inequivocabile soffiata dal solito alcolizzato con cuggino ben inserito a Vinovo: "con Conte in panchina, Matri non vedrà il campo". Mai.
O quasi. Domani, capisci, si tirano le somme. E il giovane farebbe meglio a non venire, che comunque vada gli dirà male. Se si presenterà è solo perché è un incosciente e segretamente anela a un 3-2, con tripletta di Vucinic e doppietta di Cavani. Silente, ascolta i pronostici del sabato pomeriggio: "Per me un punto a Napoli sarebbe tutt'altro che da schifare" comincia prudente lo Schizzato. "Ics probabile. Però uno a zero con goal di Quagliarella..." lo segue l'Epifanio, attizzando le fantasie del Presidente. "Peccato che non l'abbia convocato" aggiunge beffardo. "Domani sbanchiamo il San Paolo" carica il Killer, con tanto di mimica à la Pappalardo.
Insomma: sarà una partita, e una partita nella partita. Imperdibile.
"A proposito, Presidente, ma domenica non si sposa tuo figlio?"
"Sì, sì, ma tranquilli, niente e nessuno potrà impedirmi di vedere la Juve."
risponde, guatando minaccioso El Borchoké.

Domenica, 6 novembre ore 12.30
Napoli-Juventus è sospesa per pioggia (o sole?)

Lunedì, 7 novembre ore 6.00
Calcolando una spesa media di quindici euro, tra il bicchiere d'acqua di quel marcione del Joseph e i sette Negroni di quel beone del Borchokè, fanno più di cinquecento euro. Senza contare il videopoker che, a differenza del calcio, è uno sport poco seguito ma molto praticato, soprattutto da quando El Borchokè ha messo addosso a tutti la scimmia delle scommesse. Il Dante conta le perdite, con una speciale afflizione negli occhi. Mannaggia al prefetto di Napoli. Ma come si fa a sospendere una partita dieci ore prima? Falli almeno venire, al bar, e poi si vede.
Alle sei e un quarto, fa capolino la testa del Killer che saluta, scruta i tavoli come se fosse alla ricerca della figlia mai rientrata a casa e, con un leggero tremolio del labbro inferiore, interroga il Danton: "Il Tuttosport?" Il Dante chiude il quaderno dei conti e fa un sospiro di esasperazione: "Non me l'hanno ancora portato. Con questa cavolo di pioggia..." Il Killer avrebbe voluto tenersi il discorso per quando ci fossero stati tutti, ma hai detto "pioggia" e allora non ce la fa: "Premetto che non mi piace nascondermi dietro teorie complottistiche, odio il vittimismo e non amo fornire alibi alla Juve ma..."
Alle sei e quarantacinque conclude: "A chi giova questo rinvio? A chi sta andando a mille e si trova in un momento di grazia o a chi viene da due sconfitte consecutive e ha appena giocato in Champions? Ricordiamoci della scenata di De Laurentiis alla stesura dei calendari! Non riesco a non vederci del marcio: hanno preso la scusa e ce l'hanno messo in culo anche stavolta. E' un chiaro segnale per la Juve, avrei voluto vedere come sarebbe finita se ci fosse stato il Milan... Sarà ben dura che ci lascino vincere 'sto scudetto."
Il Rozzangelo varca l'uscio ingobbito e, sfregandosi le mani, canticchia: "I wanna knoo-o-oow have you ever seen the rain..."
Il Killer lo fulmina: "Buon umore perché?"
"No, niente, la stavo ascoltando alla radio. Mitici gli Spin Doctors."
"I Creedence" replica il Killer con tono di fredda correzione. "Comunque" - il Rozzangelo descrive col dito in senso orario il cerchio di quello che ha capito tutto - "la dovevano giocare a porte chiuse". Segue un minuto di pensoso silenzio. Il Danton è il primo con l'idea giusta: "Prendete qualcosa?"
"No che son di fretta" dice il Killer, infilandosi il piumino. "Torno a pranzo, che se no con chi parlo?" gli fa eco il Rozzangelo, indicando il Dottor Bertelé, che ha appena incrociato il killer, entrando nel bar poi non così distante da Torino. Il Dottor Bertelé è un signore molto compìto, direttore di un Credito Artigiano, che per sua stessa ammissione di calcio "non capisce niente" e non se ne interessa. Per questo è stato catalogato come interista. In compenso, anche lui è tutto flippato con la sciatica e l'economia mondiale: "Oggi, giornata nera, Dante. Vedrai: lo spread con la Germania raggiungerà i massimi storici!"
"Frega sega!"
gli risponde cantilenante il Rozzangelo.
"Pardon?"
"A me l'unico spread che mi interessa è quello tra la Juve e la tua Inter. Più undici. Ciao Profumo, fai il bravo!"
, e se ne va.
Quell'altro fa tanto d'occhi e interroga con lo sguardo il Danton.
People are strange, when you're a stranger.

