"Di' qualcosa di juventino, Elkann!"

elkann blanc“Adesso parliamo di cose serie” è la battuta di John Elkann riportata da un telecronista Sky al termine del cda Exor, mentre il nipote dell'Avvocato si stava accingendo a parlare di Juventus. Certo che di mezzo c’era l’affare FIAT-Chrysler, ma la sensazione che il rampollo di casa Agnelli tratti la Juventus con un fastidioso distacco e in modo antitetico a come si comporterebbe una proprietà veramente innamorata c’è, eccome. “Vicini alla squadra e all’allenatore”, John Elkann l’aveva detto giusto tre anni fa, scaricando di fatto la Triade e aprendo il varco al giustizialismo mediatico e forcaiolo di chi con calciopoli alla Juventus ha strappato le carni. Lui della Triade e di quella Juventus che fu se ne lavò le mani proprio come Ponzio Pilato duemila anni fa. Avrebbe voluto Franco Baldini come DS, ovvero l’anti-Moggi, tanto per dare un ulteriore segnale di discontinuità rispetto alla passata dirigenza. Un buco nell’acqua. Alle dimissioni di Franzo Grande Stevens dalla presidenza della Juventus, il giovane Elkann aveva promesso: “per la successione seguiamo un campione, una pista italiana…”  e poi è arrivato tale Giovanni Cobolli Gigli nel ruolo di presidente "parafulmine".

Che Franzo Grande Stevens fosse sprecato alla Juventus l’aveva confessato ai microfoni John Elkann stesso: “gli abbiamo già rubato molto tempo con la Juve – disse il 24 maggio 2006 - ma adesso abbiamo bisogno di lui per fare altro”. Come dire, la Juventus è veramente roba da serie B, Grande Stevens ci serve per cose più serie. Una sensazione che diventa certezza con il varo del cda post calciopoli. Gente a completo digiuno di com’è fatto il mondo del calcio, con un improbabile presidente, uno sconosciuto manager francese addirittura nel doppio ruolo di amministratore delegato e direttore generale, l’ex ragazzo di bottega, Alessio Secco, promosso direttore sportivo e, dulcis in fundo, un allenatore di pallavolo a studiare calcio dando lezioni di management con tanto di scoiattoli e tacchini. Nemmeno la Juventus fosse diventata una società satellite dove fare apprendistato per poi compiere il grande salto nel calcio che conta. Che dire poi del balletto di fine agosto 2006 con il sì e poi il no al TAR con tante grazie al paterno consiglio di Luca Luca?!

“Adesso parliamo di cose serie” sì, parliamo della Juventus. Ci viene in mente un’intervista dell’Avvocato che, in una trasmissione celebrativa del centenario bianconero, rispose a Minoli dicendo: “io e mio fratello per la Juventus abbiamo sempre cercato di fare l’impossibile”.* Chissà perché ci sembra una frase così tanto distante da quell’erede che mai potrebbe dire una cosa di questo genere. Scelte inadeguate e una distanza siderale da qualsivoglia concetto di juventinità che ha portato ieri a dimissionare una bandiera come Roberto Bettega e oggi a tergiversare sul ritorno di Antonio Conte sulla panchina della Juventus. In questa società sembra esserci spazio per tutti ma non per chi ha fatto la storia della Juventus.

“Di' qualcosa di juventino Elkann”, e se non si è in grado di farlo almeno si taccia, ma si abbia il buon senso di fare scelte in questa direzione. La piazza deve potersi riconoscere nella propria storia, in chi ha fatto grande la Juventus, così come avviene in tutte le grandi società di calcio europee. Continuando in nuove operazioni smile, prima o poi, la “nuova Juventus” non sarà più quella Juventus fatta di grandi uomini e campioni che tanti milioni di tifosi hanno nel cuore. La china presa è proprio quella e perseverare ora, scegliendo un altro Cobolli Gigli qualsiasi o un altro Ranieri, sarebbe veramente diabolico.

Questa è la Juventus!

* Un estratto di "Speciale Mixer: 100 anni di Juventus" con l'intervista all'Avvocato citata.

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