Dell'amore e del possesso

john elkann''Come i tifosi vivo un'oggettiva delusione, la Juve deve dimostrare di più. I giocatori per vincere ci sono. Loro e il loro allenatore facciano vedere che sanno vincere. La conferma di Ranieri? I bilanci si fanno alla fine della stagione, oggi non è il momento. Lo ripeto: a fine stagione''.

Queste le parole del pallido ingegnere Elkann, davanti alla realtà della prima vera contestazione dei tifosi nei confronti di proprietà e dirigenza, cui finora aveva spesso fatto da schermo Ranieri, troppo eclatante con le sue corbellerie di mercato e di non-gioco.

Ma adesso, quando ormai tutto è perduto a livello di risultati, perché sarà difficile salvare anche il secondo posto, per quel che vale, la livida rabbia dei tifosi individua i veri responsabili della situazione, in primis la proprietà; se la Juve si trova dov’è, il peccato originale è quello della proprietà che ha promosso/avallato Calciopoli e che poi comunque, fatta la frittata, non è stata in grado, per incapacità e soprattutto per disamore, di mettere assieme una dirigenza consapevole del compito disumano che si era assunta, ridare alla Juve il SUO onore; e così le poltrone di corso Galfer sono state occupate dalle natiche sudaticce di personaggi che di palle e palloni nulla sapevano e nemmeno volevano imparare, più interessati magari alle meraviglie del mondo animale.

Naturalmente i nodi prima o poi vengono al pettine: adesso, a turbar l’Ingegnere non contribuisce tanto lo striscione ‘Proprietà assente’ (sapeva di non esserci...), quanto le ripercussioni economiche dei deludenti esiti della squadra: “la Juventus è una società che possediamo da tanto tempo (si parla sempre e solo di possesso e non di passione, ma dall’algido John non è lecito aspettarsi pathos). Tre anni fa abbiamo iniziato un nuovo percorso di un calcio sostenibile, per raggiungere i risultati sportivi con dei vincoli finanziari. Se questo progetto riesce, si soddisfano sia i tifosi con i successi che gli azionisti creando un valore economico”. Molto eloquente… i successi sportivi interessano solo ai tifosi. Ma… se ‘il progetto’ non riesce???

E allora, adesso come nel 2006, bisogna trovare i capri espiatori: allora c’era la Triade, comoda comoda, già crocifissa dal sentimento popolare fomentato dai giornali di famiglia, e adesso?

Dice il giovin signore: "I giocatori per vincere ci sono. Loro e il loro allenatore facciano vedere che sanno vincere. La conferma di Ranieri? I bilanci si fanno alla fine della stagione, oggi non è il momento. Lo ripeto: a fine stagione''. Serviti. Di più: suona sinistra l’espressione ‘il loro’ allenatore... che non sia già più l’allenatore della juve?

Ma anche a livello di dirigenza non ci sarebbe da stare tranquilli più di tanto: “La dirigenza della Juve ha portato avanti il progetto della squadra che deve dare risultati positivi nel tempo. Alla fine del campionato mancano ancora cinque giornate, aspettiamo i risultati”. Come espressione è un po’ sibillina, ma potrebbe lasciar intravedere la caduta di qualche altra testa, non certo quella del fido (a lui) Monsieur Blanc, ma quella di Cobolli e di qualcun altro... potrebbe essere...

Una sola cosa sfugge all’esangue riccioluto: la Juventus ha sì bisogno di un Presidente vero, che ne tenga alta la dignità, ne rivendichi con orgoglio la storia e le vittorie e per essa esiga da tutti il massimo rispetto; ha sì bisogno di un allenatore vero, che sappia di gioco e di psicologia, che abbia le palle e non le palline; ha sì bisogno di un direttore sportivo in carne ed ossa, e non in fotocopia, uno che sappia anche fare un mercato decenti dopo una serie di aborti. Ma ha bisogno soprattutto di una proprietà che abbia la Juventus nel cuore e che per essa soffra e gioisca insieme ai suoi tifosi.