Lunedì, 7 novembre ore 12.30
El Borchoké, occhiali da sole e berretto, guarda sconsolato le briciole: "Ma hai già finito le brioches?" Il Danton con il dito indica la luna dell'orologio a muro. "Cappuccio, allora". Lo stolto vede il dito. "Non ci ho tempo. Devo servire 12 panini" dice il Dante, indicando una comitiva di muratori, equamente ripartiti tra tifosi dell'Atalanta, dello Steaua e dell'Alianza Lima. "Il Tuttosport non me l'hanno portato" aggiunge definitivo.
El Borchoké fa per uscire, ma incontra sull'uscio il Rozzangelo. Poi, a poco a poco, compaiono lo Schizzato, l'Epifanio, Gino L'Incazzoso, il Medico, l'Ingegnere, Pinone, persino il Presidente. Tutta gente che non si è mai vista qui, il lunedì. Non si è giocato però e hanno bisogno di Juve. Il Dante strabuzza le pupille a forma di euro e con artificiosa amabilità li invita a sedere.
"Premetto che non sono leghista né razzista..." comincia il Medico. E meno male. Meno male anche perché tutti al tavolo parrebbero avere un parente partenopeo, che ieri, per combinazione, hanno sentito al telefono e gli ha offerto un dettagliato resoconto delle condizioni meteo di Napoli e provincia. C'è chi giura addirittura che lo Zi' Peppe era a fare il bagno a Ischia. E' tutto uno scambiarsi di telefonini per mostrare foto di una splendida e assolata Napoli, e anche il tecnofobico Presidente contribuisce con una fotocopia invero un po' scura dell'intero Golfo baciato dal sole, mandatagli ieri da una "vecchia fiamma" via fax, ma che curiosamente reca in calce la misteriosa scritta "Saluti da Napoli". Con il suo lessico forbito, il discreto gentiluomo di campagna da il là a un ampolloso discorso, dove trovano spazio parole come "fortunale", "soperchieria", "insudiciare". Un discorso veramente palloso, insomma. Si prende una pausa per raschiare la gola, e lo Schizzato gli ruba la parola: "Oh, io abito a venti minuti da Ovada, e oggi pensavo di fare un saltino a Campo Ligure per vedere un paio di cose che mi servono per la bici. Qui da me c'è un sole bellissimo e ieri sono andato a trovare i miei a piedi facendomi due passi in città. Peccato che a Ovada abbiano evacuato centocinquanta persone e i tre ponti sui quali dovrei passare io per andare a Campo Ligure siano chiusi al traffico. Cosa faccio, vado su Facebook a scrivere che la storia della pioggia sul versante ovadese dell'Appennino ligure è una stronzata inventata dai media per incularsi l'Ovadese in lotta per la Champions League con il Cabella Ligure? Cazzo, se volete ve la porto una foto del mio cortile sotto un sole splendente."
"E comunque meglio così, che al replay ci sarà il Quaglia che gliene mette due" continua il Presidente, come se nel frattempo non avesse parlato nessuno. Gli altri, invece, fanno come se non avesse parlato lui e si scagliano biliosi contro lo Schizzato. El Borchoké vede la minoranza e si schiera al suo fianco.

