Il mistero del progetto Juventus: da Buffon a Platini

platiniAdesso l'ha tirato in ballo anche Buffon. Finora del fantomatico e misterioso "progetto" riguardante le future vittorie della Juventus si erano serviti l' Amministratore Delegato Blanc, per cercare di tranquillizzare i tifosi, il Presidente Cobolli Gigli, per dire tutto e il contrario di tutto e Ranieri, che ancora dieci giorni fa diceva che lui stava sopra la tabella che gli avevano dato al momento dell'assunzione; domenica ne ha parlato anche Buffon dicendo in tv che resterà alla Juve dopo aver parlato, appunto, del progetto con l'ing. Elkann ( sarà il progettista?) e con Blanc ( delegato, si vede, a realizzarlo).

Ha aggiunto dell'altro Buffon quando ha specificato "Non vinceremo il prossimo anno, ma nei prossimi tre-quattro anni voglio vincere qualcosa".

E qui sta il busillis: sul fatto che per vincere, dopo che il primo progetto, varato nel 2006, si prendeva cinque anni di tempo (che sembravano già tanti), adesso i futuri successi della Juve vengono rimandati al 2014-15, facendo sorgere grossi interrogativi sulla capacità del progettista e forse confidando troppo sulla pazienza dei tifosi juventini.

Fossimo un giornale di informazione intervisteremmo l'Amministratore Delegato per sciogliere quegli interrogativi, ma dubitiamo che ci sarà qualche gazzetta intenzionata a farlo, anzi, a sentire l'aria che tira in giro, sembra quasi che la maggior parte dei commentatori sia come felice di rendere omaggio alla Juve (proprietà, dirigenti e tecnico) per ampiezza di vedute, signorilità e capacità. Siamo però, come i lettori sanno, un sito di contro-informazione e allora vorremmo mettere in guardia chi ci legge che su questo benedetto progetto potrebbe esserci un grosso equivoco di fondo.

Il fatto è che nel 2006 la proprietà della Juve ha deliberato un aumento di capitale di 105 milioni destinati in parte a sanare lo squilibrio costi-ricavi determinato dall'anno di B e per la parte rimanente ad essere come una specie di tesoretto da gestire per rinforzare la squadra con la raccomandazione, ripetuta più volte, di un bilancio sostenibile, capace cioè di autoalimentarsi senza altri interventi degli azionisti.

L'aver scelto però come dirigente Blanc, professionista sicuramente capace, ma esperto più di organizzazione sportiva che di area tecnica, e l'avergli affidato il doppio incarico di amministratore delegato e direttore generale dimostra essenzialmente una cosa: nelle intenzioni della proprietà l'obiettivo del bilancio sostenibile era (ed è) prioritario rispetto alla competitività della squadra; la Juve, come hanno detto a Torino in più occasioni, era (ed è) un asset. Questo è il punto e qui, a nostro avviso, potrebbe annidarsi l'equivoco.

Il progetto che Blanc porta avanti dal 2006 è incentrato infatti proprio sulla sostenibilità del bilancio; se c'è da scegliere (come è successo la scorsa estate) tra Xabi Alonso e Poulsen, il Consiglio di Amministrazione si riunisce tre volte e alla fine sceglie Poulsen, perché così si può approvare un preventivo 2008-09 in pareggio, mentre l'acquisto dello spagnolo avrebbe comportato uno sforamento del budget non previsto dal progetto dell'ing. Elkann. Quest'anno il bilancio più o meno chiuderà in pareggio e così il progetto sarà andato avanti e, anche arrivando terzi (o quarti), non solo Ranieri, ma anche Blanc, potranno dire di aver rispettato la tabella; se i tifosi intanto cominciano a protestare e a prendersela un po' con tutti (proprietà, dirigenti e squadra) è perché hanno, diciamo così, equivocato, pensando che ci fosse un progetto che comunque prevedeva una Juve vincente.

Sui bilanci delle società di calcio, sulla loro difficile sostenibilità e sulla irregolarità di operazioni rintracciabili per quasi tutte le società (in termini di ordinamento sportivo), abbiamo scritto tante volte sul nostro sito e non cambiamo certo idea adesso che c'è di mezzo la Juventus, che avrebbe potuto, per fare un esempio, fare finta di vendere il marchio come hanno fatto Moratti e Galliani, fare finta di guadagnare 200 milioni e spenderli davvero (sarebbero aumentati i debiti) per comprare cinque o sei come Xabi Alonso.

Non cambiamo idea, ma restiamo sorpresi del fatto che la società non abbia saputo spendere il suo comportamento irreprensibile nelle sedi più opportune; le operazioni irregolari (di tanti altri) sono continuate, il tesoretto s'è esaurito, l'anno venturo i ricavi da diritti tv potrebbero diminuire; restiamo sorpresi anche perché ribadiamo il rischio, già paventato in altri articoli e commenti, che la società diventi definitivamente un'altra cosa rispetto alla Juventus vincente, appassionatamente voluta da Gianni e Umberto Agnelli, che riesca sì a sostenere il bilancio, ma non il malcontento dei tifosi.

Certo oggi la Juve è la prima società in Italia che ha avviato la costruzione dello stadio di proprietà, questo fa prevedere ricavi in crescita e l'Uefa sta studiando misure per arrivare gradualmente a vietare che operazioni irregolari droghino i bilanci di società appartenenti a petrolieri, finanzieri, fondi sovrani e compagnia.

Questo è vero, solo che per riempire tante volte lo stadio bisognerebbe fare molta strada nella Champions e non nella Coppa Italia; resta l'Uefa di Platini e il progetto di un calcio diverso con i bilanci non più drogati, progetto che per quanto ci riguarda abbiamo seguito con tanta attenzione. Se è così, se a Torino si immagina un calcio con regole nuove (in effetti entro tre-quattro anni qualcosa potrebbe succedere come disciplina Uefa), bisognerebbe dirlo anche per evitare che il malcontento dei tifosi aumenti ancora.

Vuol dire che tiferemmo (o torneremmo a tifare) per Platini e non faremmo più caso alle cappelle di Buffon (in campo e in televisione).