39 Angeli all'Heysel, la commemorazione

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“39 Angeli all'Heysel “
29 Maggio 1985-2009

Commemorazione ufficiale Museo Virtuale Multimediale

 

Ventiquattro anni fa il sole di Bruxelles assisteva inebetito, in luogo di una divinità colpevolmente assente, alla mattanza più assurda di tifosi nella storia del calcio.

Un'aggressione barbarica, ma studiata e intrapresa con perfidia e premeditata tattica militare, una “strage dolosa” come la definisce Francesco Caremani nel suo libro “Le verità sull'Heysel. Cronaca di una strage annunciata”. Prevedibile da parte dell'UEFA, ma ignorata, e mai contrastata dalle autorità di polizia del Belgio.

Si è scritto tutto ed il suo contrario su quella infausta giornata di Maggio. Abbiamo ascoltato e lasciati impuniti cori beceri in ogni curva d'Italia ad insozzare la memoria di innocenti calpestati come pupazzi in mezzo alle pietre sgretolate dal crollo, dilaniati dai ferri di cancellate acuminate come lance macedoni, finiti a calci, poi applauditi dagli inglesi ubriachi che frugando nelle loro tasche lanciavano in aria a sfregio povere cose.


Abbiamo ascoltato parole imparentate alla menzogna per non farsi più del male tra i rimorsi.

Ci restano in repertorio, giunte da quel cinema dell'orrore, le immagini di una gioia che non conobbe pudore e la matematica che ancora oggi divide gli squallidi contabili dell'almanacco.

Chi stringe una coppa a sè, come fosse congruo e naturale risarcimento alle bandiere sporche di sangue, chi vorrebbe eliminarla per fare un dispetto, proprio a chi affrontò migliaia di chilometri per non vederla, mai, portata in trionfo, mentre giaceva in obitorio.


In tutto questo tempo il silenzio della dimenticanza è stato mistificato con il rispetto per le famiglie delle vittime.

La memoria, beffardamente, colpevolmente, non ha trovato collocazione geografica proprio lì dove la bacheca ancora adesso urla, orfana di un segno qualunque d'amore per quei 39 respiri soffocati dall'odio e mai degnamente celebrati dalla loro stessa Madre.

Dignità e vergogna, come Abele e Caino, ad inseguirsi da ventiquattro lunghi anni in questa storia scritta col sangue e con le lacrime di 39 famiglie di innocenti.

C'è ancora qualcosa che si può fare per innalzare una piccola preghiera di pace, invece di un trofeo di latta, verso il cielo, fosse anche la litania di chi non crede oltre le nuvole, ma soltanto negli uomini ?

Magari in quelli che verranno.

In quelli che applaudiranno gli avversari a vincere...

In quelli che ameranno i propri colori senza disprezzare le altrui combinazioni...

Non lo so. Non lo so. Non lo so.

Quello che immagino è che il dolore è dolore ed il perdono spetta solo a chi non ha mai trovato le parole, per contenerlo.

Non lo so. Non lo so.

Quello che possiamo fare noi oggi è soltanto trovare un luogo,

delle pagine, monumenti, strade, piazze, deputati a non dimenticare.

Una sala della memoria, nel nuovo stadio di Torino.

Un sacrario di emozioni, al di là delle bandiere.

E' vero. Sono caduti per la Juventus. Sono i caduti della Juventus.

Allora è maturo il tempo d'incidere a fuoco quei nomi su quella coppa senza vergogna e legarla per sempre ai suoi 39 cuori.

Onore e memoria sono l'unica rima possibile di questa storia dell'Heysel, da tramandare ai figli ed ai nipoti come un incubo in attesa di redenzione.

Ci sono macigni che pensi di avere sepolto in qualche angolo remoto nel mondo. Ritornano. Prima o poi.

E se non ti travolgono è perchè il vento li restuituisce al tuo sincero pentimento in forma di angeli.

C'è ancora tempo, per l'amore...



Domenico Laudadio

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