Lunedì 7 novembre ore 19.00
"Vi porto ancora qualcosa?" si informa, affabile e gioviale, il Dante, noncurante dell'ammasso di putredine di varia natura che decora il tavolo in formica dove, tra rivoli di sudore e sputazze da concitazione, certuni juventini stanno discutendo sulla partita del giorno prima.
"Non facciamo gli interisti" fa per dire lo Schizzato, anticipato dal Medico che butta lì che "ce la dovrebbero dar vinta a tavolino". Una violentissima pulsazione rettogenitale è la reazione comune a tutto il pueblo. Tutti, tranne El Borchoké che oramai da mezz'ora fissa la circonferenza umida impressa sul tavolo dal bicchiere di birra, come fosse una Sindone pagana. "Io voglio vincere sul campo, perdìo, ma almeno ci facessero giocare..." , interviene soccorrevole il Killer, che si è unito agli altri intorno alle tre e mezza.
"Allora, ricapitoliamo..." parte Gino L'Incazzoso, mentre qualcuno si accascia al suolo. "No, no, adesso si ricapitola: 1) decisione 8 ore prima, senza sapere cosa sarebbe accaduto dopo; 2) decisione nettamente in favore di una delle due parti, 3) riunione carbonara, senza invitare l'altra parte né avvisarla 4) condizioni meteo cambiate completamente: splende il sole 5) tentativo di recuperarla in data comoda per una sola delle due parti. E solo voi due, voi due in tutta Italia..."
Non se ne esce. I due schieramenti non trovano una posizione comune, e nel frattempo si riempiono di insulti. La fazione "complotto" ha dispensato per i due rinnegati: verginelle, puritani, babbazzi, boccaloni, cavedani, "grazie a gente come voi ci han mandato in B". La fazione "normalità" ha risposto con: vittimisti, interisti, visionari, interisti, schizofrenici, interisti e cape di cazzo. Infine ci si è potuti deliziare con "legulei", "scherani", "marrani", "felloni" e tutta un'altra serie di insulti vintage, o meglio demodé da parte del Presidente.
Non se ne esce. E finché non se ne esce, si resta qui, cazzo.

Lunedì 7 novembre ore 23.00
Dopo estenuanti trattative, si giunge a una posizione comune, il cui testo è stilato dall'Ingegnere che, con voce tremante, declama: "La comunione di interessi, sommata alla paura, è l'ipotesi più probabile. Disastro di Genova, problemi a Napoli, De Magistris ha qualche timore per l'ordine pubblico. Il Napoli Calcio vorrebbe avere più giorni per prepararsi. Vedono il temporale, si sentono al telefono, capiscono che a tutti loro conviene rimandare, quindi si presentano davanti al Prefetto tagliando fuori Juve e Lega, rifilano un paio di bufale al Prefetto che ci crede e rinvia. Poi gira tutto storto, perché la Juve la prende male, viene fuori il sole e tutto diventa grottesco. Ma questo scenario mi sembra realistico: niente complotto, semplicemente una sceneggiata napoletana in cui hanno recitato presunti furbi, incapaci e cialtroni".
Testo approvato all'unanimità. Brindisi finale con un bollicine Ca' del Bosco. E con questo fanno cinquecento, esulta mentalmente il Dante.
Il Rozzangelo va di fretta e saluta tutti: "Ragazzi, che dire ancora? Ci vediamo domenica!"
"Anghel và che ci sono le Nazionali. Si gioca tra quindici giorni".
Gli cedono le ginocchia e come un bimbo nel suo lettino supplica: "Restiamo a parlare ancora un po'?"